Mythbuster: è vero che lavare la bici fa male?

Ogni volta che si leggono i commenti alle bici della settimana, uno delle principali reazioni davanti a foto di bici pulite è “Ma la tieni in salotto?”, quasi come se avere la bici pulita sia una colpa, un’atteggiamento da fighetto o da “poser”.

Lo scontro tra gli “uomini duri e puri” della bici infangata ed i maniaci della pulizia e dello spazzolino è sempre stato aspro: da un lato i primi sostengono che un eccessivo lavaggio faccia male ai componenti, dall’altro i secondi sostengono che fango e sporco siano il nemico numero uno della bici e vadano quindi rimossi il prima possibile in maniera quanto più accurata possibile.

Chi ha ragione? E’ meglio pulire sempre la bici con cura, o lasciare che fango e terra creino uno strato protettivo sui componenti? E’ vero il mito che ad ogni lavaggio si accorcia la vita della bici? Cerchiamo di scoprirlo nel Tech Corner di oggi.

Lo sporco è veramente pericoloso?

Le nostre mountain bike sono dei mezzi studiati e progettati per usi piuttosto gravosi. Fango, acqua, sabbia sono molto frequenti nelle condizioni di uso tipiche di un percorso da mountain bike, sia nei mesi estivi che in quelli invernali.

Quando si affronta un sentiero dopo recenti piogge, è normale che schizzi di fango vadano a sporcare il telaio e la componentistica della nostra bicicletta ..e quando non c’è il fango c’è la polvere che ne prende il posto.

Insomma che sia asciutto o sia bagnato, le nostre bici sono sempre esposte allo sporco. Per questo motivo i progettisti realizzano telai e componenti appositamente studiati, con apposite guarnizioni e schermature fondamentali per tenere lontano lo sporco da tutte le quelle parti in cui non si deve accumulare (snodi, perni, fulcri, cuscinetti, serie sterzo e tutte le parti in movimento).

Prendiamo un mozzo come esempio: quasi tutti i mozzi prevedono un doppio sistema di schermatura. All’esterno delle guarnizioni a labirinto evitano che la polvere entri all’interno dove sono alloggiati i cuscinetti anch’essi protetti da una doppia guarnizione in gomma. Come i mozzi anche le serie sterzo ed i movimenti centrali.

L’obiettivo? Tenere il grasso all’interno ed evitare che acqua o peggio sabbia e altri agenti esterni vadano a finire nelle parti in movimento. Anche i grassi utilizzati sulle nostre biciclette più che una funzione di lubrificazione, svolgono una funzione di schermatura, sia nei confronti dell’acqua che dello sporco.

Nonostante tutte le guarnizioni e le precauzioni che si prendono per tenere lontano lo sporco e l’acqua da dove non dovrebbero entrare, la tenuta ermetica di tutte le parti della bici è fisicamente impossibile da realizzare. Già solo al di fuori delle guarnizioni si può accumulare sporco, che interponendosi tra due parti in reciproco movimento può causare abrasione ed usura.

L’abrasione, questo nemico di ogni componente meccanico… Facciamo un esempio pratico degli effetti dello sporco sulla componentistica. Le pedivelle sono uno dei primi componenti che patiscono il fango e la sabbia. Sopratutto il fango che si accumula sulle scarpe e sulla suola svolge un’elevata azione abrasiva sul materiale, azione che provoca spesso lo scolorimento del componente. Nella foto qui sopra vediamo una pedivella nera letteralmente consumata dallo sfregamento della scarpa.

Durante un’uscita fangosa lo sporco che si accumula sulle scarpe svolge una forte azione abrasiva sulla pedivella. Il fango che si accumula è carta abrasiva. Sappiamo tutti bene che, se una volta tornati a casa noi non puliamo le scarpe per bene, e le lasciamo infangate, il fango secco rimane attaccato, solidifica e la volta dopo che torneremo in sella andrà a grattugiare nuovamente la pedivella, e questo si ripeterà ad ogni uscita, indipendentemente che giriamo col sole o sull’asciutto.

Immaginiamo che invece delle scarpe ci sia l’asse di una pedivella, il tappo di uno snodo del telaio, la boccola di un mozzo o ancora peggio il raschiapolvere di una forcella: se non rimosso lo sporco svolge una continua azione abrasiva durante l’utilizzo, danneggiando di conseguenza i componenti. Per questo la pulizia è importante.

Molto spesso inoltre le parti in movimento presentano degli spazi stretti, angusti, in cui lo sporco tende ad infilarsi e ad incastrarsi. Ogni componente, ogni telaio ha i suoi punti deboli, quelli in cui lo sporco si accumula con maggior facilità.

Prendendo ad esempio un telaio di una bici biammortizzata, notiamo come in prossimità degli snodi o delle bielle ci siano moltissime intercapedini e parti anguste in cui sassolini e sabbia possono incastrarsi. Immaginiamo una pietruzza che si incastra tra biella e telaio: ad ogni movimento svolge un’azione abrasiva sui due elementi.

Insomma, credo abbiamo capito che tutti questi residui non fanno certo bene al telaio. Nonostante le schermature e le guarnizioni, l’effetto deteriorante di sabbia, polvere e pietruzze non si può comunque debellare se non rimuovendo questi residui per tempo con un lavaggio.

L’acqua: la nemica dei cuscinetti

In quest’ottica quindi la costante e meticolosa pulizia della bici sembrerebbe la soluzione ideale: rimuovere per tempo lo sporco significa preservare i componenti dall’usura e dall’abrasione, allungandone la vita.

Tutto questo è vero, anche se c’è un “ma”. L’acqua infatti è vero che da un lato pulisce e toglie lo sporco, ma dall’altro può anche essere un problema.

Il primo danno che l’acqua ed i frequenti lavaggi arrecano alla bicletta è il dilavamento del grasso. Per ottenere dei risultati accettabili i prodotti per il lavaggio della bicicletta hanno un elevato potere sgrassante, quindi tendono a rimuovere facilmente il grasso che si applica sui componenti e sulle parti in movimento.

Questo grasso svolge infatti un’importantissima azione schermante: essendo un prodotto idrofobo, questo riesce a prevenire l’ingresso dell’acqua all’interno delle parti in movimento e dei cuscinetti. Lavorando in sinergia con le guarnizioni, il grasso sigilla le piccole intercapedini necessarie a ridurre l’attrito delle schermature, tiene lontana l’acqua perchè la respinge ed evita l’ingresso dei corpi estranei

I grassi che si usano sulle bici hanno un’elevata resistenza al dilavamento, ma con i ripetuti lavaggi, soprattutto usando getti ad alta pressione o detergenti e sgrassatori, il grasso viene portato via, venendo a mancare la sua azione schermante/protettiva.

Una volta dilavato il grasso, l’acqua riesce quindi ad infilarsi dove non dovrebbe, ovvero all’interno dei cuscinetti. Quasi tutte le parti delle nostre biciclette sono oramai in alluminio, titanio, fibra di carbonio, tutti materiali che non risentono di fenomeni di ossidazione. I cuscinetti però, dovendo sopportare carichi elevati, sono costruiti in acciaio, materiale che notoriamente poco apprezza il contatto con l’acqua.

L’acciaio ossida infatti facilmente, causando la formazione di ruggine, estremamente dannosa per il cuscinetto. La ruggine infatti crea un incremento di volume, rende le superfici ruvide ed irregolari e provoca quindi il grippaggio del cuscinetto. Il cuscinetto nel peggiore dei casi non gira più, in casi meno gravi produce fastidiosi cigolii o scricchiolii.

Insomma sembrerebbe proprio che il mito secondo cui lavare la bici le fa male sia tutto sommato fondato.

Lavarla o non lavarla?

Se da un lato è vero che lavare la bici fa male, dall’altro è altresì vero che non lavarla è sicuramente peggio.

L’azione abrasiva dello sporco è decisamente più importante di quella dell’acqua, che può tutto sommato essere prevenuta. Contro lo sporco non ci si può far niente se non pulirlo quando necessario. Contro l’acqua invece si può intervenire con una regolare manutenzione, smontando, pulendo e reingrassando le varie parti regolarmente.

E’ proprio la manutenzione che, svolta regolarmente, permette di salvaguardare la bici. I lavaggi alla lunga portano via il grasso, ma se noi smontiamo e reingrassiamo i componenti regolarmente risolviamo il problema alla radice.

Lavare la bici quando serve è quindi importante per rimuovere lo sporco e le particelle abrasive, ma ricordiamoci che più laviamo la bici, più spesso dovremo fare manutenzione.

La giusta verità sta insomma nel mezzo: se da un lato un’eccessiva pulizia della bici è dannosa (pulirla a fondo ad ogni uscita, anche quando il terreno è secco), ancor di più lo è un’eccessiva incuria (lasciare le croste di fango su tutta la bici). Se ad esempio giriamo sulla polvere, una rapida sciacquata può essere sufficiente, non serve spruzzare litri di sgrassatore ogni dove e passare l’idropulitrice.

A proposito di idropulitrice… Il lavaggio ad alta pressione è quanto di più dannoso ci sia per la bici. L’acqua in pressione non solo rimuove il grasso  meccanicamente (lo spara via), ma tende anche a penetrare con maggior facilità oltre le guarnizioni, grazie proprio all’elevata pressione con cui è lanciata. Il metodo migliore per lavare la bici è un tubo di gomma, un secchio, una spugna ed una spazzola. Se proprio non possiamo fare a meno di usare l’idropulitrice, cerchiamo almento di stare quanto più lontano possibile da tutte le zone critiche.

Molto importante è come si pulisce la bici: con la dovuta cura, la pulizia ed il lavaggio non sono dannosi e preservano la bici assicurando una lunga durata ai componenti ed al telaio.

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