Nero, rosso, Verdon: tutti i colori del riding

Intro: da Santa Bibiana alla bolla africana

2 dicembre 2017, nevica a stecca e fa un freddo cane. In cortile ci sono già 50 cm di “fioca” da spalare. 
Rivolgo lo sguardo al cielo, sperando in un miglioramento che non avverrà se non tra quaranta giorni.

Eh si, oggi è Santa Bibiana! Qui in Piemonte il detto usato dai nonni per azzeccare il tempo meteorologico “Santa Bibian-a, quaranta dì e na sman-a”  non è poi così tanto un proverbio, anzi è una realtà consolidata nella cultura popolare contadina, alla faccia dei moderni “modelli matematici”. Però a immaginare quaranta e più giorni di freddo, neve, ghiaccio e vedere le bici che stanno già accumulando polvere mi mette male; per fortuna ciaspole, snowboard, sci-alpinismo e pelli invece sono pronti all’uso.
Mentre inforco il palone da neve e comincio a spostare cumuli per fare un passaggio per il camperino il pensiero va a giugno, a quella calura estiva che non ha dato tregua per mesi ma che ci ha regalato grandi emozioni di riding in Francia, giusto a qualche ora di viaggio dal circolo polare cuneese….



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Siamo in Alta Provenza, quella terra di mezzo tra le Alpi del Mercantour e la Côte d’Azur; un insieme di colori, profumi, sapori e soprattutto di trails che ne fanno un’esperienza da mettere nelle “cose da fare”.
Dignes les Bains, la città simbolo di questa terra provenzale posta alla confluenza di tre vallate, a 600 m di altitudine, è circondata da verdi colline, montagne e picchi rocciosi; un vero e proprio paradiso dell’outdoor, da scoprire a 360° attraverso la rete di sentieri e percorsi per mtb. 
Città termale dalla vita culturale intensa, beneficia di un clima eccezionale, un’aria limpida che poco fa invidiare le più blasonate località balneari; anzi qui le notti estive sono fresche e riposanti.

I paesaggi sono mozzafiato! Ci troviamo nella Riserva Geologica dell’Alta Provenza: 289 ettari che preservano 18 siti fossiliferi e un centro di Geologia, a 4 km dalla città, invitano a un viaggio nel tempo, alla scoperta delle quattro ere della storia del nostro pianeta. Non mancatevi una visita alla “dalle aux ammonites”, una parete fossilifera piena zeppa di molluschi fossili grandi come ruote da 20”
(ft00)
Ma il motivo per cui abbiamo mosso il mitico camperino Delher Profi è stato portare le nostre ruote grasse sulle Terres Noires, i terreni marnosi di colore grigio scuro, così inediti dalle nostre parti da suscitare un richiamo irresistibile. Nemmeno la “bolla africana” espansa a giugno verso l’Europa, con le sue temperature da girone infernale, è riuscita a fermarci, benché l’idea di girare sulle Alpi del Mercantour ci aveva per un attimo attratto, mentre facevamo sosta al Col d’Allos.

Ma si sa (o forse no), noi del Basso Piemonte siamo vicini di casa del Mercantour, lo visitiamo in poco più di un’ora da Cuneo, tanto vale allungare il passo verso i Pays Dignoises e farci il pieno di calura, intensa calura…

Lo spazio VTT-FFC di Digne les Bains offre ventiquattro itinerari di vari livelli di difficoltà e un bike park (5 piste dh, 3 dirt, 1 air bag, 1 pumptrack). Una Carte de randonnée VTT (Velo Tout Terrain) in scala 1:50.000 è acquistabile a 2 euro (dicasi DUE eurini) presso l’Office de Tourisme de Digne e illustra tutti i percorsi sia in cartografia che con dei box informativi (tempo percorrenza, lunghezza, dislivello, difficoltà, profilo altimetrico, coordinate gps degli start e breve descrizione). Sul territorio sono poste delle balises (paline) e dei segnavia che permettono una buona percorrenza anche a chi non è così ferrato con la lettura delle mappe; va da sé che è meglio saperle leggere, le carte topografiche, e avvalersi di quella 1:25.000 da escursionismo per avere un maggiore dettaglio durante la percorrenza. In città non mancano negozi di biciclette, guide e istruttori mtb. Tutte le info e i contatti sono scritti sulla Carte VTT.

Per Digne les Bains passano anche due Grandes Travertsées VTT: Les Chemins du Soleil (1400 km tra dalle Alpi al Mediterraneo) e L’Alpes-Provence (300 km dalla frontiera italiana e Ubaye al Parc naturel régionale du Luberon). Tanta roba!
Noi abbiamo fatto base al Camping Les Eaux Chaudes, posto lungo la strada che dal centro va alle Terme; ombreggiato, con piscina, a 15 minuti dallo stabilimento termale e una decina dal centro storico della città.

Il nero: les Terres Noires

Il primo giro che abbiamo attaccato è stato l’itinerario in stile enduro delle Terres Noires, attratti da quel mistico sistema di crestini e forme sinuose composto dalle argilloscisti, scusate la digressione geologica.

La mappa VTT lo indica come itinerario difficile (nero, mica poteva essere di altro colore) con 850 m di dislivello su 26 km di sviluppo: beh, è alla nostra portata. Si però occhio al box descrittivo, perché il grafico altimetrico è impostato sullo uno start ben specifico (villaggio di Draix) ma il percorso può essere iniziato da altri 3 luoghi, situazione che varia il chilometraggio e i dislivelli. Da Dignes il gps ci ha dato 40 km e 1200 m D+: fatti con una media di 30° all’ombra è stata dura. Acqua se ne trova nei paesini, ma sul riding è da deserto.

Start da Dignes, alle 10. Si è un tantino tardi, in un’ estate così torrida. Dalla rotatoria 11 nov. 1918 (Office du Tourisme) seguiamo il Boluevard Gassenti, passando per l’ampia Place du Général de Gaulle e infilando la RD900. La Grande Fontaine prima e la Cathédrale Notre-Dame-du-Bourg poi ci dicono che siamo sulla corretta strada, pur se di segnavia non ne vediamo.

Passiamo il bivio per l’EVO Bike Park e più avanti troviamo il segnavia (wp 16.0; km 5,9; 650 m slm) che si fa abbandonare la RD900 e svoltare a destra dopo un ponticello, inforcando così un single track che porta subito a una passerella per l’attraversamento di un rio. Dopo è tutto in stile cross country, ben ombreggiato ai bordi della campagna del villaggio di Marcoux che raggiungiamo per riprendere di nuovo la RD900.

Ancora un chilometro di bitume, ma quando la RD fa un ampia curva verso destra notiamo la stradina (km 10,2; 690 m sml) che imbocchiamo: il segnavia è poco più avanti, poco visibile ma c’è. Ecco un rio, ma deviamo a sinistra, oltre un tronco per cominciare la pedalata su strada forestale a fondo ciottoloso che pian piano ci fa prendere quota. Tutto bene finché rimaniamo in ombra, ma appena cambiamo versante, pedalando un lungo traverso assolato, comincia a salire la temperatura.

Giungiamo a una curva (wp16.1; 18,6 km; 1135 m slm) dove il segnavia ci fa aumentare i battiti. Un breve ma intenso portage richiede ancora uno sforzo per arrivare all’attacco della prima discesa (wp16.2; 19 km; 1180 m slm): sosta a reintegrare con zenzero e acqua, sotto gli occhi increduli di due bikers che invece si sbranano super-panozzi speck et brie. Tanti auguri per la lungaaaa digestioneeee!

Un single file veloce ci incalza col il suo flow, guidiamo a vista e teniamo la manetta e due terzi, eventuali bivi (wp16,3; 889 m slm) sono segnalati e non lasciano dubbi al riding da sorriso a 32 denti che, quando entriamo sulle Terre Nere, allora diventa da bocca spalancata!

Il primo spot è andato!
Una rampa ci porta al bel paesino di Draix, dove ci fermiamo all’ombra del lavatoio (fontana, provvidenziale fontana); sto seriamente pensando a una immersione subacquea nella vasca se non fossimo proprio di fianco al piccolo ufficio comunale (aperto di domenica, con depliant turistici informativi).

La vocazione agricola del posto è rievocata da un vecchio carro posto all’uscita del paese; Marzi si mette in posa per trainarlo. Non immagina la fatica che dovremo fare tra poco!

In uscita dal borgo, una discesina porta all’attacco di un tratto di portage/spintage (segnavia; 23,3 km; 875 m slm); sotto il sole delle 13,00 diventa un calvario. Ci facciamo coraggio illudendoci che la panoramica su Draix ripaga in parte il sudore versato.

Allo sbocco sull’ inghiaiata svoltiamo a sinistra e riprendiamo il ritmo del pedale fino all’attacco di un single file (wp16.4; 24,3 km; 979 m slm) che ci porta al villaggio d’Archail, seguiamo la D122 per un breve tratto e troviamo a sinistra il segnavia (wp16.5; 26,15 km; 922 m slm) che introduce in un single track “munta e cala” dall’indubbio fascino e che prelude alla fornace delle Terres Noires.

Lungo il percorso brevi spot adrenalinici si alternano a “caldo” spintage (ma forse con una e-bike…).

La rampa finale non lascia scampo all’utilizzo delle già scarse energie; arriviamo in cresta spossati. Ci riposiamo alla vaga ombra di un arbusto mentre notiamo infinite tracce arrivare da tutte le parti: qui servirebbe un “local” per farci uscire dal seminato. 
Arriviamo a una stradina e seguiamo il segnavia fino a una svolta (wp6; 28,3 km; 962 m slm): comincia la parte più tosta della giornata. Abbiamo poche risorse idriche e il caldo è opprimente. Sulla dorsale (29,5 km; 1091 m slm) dobbiamo fermarci ancora, per riprendere forze; non affrontiamo certo la discesa in piena crisi energetica.

Marzi s’addormenta sognando la neve, io spazio col pensiero a una birra ghiacciata che troverò in campeggio, le mosche ronzano, ogni tanto un po’ d’arietta tenta di mitigare l’atmosfera africana e fa danzare le foglie come al ritmo di un valzer occitano. Dopo mezz’ora ci rivolgiamo uno sguardo complice. Si va nel riding d’effetto! 
Una prima sessione a scaloni, poi linea filante sulla dorsale con cambi di ritmo fino a inforcare una serie di tornantini che danno ingresso al paradiso. Restiamo a bocca asciutta, per l’arsura ma soprattutto per cosa vedono i nostri occhi di bikers. 
Marzi che dice “Spettacolo! fai due foto”, io che sbotto “Affanculo le foto!” e decollo con la Capra.
Scendiamo a vista, scegliendo a caso tra eteree linee, drop inaspettati, arbusti profumati e adorabili marne nere.

Che spot raga! Valeva la pena farsi il culo per raidarlo! 
Ma le gioie non terminano. Seguiamo il single track in piena good vibration, cambi di ritmo e linee, fino al segnalino (wp16,7; 32,7 km; 799 m slm) dove abbandoniamo la dorsale per attaccare in discesa un tratto più ripido e veloce che ci raccorda al sentiero di fondovalle percorso in mattinata (37,9 km; 611 m slm), che seguiamo a ritroso fino a ritrovare la RD900 (wp16.0; 33,5 km; 679 m slm).

 Rientriamo per asfalto a Digne, dove “les bains” lo facciamo alle fontane intermittenti di Place Générale de Gaulle, facendo a gara a chi becca quella che spruzza, inzuppandoci come ragazzini e lavando pure le due Capre che ci danno sempre molte, molte soddisfazioni!

Dati

Sviluppo: 40,2 km; dislivello:D+ 1206 m; D- 1149 m; durata circa 4,5 h senza le soste. Traccia GPS.

Info guida cicloturistica:
 [email protected]

Testo e foto di Alessandro Barabino. 
Riders: Petronilla (Marzi ) e Osso di pesca (Ale).

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