Nuova Yeti SB5 Carbon e prime impressioni di guida

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La presentazione della nuova Yeti SB5 Carbon è iniziata con Chris Conroy, il boss del marchio americano, che teneva in mano il pezzo che vedete nella foto qui sopra. Questo è il cuore della nuova trailbike di Yeti: si tratta di un infulcro, chiamato Switch Infinity, che cambia direzione quando la sospensione si muove nell’escursione. All’inizio del travel si muove verso l’alto, cambiando la traettoria della ruota e creando un effetto anti-squat (anti affondamento), pur rimanendo molto sensibile alle piccole asperità.  Più escursione si usa e più l’infulcro si abbassa con un movimento lineare, rendendo la sospensione molto sensibile e allo stesso tempo evitando che il tiro catena ne condizioni la performance.



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Complicato? Questo video illustra bene il movimento dell’infulcro rispetto al carro:

La traettoria dello Switch Infinity è soggetta ad un attrito minimo, grazie alla tecnologia che Fox ha portato nel sistema, usando l’ormai consolidato rivestimento Kashima e dei cuscinetti adottati in diverse soluzioni off-road. L’infulcro è stato testato per oltre tre anni, e secondo Yeti in tutto questo tempo non ha avuto alcun problema di affidabilità, malgrado le diverse condizioni meteo e del terreno a cui è stato sottoposto.

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Yeti ci tiene a sottolineare che l’effetto dello Switch Infinity non può venire ottenuto con i tradizionali sistemi di sospensione, proprio perché la traettoria della ruota varia a seconda dell’escursione. Inoltre questo sistema può venir adottato su bici di diverse escursioni, ed è lecito aspettarsi da Yeti una nuova bici da enduro in cui un infulcro del genere può avere effetti ancora più determinanti, vista la maggior escursione. Ma veniamo all’oggetto dell’articolo, la nuova SB5 Carbon.

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Si tratta di una trailbike da 127mm di escursione posteriore e 140mm all’anteriore, con ruote da 27.5″. Il telaio in carbonio, con ammortizzatore Fox RP23 e infulcro Switch Infinity, pesa 2.3 kg, la bici così come la vedete in foto si aggira sugli 11.8 kg senza pedali.

Geometria

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La bici è disponibile da subito presso i rivenditori Yeti italiani, come solo telaio con ammortizzatore Fox RP23 al prezzo di 3.299 euro o con questo montaggio al prezzo di 6.927 Euro:

Yeti SB5c X01 Build Kit

Fork: Fox Float 34 140 Factory Custom Yeti Decals
Headset: Cane Creek 40
Crankset: SRAM X1 (32T)
Rear Der: SRAM X01 11spd
Shifter: SRAM X01 11spd
Cassette: SRAM XG1195 11spd
Chain: SRAM XX1 11spd
Wheels: Custom DT Swiss 350 Hub w/ XM 401 Rim
Tires: F: Maxxis Ardent 2.4 / R: Maxxis Ikon 2.2
Brakes/Levers: Shimano XT
Rotors: Shimano IceTech 180 F / 160 R
Handlebar: Easton Haven Carbon 740mm
Stem: Thomson Elite 70mm
Grips: Yeti Lock-on
Saddle: Yeti WTB Volt Custom
Seatpost: Thomson Elite

Prime impressioni di riding

Lo ammettiamo: dopo una breve presentazione i ragazzi di Yeti ci hanno fatto subito salire sulla SB5c per provare di persona cosa lo Switch Infinity significhi realmente. La location si prestava, dato che ci trovavamo in quel di Valloire prima della tappa della Enduro World Series, così ci siamo messi di buona lena a pedalare.

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Chi scrive apprezza molto le trailbike con una forcella dall’escursione relativamente generosa come la Fox 34 da 140mm, perché sono delle bici molto polivalenti con cui poter affrontare lunghe salite senza grossi patemi d’animo. E così è stato anche con la SB5c. Grazie al suo peso ridotto si fa pedalare agilmente in salita, dove però la cosa che ci ha sorpreso di più è stato il fatto di aver lasciato l’ammortizzatore sempre in posizione Descend e di esserci trovati sempre in alto nell’escursione.  Esatto, il famoso “anti-squat” non è un esercizio di marketing: nel caso della SB5c funziona alla grande, rendendo di fatto inutile i tre settings dell’ammortizzatore RP23. Non pensate ad una specie di blocco: lo Switch Infinity lascia lavorare il carro in maniera estremamente sensibile ai piccoli urti, pur rimanendo sempre nella prima parte di travel. Sembra quasi un controsenso, perché di solito uno si aspetta una sospensione che non affonda ma che rimane legnosa.

Non è il caso della SB5c, questo ve lo possiamo assicurare, pur avendoci girato solo una giornata.

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È stato veramente un piacere pedalare una bici in cui la cinematica non ha bisogno di piattaforme stabili: si sale in sella, si pedala e si pensa solo a pedalare. Semplificare, così come lo è stato per il progetto XX1, è secondo noi la giusta via su cui muoversi per migliorare i prodotti legati alla mountain bike.

In discesa vale lo stesso discorso: senza bisogno di fermarsi o di muovere leve una volta arrivati in vetta (se non quella del reggisella telescopico), la SB5c è pronta per la discesa. La sospensione rimane molto sensibile anche ai grandi urti, usando bene tutta la corsa. Non abbiamo potuto verificarne più di tanto la progressività a fondo corsa, ma non abbiamo mai raggiunto il bottom out. L’angolo di sterzo di 67°, abbastanza sportivo per una bici di questa escursione, dà sicurezza in velocità, pur mantenendo la bici sufficientemente agile nello stretto, come nei tornantini dove è richiesto un nose press.

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Ci è sembrata una bici ben bilanciata, né troppo votata alla discesa, né alla salita. La stessa forcella da 140mm non necessita di un sistema di riduzione della corsa, dato che la ruota anteriore non ha mai avuto la tendenza ad alzarsi, malgrado avessimo lasciato uno spacer sotto il manubrio.

Non vediamo l’ora di mettere sotto torchio la SB5c nel lungo periodo, ma forse quello che ci stuzzica di più, al momento, è vedere la nuova enduro di casa Yeti con lo Switch Infinity, proprio perché questo sistema dovrebbe dare il meglio di sé nelle escursioni generose. Fra qualche settimana un rider piuttosto famoso dovrebbe correrci una tappa delle EWS….

Yeti Cycles
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Foto di azione di Greg Germain

P1000454Le varie fasi evolutive dello Switch Infinity.

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L’all black è piuttosto sexy…

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