Lo scorso weekend è stato un lungo weekend, uno di quelli che ricorderò a lungo!
In un paio di giorni ho visitato lo stabilimento di uno storico marchio italiano per quanto riguarda la produzione di caschi da ciclismo, la Met di Talamona (SO). Ho testato in anteprima per voi il Bluegrass Vanguard, il primo casco integrale destinato alla disciplina enduro prodotto da Met, sui trail affacciati sul lago di Como. E per finire in bellezza questa esperienza, alla soglia dei 50 per la prima volta in vita mia, ho messo sul manubrio della bici una tabella con un numero e ho partecipato ad una gara di e-enduro che vi ho documentato “quasi live” a questo link. Vi sembra poco?
Ma partiamo dall’inizio e cerchiamo di andare in ordine cronologico. Met ci invita a visitare il suo stabilimento e ci accoglie nei suoi uffici facendoci fare un giro dello stabilimento. Oltre a me ci sono altri quattro giornalisti, due tedeschi e due francesi, e insieme a noi c’è anche Damien Oton, pro rider sponsorizzato da Bluegrass, con i quali condividerò questa avventura.
Subito ci fanno visitare gli uffici dove i designers si occupano delle grafiche dei caschi, un ambiente molto arioso e a contatto con la natura circostante. Questa area è completamente vetrata e comunicante con l’esterno, dove in un recinto ci sono due cavalli e anche un asino che curioso ci viene incontro!
Il tour prosegue e ci fanno vedere il materiale con cui è costruito il casco, alcuni vecchi stampi e tutto il laboratorio dove vengono preparati i prototipi tramite le stampanti 3d. Ma la nostra attenzione si focalizza in un secondo laboratorio dove vengono messi alla prova e “distrutti” centinaia di caschi per testarne la robustezza e l’idoneità con i più severi standard di certificazione.
Il tecnico ci tiene a precisare che le fratture nella struttura del casco dopo un urto sono necessarie per dissipare la forza dell’urto che altrimenti si riperquoterebbe sul rider, e ci consigliano di sostituire sempre un casco che ha subito un urto evidente anche se non presenta danni visibili. Met ha anche un programma di crash replacement.
In questo laboratorio vengono raccolte una moltitudine di dati nelle condizioni più estreme, simulando dal caldo equatoriale al freddo polare, perché i loro caschi devono essere sicuri in ogni condizione e mantenere le loro prestazioni per lungo tempo. Proprio nell’ottica di preservare il casco al meglio, ci spiegano che il calore è uno dei principali nemici della struttura del casco, e di evitare di lasciarlo all’interno dell’auto in giornate molto calde.
Parlando con un dirigente di Met apprendo quanto ci tengono allo sviluppo e all’ottimizzazione dei loro prodotti, producono caschi eccellenti e vogliono continuare a fare solo quello, crescendo, migliorando e investendo in nuove tecnologie e materiali. Percepisco chiaramente la passione e la competenza nelle sue parole.
Passiamo poi in uno showroom dove viene esposta tutta la produzione di Met/Bluegrass che va da i caschi da bambino fino ai caschi integrali con calotta in carbonio, e dove sono esposte anche le protezioni per il corpo marchiate Bluegrass.
Su un tavolo fa bella mostra di se il Vanguard, il nuovo casco integrale leggero studiato per l’enduro, un casco che offre tutta la sicurezza di un integrale, con un peso contenuto in poco più di 700gr. Al primo sguardo si capisce immediamente quanta attenzione è stata posta per rendere questo casco il più arieggiato possibile sia sulla calotta ma soprattutto sulla mentoniera per agevolare la respirazione del rider.
Vi riporto le caratteristiche salienti del prodotto. Esiste la versione Vanguard Core con il Mips, la chiusura Fidlock e la protezione contro gli insetti che il Vanguard classico non ha. Io ho provato il Vanguard Core.
Calzando per la prima volta il Vanguard, subito ne percepisco la comodità, non avverto nessun punto di pressione fastidioso né nella circonferenza né sulla sommità della calotta cranica, anche stringendo molto il solido cricchetto di regolazione della taglia. Il casco sta bello fermo come piace a me, si percepisce comunque la rotazione del Mips, o meglio il Mips rimane fermo e la calotta ruota per dissipare al meglio gli impatti che causerebbero la rotazione della testa.
Ora che il casco mi calza perfettamente noto subito l’ampio campo visivo a mia disposizione, la visiera si scorge appena rivolgendo lo sguardo verso l’alto, stessa cosa dicasi per la mentoniera rivolgendo lo sguardo verso il basso. Il Vanguard, da buon integrale, è stato studiato per essere indossato in abbinamento ad una mascherina, infatti nella vista laterale si scorgono degli incavi per alloggiare l’elastico della mascherina e non farlo scivolare, però io preferisco gli occhiali sportivi e anche questi calzano perfettamente senza nessuna interferenza, anzi c’è un ampio spazio proprio sopra alle orecchie.
La fibbia Fidlock, ormai un must su prodotti di alta gamma, si chiude in un rapido “click”, basta tensionare adeguatamente il cinghino e non pensarci più.
Da subito noto che le imbottiture laterali, il punto di contatto con le guance, sono un po’ troppo sottili e non aderiscono adeguatamente al mio viso, e in pochi secondi le sostituisco con quelle da 35mm in dotazione, che aderiscono perfettamente. Queste imbottiture hanno la forma a C per permettere un migliore passaggio aria, inoltre sono fissabili in due posizioni, io ho preferito la più avanzata.
Noto anche una piccola ma molto utile chicca, nella parte frontale della mentoniera è posizionata una griglia protettiva per evitare che durante il riding possano entrare fango o insetti nella bocca del rider, ma il bello è che è facilmente estraibile, anche tenendo il casco indossato, per favorire la respirazione del rider.
Per mettere subito alla prova il Vanguard ci aspettano i trail in prossimità del lago di Como, come vi ho già riportato, una zona selvaggia e incontaminata, con degli scorci panoramici mozzafiato, e dei trail altrettanto selvaggi, rudi e imprevedibili. È stata una giornata molto intensa con temperature inaspettatamente alte, dove ho tenuto il casco per diverse ore sia discesa che in salita, testandone subito quanto le imbottiture siano in grado di trattenere la mia abbondante sudorazione.
Ho apprezzato molto il minimalismo della mentoniera, asportando la griglia protettiva il flusso d’aria che arriva alla bocca è abbondante lasciandomi respirare come se la mentoniera non ci fosse. Anche l’afflusso d’aria alla testa è consistente, grazie alle numerose feritoie frontali e ai canali interni che veicolano i flussi d’aria fino alla zona della nuca, dove l’aria esce portandosi con se buona parte del calore che si sviluppa naturalmente all’interno della calotta.
Io non utilizzo le maschere ma occhiali sportivi, che nel Vanguard si alloggiano facilmente tra testa e calotta senza creare fastidi. Ho anche notato che, nonostante la mia sudorazione abbondante, le imbottiture tendono ad asciugarsi velocemente una volta riposto il casco. Altro aspetto apprezzabile per essere un casco integrale è la leggerezza, il Vanguard è molto più leggero di un classico casco integrale, ed è più leggero di molti integrali con mentoniera staccabile.
Da regolamento di e-enduro, in gara è obbligatorio indossare il casco integrale che va tenuto in testa anche nei trasferimenti. La gara prevedeva una lunga salita a tratti molto ripida e impegnativa, che con la Orbea Rise che avevo in dotazione ho dovuto affrontare a velocità molto bassa e con aiuti moderati per evitare di finire la batteria. Questa condotta, sommata alle temperature elevate (il Garmin ha registrato temperature prossime ai 30⁰) mi ha fatto pensare più volte quanto avrei sofferto con un casco integrale classico, che appena si va un po’ in affanno con la respirazione, ti sembra di non ricevere abbastanza ossigeno. Con il Vanguard la sensazione è stata molto più simile ad un casco aperto.
In discesa a me piace tenere il casco ben saldo, a volte anche fin troppo stretto, per evitare fastidiosissimi movimenti oscillatori durante il riding. Il Vanguard non si è mosso di un millimetro neanche affrontando i tratti più dissestati delle PS. A fine gara, grazie alla peso ridotto ed anche ad un buon bilanciamento non ho notato affaticamento a livello del collo, o meglio io ero finito sia a livello di energie che muscolare, ma il collo non era indolenzito.
Durante la gara ho apprezzato molto l’imbottitura frontale che ha trattenuto perfettamente il sudore evitando che gocciolasse sulle lenti degli occhiali.
Altro aspetto che ho apprezzato, che per un integrale non è scontato, sono state le aperture in prossimità delle orecchie. Oltre a contribuire al ricircolo d’aria, aiutano a percepire i rumori esterni, evitando quell’effetto ovattato tipico dei caschi integrali che non ho mai amato.
Dopo due giorni intensi di utilizzo posso dirvi che il Bluegrass Vanguard ha tutte le carte in regola per diventare un riferimento per quanto riguarda i caschi integrali da enduro. Questa tipologia di caschi sta diventando sempre più popolare per via della maggiore sicurezza che offrono rispetto ad un casco aperto, ma anche per la maggiore versatilità di utilizzo rispetto ad un integrale classico.
Il Vanguard ottiene le omologazioni più stringenti del settore, è un casco studiato e sviluppato per le gare di enduro e sarà molto apprezzato dai racer di questa specialità, ma anche dai rider sportivi che alla domenica si vogliono divertire senza sacrificare confort e sicurezza, sia sui trail abituali ed anche in bikepark.
Bluegrass Vanguard Core: 330€
Bluegrass Vanguard: 270€
Credit foto (product – in action) Ulysse Daessle
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