Autore: Francesco Mazza
Nella puntata di oggi della rubrica Amarcord, riportiamo alla memoria le gomme che hanno fatto la storia dei primi anni della MTB: le Onza Porcupine.
Pensate inizialmente per le situazioni di fango, una volta testate si sono distinte per le performance su terreni compatti e veloci, con fondo sabbioso e secco, come per esempio i tracciati americani di Mammoth e Durango, sui quali brillavano per tenuta e scorrevolezza. Proprio a Durango l’americano Greg Herbold le ha utilizzate sulla sua Miyata Koga in occasione dei primi MTB World Championship della storia della Mountain Bike, vincendo il titolo iridato.
Porcupine si traduce in italiano con il nome “porcospino”, piccolo animale famoso per i suoi fitti aculei. Questo nome richiama la similitudine con la forma particolare della tassellatura, innovativa per quei tempi, con dei coni di diverse dimensioni che andavano a conficcarsi nel terreno, lasciando una traccia riconoscibilissima. I coni centrali avevano una base di 10mm che terminava con una sezione di 6mm. I tasselli lateriali invece erano formati da due coni più piccoli, larghi 7mm alla base e 5mm alla sommità, che erano uniti tra loro a 2 a 2 tramite una lingua di gomma.
Le prime Onza Porcupine prodotte risalgono al 1989. Misuravano 1.95″ in larghezza ed erano costruite con materiali robusti, dedicati alla discesa, ma prestando attenzione al peso complessivo. La tela della carcassa era realizzata in nylon e il tallone era rinforzato con un cavo di acciaio per la massima aderenza al canale del cerchio. La spalla era coperta da un sottile strato di gomma naturale.
Il caratteristico colore bianco di queste coperture, che le hanno rese famose negli anni, era realizzato miscelando dell’ossido di titanio alla mescola della gomma. La percentuale di carbonio, utilizzato generalmente per irrigidire la struttura della gomma, era ridotta al minimo, e questa particolare miscela forniva allo pneumatico un grip eccezionale, che per l’epoca era un vero riferimento. Rispetto all’attuale scala durometro con cui misuriamo la durezza delle mescole delle nostre gomme, corrispondeva a 57a, quando la maggior parte delle coperture di quei tempi si attestava su cifre intorno ai 70a.
A seguire il primo modello delle Porcupine, sono nati due successivi modelli, entrambi con mescola nera. La prima versione, in sezione 1.95″ e 2.1″, era chiamata Skin e aveva la stessa spalla in sottile gomma naturale delle Porcupine normali, quelle bianche, ma una durezza della mescola maggiore, pari a 60a.
L’altra versione delle Porcupine a mescola nera, era prodotta in sezione 2.1″ e si chiamava Black. Aveva la spalla ricoperta da gomma nera più spessa, con una mescola di 66a.
In continua evoluzione, le Onza Porcupine hanno subito qualche piccola modifica, prendendo il nome di Porcupine II. Questo nuovo modello, prodotto in sezione 2.1″, si differenziava dal modello precedente per due dettagli. La spalla era pieghevole, grazie all’inserto in kevlar in luogo del cavo di acciaio delle predenti Porcupine e il disegno del battistrada era stato leggermente modificato. I coni della fila centrale erano stati allargati, portando la base di ciascun cono a una larghezza di 12mm, che terminava con una larghezza di 8mm alla sua sommità. Anche la Porcupine II veniva prodotta nelle versioni Skin e Black, con le medesime caratteristiche del modello precedente.
Una gomma scorrevole e caratterizzata da grande grip la Onza Porcupine, soprattutto nella prima versione con morbidissima mescola bianca. Forse un po’ carente per quanto riguarda la tassellatura laterale, che non consentiva certo un’eccellente tenuta in piega, ma nel complesso una gomma entusiasmante, che ha segnato un’epoca della MTB. Chi correva in quegli anni ne ha posseduta almeno una, e se non l’ha posseduta, l’ha desiderata ardentemente. Il fatto che molti tra i più importanti campioni la utilizzassero in gara con ottimi risultati, ha certamente contribuito a rendere questa gomma un prodotto simbolo della storia della Mountain Bike.
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