di Daniel Naftali
Cercare sentieri inesplorati, andare in posti nuovi è l’essenza del nostro sport. L’esplorazione è alla base dell’all mountain, visto che il sentiero perfetto difficilmente si trova dietro casa. Esplorare e visitare posti nuovi è bello, finchè non ci si perde. Cosa è veramente necessario portare con noi per evitare di ritrovarci a vagare in mezzo alle montagne?
Una questione di sicurezza
A tutti sarà capitato di perdersi in mezzo ai boschi e non c’è nulla di pericoloso finchè si gira in zone abitate o con strade nelle vicinanze. Quando però ci si trova lontano dalla civiltà, in mezzo alle montagne o in posti difficilmente raggiungibili, perdere l’orientamento può essere pericoloso.
Il rischio è concreto: essere costretti a passare la notte all’addiaccio in alta montagna, con le temperature che possono scendere sotto zero, senza la dovuta attrezzatura è pericoloso. Allo stesso modo è importante saper comunicare la propria posizione con sufficiente precisione ad eventuali soccorsi in caso di incidente.
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Trovarsi a vagare al buio, in mezzo ai boschi è un’esperienza che non auguriamo a nessuno!
Sono tanti gli interventi di soccorso ai danni di escursionisti che si perdono tra le montagne, incidenti facilmente evitabili portando con se gli strumenti giusti.
Il GPS
Il progresso tecnologico è venuto in aiuto a tutti gli appassionati di outdoor con lo sviluppo di potenti dispositivi di geolocalizzazione, i cosiddetti dispositivi GPS.
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Calcolando la distanza da alcuni satelliti in orbita il ricevitore gps riesce a ricostruire la nostra posizione in qualsiasi punto del pianeta con una precisione anche elevata.
Sovrapponendo la nostra posizione su di una cartina o su di un percorso registrato da altri utenti è possibile sapere esattamente dove ci si trova e che direzione prendere per arrivare a destinazione.
Il GPS per outdoor non funziona come il navigatore per auto: non essendo per forza vincolati a seguire i sentieri segnati sulla cartina, la classica funzione di navigazione con indicazioni vocali “gira a destra”, “vai dritto”, “gira a sinistra” non avrebbe senso. Il GPS outdoor è pensato per seguire una traccia, ovvero un percorso registrato da qualcun altro oppure per mostrare la propria posizione sovrapposta ad una mappa.
CICLOCOMPUTER GPS
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Sebbene rientrino nella grande famiglia dei dispositivi GPS, questo tipo di prodotti non sono pensati per orientarsi o seguire tracce.
Solitamente si tratta di dispositivi pensati per l’allenamento, che utilizzano la posizione GPS per creare una traccia del percorso effettuato per poi poterla vedere sul computer, analizzare tutti i dettagli dell’allenamento o eventualmente seguirla in un secondo con un dispositivo di navigazione.
Le funzioni di navigazione, se presenti, non sono particolarmente sviluppate, spesso la posizione rispetto alla traccia viene indicata con un freccia o prendendo come riferimento i tempi. Insomma questi dispositivi non si possono considerare validi strumenti di orientamento.
NAVIGATORE GPS
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I dispositivi di navigazione GPS sono invece diversi. Solitamente presentano uno schermo più ampio (di solito a colori) e sono più grossi.
Oramai quasi tutti i navigatori GPS sono cartografici, il che significa che sono in grado di sovrapporre la nostra posizione ad una cartina che abbiamo caricato sul dispositivo. Si tratta di una funzione estremamente utile, perché permette di localizzare con precisione la nostra posizione ed identificare con bivi ed incroci senza il rischio di sbagliare.
Oltre alla posizione un gps cartografico è in grado di sovrapporre alla cartina la traccia di un percorso registrato in precedenza, da noi oppure da qualcun altro. In questo modo si incrociano i dati del percorso tracciato, la nostra posizione e la rappresentazione cartografica del territorio, ottenendo quindi una precisa idea di dove ci troviamo, della direzione da seguire, di quanto manca a determinati punti (es la fine della salita, un rifugio, l’arrivo del giro, ecc) e dell’ambiente in cui troviamo.
Alcuni dispositivi, pensati apposta per il ciclismo, integrano poi funzioni legate all’allenamento: battiti cardiaci, distanza percorsa, quota, dislivello. Si tratta delle stesse funzioni, spesso ancora più evolute, dei ciclo computer GPS. Integrando quindi strumenti di navigazione ed allenamento, questi dispositivi sono veramente completi.
I RISCHI DEL GPS
La possibilità di seguire tracce gps postate su internet da altri utenti ha messo a disposizione un vastissimo repertorio di giri e percorsi disponibili a chiunque. Basta collegare il GPS al pc, scaricare la traccia, recarci al punto di partenza e seguirla fedelmente.
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Con i moderni dispositivi è facile scaricare una traccia da internet per poi seguirla.
Questo da un certo punto di vista è un indubbio vantaggio, ma seguire la traccia di un percorso scaricato da internet, spesso è un’arma a doppio taglio. E’ sempre bene informarci sul percorso che intendiamo affrontare analizzando cartine e leggendo descrizioni e recensioni di altri bikers che l’han fatto prima di noi. Il rischio è quello di trovarci su un percorso banale e montono, oppure eccessivamente difficile per le nostre capacità. Bisogna anche valutare con attenzione distanza e dislivello, in modo da stimare, in base al nostro allenamento e alla nostra preparazione fisica, un tempo di percorrenza che non sia basato sulla performance di uno sconosciuto. Se tizio che ha caricato la traccia ci ha impiegato 3 ore, non è detto che questo sia un tempo per noi sufficiente e quindi dovremo tenerci un certo margine per evitare di trovarci in giro dopo il tramonto.
Andare in MTB in montagna insomma non è un’attività da improvvisare. Non basta scaricare un giro e seguirlo come criceti, bisogna sempre studiarlo ed analizzarlo. Per questo la traccia GPS dovrebbe essere sempre corredata di una descrizione.
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Un altro grosso limite dei GPS è che trattandosi di dispositivi elettronici possono guastarsi, rompersi o smettere di funzionare senza preavviso, anche solo perché si scarica la batteria.
Affidarci esclusivamente al GPS come strumento di orientamento è quindi un gravissimo errore: se per qualsiasi motivo, anche solo una caduta, il dispositivo dovesse diventare inutilizzabile, ci troveremmo in mezzo al nulla senza sapere dove andare.
Per questo oltre al GPS è sempre buona norma portare con se una cartina della zona in cui si gira.
La cartina
Lo strumento più vecchio per l’orientamento, anche oggi nell’epoca dell’elettronica e dei GPS, la cartina ha la sua importanza.
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Non servono batterie, è indistruttibile: qualsiasi cosa succeda la cartina è sempre con noi e ci consente di trovare facilmente la strada.
La cartina ha poi un grosso pregio, che nessun dispositivo elettronico (computer a parte) riesce a dare: ci fornisce la visione d’insieme di vaste zone di territorio. Il display del navigatore, per quanto ampio, è per forza di cose limitato e lo scroll della cartina spesso lento. Non si riesce insomma ad avere una visione d’insieme dell’ambiente che ci circonda. Operazioni banali, come ad esempio seguire il percorso di un sentiero per andare a vedere dove va a finire, si rivelano spesso complicate.
Per questo motivo una buona cartina della zona in cui andiamo a girare deve sempre essere presente nel nostro zaino.
Le cartine non sono tutte uguali però: alcune sono mal fatte, approssimative, ricche di errori. Altre sono curate, precise e riportano quasi tutti i sentieri. Bisogna insomma saperle scegliere con cura.
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Le cartine esistono a diverse scale, le più usate in ambito escursionistico sono:
- 1:50.000: una scala piuttosto ampia per avere una visione d’insieme di grosse porzioni di territorio. Di solito sono riportati solo i sentieri principali, con una precisione non molto elevata.
- 1:25.000: una scala più dettagliata che permette di rappresentare nel dettaglio porzioni di territorio più limitate. Se si vogliono avere a disposizione tutti i sentieri e conoscere nel dettaglio tutte le caratteristiche del territorio, questa è scala giusta.
- Sotto 1:25.000: si tratta di cartine estremamente dettagliate. Solitamente rappresentano piccole porzioni di territorio, ad esempio un parco o determinate zone di esso. Sono le rappresentazioni più precise che abbiamo a disposizione, a patto che però siano realizzate con cura. Sono ideali per scovare sentieri nascosti o difficili da vedere.
L’altimetro
Molti non ci pensano, ma l’altimetro è estremamente importante per orientarsi.
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Non ci serve un altimetro da alpinismo, spesso un altimetro barometrico è già presente in molti ciclo computer e gps ed è più che sufficiente.
L’altimetro diventa molto utile per trovare con precisione la nostra posizione sulle cartine. Spesso infatti è difficile capire a che punto di un sentiero ci troviamo, soprattutto se non ci sono riferimenti esterni come borgate, alpeggi o strade. Conoscendo invece la propria quota, è sufficiente intersecare la relativa isoipsa con il sentiero che stiamo percorrendo per avere un’idea piuttosto precisa di dove ci troviamo.
Sul sentiero ci sono due bivi, ma non sappiamo se ci troviamo davnti al primo o al secondo. Sappiamo però che il primo è a 1900m, il secondo a 1800m. Guardiamo la quota: siamo a 1800m. Possiamo affermare con sicurezza di essere al secondo bivio, il primo probabilmente l’abbiamo passato senza accorgercene. Spesso poi, sulle cartine ben fatte, sono riportate le quote di bivi ed intersezioni, rendendo ancora più facile la loro identificazione.
Bussola
Sebbene in montagna risulti spesso facile trovare la posizione del nord grazie al sole, una bussola, anche piccola è utile.
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Non serve nulla di particolarmente sofisticato, esistono delle mini bussole che si possono incollare anche sul tappo della serie sterzo o sul manubrio. Avercela a disposizione però può essere utile in caso di maltempo o nebbia, condizioni che in montagna sono piuttosto frequenti.
Non ci vuole molto, in mezzo alla nebbia, a percorrere un sentiero nella direzione sbagliata. Perdere l’orientamento in queste condizioni è veramente molto facile!
Il buon senso e l’esperienza
Tutti questi dispositivi sono indubbiamente utili, ma bisogna comunque saperli usare. Avere una cartina con se ma non saperla leggere è come non avercela. Possiamo avere anche il GPS migliore del mondo, ma se poi ci carichiamo delle mappe approssimative e/o imprecise serve veramente a poco.
Molto si impara con l’esperienza ed all’inizio è sempre meglio girare con persone più esperte e competenti che possano insegnarci i rudimenti dell’orientamento.
L’inesperienza, lo sopravvalutarsi sia fisicamente che tecnicamente, all’inizio può giocare brutti scherzi: non bisogna strafare e procedere per gradi. Soprattutto nell’epoca dei GPS e delle tracce facilmente scaricabili da internet, questo tema diventa ancora più importante. Bisogna essere consapevoli di quello che si è in grado di fare.
Detto questo, avere con se tutto il necessario per orientarci è il segreto per uscire da brutte situazioni. Alzi la mano chi non è mai perso in bici almeno una volta!
Per oggi è tutto. Se volete che nei prossimi articoli ci occupiamo più nel dettaglio di GPS, di cartografia e rappresentazione del territorio, fatevi avanti! L’articolo di oggi è solo una rapida panoramica, c’è veramente moltissimo da dire sul funzionamento del GPS e sulle tecniche di rappresentazione del territorio!