Pulire i sentieri per trovare il Nirvana, veramente?
Le temperature sono finalmente quelle invernali, anche se la neve non si fa vedere. Vestirsi per uscire in MTB richiede una certa forza di volontà anche a causa di quel feeling di insaccato umidiccio. Per fortuna esistono ormai pantaloni lunghi perfetti anche per lunghe pedalate che ci fanno sentire più liberi nei movimenti e più presentabili se uno per sbaglio si ferma a scaldarsi in un bar.
Proprio la mancanza di neve, spesso abbinata ad un bel sole che scalda le ossa, mi ha convinto a mettere mano agli attrezzi e andare a pulire un sentiero che percorro abitualmente. Caduta anche l’ultima foglia a dicembre, ne era sommerso e in alcuni punti si sprofondava fino ai mozzi fra foglie, ricci e castagne. Così, nell’arco di due mezze giornate, di cui una accompagnata da un vento gelido, l’ho pulito e ieri pomeriggio, terminato il lavoro, sono salito in sella per percorrerlo.
La cosa che più mi ha stupito durante le ore di lavoro è stata il fatto che non è passato un mountain biker che fosse uno. Ho incontrato due pedoni, uno per giorno. Uno mi ha ignorato, una signora era invece bella contenta di non dover ravanare fra foglie e ricci.
Inoltre ho notato come questo tipo di attività mi rilassi. Fisicamente stancante, malgrado il soffiatore dia una bella mano, mi trovo mentalmente in quella situazione in cui divento estremamente pignolo e il sentiero deve essere più pulito del pavimento di casa. Con il vantaggio che non c’è nessuno che mi dice cosa devo fare o che dieci minuti dopo si mette a spignattare in cucina sporcando di nuovo tutto.
Certo, mi avrebbe dato più gioia vedere almeno un biker scendere per il tracciato più lustro che mai, ma quella è arrivata alla fine del mio giro di prova, quando ho visto una sgommata di soddisfazione negli ultimi 5 metri di trail, prima che questo si immetta in una forestale. Qualcuno ha apprezzato.
La foto di copertina ritrae i miei vecchi scarponi dopo la prima giornata di pulizia.
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