19 ottobre 2018: ci troviamo a 2572 metri di quota al passo della Furcletta, il sole splende, non c’è una nuvola in cielo e ci stiamo mangiando un panino con carne secca dei Grigioni in maglietta, godendoci il panorama che spazia fino al Bianco Grat del Bernina. Difficile chiamare questa stagione “autunno”, sembra più un prolungamento dell’estate. Le poche volte che ha piovuto durante gli ultimi mesi lo ha fatto quasi timidamente, e i sentieri sono tornati asciutti e secchissimi in men che non si dica. Se la cosa da un lato è preoccupante, dall’altro è una manna per chi ama gli sport all’aria aperta che non abbiano a che fare con la neve.
Lenzerheide è conosciuta per i suoi tracciati XC e DH di coppa del mondo, ha però molto di più da offrire che un bike park, tenuto benissimo fra l’altro, ma su questo tornerò dopo, quando lo percorreremo alla fine del giro. È situata nel cuore dei Grigioni, fra picchi che superano i 3000 metri e bellissimi boschi di conifere, ed ha molti trails alpini che sono diventati dei classici fra i biker teutonici. Fiutato l’affare, la regione Lenzerheide Arosa ha così deciso di farci manutenzione con un occhio di riguardo alla mountain bike, vale a dire costruendo passaggi fattibili in sella là dove prima il sentiero andava giù, o su, dritto, segnalandoli e mettendo a disposizione le funivie per un lungo lasso di tempo ogni stagione. Quest’anno l’esercizio giornaliero si conclude il 21 ottobre, dopodiché rimarranno aperte solo i weekend fino all’inizio della stagione sciistica in dicembre. Se nevicasse prima, ogni sabato e domenica si potrà sciare, altrimenti si continua con le MTB. Chiamateli scemi.
Io e il prode Church parcheggiamo il furgone presso la funivia Rothorn verso le 10 di mattina, e già vediamo un bel traffico di biker che si preparano o che scendono dalle piste del bike park. “Non male per un giorno feriale”, pensiamo. Il parcheggio sarà pieno zeppo al nostro ritorno…
La temperatura è frizzante fin quando non compare il sole, per renderla ancora più pepata saliamo subito ai 2861 metri di quota del Parpaner Rothorn, che lasciamo subito per allontanarci da impianti e civilizzazione. La prima parte del nostro giro, infatti, non fa parte di nessun percorso ufficiale, ma è una specie di “Geheimtipp” dei local, per raggiungere la mitica Furcletta. Inizialmente facile, questa discesa diventa via via più tecnica ma un vero piacere da guidare con la Mondraker Foxy 29 che uso da circa 7 giorni. Le gomme Specialized Butcher BLCK DMND sono una manna su questo terreno, perché posso scegliere la linea che voglio, anche la più scassata, senza patemi di eventuali pizzicature o tagli.
A quota 2100 finisce il divertimento e inizia il lavoro: per raggiungere il passo del Culmet, 2614 metri, dobbiamo armarci di santa pazienza e muovere i garretti su per i verdi prati, spingengo e portando la bici per circa un’ora. La temperatura è da maglietta, non c’è un’anima viva in giro. A proposito, non ci sono neanche le marmotte. Passiamo molte delle loro tane, ma non sentiamo neanche un fischio con cui i simpatici roditori si avvisano l’un l’altro dell’arrivo del nemico. Qui di notte la temperatura scende sotto lo zero, quindi hanno pensato bene di andarsene già in letargo.
Se sapessero il caldo che fa, magari uscirebbero.
Arrivati al passo Culmet vediamo che il sentiero diventa pedalabile e conduce ad una seconda selletta senza nome. Poco prima di raggiungerla si sale su una breve rampa, si mette la ruota anteriore sul passo, largo sì e no un metro e, mentre con la ruota posteriore si trova ancora in salita, con il davanti ci si tuffa in un ripidone che termina in una parte del sentiero franata. Tipico terreno d’alta montagna.
Con un po’ di attenzione lo percorriamo, spingiamo la bici sulla parte che ha ceduto e ci godiamo la successiva discesa su uno stretto singletrack fino a raggiungere dei pratoni da cui finalmente vediamo la tanto sospirata Furcletta. 10 minuti a spinta e il buffet è aperto!
La visuale verso la valle del Welschtobel è pazzesca, sembra di essere in Canada: niente paesi, niente strade, niente persone. Dovrebbero essere 14 km di singletrack fino ad Arosa. Io non vedo l’ora di metterlo sotto le ruote così ingurgito il mio panino con la carne secca e mi preparo alla discesa mettendomi casco e guanti. Della giacca non c’è bisogno.
Il sentiero è in ottime condizioni, lo definirei facile e alla portata di tutti. Continuiamo a fermarci per scattare delle foto, in particolare quando passiamo su un tratto dal terreno color rosé.
Passiamo vicino al rifugio Ramoz, ormai chiuso, e arriviamo ad una parte di tracciato sistemato appositamente per i biker, grazie a dei tornanti ad ampio raggio con i quali si passa senza problemi un tratto ripido e roccioso. Da qui si vede il vallone stile canadese in tutta la sua grandezza.
Ricorda un po’ il passo del Gallo della zona di Livigno, come conformazione del terreno, solo che qui c’è una discesa e non si tratta solamente di un altipiano. Per info, Livigno da qui non è così lontana in linea d’aria.
Come ogni sentiero alpino che si rispetti, anche questo passa attraverso i diversi strati di vegetazione. Dai muschi e licheni si arriva ai pini mughi per poi transitare in un bel bosco di conifere in cui i larici fanno sfoggio di tutta la loro bellezza diventando gialli in autunno.
Ogni cosa bella finisce, e noi finiamo ad Arosa, a 1600 metri di quota. Ci sono tante famiglie in giro, segno che in qualche cantone sono in corso le ferie autunnali. Da qui abbiamo due alternative: pedalarci i 900 metri di dislivello fino alla Hörnlihütte o accorciare la salita di 500 metri grazie alla funivia. Essendo Church un oltranzista, detto Höhenmetersammler, ci tocca pedalarcela. La strada inizialmente è piacevole e con pendenza costante, gli ultimi 150 metri di dislivello sono però ripidi e faticosi, visto che si sale su una pista da sci. Blu, se non altro. Io sudo esattamente come in estate, da ogni poro esce una goccia di sudore e temo di beccarmi un’insolazione. Per fortuna, una volta arrivati in cima, una bella arietta fresca ci butta giù la temperatura corporea, abbinata al vento della breve discesa che segue.
Se svoltassimo a destra arriveremmo fino a Coira, situata 2000 metri più in basso. Ho già percorso quella discesa una volta, oggi ci tocca risalire alla sella Urdenfürggli che vedete nella foto qui sopra, con gli ultimi 20 minuti di bici a spinta della giornata. Da lì è tutta discesa fino a Lenzerheide, e che discesa.
Trattandosi del versante occidentale ed essendo le 4 del pomeriggio, abbiamo il sole che ci bacia amorevolmente, prima su un sentiero abbastanza flow, poi su una sterrata da 100 km/h ed infine su un altro trail bello roccioso in cui le gomme rinforzate ci ricordano tutto il loro valore. Arriviamo così alla stazione di mezzo della Rothornbahn, dove siamo passati stamattina, e possiamo scegliere una delle piste freeride del bike park per arrivare alla fine del giro.
Prendiamo la rossa, con una bella parabolica in legno iniziale, ma poi vediamo il cartello di lavori in corso, così deviamo sulla blu, chiamata “linea flow”. Pur avendo qualche buco per la grande secchezza del terreno, che i solerti trail builder del posto non riescono a mettere a posto senza acqua dal cielo, le curve sono perfette e di una goduria unica, per noi come per i diversi bambini che si divertono con genitori al seguito.
Prima dell’agognata birra(e) laviamo le bici in uno dei 10 box predisposti dal bike park e le stendiamo ad asciugare mentre noi ci godiamo gli ultimi raggi del sole con una bella Weizen e una torta di mele.
Un giro fantastico, per me uno degli highlight di questo 2018 su due ruote. Se volete percorrerlo, qui trovate tutte le info e la traccia GPS. Come detto, fin quando non nevica potete prendere la funivia ogni weekend. È fattibile anche senza impianti: salite all’Alp Sanaspans tramite l’apposita stradina, e da lì spingetevela fino al Culmet. Oppure salite direttamente alla Furcletta da Alvaneu, dove però gli ultimi 300 metri di dislivello dall’Alp da la Creusch sono a spinta.
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