Dopo aver conquistato a sorpresa la top 10 su un percorso mitico a nord di Copenaghen, l’appassionato dilettante Gustav Thuesen ha iniziato a riflettere su quanto potesse avvicinarsi alla vetta della classifica.
Una domanda assillante continuava a perseguitare Gustav: se avesse applicato lo stesso approccio metodico e si fosse affidato agli ultimi ritrovati tecnologici, quanto avrebbe potuto ridurre il divario dai professionisti?

secondo me per capire bene cosa vuol dire essere un professionista bisogna capire bene il concetto di "selezione", perchè un pro non è solo un essere umano che da quando ha 8 anni passa la vita a pedalare e soprattutto ad allenarsi (che è ben diverso da uscire semplicemente in bici), quello bene o male lo possono fare tutti, ma quando diventi un pro di alto livello (diciamo uno dei top 500 al mondo) , vuol dire che sei passato prima da esser selezionato tra i migliori (sparo dei numeri a caso)10 000 esordienti, poi migliori 5 000 allievi, poi migliori 3000 juniores, poi migliori 1000 under 23, ed ecco che sei hai passato tutte queste selezioni ti ritrovi a 20-22 anni a passare tra i 500 migliori al mondo.
e questa è una selezione che comprende: genetica, sapersi allenare, saper mangiare, saper correre, avere grinta, non cadere, avere costanza ecc..
è un concetto che si capisce ancora di più nel calcio perchè la platea di aspiranti è ancora più ampia, oggi se prendete anche il più scarso panchinaro di serie B del campionato italiano e lo paragonate col miglior amatore della vostra regione, non c'è comunque paragone, non si avvicinerà neanche lontanamente l'amatore al professionista "scarso".