Era tantissima l’attesa per la prima gara dell’Enduro World Series a Punta Ala, la prima gara del nuovo circuito internazionale di enduro che ha radunato tutti i più forti riders del mondo.
Un parterre di atleti di altissimo livello: non mancava nessuno tra i big e la gara sui sentieri della Maremma Toscana è stata entusiasmante e combattuta.
Noi di MTB-forum non potevamo ovviamente mancare a questo storico appuntamento, quindi sia io che Marco abbiamo deciso di vivere l’evento dall’interno, prendendo parte alla gara, sentendo l’aria che si respira all’inizio delle speciali, non semplicemente scattando foto o video da dietro le fettucce.
Insieme ad altri amici torinesi e compagni di squadra, organizziamo la trasferta in camper. Alle 21 è tutto pronto e possiamo finalmente partire: siamo tutti ansiosi di arrivare in Toscana. L’arrivo alle 3 di notte è stato però traumatico… Acqua a secchiate e vento che faceva ondeggiare il camper come una barca in mezzo alla tempesta non preannunciavano niente di buono per il giorno successivo in cui avevamo in programma di provare la prima metà della gara.
Senza farci scoraggiare dal maltempo, sotto l’ennesimo acquazzone, partiamo per le prime 3 speciali. Il trasferimento, nonostante saliamo in furgone, sembra subito lunghissimo: chilometri di asfalto e sterrato in pianura, la collina su cui dobbiamo partire si trova infatti molto distante dal campeggio, luogo di partenza/arrivo e controllo orario.
La strada di salita è un vero inferno: decine di mezzi di ogni tipo che portano (o cercano di portare) i numerosissimi riders in cima alle speciali, ma le strade sono strette, sterrate e fangose. Incroci pericolosi, diversi mezzi finiscono nei fossati o giù dalle rive delle strette strade interpoderali: un vero calvario! Proviamo a salire in cima, ma ad un certo punto ci impantaniamo pure noi: la strada peggiora, il fondo è viscido da qui in avanti serve il pick up. Liberiamo il furgone, scarichiamo e procediamo a pedali. Qui bisogna essere attrezzati, lo sa bene il Team Canyon di Fabien Barel che per le risalite utilizzava questo inarrestabile van:
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Pedalando arriviamo in cima alla PS1. La prima speciale inizia scorrevole nel bosco, tante curvettine rese insidiose dalla pioggia. Alcuni pezzi più scavati, con gradoni di roccia e tratti in un profondo e stretto canalone, portano ad uno strappo pedalato non eccessivamente lungo, ma impegnativo, visto il fondo viscido e scivoloso. Un finale a tutta velocità porta poi alla fine della speciale. Il fondo è veramente indisioso, molto viscido e fangoso con pietre che sembrano sapone: sarà così anche in gara.
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Percorriamo un tratto con il furgone, un altro tratto pedaliamo ed arriviamo nuovamente in cima. La PS2 è diversa dalla 1… Scopriremo solo dopo che verrà annullata, per cui la proviamo ugualmente. Pochissime curve, per lo più di ampio raggio. Una linea unica, con numerosi saliscendi che rendono il lungo sentiero veramente impegnativo fisicamente, obbligandoti a pedalare in continuazione. Sarebbe stata una bella speciale, peccato sia stata annullata.
Risaliamo nuovamente un po’ in furgone, un po’ a pedali ed arriviamo alla PS3: il mitico Rock’oh. Si parte subito su un traverso tutto da pedalare, con tratti in cotropendenza ed insidiosi strappi in salita che ti cucinano le gambe. Dopo il mezzacosta un divertente tratto da guidare nel bosco permette di riprendere fiato. Neanche un minuto di relax prima che la speciale si infili in uno scavatissimo canyon roccioso, una trincea scavata dall’acqua che mette a dura prova la resistenza fisica dei riders. Linee alte, linee basse, una speciale veramente da guidare ed interpretare! Quando le tue braccia e gambe non ne possono più, un ultimo mezzacosta nel bosco tutto da rilanciare e pedalare. Una vera speciale enduro!
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Ripetiamo nuovamente il giro delle tre speciali, poi per oggi ne abbiamo abbastanza: dovendo pedalare un bel tratto non riusciamo a fare più di 5 giri a testa. La PS4 e 5 non si possono furgonare, sono da tutt’altra parte e le proveremo domani mattina.
La salita alla PS4 e 5 è pressochè la stessa: dopo un breve tratto di strada e sentiero in mezzacosta, si risale a spinta da un sentiero che solitamente si fa in discesa per portarsi in cima alle colline del parco delle Bandite di Scarlino. Un peccato che sia stato eliminato il divertentissimo trasferimento degli anni scorsi, che permetteva di risalire in cima su splendidi singletrack in mezzacosta senza bisogno di spingere la bici. Purtroppo però la risalita avrebbe incrociato il percorso di discesa, con ovvi problemi logistici e rischio di incidenti.
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La PS4 ricalca il percorso della prima speciale dell’anno scorso. Un primo tratto nel bosco da guidare porta ad un salto, che immette sul vecchio sentiero del trasferimento. Un breve rilancio, poi inizia un susseguirsi di curve e controcurve piuttosto ampie, da prendere a fuoco. Un tratto stupendo, per niente impegnativo tecnicamente ma veramente divertente da guidare! Non bisogna però strafare: subito dopo ci aspetta un bel tratto in salita che sembra non finire mai. Da li in avanti un viscido zigzag nel bosco porta a Puntone.
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Da puntone si rientra un po’ su asfalto e un po’ su sentiero e si ripercorre la stessa salita fatta prima, sempre a spinta (o pedalando se si ha la guarnitura doppia). La PS5 parte poco più in basso della 4. Uno stretto sentiero nel bosco, divertentissimo da guidare con curve, controcurve, mezzacosta da rilanciare e continui cambi di pendenza. Uno strappo in salita a metà, non lunghissimo ma spezza-gambe, porta poi su un tratto in contropendenza che termina su una taglia fuoco dove è posizionato il finish.
Finalmente arriva sabato. Dopo un rapido sopralluogo sulla PS4 ed alcune ore passate a sistemare i danni alla bici causati dalle lunghe giornate di prove (per fortuna la mia GT Force LE ha retto alla grande, ma le bici dei compagni di squadra hanno avuto non pochi problemini meccanici), ci spostiamo a Castiglione della Pescaia, dove alle 17 parte il prologo.
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Arriviamo verso le 16, ma purtroppo scopriamo essere troppo tardi: per provare c’è una lunghissima coda, bisogna aspettare quasi 45 minuti e quindi riusciamo a fare un solo giro. Nel frattempo tra l’altro inizia a piovere…
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Il prologo è uno stretto percorso cittadino, che partendo dalla città alta di Castiglione, attraverso carrugi e scalinate porta nella zona pedonale nei pressi del porto. Un percorso di 30-45 secondi ma molto intenso, con ostacoli artificiali, curve strette e chicane. La pioggia poi rende il fondo lastricato decisamente insidioso…
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Partendo dai numeri più alti, mano a mano partono buona parte dei concorrenti ed arriva il mio turno. Ho fatto solo un giro, ma un’idea del percorso me la sono fatta. 3-2-1: VIA! Inizia la mia gara… Parto pedalando al massimo fino alla prima curva a gomito a sinistra. Cerco di ritardare la frenata il più possibile, ma esagero. L’aderenza del fondo non è delle migliori ed arrivo lungo… Affronto la curva perdendo preziosi decimi, svolto, prima scalinata, tratto stretto, seconda scalinata. Mi alzo in piedi sui pedali già sugli scalini e pedalo a più non posso.
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Dopo le scale c’è una chicane sotto un arco di pietra… Me la ricordo: prima curva a sinistra poi a destra, e poi? O forse era prima a destra e poi a sinistra? Insomma, in preda a questi dubbi esistenziali sbaglio la prima curva, che poi scoprirò essere a destra poi a sinistra, quando pensavo invece essere a sinistra poi a destra… Esco sul lungo rettilineo in discesa. Supero le chicane artificiali, il cavatappi di legno, un’altra chicane, cercando sempre di pedalare il più possibile. Ultima curva, ultimo rilancio, curva a sinistra su degli scalini e traguardo. 47 secondi il mio tempo: non male, ma quanti errori!
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La vittoria del prologo va ad Alex Cure, seguito da Fabien Barel e Cedric Gracia a pari merito con Martin Maes. Tra le donne stravince Anne Caroline Chausson.
Durante la notte vento e pioggia scuotono nuovamente il camper. Pioggia intensa e raffiche di vento non preannunciano nulla di buono ed invece alle 6, quando suona la sveglia, apriamo le finestre e vediamo il sole!
Il terreno è zuppo d’acqua, ma il vento e le nuvole che si stanno allontanando ci fanno capire che il sole ci dovrebbe far compagnia per tutta la giornata.
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Alle 8:30 parte Davide Sottocornola con la tabella numero 1, a seguire tutti gli altri atleti, scaglionati come sempre. Il primo trasferimento è decisamente lungo: una decina di km di pianura, prima su asfalto poi su sterrato. Ci organizziamo mettendoci tutti insieme a trenino: il vento è forte e pedalare in scia permette di risparmiare preziose energie, anche se più che ad una Superenduro sembra di essere al Giro d’Italia…
Il trasferimento è lungo, ma i tempi sono larghi. Ho scelto di tenere il monocorona da 34T, ma alcuni tratti sono abbastanza ripidi. Li pedelerei senza problemi, ma preferisco tenere le energie per la gara e salire a piedi: ci impieghi lo stesso tempo e non stanchi le gambe. Il fondo per di più è fangoso, a tratti colloso.
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Arriva la PS1. Sappiamo tutti che sarà piuttosto viscida e bagnata, molto insidiosa. Parto quindi con circospezione, cerco di guidare fluido, puntando alle linee che vagamente ricordo. Non è facile scendere bene con le gomme da asciutto, soprattutto con il Crossmark dietro. A metà PS intravedo il rider davanti, mi distraggo per un attimo e cado in un canalone. Mi rialzo, riparto. Arriva lo strappo pedalato, recupero di nuovo il rider. Gli urlo, chiedo strada, ma siamo in un canyon di fango, come si può passare? Capisce pure lui che il sorpasso è impossibile, quindi accelera, per non rallentarmi. Lo seguo a ruota, nel tratto finale va abbastanza bene ed arriviamo al traguardo a trenino.
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Risaliamo alla PS3, visto che la 2 è stata annullata. La mitica Rock’oh è veramente impegnativa. Parto pedalando, ma conservando le energie per il lungo tratto roccioso centrale. Alle prime curve il rider davanti a me, che avevo quasi raggiunto, esplode e cade a terra rantolando. Non c’è nessuno, al primo commissario che incontro urlo di risalire che c’è un infortunato. Non sarà nulla di grave, dopo alcuni minuti ripartirà. Se nel primo tratto non c’era nessuno, la quantità di pubblico nei tratti più tecnici è impressionante: nei tratti più impegnativi sembra di essere allo stadio tanta è la calca di persone che urlano ed incitano i riders. Guido abbastanza pulito, non mi ricordo quasi nulla del percorso e scendo praticamente a vista cercando di scrutare le linee. Le braccia bruciano, le gambe sono a pezzi: la speciale sembra non finire mai! Sbaglio qualche linea, la fatica si fa sentire. Finalmente si esce dal tratto roccioso, con le ultime energie cerco di pedalare il tratto finale più che posso e finalmente arriva il finish.
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A fine PS3 c’è un discreto viavai di ambulanze, su una di queste intravedo Anne Caroline Chausson insieme a Carletto Germanetto che si sono fatti male sulla speciale. Per loro gara finita, sperando non sia nulla di grave.
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Al controllo orario c’è tempo per far controllare la bici dai meccanici, a parte un raggio rotto in PS1 la mia è abbastanza a posto, ma una pulitina e un po’ olio sulla catena non fanno certo male.
Riparto verso Cala Violina e la PS4. Alcuni lasciano il casco XC per salire solo con l’integrale, ma fa piuttosto caldo e decido per il doppio casco. Buona parte del percorso è in mezzo ai campi della Maremma, un paesaggio bucolico ma abbastanza afoso!
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Dopo il tratto a spinta arrivo alla PS4, che si è asciugata completamente. Parto deciso, cerco di guidare pulito nel primo tratto, il grip è discreto, alcune radici sono però ancora umide. Curva a sinistra, salto sulla strada, primo breve rilancio. Nel tratto veloce tutto fila liscio, pedalo a più non posso sul secondo strappo in salita, decisamente più lungo ed impegnativo del primo. Arriva quindi l’ultimo tratto di speciale. Tutto è filato liscio, sono soddisfatto. Quando però mancano pochi metri dal traguardo, ecco che inizio con le linee creative. Sicuramente a causa della stanchezza e della poca lucidità sbaglio un po’ di traiettorie, prendendo dei bei rischi. Non cado, ma arrivo con l’amaro in bocca di non essere sceso come avrei voluto.
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Rapido trasferimento sotto il sole su asfalto, dove benedico il doppio casco, e riprendiamo la salita a spinta di prima. Arrivo in cima con buono anticipo, i tempi sono veramente molto larghi. Inizia la PS5, l’ultima, ma forse la più divertente. Parto spingendo sui pedali, il sentiero è stupendo. Il fondo è sciutto, a tratti anche polveroso, ma tiene benissimo, per lo meno quasi sempre. Arrivato infatti ad uno stretto tornante a sinistra, conscio del buon grip del terreno, lo affronto ad alta velocità. Peccato che il fondo fosse smosso in quel punto… L’anteriore scivola, lo sterzo si chiude: la facciata sembra ormai inesorabile. Invece, con un movimento istintivo, riesco a dare un colpo di reni. L’anteriore scivola in avanti, raddrizzo il manubrio e non so come, con il prosteriore già per aria riesco ad evitare quella che sembrava un’inesorabile facciata. Un mega jolly, ma mi è andata bene! Cerco di evitare di nuovo simili errori ed arrivo in fondo..
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La gara è finita, ma ad essere sincero non sono eccessivamente stanco: questo significa che non ho spinto abbastanza, soprattutto nel pedalato.
A conti fatti, la gara durissima che sarebbe dovuta essere Punta Ala, con trasferimenti tiratissimi e dislivelli assassini, si è in realtà trasformata in una normale Superenduro Pro. 1500m di dislivello, come a Sestri Levante e con tempi di trasferimento veramente larghi. Per di più, escludendo il Rock’oh, i percorsi di Ala sono molto più scorrevoli, di tecnico ci sono veramente pochissimi tratti. La PS2 avrebbe potuto sicuramente fare la differenza e trasformare la gara una vera e propria tappa di World Cup. A parte questa scelta che non condivido, è stato comunque un bellissimo evento, organizzato alla perfezione in tutti i suoi aspetti.
Dopo più di 20 minuti di prove speciali, la vittoria è andata ad uno strabiliante Fabien Barel che ha vinto 2 speciali su 4, arrivando però nelle altre due con pochissimo distacco dalla prima posizione. L’ex downhiller francese ha costruito la sua vittoria sulla ps3 il Rock’oh, dove ha dato ben 13 secondi a Clementz. Dopo la Specialized Enduro di Riva del Garda c’era da aspettarsi un buon piazzamento di Barel, che a Punta Ala si è rivelato essere al top dell’enduro mondiale. Secondo posto invece per Jerome Clementz, endurista per eccellenza, con un distacco di 12 secondi. A 15 secondi troviamo poi Graves Jared, ma la vera sorpresa della gara è stato Martin Maes (GT Factory Racing). Un ragazzino belga di 16 anni che è riuscito a mettere dietro pure il suo compagno di squadra Dan Atherton. Un giovane talento a cui tutti i big dell’enduro dovranno fare moltissima attenzione nelle prossime gare…
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Ottimi piazzamenti anche per gli atleti italiani. Alex Lupato ha concluso in 11 posizione, ad un soffio dalla top 10. L’atleta FRM si rivela in ottima forma, pronto a battagliare con i big internazionali. Un’ottima 13a posizione anche per Manuel Ducci, che nonostante l’influenza e gli antibiotici, ha messo dietro nomi del Calibro di Brian Lopes e Nicolas Vouilloz. Peccato per l’infortunio di Andrea Bruno, che si è lussato nuovamente la spalla ed ha dovuto rinunciare dopo la PS3. A lui i nostri auguri di una rapida guarigione!
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La vittoria femminile va invece a Tracy Moseley (Trek Factory Racing) dominatrice davanti a Emmeline Ragot (Lapierre International) e Cecile Ravanel (GT Skoda). Prima tra le italiane Valentina Macheda (Life Cycles Ibis).
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