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Una delle gare più attese della stagione, la prima tappa italiana delle Enduro World Series è un evento che non potevo perdermi.
Il format è sempre lo stesso, due giorni di prova (Giovedì e Venerdì) e due giorni di gara (Sabato e Domenica). Molti pro rider salgono già da Lunedì, sia per acclimatarsi, sia per effettuare il “track walk” sui sentieri e studiare a piedi le linee prima di provare in bici. Noi amatori tuttavia, dovendo conciliare gare e lavoro, non possiamo prenderci tutta la settimana e ci limitiamo a provare i sentieri il giovedì ed il venerdì.
Una cosa è fuori discussione: 4 giorni di riding sono impegnativi, soprattutto se le discese sono lunghe e tecniche come a La Thuile. Da un lato devi quindi provare il più possibile, dall’altro devi però preservare le energie per i due lunghi giorni di gara. Ad ogni modo riusciamo a fare almeno due ricognizioni delle 6 speciali, ad esclusione della PS1 che prevede un lungo trasferimento obbligatoriamente pedalato e che quindi proviamo una volta.
La giornata del sabato comincia con una bella salita, la più lunga della gara. 950m di dislivello fino ai 2400m del Col Croce da cui parte la PS1. Il tempo di trasferimento è abbondante (2h 15 min) e quindi si sale senza essere troppo impiccati godendo del fantastico paesaggio delle cime attorno a La Thuile. Mai corso in un contesto così bello!
Il sentiero è spaziale. Immaginatevi il vostro sentiero alpino preferito, quello della epic ride che più vi è rimasta a cuore e trasformatelo in una prova speciale: ecco servita la PS1. Purtroppo il clima secco ha reso molto insidioso il terreno, diversi riders scivolano nelle prime curve piene di sabbia e di ghiaia tirata fuori dalle sgommate dei riders. Il bello (o brutto) di questa speciale è che tutti l’hanno provata poco: dovendo obbligatoriamente pedalare per 500m di dislivello quasi tutti ci siamo limitati ad una sola ricognizione e si corre quasi a vista, improvvisando le linee e le traiettorie, tra l’altro su un sentiero letteralmente trasformato dall’erosione dei passaggi.
La speciale è lunga, il terreno insidioso. Fatico a prendere il ritmo, gioco diversi jolly, ma arrivo in fondo senza cadute. La prima è andata senza infamia senza lode, ma la gara è ancora lunga.
Breve trasferimento pedalato (o per meglio dire spinto) dopo la seggiovia ed inizia la PS2, la Cambogia Alta. Il primo tratto è un fettucciato in mezzo ai rododendri, con moltissimi tratti pietrosi ed insidiosissimi ripidoni. A tratti tecnica, a tratti scorrevole, a tratti da pedalare a tutta, per poi finire con una parte bassa molto più tortuosa, con tantissimi tornantini scavatissimi in mezzo alla sabbia.
Parto, affronto bene le prime curve, prendo le giuste linee, i giusti anticipi che avevo studiato. Tutto va alla grande! Attraverso una strada, breve rilancio in un prato lungo una collina ed ecco che salta fuori l’idea geniale… Invece che tagliare in mezzo ai rododendri, come ho sempre fatto in prova, decido di improvvisare una nuova linea. Rimango sul sentiero, visto che il taglio nei rododendri non è battuto, evidentemente non è così conveniente. Bell’idea! Sul sentiero incontro una simpatica lama di roccia che prendo in pieno con la ruota posteriore. Il risultato un cerchio in carbonio spaccato ed una gomma squarciata…
Dannazione! Come si fa ad essere così stupidi? Provi per 4 volte una linea che funziona benissimo e poi in gara decidi di improvvisare? Complimenti! Mogio mogio, tolgo la mascherina, apro lo zaino, provo a gonfiare la gomma che dapprima sembra tenere, poi si risgonfia. Allora prendi il multitool, apri la ruota, smonta la gomma, togli la valvola, metti la camera, rigonfia la ruota, rimonta la ruota. E il cerchio? Terrà fino alla fine? Quanto è rotto? Forse è meglio non gonfiare troppo? Ciao… Sono passati già 10 minuti ed ho ancora la ruota in mano. Nel frattempo i riders continuano a sfilarmi affianco… Riparto, ma la gara è andata. Maledetto cerchio, maledetta pietra…
Approfittiamo del CO e sistemiamo alla bell’e meglio la ruota per continuare. Gomma nuova più robusta e proseguo, almeno non mi perdo la giornata di domani e le altre bellissime speciali.
La PS3 è veramente impegnativa, non tanto tecnicamente, quanto fisicamente. E’ lunga e con tanto, tanto da pedalare, soprattutto alla fine, con un tratto in salita che ti fa uscire le budella e scoppiare il cuore. Il primo pezzo su placconi di roccia è divertente, niente di estremo ma molto molto scenografico. Il pezzo nel bosco bello scavato: polvere, polvere e polvere.
La mia gara è finita, ma cerco di dare tutto quello che ho e di guidare pulito, divertendomi.
Finisce così questa prima giornata di gara… Che rabbia aver buttato tutto alle ortiche in questo modo.
La domenica non si pedala quasi in salita, ma le speciali sono molto, molto, molto impegnative, forse le più tecniche che ho visto ad oggi in una gara di enduro.
La PS4 Superkappa è il warm-up della giornata. Nonostante sia di per se una speciale molto lunga e fisica non è nulla in confronto alle speciali successive. Parto con l’intenzione di dosare le energie e subito mi sorpassa il rider dietro di me. Non è una novità, va molto più forte di me e mi ha già passato in tutte le speciali precedenti. A questo giro arriva solo un po’ prima del solito… Mi raggiunge anche il francese dietro, lo lascio sfilare e mi accodo. Miseria! Va come un missile, fatico a tenerelo, sono impiccato, ma devo rimanergli attaccato il più possibile in modo da sfruttarlo come lepre. Ad un certo punto nuvola di polvere: lo vedo esplodere… Non capisco se abbia trovato una mina anticarro della seconda guerra mondiale oppure abbia più semplicemente preso una pietra con la ruota anteriore, fattostà che il malcapitato francese viene letteralmente proiettato in aria e la bici finisce 20 metri giù in dirupo. Lui non si fa nulla, la bici non credo avrà la stessa fortuna visto che la vedo rotolare in mezzo alle pietre.
“Good luck man!”, gli urlo e proseguo la mia speciale lasciandolo al suo triste destino.
Breve tratto pedalato, giro la testa ed intravedo l’altro francese molto vicino. Piuttosto che dover accostare sul sentiero rallento un po’ sul pedalato, lo faccio sfilare e recupero qualche energia per attaccarmi a ruota. Facciò così ed inizia la folle corsa. Viaggia il francese, cavoli se viaggia! Linee pulite, guida aggressiva, sono al gancio, ma mi piace! Ad un certo punto però l’amico francese ha la bella idea di entrare in una pozza di fango tutto caricato in avanti: pessima scelta, pessima davvero. La ruota si pianta nel fango e lui si ribalta di faccia nella melma. La bici si accascia di traverso sul sentiero, mi blocca il passaggio. Che faccio, aspetto si rialzi? Ma va, siamo in gara mica in gita scolastica! Calpesto la sua ruota posteriore, sfruttandola tra l’altro a mo di ponte sulla pozza e passo oltre. Si ritirerà dopo questa caduta, mi spiace per lui, ma se entri in quel modo negli acquitrini non puoi pensare di uscirne intero… Proseguo, sorpasso un altro concorrente sul pedalato e giù verso la fine. Bella lunga questa speciale, non finisce mai! Arrivo in fondo ancora ridendo per le varie peripezie di questa insolita speciale…
Risalita in seggiovia ed arriva la tanto temuta PS5 la Cabogia Bassa. Il primo pezzo della speciale è in comune con la PS2 (ed a questo giro punterò dritto per dritto nei rododendri!), la parte sotto è un campo di guerra… Il percorso è fresco e con i passaggi si è scavato all’inverosimile. Si guida in 20cm di terriccio smosso con delle enormi radici che sono venute fuori in mezzo a ripidoni da cardiopalma e curve impiccate nel vuoto. E’ una speciale da guidare con cognizione, se sbagli voli e perdi tempo. Devi andare conservativo e rimanere lucido, guidare pulito, fluido e non essere mai impiccato. Guido bene, a parte una caduta a causa del rider dietro di me che chiede strada in mezzo ad un passaggio molto tecnico, facendomi spaventare. Mi sdoppierò poco più avanti.
Quello che più incute timore è il doppio tornante finale: un muro di radici e polvere con due tornanti così stretti e ripidi da far sbiancare anche i riders più bravi. D’altronde queste sono EWS ed il livello tecnico della gara è adeguato al livello dei partenti.
La mia tattica è semplice: rallento un pochettino prima del passaggio, per riprendere le energie ed essere un minimo lucido. Allargo per raddrizzare la traiettoria, punto la radice. Lo sguardo va dritto al punto dove devo arrivare: a fianco dell’albero. Non devo guardare l’albero, se no ci vado contro. “Guarda il sentiero non l’albero!” Mollo i freni, evito l’albero. Fiuu, che rischio però, quanto è scavato? Almeno sono salv… Via l’anteriore, lo riprendo. Brivido freddo, stavo per esplodere di sotto. In qualche modo giro il secondo tornante. Poi il terzo. Finisce la speciale… Boh, non sono morto quindi è andata bene, ma che jolly!
Controllo orario e via per la tecnicissima PS6, la Vertikal. La Vertikal è praticamente un muro di polvere… Inizia tranquilla, quasi flow, poi al flow si sostituiscono gli abissi. Tornanti a gomito ripidissimi, contropendenze piene di radici e ripidoni con 50cm di polvere. Per condire il tutto, quando sei quasi alla fine, ti aspetta un bellissimo rock garden tutto da studiare che mieterà moltissime vittime, anche tra i top rider. Ah, non dimentichiamoci poi del tornante finale, così verticale che da sopra vedi la traccia piccola piccola sotto di te. Tu ti devi “solo” buttare di sotto.
In una speciale del genere la tattica è semplice: sopravvivere. Per fare ciò occorre restare lucidi e guidare sempre puliti, al 70% delle proprie possibilità. Andare oltre significa esplodere. Cerco di memorizzare le linee, tutto fila liscio. Anticipo bene le curve, riesco a restare alto sulle radici anche dove in prova non ero riuscito! Ottimo, grazie Shorty! Arrivo quindi al rock garden, punto la linea che avevo studiato in prova e via, tutto fila liscio come l’olio! Meno male, ora c’è l’ultimo tornantone verticale…
Il tornante ha 4 linee, in prova prendevo la seconda, quella ripida ma non troppo estrema. Non va male, ma in gara decido di cambiare: vada per la più ripida, a vita persa! Mi butto, è davvero verticale!!! Arrivo sotto, schiaccio la bici e giro, spettacolo! Adrenalina a mille, affronto a fuoco il ripido sotto e per poco non esplodo sul salto, ma recupero e finisco la speciale e la gara.
Sono vivo! Che gara, che speciali! Sono tante le gare a cui ho preso parte, ma questa è stata tecnicamente una delle più impegnative. Le speciali 5 e 6 sono state veramente impegnative, al limite per molti rider, sopratutto amatori. D’altronde le EWS devono essere così, devono mettere a dura prova anche gli enduristi più forti del mondo altrimenti non sarebbero gare di “coppa del mondo”. Non mi sarei comunque davvero aspettato di trovare speciali così impegnative, era davvero tanto tempo che non sudavo freddo per una gara e speriamo che le prossime EWS continuino ad essere così.
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