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Non sono mai stato un sostenitore delle urban downhill, ero convinto che le gare di downhill dovessero rimanere in montagna, d’altronde è per questo che sono nate le mtb no? Quando però mi si è presentata l’occasione di poter partecipare alla Red Bull Valparaiso Cerro Abajo, la più famosa ed estrema urban downhill del mondo, qualcosa ha iniziato a girarmi per la testa ed ad incuriosirmi. Parlando con i nostri amici argentini che avevano già partecipato a questa gara ho capito che non si sarebbe trattato solamente di buttarsi a velocità folli giù da delle scalinate. La Valparaiso Cerro Abajo è l’evento più atteso da tutti i sudamericani, la gara a cui tutti i rider locali sognano di partecipare almeno una volta nella vita, una manifestazione unica al mondo. Se a questo aggiungiamo che nessun italiano aveva mai partecipato a questa gara, gli ingredienti per poter dire “va bene proviamoci” c’erano tutti.
Valparaiso è una città unica nel suo genere ed è stata nominata patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO; l’architettura delle edifici è incredibile, sembra quasi di essere in un quadro di Picasso. Tutte le case sono ammassate in spazi ristretti e in posizioni assurde, adattate in base alla conformazione del terreno e a volte costruite perfino in modo pericolante. Ogni muro è ricoperto di graffiti e murales e le case sono dipinte tutte con colori differenti. Senza dubbio la città più caratteristica che abbia mai visitato in vita mia.
Un’altra caratteristica di questo evento è che si svolge interamente in una sola giornata. Perfino le strutture del percorso vengo montate tutte la domenica mattina, fatta eccezione solamente per il “drop della casa”, per cui la prima volta che abbiamo visto interamente il percorso è stato durante il primo giro di prove libere.
A questo evento si può partecipare solamente tramite invito e sono 50 i rider che partono per la qualifica, ma solo i migliori 20 di questi partecipano alla finale. Se a questo aggiungiamo che la maggior parte dei piloti che partecipano sono cileni che corrono questa gara dalla sua prima edizione, il passaggio in finale non era per niente scontato.
In una gara così particolare ed estrema come Valparaiso niente è da lasciare al caso, così la sera prima della gara decidiamo insieme a Dennis Tondin, al nostro amico Daniele e ai nostri amici argentini, di apportare alcune modifiche alle nostre bici, una Pedroni Cycles Lion Carbon e un prototipo Mangusta Bike. Essendo il percorso sviluppato interamente su asfalto e data la presenza di grossi salti decidiamo quindi di optare per un setting più duro delle sospensioni, sia all’anteriore che al posteriore, per avere una bici più reattiva e per avere una maggiore accelerazione nei tratti pedalati. Data l’elevata presenza di scale decidiamo inoltre di aumentare la pressione degli pneumatici per ridurre il rischio di eventuali forature; nel mio caso ho corso con una pressione di 1.9 bar sia all’anteriore che al posteriore, con gomme Schwalbe Magic Mary Super Gravity tubeless, mentre solitamente giro con una pressione di 1.6 bar all’anteriore e 1,7 bar al posteriore.
Arriva finalmente il giorno della gara e la tensione inizia a farsi sentire, stiamo per correre su uno dei tracciati urban più temuti di sempre e siamo i primi italiani a farlo, non è una cosa che succede tutti i giorni! Dopo un’abbondante colazione ci dirigiamo con gli altri rider verso la zona dell’arrivo, dove una decina di pick up ci attendono per portarci alla partenza del tracciato. Il pubblico deve ancora arrivare in massa ma si inizia già a percepire una certa elettricità nell’aria, personalmente non avevo mai percepito una sensazione così.
Arriviamo in cima e con grande sopresa troviamo già un affollato gruppo di persone che ci fermano chiedendoci foto e augurandoci buona fortuna, mentre con tutti gli altri rider decidiamo di fare una breve ricognizione del primo tratto di percorso in attesa dell’inizio ufficiale delle prove libere. Parlando con gli altri rider e dopo un breve briefing con gli organizzatori riusciamo ad apportare alcune modifiche nella parte iniziale del tracciato per renderlo più sicuro sia per noi piloti che per il pubblico. Noi piloti sappiamo che il rischio in queste gare è elevato e può capitare di farsi male, ma, citando le parole di Filip Polc (vincitore della scorsa edizione) che con un semplice ma conciso “I don’t want to kill myself” spiegò il suo pensiero a riguardo, non necessariamente se un punto del tracciato è lento significa che è meno pericoloso.
Passa il tempo e gli organizzatori ancora non danno inizio alle prove libere in quanto alcune strutture nella parte bassa devono essere ancora ultimate. Ormai è un’ora che noi piloti stiamo aspettando alla partenza e la tensione aumenta di minuto in minuto, per cui cerchiamo di pensare ad altro e di mantenere la calma. Non rimane molto tempo prima dell’inizio della qualifica e dobbiamo ancora guardare e provare tutti i salti del tracciato.
Finalmente dopo qualche minuto arriva il momento tanto atteso, il primo rider scende dalla lunga pedana della partenza e si apre ufficialmente la Red Bull Valparaiso Cerro Abajo 2016! Tutti i rider iniziano a scendere uno dopo l’altro e l’euforia generale inizia ad aumentare e tutti i piloti iniziano a gasarsi a vicenda. Partiamo anche io e Dennis e in pochi secondi ci ritroviamo nella prima sezione di scalinate. La sensazione che si prova la prima volta che si scende da questo percorso è indescrivibile, dopo tutti quei video visti su internet adesso era giunto il nostro momento! L’adrenalina inizia a scorrere nelle vene, è la sensazione più bella del mondo, è uno dei motivi per cui continuiamo ad andare in bici.
Ci fermiamo ad ogni salto, appoggiamo la bici, controlliamo la traiettoria e la velocità e poi lo proviamo uno alla volta. Non bisogna essere mai indecisi in queste situazioni, non bisogna mai fermarsi troppo a pensare. Ma soprattutto mai pensare a cosa potrebbe andare storto. Penso di non avere mai fatto una discesa di prova con così tanta adrenalina in corpo, questo percorso ti fa entrare in una dimensione totalmente differente da quella a cui ci siamo abituati. Non è tanto la grandezza dei salti o la velocità a fare paura, quanto tutta l’atmosfera circostante che si viene a creare che ti manda in confusione. Concludiamo il primo giro e insieme a Dennis siamo riusciti a chiudere perfettamente tutti i salti e tutti i passaggi più difficili.
L’umore è alle stelle e risaliamo subito per un altro giro di prova, mentre la gente continua a fermarci per chiederci di fare delle foto. Partiamo per il secondo giro e iniziamo a prendere confidenza con il tracciato, la velocità inizia ad aumentare! Completiamo la prima sezione, quando Dennis si trova nella peggior situazione possibile: nel “drop della casa”, il più alto di tutti, colpisce con il manubrio l’ultimo palo di sostegno del ponteggio del drop e si trova di colpo a volare senza bici da un salto di 5 metri! Per fortuna Dennis è caduto nel miglior modo possibile ed è atterrato perfettamente sul landing del drop, riportando solo un graffio al gomito! Dopo esserci accertati delle sue condizioni (e dopo aver chiesto ai presenti se avessero filmato la caduta) ripartiamo per concludere anche questo giro di prova.
Ormai la gente sta iniziando a riempire tutta la pista e questo significa che la qualifica si sta avvicinando. Mangiamo qualcosa per recuperare le energie e iniziamo a concentrarci per la nostra run di qualifica. I posti per la finale sono solo 20 quindi bisogna dare il tutto per tutto, non c’è da risparmiarsi. Saliamo alla partenza e facciamo un po’ di riscaldamento e di streching per essere pronti a partire. Io ho il numero 29, Dennis il 28, per cui sono io a partire davanti a lui. Parte la qualifica ma cerco di rimanere comunque rilassato, e dopo 10 minuti giunge finalmente il mio turno. Mi scambio il cinque con Dennis e gli altri amici piloti e mi preparo a partire.
5,4,3,2,1, via! Parto rilassato e riesco a guidare pulito per tutta la prima parte, fino a quando un marshall mi ferma sul “drop della casa” sventolando bandiera rossa.
Appena mi fermo smette di sventolare e mi dice di ripartire. Non c’è tempo di pensare, due pedalate, drop e riparto con la mia run, consapevole che ormai la mia run era rovinata ma che probabilmente avrei ripetuto la manche. Arrivato alla fine mi dirigo subito verso il giudice di gara spiegandogli cosa era successo, e dopo poco arrivano anche Dennis e il rider dietro di lui lamentandosi dello stesso problema. Il giudice ci dice che deve aspettare la fine delle qualifiche prima di prendere una decisione. Abbiamo fatto migliaia di km per venire fino a qua, non qualificarsi in questo modo sarebbe ingiusto! La qualifica viene vinta da Filip Polc, ma noi siamo ancora in attesa. Finalmente il giudice ci viene incontro e ci comunica che a causa dei tempi televisivi non possiamo ripetere la manche e che quindi siamo qualificati direttamente alla finale. Siamo dentro! La fortuna torna a girare e di conseguenza torna anche il buon umore.
La zona dell’arrivo è totalmente invasa dal pubblico, il tifo è incredibile e saliamo nuovamente per la finale. Dennis è il primo a partire, io sono il terzo. Inizia anche lo streaming live e ci viene in mente che tutti i nostri amici ci stanno guardando dall’Italia. E’ ora di tenere alti i colori dell’Italia! Altro scambio di cinque e Dennis parte per la sua manche, mentre io inizio a prepararmi e a concentrarmi. Il tempo tra un pilota e l’altro è di 3 minuti, per cui posso posizionarmi con calma. 10 secondi allo start, prendo un paio di respiri profondi e via!
Stavolta provo a osare un po’ di più e a mollare un pelo di più i freni, commetto un qualche piccolo errore di traiettoria nella parte alta, ma non importa, il tifo a bordo pista è indescrivibile e l’adrenalina scorre a fiumi. Entro nella parte finale, la più pedalata, e dopo il wallride inizio a pedalare con tutte le mie forze, le gambe bruciano ma non posso mollare ora, arrivo nell’ultimo salto e taglio il traguardo!
Il boato che si alzò dal pubblico non lo potrò mai scordare, mi giro e vedo Dennis che dalla hot seat urla e mi corre incontro. 10 secondi in meno del suo tempo! Sono sulla hot seat della Red Bull Valparaiso Cerro Abajo! Non si può spiegare quanto entrambi siamo contenti in questo momento, mi siedo sulla hot seat e aspetto gli altri rider mentre lo speaker mi intervista in spagnolo. Resto sulla hot seat fino a quando il nostro amico e compagno di viaggio Jeremias Maio taglia il traguardo con 2 secondi di vantaggio. Non mi interessa di aver perso l’hot seat, raggiungo Dennis e iniziamo a festeggiare mentre gli altri rider continuavano a scendere.
I fans continuano a chiederci foto e autografi, soprattutto i bambini, e noi siamo ben felici di accontentarli, non ci sembra vero! Non mi era mai capitato in vita mia di essere trattato così dal pubblico, ed è una cosa che ripaga tutti gli sforzi fatti per arrivare fin qua. Ora capisco perchè questa gara è la più importante di tutte, l’atmosfera che c’è qua non la si può trovare in nessun’altra gara al mondo!
Come ho scritto all’inizio non sono mai stato un sostenitore di questo tipo di gare, ma oggi ho capito che se organizzate in un certo modo possono fare conoscere il nostro sport a un pubblico molto maggiore, e magari dare alla mtb l’importanza che merita veramente. Siamo contentissimi di aver scritto a modo nostro una piccolissima pagina della dh italiana, ormai è giunta l’ora per la downhill italiana di ritornare ai livelli che merita.
@smnmedici
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