Si potrebbe dire buona la seconda, anche se è stata bella tosta anche questa volta. Fango e pioggia non sono mancati, rendendo il percorso di gara, già molto impegnativo, davvero epico ma questa volta la soddisfazione è stata grande e ripaga di tutta la fatica. Ecco come è andata.
Domenica si è corsa la seconda tappa del Superenduro, diventata EWS Qualifier dopo l’annullamento della prima tappa di Pietra Ligure di cui vi avevo raccontato qui
I numeri e la partecipazione sono stati davvero alti come se fosse il primo evento di stagione, con 400 iscritti e un’atmosfera da gara internazionale grazie alla location. Il Camping Punta Ala sempre capace di gestire grandi eventi legati alla MTB.
Il percorso di gara e quindi le prove hanno dato fiato a diverse polemiche, che avrete letto su più post e commenti vari nei social. Senza scendere troppo nel dettaglio, mi sembra giusto però darvi il mio parere da Race Insider per chi mi segue da un po’ in questa serie di report è giusto che capisca come la penso e come mi sembri più corretto affrontare questo genere di gare.
“La prima ps è troppo in piano, l’ultima è troppo “rotta”, così fa schifo.”
Il percorso gara non si dovrebbe discutere più di tanto, ho corso su tanti sentieri che non mi piacevano però quando sei in gara per andare forte devi farteli andar bene, sennò puoi stare a casa a girare sui trail che ti piacciono. Figuratevi io che abito a Finale Ligure , non avrei mai dovuto iniziare a far gare allora.
“Ora che non si può più provare si prova già due mesi prima.”
Come avrete già sentito Il Superenduro ha cambiato le regole in termini di prove gara aggiornandosi con lo standard EWS, i trails vengono svelati e chiusi una settimana prima e si può provare solo il sabato. Questo per ridurre i costi delle trasferte nei WE di gara e cercare di alzare il livello delle competizioni e dei riders. Finalmente! Si perchè così si parte tutti il venerdì, si sta fuori solo due giorni per la gara e si prova di meno. Nulla vieta però di andare 2, 3, 4 settimane prima a fare un giro nella località che ospiterà la gara, i sentieri non si dovrebbero conoscere e di fatto quindi non si sta provando.
Non ci vedo nulla di sbagliato, nelle settimane prima della gara di Pietra c’era tanta gente che è venuta a farsi un giro (meno male, lo dico da albergatore) e tanti lo hanno fatto a Punta Ala, lo stesso Nicola Casedei dice di averci girato molto spesso per allenarsi durante l’inverno.
Infatti ha vinto starete dicendo… e qui inizia il mio report!
C’era pioggia e fango, ammesso che uno abbia provato tutti i trails di Punta Ala era comunque difficile ricordarsi le linee provate settimane prima diventate poi canalI e scoli dell’acqua con i passaggi dei riders. Le prove del sabato erano fondamentali.
Purtroppo sabato mattina non mi sento per niente bene e il weekend sembra partito male. I trasferimenti sono impegnativi e non si può furgonare, dopo aver provato ps1 e 2 mentre sto risalendo verso le 3 decido di piantarla li e tornare al campeggio perchè conciato com’ero oltre a non finire le prove non avrei finito nemmeno la gara.
Domenica, piove fino a 5 minuti prima della mia partenza, non mi sento in forma ma la motivazione è davvero tanta. Dopo la delusione di Pietra dove mi ero sentito molto competitivo, ora cerco una conferma in questa gara per capire se gli allenamenti di un intero inverno hanno dato i loro frutti.
La Ps1 è tutto allenamento e testa! C’è poco dislivello, non bisogna sbagliare niente per non perdere velocità e c’è tanto da pedalare.
Il cambio sgrana di continuo, la catena sembra scivolare sui denti del pacco pignoni ricoperta di fango, ma non smetto di pedalare.
Alla fine della speciale ho superato l’atleta davanti a me, so di aver fatto una bella prova ma non mi immaginavo di essere 7° assoluto e non tra gli amatori, con i “pro”.
Il trasferimento verso la ps2 è quasi tutto “a spinta”, ma le speciale è una delle più belle “the Guardian”. È segnata dal fango ed è molto insidiosa ma con la “29er” mi sento a mio agio e riesco ad avere un ottimo grip.
Dopo la seconda speciale sono in testa tra gli amatori e 7° assoluto. Sono molto contento ma mi ripeto in testa che la gara è ancora molto lunga e adesso arrivano le ps più tecniche che non sono riuscito a vedere nelle prove di sabato. Nella 3 “Cinghiale” riesco a “spingere” bene cercando di sforzarmi di guardare avanti per non sbagliare linea e finire lungo, improvviso qualche passaggio, rischio anche di cadere ma sembra essere la mia giornata fortunata. Vinco anche questa prova tra gli amatori e sono sempre vicino alla top 10 dell’assoluta. La ps4, “Kriminale” è la più tecnica riesco a gestirla bene tranne un errore nell’ultima curva che mi fa perdere qualche secondo.
Sono in testa nella classifica amatori ma non mi basta, dopo aver assaporato la top10 non voglio lasciarmela scappare e decido di dare il tutto per tutto nella prova che intimorisce più di tutte: Rocc’Oh. Quasi 7′ minuti di trail molto fisico con pedalato all’inizio e tecnico alla fine, nel mezzo solo rocce. La strategia del tutto per tutto mi fa sentire un pro fino a metà speciale quando appannato dalla stanchezza giro una curva senza pensare alle rocce che ci sono in mezzo e inevitabilmente mi schianto. Mi si gira manubrio e sella, mi rialzo e riparto cercando di sistemarmi e riprendere il ritmo per il muro finale.
Nonostante la caduta, riesco a strappare un ottimo tempo che mi permette di vincere la classifica Amatori e posizionarmi 8° tra i migliori agonisti. La soddisfazione di essere riuscito a farmi vedere li davanti è davvero tanta.
La top10 raggiunta nell’assoluta è un piccolo traguardo e sentire la gente parlare dicendo “ma lui non dovrebbe essere un amatore”, mi suona solo come un complimento, un “bravo” per essere partito da zero e molto tardi, quando tanti erano già campioni. Un passo alla volta con costanza e impegno il mio percorso di crescita sta prendendo forma, il mio obbiettivo chiaramente non è rimanere amatore a lungo ma credo che la giusta gavetta faccia sempre bene.
Rubo una citazione a Tomaso Ancillotti che ho letto in un post, non ricordo le parole precise ma il senso era:
“Quello che conta di più è la professionalità con cui si fa una cosa, e non bisogna necessariamente essere dei PRO”
Per chi ha letto sin qui questo report e si approccia al mondo delle gare di enduro spero possa cogliere questo significato che è un po’ il senso di tutto l’articolo. Porsi nel modo giusto con la giusta costanza e pazienza premia sempre al di là di ogni polemica e di ogni cambiamento.
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Si ringrazia lo staff del Superenduro e Gamma foto per tutte le foto messe a disposizione.
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