Niente da fare.. è arrivato il maltempo. Quello vero, quello persistente che obbliga sui rulli o a cavalcate epiche sotto pioggia e neve. Quello amato da mogli-fidanzate-mamme che ci riempe i vestiti di terra e schifo vario, ci fa tornare a casa bagnati e infreddoliti e soprattutto che ci rende nervosi perché non possiamo sfogarci in bici.

Almeno qui nel nord-ovest la situazione è questa e a me capita quanto sopra, ma sicuramente qualcuno potrà rivedersi nelle mie parole.

Ecco che è quindi il momento di studiare i set up per la nuova stagione e di informarsi sulla possibilità di eventuali migliorie al proprio equipaggiamento.

Oggi, e per un discreto numero di puntate, andremo a valutare ogni singolo componente della nostra bicicletta e come questo influisce nella guida. Questa serie di articoli vuole essere un’aiuto per tutti coloro che hanno difficoltà a trovare il feeling con il proprio mezzo. Per quelli che, dopo aver comprato il componente all’ultima moda, si sono resi conto che non era ciò che faceva per loro.

Per coloro che: “ma il mio amico ce l’ha e si trova benissimo”, e rimpiangono il giorno in cui questa idea li ha colti, non si spiegano come mai non riescano a trovarsi con quel settaggio visto che l’amico più bravo sembra godere appieno delle potenzialità dell’oggetto.

Partiamo infatti dal presupposto che ciascuno ha il proprio stile di guida, e le proprie peculiarità. Avevamo già accennato qualcosa quando abbiamo parlato di guida attiva e di stili di riding, saltatori contro spianatori. (LINK)

Ebbene il concetto è il medesimo. Cercheremo insieme di analizzare dove, e come, un componente va meglio di un altro. Una autoanalisi del rider sarà poi fondamentale, per capire cosa modificare per rendere il proprio mezzo più performante o divertente possibile.

 

Oggi iniziamo da un componente fondamentale.

Il manubrio.

Vedremo come questo componente, possa cambiare drasticamente la nostra guida, il comfort e l’indole del mezzo.

Qui di seguito elenchiamo le principali caratteristiche che dobbiamo valutare nella scelta del nostro manubrio e che andremo a sviscerare a breve:

  • Larghezza
  • Rise
  • upsweep
  • backsweep
  • materiale
  • sezione centrale
  • Manopole e eventuali appendici

Larghezza

Il primo parametro relativo a questo componente, che da nell’occhio non appena vediamo una bici da lontano, è sicuramente la larghezza del manubrio. Nelle varie discipline della mtb possiamo avere misure veramente contrastanti. Dai manubrietti poco sopra i 600mm nel XC race, a misure nell’ordine degli 800mm nel DH.

Nel primo caso la ricerca di una posizione comoda e aereodinamica è aiutata da un manubrio stretto. Nel secondo caso la ricerca è quella della stabilità sul veloce, nonché di un braccio di leva che permetta di controllare la bicicletta in curva anche ad alta velocità.

Ovviamente nella scelta ci sono anche motivazioni tipo percorsi stretti/ percorsi veloci e, in ottica gara, sarebbe anche utile poter modificare questo parametro in base al tracciato (nell’enduro capita sovente che per tappe con percorsi molto stretti si senta il bisogno di un manubrio che risulti più agile e non rischi di farci sbattere le mani su piante o rocce durante la percorrenza).

In generale, come per ogni cosa dovremo cercare il giusto compromesso.

Consideriamo dapprima il tipo di utilizzo che abbiamo della bicicletta e la propensione che vogliamo dare al nostro riding. Vedrete che questo ragionamento starà alla base di ogni scelta e si perpetuerà nelle varie puntate e nelle caratteristiche dei vari componenti. Possiamo dire che è la base di partenza per qualunque scelta.

Se sappiamo che utilizzeremo la bici per il 90% su asfalto o sterrati semplici, non avrà senso ricercare un manubrio particolarmente largo. Per contro se non abbiamo problemi di velocità di percorrenza e l’aspetto aerodinamico non ci interessa particolarmente, non ci servirà avere un manubrio particolarmente stretto.

Insomma, per quei molti che cercano nella pedalata e nel proprio mezzo una comodità di base, un compromesso, sarà utile cercare un manubrio di larghezza media. Per dare dei dati potrà essere opportuno optare per manubri dai 65 ai 75 cm di larghezza in base alla corporatura e ai percorsi effettuati.

Per chi invece necessita di una aerodinamicità di fondo, chi desidera stare con gomiti stretti e spalle basse potrà ridurre la misura. Occhio però a valutare sempre la corporatura. Un rider come me, pesante e con spalle larghe, non potrà pensare di trovarsi bene con il medesimo manubrio di un rider minuto con spalle piccole. Ovviamente, anche nel ricercare la posizione aerodinamica dovrà esserci una valutazione proporzionale. Ricordo inoltre che, per quanto scorrevoli e semplici, i percorsi di mtb richiedono sempre la guida in fuoristrada. Avere una leva un filo più lunga aiuta in questo senso.

Abbiamo visto, sempre in ambito xc, una crescita dei manubri con l’introduzione delle ruote da 29. Il senso è da ricercarsi proprio nella leva necessaria a contrastare le forze imposte dalle ruotone nel curvare (l’effetto giroscopio, da contrastare per inclinare la bici, è infatti maggiore sulle 29). Inoltre anche le piste di coppa del mondo stanno diventando sempre più tecniche e sta salendo l’importanza della guida. Con questa la misura dei manubri.

Per quanto riguarda la DH invece si vedevano spesso esagerazioni abbastanza folcloristiche. Ragazzi con spalle risicate e manubri da 802mm. Insomma c’era la ricerca del largo e più largo. In realtà, guardando i rider di coppa (che difficilmente hanno spallucce strette) possiamo vedere come le misure più utilizzate siano tra i 740 e i 780, misure utilizzate dai rider più grossi. Anche qui le velocità sostenute e la necessità di avere buona stabilità su sentieri molto scassati, ha portato ad un incremento negli anni (non più di 5-6 anni fa lo standard per la discesa era 710mm). Insomma sicuramente in discesa conviene avere un manubrio abbastanza largo ma è inutile esagerare e, come al solito, va rapportato alla corporatura e allo stile di guida. Se percorrete per la maggior parte percorsi stretti e tecnici senza grosse velocità sicuramente beneficerete di qualche cm in meno. Se invece siete abituati a viaggiare su percorsi con sponde e velocità da urlo salite pure con i cm ma senza esagerare.

Tutto il resto sta nel mezzo. E qui, l’all-mountain/enduro, è come al solito la disciplina più difficile da inquadrare. Come misure io sicuramente consiglio manubri a partire dai 685-700 mm di larghezza, non più stretti, fino ad arrivare ai 740 o anche 760 per gli enduro racer più agguerriti e abituati a set up discesistici. Del resto, sia che stiamo affrontando una gara di enduro, sia che ci troviamo su qualche zona tecnica, anche lenta, la guida della nostra bicicletta è troppo importante per privarci di quel controllo a favore, magari, di una maggior comodità in salita o di una posizione più aerodinamica nei trasferimenti. Inoltre per quello basterà spostare leggermente le mani sulle manopole per guadagnare quei cm in più lasciati sul manubrio in ottica discesa.

 

Rise

L’altezza vera e propria del manubrio. Si parte, anche qui, da rise 0, quindi manubri piatti, per arrivare a rise vertiginosi con manubri fino a 3,5” e cioè roba vicina ai 10 cm (manubri da freestyle, decisamente poco utile sui sentieri).

Esistono, in particolare per le 29, manubri con rise inverso. Sinceramente li sconsiglio per motivi di sicurezza. In caso di caduta toccare per prima cosa manubrio o manopole è comunque meglio che beccare in pieno lo stem nel petto. Insomma, come per i cannotti forcella non tagliati anche qui avere una struttura praticamente cuneiforme che punta lo sterno non è decisamente una buona idea.

Per prima cosa sfatiamo il mito che avere un manubrio alto o basso o avere più o meno spessori sotto l’attacco sia diverso. Ok da un punto di vista geometrico cambia il fulcro di rotazione quando vado a inclinare la bici. Da un punto di vista di sensibilità nella guida non percepisco questo cambiamento. Soprattuto se nell’ordine del cm o dei pochi cm dati dagli spessori sotto il manubrio.

In pratica quello che stiamo dicendo è che un manubrio flat, montato con 20mm di spessori sotto lo stem, è equivalente ad un manubrio con rise 20 senza spessori sotto lo stem. Ripeto, non è uguale da un punto di vista geometrico ma le differenze sono troppo lievi per poterle percepire.

L’altezza del manubrio è fondamentale nella gestione dei pesi e nel posizionamento che andremo ad assumere sulla bicicletta. Ad influenzarla sarà certamente l’escursione della forcella e il diametro della ruota. Nuovamente una ruota più grossa presuppone ingombri maggiori. Ecco spiegato il perchè dei manubri con rise inverso sulle 29.

L’altezza del manubrio da terra (o meglio in rapporto all’altezza del mov. Centrale) incide molto sulla guida, vediamo come.

Un manubrio posizionato in basso, permetterà, in fase di pedalata e in particolare di sprint, una spinta migliore e più diretta. Quando siamo in piedi sui pedali infatti avremo più agio per tirare a noi il manubrio e più escursione del braccio. Ecco spiegato perchè l’azione risulterà più efficace. D’altro canto un manubrio posizionato più in alto, permetterà invece una posizione più rilassata, una gestione dei pesi più semplice e una guida in discesa più centrale. Un manubrio molto in alto ci aiuta poi per i salti, ma a seguire questo trend si rischia di esagerare portandoci poi a non essere più precisi nelle curve per la troppa distanza da terra dello stesso. Per chi fa discesa insomma, un manubrio settato più alto aiuterà sul ripido e sui salti, un manubrio settato più in basso aiuterà in curva (soprattutto sul liscio) e sul veloce.

Come spesso accade insomma, i benifici in pedalata sono opposti a quelli nella guida. Qui non ci sono numeri o misure che tengano, bisogna provare e trovare la posizione giusta. In un primo momento sfruttando gli spessori e, una volta trovata la posizione andando a posizionare il manubrio più adatto alle proprie necessità cercando, per quanto possibile, di togliere spessori alla forcella e di tagliare il cannotto al livello esatto. Nuovamente questo è un accorgimento per la sicurezza del singolo. Abbiamo già spiegato prima che. Più riusciamo a nascondere lo stem sotto il manubrio e meno probabilità avremo di farci del male.

 

 

Up sweep

Questa è l’inclinazione che ha il manubrio verso l’alto. Come già detto altre volte la nostra mano, se chiusa a pugno con il braccio teso davanti a noi, non rimane perfettamente parallela al nostro corpo, ma ha un’inclinazione. Questa è proprio la causa della presenza di up sweep e back sweep (di cui parleremo dopo) nei manubri.

Un upsweep accentuato tenderà ad inclinare maggiormente le mani, e quindi a buttare verso l’interno i gomiti. Consideriamo infatti che, durante la guida noi siamo sopra al manubrio, e non dietro. Quindi non dobbiamo pensare di inclinare verso l’alto il manubrio davanti a noi per ricercare la conseguenza di un upsweep più o meno marcato(come visto fare spesso). Dobbiamo invece ragionare come se stessimo appoggiati ad un tavolo, o, meglio ancora mettendoci in posizione sulla nostra mtb. Questa piega, se più accentuata (si parla sempre di pochissimi gradi), permette una comodità del manubrio in fase di pedalata con busto eretto maggiore, insomma per lunghi tragitti è consigliabile. Considerate inoltre che all’aumentare della larghezza del manubrio, dovrebbe aumentare l’upsweep. In questo modo le braccia staranno naturalmente in posizione e potremo viaggiare senza dover sforzare sui polsi. Al contrario per viaggiare con i gomiti stretti e cercare la famosa aerodinamicità, sarà meglio avere upsweep contenuti. Anche in discesa, per riuscire a stare comodamente con i gomiti larghi, sarà importante avere upsweep risicati.

 

Back sweep

Questa misura spesso presenta angoli più accentuati rispetto alla precedente. In particolare nelle discipline più pedalate questa misura è davvero fondamentale e permette una posizione più o meno comoda in fase di spinta.

Una misura accentuata aiuterà infatti a mantenere una posizione con gomiti stretti e braccia chiuse, buona per xc race e tutte le discipline in cui la componente aerodinamica conta. Per lunghe percorrenze il valore potrà scendere leggermente in modo da permettere alle braccia di stare più comodamente stese e di migliorare il comportamento nella guida nelle discese. Per lunghe percorrenze intendiamo maraton e all mountain.

Per le discipline in cui conta più la guida della pedalata, in particolare per il gravity (ma anche nell’enduro) in cui è fondamentale affrontare discese e zone tecniche/veloci con gomiti larghi e posizione aggressiva, sarà meglio avere backsweep più contenuti. In questo modo le braccia saranno ancor più comode in posizione “base” e cioè con i gomiti rivolti verso l’esterno e quasi paralleli alle spalle.

 

Materiale

Alluminio o carbonio? Io, per completezza aggiungerei anche acciaio e titanio, anche se ovviamente verrebbero scartati istantaneamente da quasi tutti per il peso.

Il materiale gioca un ruolo fondamentale nella risposta relativa alla rigidità del manubrio stesso. Un manubrio in carbonio (a meno di apposite lavorazioni unidirezionali) tende ad essere il più rigido, a parità di peso, sul mercato. A seguire l’alluminio e infine titanio e acciaio. La rigidità è di per se una caratteristica ricercata e sempre più spesso esaltata. In realtà spesso non si considera che un certo livello di elasticità, soprattutto nella zona dello sterzo e in particolare nel manubrio, può assorbire una discreta quantità di vibrazioni. Quello che sto dicendo è che un manubrio in carbonio sarà sicuramente più rigido e più efficace in pedalata/guida per una persona molto allenata che non avrà problematiche di affaticamento delle mani. Al contrario l’utente “normale” che soffre di male alle mani alla fine di una discesa, potrebbe trovare in un manubrio meno rigido, un buon alleato. Per quanto riguarda la performance è sicuramente un bene ricercare la rigidità (quasi sempre, in questo caso sì), ma per una comodità di fondo e la ricerca di una bici adatta alle proprie caratteristiche non è sempre vero. Non vi sto dicendo di buttare il manubrio in carbonio appena comprato a favore di un pesante manubrio in acciaio. Sto solo consigliando a chi trova “faticosa” per braccia e mani la propria guida di valutare quanto appena detto.

 

Sezione centrale

La misura 31.8mm, detta oversize, è ormai lo standard, anche se resistono ancora alcuni manubri da 1 pollice. A dire il vero davvero pochi. Meno ancora sono i manubri da 22.6mm, che spesso vengono riservati a titanio e acciaio. Infine alcune aziende hanno provato a lanciare un enorme 35mm nelle discipline gravity ma, a dire il vero, non sta prendendo così piede come previsto dai creatori. Il discorso fatto poc’anzi sulla rigidità viene ripreso in tutto e per tutto qui. Rimanendo sempre sul concetto di parità di peso (perché è chiaro che un manubrio in acciaio pieno è più rigido di un manubrio in carbonio con spessori finissimi), vediamo come anche la sezione centrale vada a influenzare moltissimo la rigidità dello stesso. C’è da dire che sezioni maggiori, a parità di rigidità, permettono pesi inferiori (entro un certo limite) ed è per questo che ha avuto così successo l’introduzione dello standard oversize. Purtroppo non c’è molta scelta fuori dallo standard OS ma, se il problema di dolore alle mani risultasse davvero irrisolvibile, scendere di sezione potrebbe essere una soluzione logica.

(tanto per farvelo sapere, sulle mie bici da dirt monto da sempre manubri da 25.4 poiché, la rigidità delle gomme gonfiate a 4 bar e la forcella durissima per mantenere la scorrevolezza massima, mi trasmettono qualunque tipo di vibrazione, e il manubrio con sezione centrale piccola aiuta non poco in questo frangente.)

 

Manopole ed eventuali appendici

Le “corna” sono davvero un pugno in un occhio, non si può dire altro. Saranno comode quando si deve pedalare su lunghi tratti sullo scorrevole, saranno un must per molti che seguono la mtb da anni… eppure sono veramente un accessorio brutto e, a parer mio, pericoloso. Agganciare rami, pali, altre bici, altro vario ed eventuale è un rischio non da poco e anche il fatto che le mani siano, in qualche modo, vincolate sul manubrio, sicuramente non aiuta la causa.

Insomma, sconsigliatissime.

Per quanto riguarda le manopole sicuramente consigliamo quelle con sistema lock on, e cioè con le brugoline che vanno a stringere i morsetti sul manubrio. Sono le più sicure anche in caso di maltempo o fango e non ci troveremo mai con la manopola che gira o che se ne va. I puristi del peso staranno storcendo il naso, del resto “le mie manopole in spugna sono molto comode, non mi hanno mai dato problemi di movimenti anche dopo che ci sparo acqua con l’idropulitrice e sono decisamente più leggere”. Tutto vero, de gustibus non disputandum est. In linea generale, per un uso misto della bicicletta rimane maggiore la sicurezza con sistemi a vite che bloccano la manopola sul manubrio.

Per quanto riguarda forme e dimensioni ce ne sono di ogni. Ritornando sempre al discorso rigidità e male alle mani, anche qui la manopola fa tantissimo. Manopole più larghe e spesse attenueranno e assorbiranno molte vibrazioni. Allo stesso modo manopole sottili aumenteranno la “sensibilità” e cioè quello che il terreno ci trasmette. Non avete problemi di male alle mani, via di manopole sottili, avete male, provate con manopole un filo più spesse. Ovviamente la dimensione della mano è la prima cosa da valutare e, in base a quello, potremo crescere sul versante “sottile-spesso”. Inutile dire che quella che per me è una manopola spessa, per qualcuno con la mano grossa il doppio di me, risulterà essere sottile. Non solo, quella che per lui sarà spessa o giusta, per me potrebbe risultare inutilizzabile, come quella per me sottile per lui non sarà sicuramente adeguata.

Sul fattore più o meno grip va a gusti. C’è chi ama avere la mano incollata alla manopola e predilige quindi manopole con un disegno articolato e, probabilmente, una gomma più soffice. Dall’altra c’è chi invece ama variare leggermente la posizione delle manopole mentre guida e preferirà perciò manopole con gomma più dura (a meno che non ami girare senza guanti) e in generale “più scivolose”. Non vi è un giusto o sbagliato. I gusti sono gusti, bisogna solo scoprire i propri.

 

 

 

Ingrediente segreto: Ogni quanto cambiare il manubrio

Man mano che parleremo dei vari componenti vedremo, in base al loro utilizzo, ogni quanto sarebbe conveniente cambiarli per sentirsi al sicuro. Sono solo impressioni ed esperienze e non vanno prese come oro colato.

Per quanto mi riguarda sono abbastanza fissato con i manubri. Tendo a cambiarli ogni anno e, in caso di compravendita di bici usate, consiglio sempre di comprare un manubrio nuovo sulla bici appena acquistata. Il fatto è che amo saltare e girare in piena sicurezza e la sola idea che, nel bel mezzo di un’uscita, dh, freeride, dirt, xc, enduro che sia, mi si possa rompere il manubrio; è davvero un incubo che non mi farebbe dormire la notte.

Per questo motivo sulle mie bici, almeno le più utilizzate, cambio un manubrio all’anno, se ho usato invece poco la bici può durare qualcosa in più ma, sinceramente, non supererei mai le 80-100 uscite con lo stesso manubrio (in base alla specialità e a come è stata trattata la bici).

Per qualcuno 80-100 sono le uscite in 4 anni, per altri in pochi mesi. Ebbene poiché questi componenti spesso si rompono per fatica è sempre meglio tener presente che un manubrio costa meno di un dentista, quindi periodicamente cambiarlo per sicurezza.

Mi raccomando sempre di controllare lo stato del vostro manubrio dopo una caduta, in caso di bozze, crepe o di manubrio piegato è il caso di cambiarlo immediatamente!

 

Raccomando nuovamente di seguirci anche su FB per rimanere sempre aggiornati sulle nostre attività e promettiamo che a breve usciranno tutte le date dei nuovi corsi 2014!!!

 

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