Ben ritrovati, scusate la giornata di ritardo ma i ritmi dei camp. in corso a Sauze d’Oulx non mi permettono sempre di essere attivo. Speriamo che nelle prossime settimane a Punta Ala riesca a essere più puntuale.

Capita spesso di vedere in giro montaggi e impostazioni davvero assurdi. Per fortuna i cellulari moderni con fotocamera permettono di catturare al volo queste assurdità. Quando poi questi fenomeni paranormali passano vicino (o lontano) all’obiettivo sempre pronto di Yari non hanno scampo.

Ovviamente, come vedrete, il tono dell’articolo è scherzoso e pone l’attenzione su estremi, anche divertenti, delle cose da NON fare. Può essere però uno spunto di riflessione per andare a togliersi alcuni vizi che magari qualcuno possiede, cose magari minime, ma alle quali va data la giusta importanza.

 

Ho coperto le facce dove possibile, spero che se anche qualcuno si riconoscesse in foto non si senta offeso ma possa anzi prendere atto di questa “critica” e considerarla come costruttiva.

Passiamo all’azione.

 

 

Foto 1

 

Il consiglio di utilizzare le protezioni è sempre valido. Saranno scomode, brutte da vedersi, ma in effetti servono. Diciamo però che l’amico in foto non ha ben presente che insieme alle protezioni sarebbe anche il caso di usare una maglietta per coprire il suo fisico marmoreo.

A parte gli scherzi le pettorine sono strutturate in modo tale da aderire si al corpo, ma quasi tutte (tranne quelle con struttura tipo maglietta tecnica) rendono al meglio utilizzate con una maglietta aderente sotto. Evitare che la pettorina si riempa di sudore e frapporre quindi uno strato che possa assorbire questo umido renderà la pettorina più stabile, prevenendo il rischio che questa si sposti. Altro consiglio, non utilizzate la pettorina come ultimo strato. A parte la bruttezza totale della protezione, una maglietta, magari un po’ elastica, sopra alla pettorina stessa, aiuterà ancor di più la nostra armatura a stare ferma in caso di caduta.

 

 

Foto 2

Se avete i pettorali d’acciaio potete tenere anche la pettorina aperta… in caso contrario meglio chiuderla altrimenti tanto vale lasciarla al bar in fondo alla seggiovia.

 

 

Foto 3

 

 

Scarpe da calcetto= protezione al piede nulla. Tallone sul pedale e punta in fuori sono un altro must della new school. Non fatevi nemmeno mancare le ginocchiere che scendono perché rappresenta il trend dell’estate 2013. Le scarpe da freeride non hanno solo una tomaia che permette di pedalare al meglio senza disperdere energia, non hanno solamente una suola che permette il massimo grip sui pedali, hanno anche, e soprattuto, una struttura protettiva che previene infortuni al piede in caso di impatti con pietre o altri ostacoli. Anche se in misura minore anche le tipiche scarpe da skate hanno una struttura abbastanza protettiva anche se in effetti non offrono le performance e la protezione di scarpe adatte. Ad ogni modo le scarpe da calcetto sono quanto di più molle e poco protettivo possa offrire il mercato. Vivamente sconsigliate.

Il piede appoggiato in modo giusto sul pedale (quindi con i metatarsi all’altezza del perno del pedale, e non appoggiato sul tallone) permette di sfruttare l’escursione della caviglia e avere una guida decisamente più redditizia. La probabilità che il pedale giri in avanti e ci arrivi sul polpaccio si moltiplica inoltre in modo esponenziale in caso di cattivo posizionamento.

Le ginocchiere sono a mio avviso la seconda protezione più utile dopo il casco. Il primo punto del corpo che va per terra, nel novanta % dei casi, è proprio il ginocchio. Avere delle protezioni alle gambe come quelle in foto è inutile. Vedete come queste siano semplicemente appoggiate alla gamba stessa. Prima strusciata e ci troviamo la ginocchiera all’altezza della caviglia (a meno che questo non succeda già andando) e il ginocchio sbucciato… insomma meglio avere qualcosa di più saldo.

 

Foto 4

 

 

I gioielli di famiglia ringraziano. Il fatto di non avere i piedi sui pedali ( e non era un caso.. questo ragazzo era un abituè della cosa… abbiamo numerose sue foto tutte con posizioni dei piedi discutibili) è un elemento che si ritrova spesso su chi non se la sente di affrontare un passaggio in sella. Il mio consiglio spassionato è quello di affrontare ogni passaggio con decisione e sicurezza o di scendere. La via di mezzo (il classico scendere con ½ piedi appunto a terra e il sedere sulla sella) risulta di gran lunga più pericoloso che non affrontare il passaggio con i piedi sui pedali e cercando di continuare a rimanere concentrati su cosa si debba fare. Altro esempio classico di “via di mezzo” in caso di passaggio tecnico vicino ai propri limiti, è quello di arrivare sull’ostacolo e frenare più o meno bruscamente fermandosi di fatto sull’orlo del baratro. Anche questa manovra è quanto di più pericoloso si possa pensare. Quando poi oltre alla fermata si cerca la ripartenza la frittata è spesso fatta. Di nuovo un minimo di velocità e una gestione più lineare e continua (e delicata) dei freni potrà aiutare il rider a passare incolume anche nelle situazioni più infide.

Anche per lui le scarpe e le ginocchiere non sono all’altezza della disciplina. Nessuna protezione da parte di entrambe le cose e poco grip da parte delle scarpe (quando, forse, saranno sui pedali).

 

Foto 5

 

 

Per la serie DON’T TRY THIS AT HOME… ecco un parafango fatto in casa assolutamente da non imitare. La struttura che regge il parafango vero e proprio è in legno, assolutamente autoprodotta. Il sistema di fissaggio con fascette è quanto di più saldo si possa immaginare, peccato che se vogliamo mettere un parafango dobbiamo farlo legandolo all’archetto della forcella e non alla piastra (tipo mosh guard per intenderci). Se anche volessimo mettere un parafango sulla piastra (per sentirci molto motocross! Buuuu) dovremo stare attenti che non vi siano interferenze di sorta con l’archetto e l’escursione stessa della forcella.

In questo caso oltre ad aver accorciato di molto l’escursione della propria forcella, il rider/falegname, ha giocato una serie di altri rischi. Per prima cosa l’archetto della forcella non è progettato per prendere colpi dall’alto, potrebbe cedere da un momento all’altro oltre a rovinare sicuramente la struttura stessa della forcella. In secondo luogo se mai l’archetto stesso andasse a spezzare la sottile plastica del parafango, sarebbe subito la ruota a spiattellarsi sulla struttura in legno autoprodotta, fungendo tipo freno a mano e sparando il rider in avanti chissà dove. Insomma un’invenzione che non credo avrà seguito nell’ambiente bici poiché decisamente poco funzionale e quantomai rischiosa.

 

Ricordo ancora che sono aperte le iscrizioni ai vari camp. settimanali e week end che si terrano in giro per l’italia da qui fino a metà ottobre. Mi troverete a Punta Ala a girare sui percorsi della EWS le prime due settimane di Settembre, sarò poi in Val Brembana e ad Agordo, sulle dolomiti, l’ultimo week end di Settembre e il primo di Ottobre. Non perdete questi appuntamenti di cui potete trovare info a questo LINK

 

 

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