Continuano le nostre puntate sul Pump Track. Oggi, come anticipato nella scorsa puntata, vediamo come costruirne uno, o meglio vedremo alcune regole da seguire e alcuni consigli per chi è alle prime armi e si vuole cimentare con la costruzione di un pump.

Ricordo che esistono in commercio pump track prefabbricati in legno, che spesso negozi o associazioni allestiscono a scopo pubblicitario/eventi/fiere/divertimento personale.

Insomma esistono elementi prefabbricati e assolutamente ben funzionanti (garantisco per esperienza personale!). Trovate tutte le informazioni a questo LINK.

Detto questo, visto il costo non irrisorio di un PT prefabbricato modulare, e visto che spesso molti preferiscono costruire con le proprie mani i propri ostacoli e considerano il trail building parte del divertimento andiamo avanti con la nostra indagine alle misure e alle tecniche migliori.

Analizzeremo per prima cosa i materiali utilizzabili, valutandone pregi e difetti. Visioneremo poi gli ostacoli base da cui partire per costruire un pump funzionale.

Non aspettatevi un disegnino con le quote della gobba o della curva perfetta. Primo non esiste, secondo non metto volutamente misure perché non ci sono quote giuste o sbagliate, ci sono regole nella costruzione che vanno seguite e che restituiscono risultati performanti pur con quote diverse. Capire queste regole ed entrare in un ottica costruttiva di questo tipo, vi permetterà di scegliere le quote che più fanno per voi, e soprattutto di sbizzarrirvi in prove di costruzione e nella creazione di ostacoli sempre diversi.

 

Materiali

I materiali da costruzione per un PT sono di base tre. La terra, con cui tutti all’inizio devono scontrarsi. Il legno e il cemento per chi ha già una buona esperienza e sa cosa vuole.

Terra

Questo elemento è il più facile da modellare, ottimo per chi non ha mai costruito niente o non ha esperienza nella costruzione di PT perché sarà semplicissimo modificare gli ostacoli fatti. Con un colpo di pala (facciamo un centinaio…), una gobba venuta male diventa una gobba perfetta. Ottimo perché insegna anche l’arte del trail building, e cioè dello spalare per costruire sentieri (di cui parleremo verso fine inverno… quando la neve si starà sciogliendo e dovremo fare manutenzione sui nostri sentieri preferiti). Ottimo mentre si gira perchè in caso di caduta attutisce il colpo ed è il più sicuro (terra battuta, niente pietre).Pro: Facile e perfetto/necessario per chi non si è mai confrontato con la costruzione di un PT, economico (a patto di avere un giardinetto o pezzo di terreno a disposizione),ottimo per cadere, facilmente modificabile e ampliabile in un secondo tempo.

Contro: Richiede molta manutenzione, non usufruibile in caso di bagnato per un lungo periodo di tempo, non usufruibile in caso di terreno secco se non previo annaffiamento dello stesso, non trasportabile, soggetto a rotture per cause esterne (animali che scavano, intemperie violente, vandali di vario tipo che vedendo due gobbe di terra pensano di poter modificarle a loro piacimento per girarci col booster).

 

 

 

 

Legno

I Pt modulari indicati nel link precedente sono proprio di legno, anima in legno (eventualmente si potrebbe fare in ferro) e copertura con “legno marino” o “skate light (classica pannellatura da skatepark)” che non sono altro che compensati un minimo flessibili con una copertura antiscivolo.

Ci vuole buona manualità e un’ottimo spirito progettuale per creare qualcosa di strutturalmente valido e idee chiare su geometrie e sul funzionamento del PT per avere una struttura funzionale e una forma adeguata. Non vi è quasi possibilità di errore poiché difficilmente si riescono a recuperare tagli sbagliati sul legno, si butta via e si riinizia da capo (al max recuperiamo la pannellatura o parte della struttura). Il legno di buona qualità costa tanto e non possiamo quindi ragionare sulla creazione di un pump “economico” o “così tanto per provare”. Bisogna partire con un progetto che sappiamo funzionare per noi e da lì creare i nostri moduli.

Pro: Trasportabile, super scorrevole e grippante, assorbe una parte di urto in caso di caduta grazie alla flessione della struttura, possibilità di aggiunte e modifiche (moduli nuovi) in un secondo tempo, compreso la modifica ciclica della disposizione dei moduli per avere sempre nuove piste, con i materiali giusti si può girare non appena inizia ad asciugare (molto più velocemente della terra) e non sarà scalfito da intemperie e assalti di animali (da assalti di vandali purtroppo sì…)

Contro: Non modificabile in caso di errore, costoso, richiede esperienza nella falegnameria e nella costruzione di PT, richiede una superficie perfettamente piana o spianabile dove posizionare i moduli. Richiede un minimo di manutenzione in seguito a rotture di pannelli, cedimenti strutturali e presa di giochi complessiva (più sarà di qualità la progettazione e la costruzione e meno problemi avremo in futuro, come sempre del resto).

 

Cemento

Qui possiamo avere cemento liscio e grezzo. Normalmente per le soluzioni casalinghe il cemento liscio possiamo dimenticarlo, non è necessariamente un male. Con un PT in cemento grezzo potremo girare anche sotto la pioggia senza grossi problemi, anche le fasi di sghiacciamento (in inverno) o pulizia saranno davvero rapide (basterà una scopa o un soffiatore) e potranno essere fatte con qualunque tempo. Ovviamente un pump in cemento dovrà ricalcare un pump sicuramente funzionante (di solito i pump vengono realizzati in terra e poi ricoperti) poiché la possibilità di modificare in seguito il progetto o aggiungere moduli nell’area utilizzata è pressoché nulla. Occhio a cadere che il cemento non assorbe niente e se granuloso consuma vestiti, protezioni e carni come se niente fosse.

Pro: Eterno, una volta costruito o entrano con un martello pneumatico o non avremo problemi di manutenzione (occhio alle crepe, lì il ghiaccio potrebbe fare danni, comunque riparabili con iniezioni di polimeri o bitume o altro), qui avremo il massimo grip e la massima scorrevolezza in presenza di una stesura uniforme del materiale. Possiamo girarci con la pioggia o dopo una violenta nevicata lavorandoci poche decine di minuti, il più versatile da questo punto di vista.

Contro: Costoso, sia come lavoro (prima si fa in terra poi si copre) sia come costo dei materiali da costruzione. Molto difficile da realizzare, soprattutto nella parte delle transizioni delle gobbe e dei salti, anche sulle curve non è facile dare l’inclinazione giusta al cemento che in fase di rapprendimento tenderà a scivolare verso il basso sfalsando le quote geometriche impostate. Impossibilità di modifica in caso di errore o di ampliamento (a meno di non avere altro spazio da utilizzare). Molto difficile da togliere una volta istallato. Il più pericoloso in caso di caduta poiché nessuna parte di urto viene assorbita.

 

 

Moduli principali

Analizziamo ora i moduli principali che compongono un pump track. Nuovamente sono tre, gobbe, salti, curve paraboliche. Partendo da questo possiamo sbizzarrirci nel modificarli, aggiungerli uno sull’altro, connetterli tra loro nei modi più disparati per fare delle zone di allenamento sempre diverse.

Partiamo dal presupposto di avere un piano base su cui cresce la nostra struttura. Il piano base può essere un giardino, un pezzo di terreno come una piastra di cemento (pensiamo ad una pista di pattinaggio) o una strada.

Per prima cosa è fondamentale che questa sia il più pianeggiante possibile. Se abbiamo un giardino in discesa cerchiamo in tutti i modi di terrazzarlo per arrivare ad avere diverse zone pianeggianti. Risulterà più semplice fare un PT su più livelli che un PT in salita o discesa (quasi impossibile). Come avrete capito il mio consiglio è quello di iniziare con la terra e sporcarsi le mani, provare e riprovare per capire perfettamente come “Shapare” (termine che indica il dare la forma alla terra) una perfetta transizione o a dare la giusta inclinazione ad una curva. Da lì a integrare i moduli il passo è breve e vedremo quindi gobbe sui salti (per creare più atterraggi o strutture diverse da copiare), gobbe in ingresso/uscita/centro curva, salti in curva e via discorrendo.

Anche la forma del pump potrà avere le forme più disparate e se si studia bene lo spazio e si ha voglia di spalare potremo creare incroci e cambi di direzione o varianti (es variante gobbe e variante salti affiancate).

 

Gobbe

Definiamo le gobbe come delle sporgenze curve che escono dal nostro piano base. Queste sporgenze dovranno avere una transizione (cioè un raggio di curvatura in fase di salita e discesa) identica da entrambe le parti. 

Dovranno poi essere smussate in cima con raggio leggermente inferiore a quello utilizzato per le transizioni. In pratica immaginiamoci di prendere un foglio dalle estremità della parte lunga e di cercare di far scorrere le estremità l’una verso l’altra fino a fare alzare di due dita dal tavolo il centro dello stesso. La forma che vediamo, di tipo sinusoidale, è tipicamente allungata alle estremità e rispecchia perfettamente la linea che dovrebbe avere una gobba da pump track. Sarà molto importante avere transizioni lunghe. Non abbiate timore di occupare spazio o che la spinta data dalla nostra gobba non sia abbastanza per progredire. Più la transizione è lunga e meno risentirà della velocità di percorrenza. Con questa frase intendo dire che una transizione corta, presa ad alta velocità, sarà letta dalla bici e dal nostro corpo come un impatto e difficilmente riusciremo a stare dietro alla frequenza con cui dovremmo ri-estendere gambe e braccia. In pratica una transizione corta, quindi una gobba con salita/discesa molto ripide e repentine, potrà essere utilizzata solo a basse velocità poiché con l’aumento delle stesse non sarà possibile seguire l’andamento del terreno e le ruote si staccheranno da terra per poi impattare sulla gobba successiva. Invece che gobbe per prendere velocità diventerebbero gradini che ci rallentano. 

Lungo e corto sono due concetti relativi. Diciamo che possiamo definire con transazione lunga (il minimo necessario) una gobba che contiene, dalla base all’apice, una bici (interasse mozzo-mozzo). Poiché non tutte le bici sono tutte uguali vi renderete subito conto come con una bici da 4x (carro lungo, angolo di sterzo più aperto, top tube lungo) e una bmx da freestyle (carro minuscolo, top tube più corto, angolo di sterzo verticale) abbiano due lunghezze molto diverse. Proprio per questo motivo una gobba che con una bici da 4x potrà sembrare troppo ripida o sarà letta come “corta”, con una bmx potrà essere affrontata al meglio. Ecco che subito risulta chiaro quanto detto nella scorsa puntata sui tipi di bici utilizzabili, vediamo infatti che le bmx già da qui guadagnano in quanto a versatilità potendo usufruire di strutture più piccole e risicate.

Non abbiate paura di avere transizioni troppo lunghe perché con l’aumentare della velocità vi accorgerete di come queste possano tornare utili.

Del resto se consideriamo due diverse velocità in linea retta rispetto al piano, notiamo come le percorrenze delle transizioni saranno più o meno rapide. Se io passo ai 15 km/h su una transizione su una superficie piana di 3 metri avrò una durata del transitorio di circa 0,75 sec, se io passo nello stesso punto ad una velocità doppia, e cioè di 30 km/h, il transitorio avviene esattamente in metà tempo e cioè 0,374. Vediamo come ad una velocità assolutamente normale in pump track (30km/h) una gobba spalmata (tra salita e discesa) su ben sei metri di spazio piano venga superata in poco più di mezzo secondo. Capite subito che a quella velocità una gobba similare ma più corta sarà letta come più brusca e meno efficace da pompare.

In questa equazione non abbiamo però tenuto conto dell’altezza della gobba stessa, valore che in termini numerici ci dice poco ma che a livello sensitivo conta moltissimo. A parità di sviluppo metrico sul suolo del nostro piano base una gobba alta avrà delle transizioni con raggio più corto, quindi più ripide e, a sensazione, avremo una risposta più secca della nostra bici. Ipotizzando quindi di avere i miei soliti 3 metri a transizione (quindi 6 metri per la gobba totale) vediamo come una gobba alta 30cm risulti assolutamente morbida anche andando forte, mentre una gobba alta un metro risulti ostica da affrontare a grande velocità.

Come vedete il fattore velocità, sia nel primo che nel secondo caso, è una variabile assolutamente fondamentale per scegliere le misure adatte. Vi rendete conto, dal discorso fatto poc’anzi che maggiore sarà la velocità e maggiore dovrà essere il raggio di curvatura delle transizioni, quindi, se per esempio progrediamo nella nostra tecnica e ci accorgiamo di non riuscire a stare dietro al ritmo impostoci dalle gobbe, ci troveremo a dover modificare il tracciato allungando o abbassando le stesse.

Questo vi dovrebbe far riflettere sulla frase iniziale riguardante il fatto che non esistono misure giuste e misure sbagliate, ma solo misure adatte ad una velocità e misure adatte ad un altra (e ovviamente misure fatte a caso che non vanno bene in nessun caso ma non c’era bisogno di dirlo).

Fondamentale sarà anche posizionare le gobbe una di seguito all’altra senza zone pianeggianti in mezzo (nelle quali si perde solo velocità e ritmo).

Salti

I salti in PT sono importanti. Lo sono perché si riesce a costruire strutture sicure in cui imparare a prendere confidenza con l’aria e dalle quali poter migliorare enormemente. Ovviamente in una fase avanzata di riding possono diventare salti tutte le gobbe propriamente dette, e quindi possiamo ipotizzare di iniziare a saltare da una gobba all’altra ecc. Detto questo però andiamo ora ad analizzare come deve essere fatto un salto sicuro.

Per prima cosa nei salti bisogna staccare in salita e atterrare in discesa. Inutile ai fini di un ritmo da PT creare rampe piatte (drop) e dannoso creare atterraggi in piano. Bisogna sempre avere una fase di salita, una fase piana in cima da saltare (o su cui poggiare le ruote se non si riesce ad arrivare in atterraggio) e un atterraggio in discesa. Considerate che se l’atterraggio è più alto dello stacco l’incremento di velocità, a patto di chiudere bene il nostro step up (così viene definito questo tipo di salto) è maggiore, inoltre la sicurezza è molto superiore ad altri casi poiché in caso di caduta l’impatto con il terreno avviene in una fase iniziale della parabola di discesa e quindi la componente di velocità verticale è abbastanza ridotta (è questa che ci danneggia in caso di caduta su terreno liscio). Meglio quindi creare step up in linea generale. Considerate però che un pump track è spesso utilizzabile in due direzioni, non esagerate quindi con il dislivello perché quello che in una direzione, la vostra preferita magari, è uno step up, al contrario diventa uno step down. Una buona via di mezzo può essere quella di fare panettoni in piano, quindi con stacco e atterraggio alla stessa altezza. Non disdegnate però un piccolo step up/step down perché sarà comunque un bello scoglio da superare tecnicamente in un secondo momento (preso da step down). Proprio per questa caratteristica di essere bidirezionale dovremo andare a creare salti con raggi di curvatura delle transizioni ampi e, il mio consiglio, è quello di creare salti non troppo bassi (altezza intorno al metro) e belli lunghi come transizioni (che non significa che la fase di volo, o il flat del panettone, come lo si voglia chiamare, sia lunga). 

Inoltre un consiglio che mi sento di darvi, soprattutto in una prima fase, è di creare rampe che abbiano una transizione curva (lunga come quella di una gobba) e poi una parte finale lunga almeno come l’interasse della bici piatta (quindi senza curvatura). Questo evita impuntamenti e rende l’atterraggio più agevole. Lavorare con le curve è sempre complesso, atterrare da un salto su una zona che è stata creata con geometrie da rampa è ancora più difficile. In una prima fase insomma meglio non calcare la mano in questo senso. Inoltre questa soluzione permette di allenarsi meglio sul fondamentale del bunny hop poiché non verremo spinti al di là del panettone dall’inerzia ma saremo noi a dover saltare al momento giusto per oltrepassare l’ostacolo.

Se volete iniziare con salti bassi va benissimo, ricordatevi sempre comunque di rispettare la regola della lunghezza della transizione/della fase piatta. Un salto con transizione corta risulterà molto più difficile e pericoloso di un salto con transizione lunga. Nel primo caso infatti la rampa risulterà molto nervosa e l’atterraggio risicato. Nel secondo caso invece avremo una rampa morbida (che piuttosto non ci sparerà in alto, ma tanto non è quello il nostro intento ora) e un atterraggio spazioso.

Come al solito vale la regola della velocità di ingresso. Se abbiamo un pump track “lento” potremo tenere misure, quindi transizioni e zone al limite del corto, se abbiamo un pump track molto veloce dovremo ampliare tutti i raggi di curvatura e la lunghezza delle transizioni. Per farvi capire immediatamente di cosa stiamo parlando guardate in dettaglio quanto è “lunga” come transizione e come è ampia come raggio una rampa da Dirt. E vi assicuro che quella in foto è una rampa da dirt abbastanza piccola e adatta a salti che vadano dai 2.5 a 4 metri di lunghezza. Niente a che vedere quindi con le misure odierne del dirt che richiedono infatti rampe molto più alte e morbide e velocità molto superiori.

 

Curve

Paraboliche, propriamente dette. QUItrovate l’articolo su come affrontare le paraboliche e la distinzione con le “semiparaboliche”. Ebbene quando andiamo a costruire un pump track non abbiate paura di inclinare il bordo della vostra parabolica ma soprattutto non abbiate timore di alzarla. Curve alte sono sicure, curve basse sono pericolose, senza limiti di sorta. Una bella sponda alta un metro con la parte finale verticale, anche se non sfruttata, non vi metterà mai in una situazione in cui rischiate di uscire (o quasi mai…), una curva alta un palmo invece sarà un piccolo trampolino deleterio in caso di errore. Un piccolo appoggio non darà il sostegno necessario alla bici per poterla utilizzare in modo corretto. Salite di altezza e inclinazione in modo che non ci siano velocità spaventose di ingresso e uscita e in modo che possiate entrare dentro a tutta e a piedi pari spingendo (lo vedremo a breve) per prendere velocità anche lì. 

Si vedono spesso gobbe in ingresso e in uscita di curva. Io personalmente le consiglio poiché obbligano ad una guida attiva per tutta la durata della curva ed evitano i “punti morti” di ingresso e uscita che, ad alte velocità, diventano i più pericolosi (in base alla linea scelta o alla velocità di percorrenza possiamo trovarci ad essere ancora un po’ piegati in uscita di curva quando l’appoggio sparisce, con la gobba questo non succede per la necessità di anticiparla).

Spesso si vedono pump track a forma di 0 o di 8. In questo caso le curve sono veri e propri tornanti a 180 gradi. Attenzione che non sono facili da realizzare. Consiglio di iniziare da curve più tranquille, magari 90°.

Qui la questione raggi di curvatura diventa davvero ostica. Come al solito è la velocità a decretare un angolo di curvatura ampio o stretto. Anche l’angolo di curva è importante. Curve sotto i 90° dovranno avere raggi più ampi poiché la fase di ingresso e di uscita saranno molto ravvicinate e non avremmo il tempo di entrare, spingere, uscire in caso di raggio di curva troppo stretto, e quindi in caso di appoggio risicato.

Per curva più cattive, tra i 90 e i 180 gradi il gioco si fa duro perché dovremo andare a ridurre il raggio di curvatura a parità di velocità per fare sì di non perdere troppa velocità durante la percorrenza. Per curve oltre i 180° dobbiamo utilizzare raggi davvero risicati perché, per mantenere il ritmo, dovremo passare meno tempo possibile sulla curva e far sì che la forza centrifuga batta di gran lunga quella di gravità.

In generale, state larghi, come già detto in precedenza. Meglio avere una curva che vi rallenta se arrivate a bassa velocità ma che vi permetterà di sfruttare il pump una volta che riuscirete a girare in pump track più velocemente. Creare una curva con raggio troppo risicato creerà un limite fisico nella pista che dovrà essere cambiata a livello di tracciatura, con grosse aggiunte di lavoro.

 

 

Ingrediente segreto: Grosso è meglio!

Non ragionate mai, o meglio, non costruite mai qualcosa che funzioni al meglio per il vostro limite tecnico attuale, costruite sempre qualcosa che vada oltre, senza rischi. Costruite gobbe che debbano essere affrontate più velocemente del ritmo a cui le prendereste adesso, cercate di essere sempre di voi il limite e non la pista che state costruendo, solo così migliorerete velocemente!

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