Parte integrante del nostro Pump Track, come del resto di una pista da bmx da cui i PT prendono spunto, sono i salti.

Questi possono essere proprio panettoni in cui saltare è quasi un obbligo, ma possono avere diverse forme. In particolare vedremo come due gobbe possono diventare un perfetto salto doppio, creando così i presupposti per abbandonare la paura del “vuoto” tra rampa e atterraggio.

In molti casi chi è capace a saltare bene su panettoni può avere blocchi, psicologici più che tecnici, quando sotto le ruote non ha la sicurezza che anche arrivando corto non succederà nulla.

In una situazione in pump, nella quale le due gobbe sono un passaggio fatto e rifatto mille volte, hanno una misura comunque piccola e le velocità sono contenute, possiamo lavorare per perdere quel blocco psicologico, imponendoci di provare e andando a capire che anche in caso di errore possiamo mettere in pratica alcune tattiche.

Prima di valutare però questo importante argomento andiamo a rispolverare un po’ la tecnica del salto e alcune accortezze per l’esecuzione giusta.

           

Salto

Prima di continuare vi invito a rileggere questa puntata ( Salti ), poiché lì è già spiegato in modo più dettagliato cosa stiamo per riprendere. Qui di seguito andrò solo a porre l’attenzione su alcuni punti essenziali in pump track e a far vedere alcune differenze necessarie.

Sappiamo dunque che per fare un salto fatto ad hoc dobbiamo padroneggiare al massimo il bunny hop. Non ci serve saper ollare sopra un tavolo da giardino, bastano pochi centimetri ma fatti bene, con le tempistiche giuste e il controllo che merita la manovra.

Come già spiegato nel topic linkato poc’anzi sarà fondamentale ollare al momento giusto sfruttando al massimo la rampa, uscire bilanciati e atterrare con l’anteriore.

Fondamentale in pump sarà atterrare poi nel momento giusto. Non possiamo permetterci, come spesso accade in freeride o in generale sui sentieri, di atterrare molto lunghi. Gli atterraggi sono massimo di una bici una bici e mezzo (ricordate quando vi dicevo, nella costruzione delle gobbe e dei salti che sulla transizione doveva starci almeno una bici… ora sapete un altro dei motivi!). Bisogna essere quindi precisi e non andare a spanne.

Qui entra in gioco la regola, scritta nel topic precedente, per la quale bisogna cercare di atterrare con entrambe le ruote nello stesso punto X, prima con l’anteriore e poi lasciando scorrere col posteriore. In questo modo, e cercado di avere come punto X l’apice della transizione di discesa della gobba di atterraggio, potremo avere un atterraggio morbido e riusciremo a prendere velocità.

Come potete vedere dalle sequenze sul panettone e sulle gobbe la tecnica non cambia. Non dobbiamo farci prendere dal fatto che in un caso abbiamo il piano prima dell’atterraggio e nel secondo caso abbiamo una salita.

 

Approccio alle gobbe

Come anticipato imparare a saltare da una gobba all’altra ci permette un ottimo lavoro di affinamento e presa di confidenza con i salti doppi. Impareremo subito infatti che, una volta che l’anteriore è andato di là il gioco è fatto. Per la maggior parte dei salti doppi (i classici “salti col buco”) vale questa regola. Se siamo infatti in grado di sfruttare a nostro vantaggio questo elemento avremo meno cose a cui pensare, meno parametri da valutare e soprattutto meno elementi di stress che possano deconcentrarci o farci desistere.

Cosa fare quindi se arriviamo corti o lunghi su un salto tra due gobbe (ma vale anche sui panettoni!).       

Iniziamo col corto perché sarà sicuramente la prima cosa che avverrà. Il 90% delle volte che vedo persone che provano la prima volta a superare in volo due gobbe, sono così impaurite e sicure che arriveranno sulla salita della seconda piuttosto che sulla discesa che alla fine capita proprio questo. La tendenza a questo punto è quella di spingere per metà sulla gobba per ridurre i danni. Come diceva il celebre maestro Yoda in Star Wars, “Fare o non fare, non c’è provare”.

Il provare è proprio quella condizione mentale che, ad essere onesti con se stessi, significa non riuscire e rischiare parecchio.

Convinzione prima di tutto. Abbiamo detto che ci dobbiamo concentrare sull’anteriore per mandarlo di là. Questo sarà il nostro obiettivo principale.

Nel precedente articolo risalta il fatto che deve essere sempre l’anteriore ad atterrare per primo. Le cose non cambiano, anche qui vale la medesima regola. Se l’anteriore è sulla discesa o sull’apice della gobba non avremo problemi di sorta. Sentiremo magari una gran botta sulle gambe nel momento in cui il posteriore non passasse, ma vedremo a breve le tattiche per evitare anche questo spiacevole inconveniente.

Se vediamo che l’anteriore è passato non dobbiamo avere timore a metterci peso e a portare le spalle sul manubrio. Se riusciamo infatti a far impuntare leggermente la bicicletta non avremo problemi a far passare anche il posteriore sfruttando la tecnica, già spiegata, di atterrare nello stesso punto prima con una ruota e poi con l’altra.

Lo dico nuovamente poiché tutti, le prime volte, tenderanno a saltare con la bici leggermente impennata (cioè con l’anteriore più alto del post). Il mio invito è, una volta che in aria vedete che arriverete sul landing, di puntare la bici in quella direzione e abbassare l’ant in modo da permettere anche al post di salire.

Questo sistema, in breve tempo vi permetterà di chiudere le gobbe, i doppi e qualunque salto alla vostra portata vi troviate davanti con relativa sicurezza.

Cosa fare invece se anche con l’anteriore non riusciamo ad andare al di là della seconda cresta. In questo caso l’impatto sarà forte e dobbiamo prepararci. Inoltre l’impatto avverrà con la bici in salita e quindi avremo, ipoteticamente un impatto perfettamente verticale. Non ci saranno escamotage come far scorrere via la bici che tengano. In questo caso dovremo essere noi bravi nel mettere in pratica quanto segue.
Per prima cosa la regola dell’atterraggio con l’anteriore continua a valere. Ovviamente però qui l’atterraggio sarà in salita e quindi non dovremo andare a impuntare la bici ma, in aria, dovremo già lavorare per cercare di portare la bici in una posizione nella quale l’anteriore è più alto del post in una fase aerea, ma comunque non tanto inclinato quanto la salita su cui stiamo atterrando, questo permetterà quindi all’anteriore di toccare per primo terra.
Normalmente, in fase di atterraggio, passiamo dal tutto esteso al tutto compresso per cercare di assorbire l’urto di discesa e rendere l’atterraggio più morbido possibile. Lo facciamo perché grazie alla pendenza favorevole dell’atterraggio la bici avrà comunque una accelerazione e non avremo grossi impatti da gestire. In questo caso non possiamo fare il medesimo ragionamento. Per questo motivo dovremo cambiare tattica e attuare una strategia più aggressiva. Dovremo infatti prepararci all’impatto in modo diverso cercando di sviluppare noi una scorrevolezza inesistente. Per questo motivo sarà conveniente accucciarci leggermente una volta trovato il giusto assetto in aria. A questo punto, appena prima di impattare dovremo scattare come molle e spingere su braccia e gambe. Da una parte questo aumenterà di molto l’urto, dall’altra, questo forte urto è proprio quello che ci serve per uscire da questa brutta situazione. Atterrando prima con l’anteriore e spingendo con braccia e gambe riusciremo, anche se in modo minore rispetto al solito, a generare una piccola accelerazione nella direzione voluta, e cioè in avanti. Questo ci farà risalire la gobba quel tanto che basta per avere l’anteriore sopra. A questo punto il gioco sarà fatto, potremo buttare tutto il peso in avanti per caricarlo e riuscire a ripartire a pompare nuovamente. Polsi e caviglie ringrazieranno ma diciamo che questo dovrebbe essere proprio un caso estremo da utilizzare una volta ogni tanto.

        

Ingrediente segreto. Pompare in atterraggio.

Una volta atterrati nel modo corretto potremo sfruttare la transizione come spiegato per le gobbe. Questo significa che atterreremo nella parte alta della gobba/landing del salto. In seguito assorbiremo solo in parte l’urto, sarà infatti conveniente iniziare subito a spingere nella zona concava che abbiamo tra due ostacoli. Non cercate quindi di assorbire tutto l’urto del salto perché sarà proprio questa pressione a farvi accelerare ulteriormente. Inoltre considerate che assorbendo l’urto in modo completo vi troverete poi in ritardo per la gobba/curva/salto successivo.

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