[RCM] PumpTrack ep.7: giochi per la confidenza

Qualcuno ricorda la puntata che feci sul concetto di confidenza? Ebbene se non la ricordaste è proprio QUI.

Oggi vedremo come il PumpTrack sia una palestra fondamentale proprio per questo concetto.

Abbiamo parlato, le scorse settimane, di come interpretare in modo canonico i vari elementi di un pump track.

Gobbe, pompare, saltare, curve sono ormai concetti assodati e abbiamo, in via teorica, capito come affrontarli.

Vediamo oggi come “giocare” con questi elementi per accrescere sempre più il nostro bagaglio tecnico e soprattutto per affinare quella gestione della bicicletta, quel sentire la bici come prolungamento dei nostri arti e non come mezzo estraneo. Vediamo insomma alcuni esercizi che ci aiuteranno a migliorare la nostra Confidenza.

 

Gioco 1. Manual sui salti.

Vediamo il primo giochetto. Abbiamo analizzato come fare manual nelle gobbe sfruttando le salite e le discese. Ma cosa succede se, ad esempio quando arriviamo lenti, proviamo a fare un manual su un panettone. Normalmente, se non siamo tanto pratici, possono accadere due cose. La prima è che ci sentiamo cadere all’indietro e con un colpo di freno (nei casi migliori) ri-buttiamo giù l’anteriore pesantemente. La seconda è che, non trovando il punto di equilibrio, l’anteriore ricada da solo pesantemente sulla parte piatta del panettone.

Quello che invece sarebbe utile imparare a fare è di fare un piccolo manual (o lungo in base al panettone che stiamo affrontando) e, soprattutto, di imparare a gestire la discesa della ruota anteriore in modo che avvenga precisamente nell’atterraggio del panettone stesso, valorizzando così l’ostacolo appena affrontato e prendendo quindi velocità. Come anticipato questa tecnica, oltre ad essere utile per la confidenza, è realmente importante quando si affronta un panettone a bassa velocità, una velocità per la quale, anche saltando con tutte le forze, non riusciremmo ad arrivare sul landing.

 

Vediamo rapidamente i passagi.

Per prima cosa dovremo assorbire al meglio la rampa, quindi partire da una posizione abbastanza estesa per utilizzare gli arti come ammortizzatori. Il corpo, come sempre parte più pesante del sistema rider-bici, dovrà essere il nostro punto di riferimento poiché, in effetti, sarà lui, questa volta, a seguire la parabola completa (un po’ schiacciata in punta). Abbiamo detto che andiamo ad assorbire la rampa, come l’anteriore si stacca da terra non andiamo a caricarlo, ma rimaniamo leggermente più arretrati in modo che non abbia carico e possa rimanere in aria. Mi raccomando che non dobbiamo cercare l’altezza con la ruota anteriore, almeno in una prima fase, vedremo dopo perchè.

Ci troviamo quindi con il busto eretto (perchè siamo rimasti un filo arretrati), le braccia che si stanno stendendo per andare ad assumere la posizione da manual, e le gambe che stanno finendo di assorbire, e quindi di piegarsi, mentre il posteriore esce dal kick. Ecco che arriva il momento saliente. Non appena il posteriore avrà superato il punto critico in cui, da pendente, il terreno diventa piano, quindi non appena finisce la rampa, ecco che le gambe vanno a fare il solito lavoro richiesto dal manual, e cioè vanno a spingere per far scorrere sotto di noi la bicicletta e fare alzare così ulteriormente l’anteriore. In base alla lunghezza del panettone dovremo decidere quanto spingere perchè, in caso di panettone molto lungo (diciamo più di 2 bici di lunghezza) dovremo mantenere il manual per un certo periodo, viceversa staremo solo un momento in manual. Ci tengo a precisare che nel primo caso il movimento più utile da un punto di vista velocità non sarebbe il manual stesso ma semplicemente l’assorbire il salto e percorrerlo con entrambe le ruote. Nel secondo caso invece il manual rimane la soluzione migliore per andare di là.

Tornando a noi ecco che siamo in manual con la ruota anteriore che si sta alzando e la posteriore che scorre sotto di noi spinta dalle gambe.

Siamo al momento topico della manovra. Dovremo trovare il perfetto tempismo con il quale questa spinta, risulti in un bunny hop che ci faccia ri-atterrare (di punta!) precisamente nella discesa. Per capire al meglio il movimento vi invito a rileggere questi due topic (Manual to bunny hop e bunny hop to manual

). In generale considerate, come tempi, che nel momento in cui vedete la discesa nella sua completezza, potete far partire il bunny hop. Questa regola è valida se state affrontando il salto a velocità bassa e se il salto è costruito a regola d’arte (quindi con landing ripido e concavo).

A questo punto vi troverete un istante in aria. In quell’istante avrete immagazzinato molta energia potenziale, che si trasformerà in velocità una volta che toccherete terra.

Mi raccomando sempre col dito sul freno posteriore!

 

Gioco 2 Transfer.

Ecco un giochino semplice che però vi darà ottime abilità di saltatori sui sentieri.

Spesso nei pump (non quelli in legno) abbiamo curve che si avvicinano tra loro. Magari la terra utilizzata per un curvone verso destra è la medesima utilizzata per un curvone dalla parte opposta verso sinistra (prima sequenza di foto), oppure troviamo una gobba, in un groviglio di linee, da cui poter saltare in qualche curva (seconda serie di foto) o magari vediamo che da una gobba riusciamo a saltare su un salto posizionato di fianco, e ancora da un salto a saltare in una gobba. Insomma crearci salti che non sono quelli canonici, ma che richiedono di spostarsi di traiettoria in volo, sarà un perfetto allenamento per i sentieri.    

Le applicazioni sono infinite (e infatti avremo una puntata sui transfer su sentieri). Pensate solo a utilizzare una pietra, o un avvallamento, per saltare una canalina dell’acqua di quelle che ti intrappolando in una linea obbligata sul sentiero. O ancora pensate di riuscire ad anticipare molto le curve sfruttando gli ostacoli del sentiero per raggiungere zone di frenata più alte di linea o risalire contropendenze.

Insomma starà a voi creare dei transfer sempre più difficili, grossi o piccoli che siano non ha importanza, spesso nei più piccoli serve più precisione e quindi sono anche più difficili. Per esempio nelle due sequenze proposte il più difficile è sicuramente quello che prevede di saltare la parabolica che non quello dalla gobba alla curva. Ricordate inoltre sempre di atterrare prima con l’anteriore e di curare particolarmente l’impostazione del salto, lo sguardo, e la gestione dei pesi in volo. Cercate di studiare bene il transfer prima di eseguirlo e non di lanciarvi a caso in aria sperando che non succeda niente o rischiando di irrigidirvi oltremodo.

 

Gioco 3 Nose.

In molti mi chiedevano il nose press. Ebbene qui andiamo proprio a parlare di nose e cioè di stare solo sulla ruota anteriore, ma lo facciamo in velocità, e non con l’aiuto del freno (io sulla bici utilizzata per le foto non ce l’ho proprio, in generale consiglio, mentre provate queste manovre, di togliere il dito dal freno anteriore per evitare impuntamenti indesiderati causati, eventualmente, da una frenata istintiva).

Questa variante, come potete intuire, è sicuramente la più difficile dei giochi proposti oggi.

Come per il manual anche il nose (detto appunto anche nose manual) può essere fatto sui panettoni o, più difficile tra due gobbe. É inutile provare a trovarci qualche senso da un punto di vista della velocità. Non ne ha. L’unico senso è la solita confidenza di cui parliamo spesso e un miglioramento incredibile nella gestione dei pesi e del movimento degli arti.

Quello che dobbiamo fare è semplicemente invertire i ruoli delle ruote rispetto al manual. Non essendo però le braccia, che comandano la ruota anteriore, forti come le gambe, che comandano la posteriore, non avremo i risultati utili del manual dal punto di vista della spinta.

Partiamo dai panettoni. Il gioco potrà essere fatto a velocità che, in pratica, ci permetterebbe di superare il panettone stesso. Farlo a bassa velocità diventa molto più difficile perché aumenta a dismisura il tempo nel quale dobbiamo stare sulla ruota anteriore.

 

Il posteriore, come potete intuire, dovrà sempre compiere la parabola che dalla rampa porta all’atterraggio. Nel mentre l’anteriore dovrà toccare il terreno (con leggerezza) e poi staccarsi appena prima dell’atterraggio per poter rientrare come se stessimo atterrando da un normale salto. Per fare questo usiamo esclusivamente le braccia, che andranno ad assorbire la rampa il più possibile per mantenere a terra l’anteriore. Nel mentre le gambe andranno a spingere come per un salto normale e questo farà sì che non avremo bisogno di scendere con le spalle per caricare l’anteriore. Questo movimento innescherebbe infatti una rotazione in avanti, decisamente non salutare su un salto se pur piccolo. A questo punto ci troveremo di fatto con tutto il peso in aria, quindi con l’anteriore che tocca terra ma senza gran carico su di esso. Sarà buona norma richiamare le braccia prima che il piatto del panettone finisca, e cioè che inizi la discesa. Questo permetterà di trovarci nuovamente in aria pronti ad atterrare.

 

Più complesso sarà ricreare la medesima manovra tra due gobbe. Di nuovo il posteriore andrà a creare la parabola che unisce salita della prima e discesa della seconda, mentre l’anteriore dovrà seguire l’andamento sinusoidale del terreno. Sarà davvero fondamentale a questo punto che le braccia lavorino al meglio per seguire il terreno senza impuntamenti. Dovremo quindi spingere nella discesa e assorbire la salita piegando gli arti superiori, proprio come accadeva in una normale “pompata”. La parte difficile qui è quella di riuscire a seguire al meglio con la ruota anteriore il terreno. Dovremo infatti rimanere molto concentrati e morbidi, utilizzare tutta l’escursione delle braccia e non aver paura di impuntarci. Questo esercizio è forse il più difficile spiegato fino ad oggi ma permette, in effetti, di trovare un feeling con la ruota anteriore e con la gestione dei pesi, incredibile e che non vi farà mai più arretrare in modo spasmodico e pseudo involontario sui trail.

 

Ingrediente segreto. Concentrazione significa morbidezza del gesto.

Tutti i giochi sopra elencati richiedono una grande capacità di concentrazione. Si tratta infatti di calcolare in modo sempre più preciso che movimenti fare e quando. Ovviamente nessuno è perfetto e la caduta è sempre dietro l’angolo. Sarà proprio la concentrazione e la prontezza di riflessi ragionata (conseguenza della concentrazione stessa e di uno stato d’animo tranquillo e non teso), a salvarvi. Vi mostro una sequenza, durante il photo shooting, nella quale le cose non stavano andando per il meglio. Nello specifico ho sbagliato la gestione dei pesi alzando troppo il posteriore in un nose tra due gobbe (la manovra più complessa spiegata oggi). Il risultato poteva essere peggiore, ma, grazie ad una bella dose di fortuna, aiutata dalla concentrazione e dal rimanere tranquillo (per quanto possibile) e morbido, e continuando a lavorare con gli arti per assorbire le asperità, sono riuscito a non cadere. Quindi MORBIDI.. sempre.

 

A brevissimo usciranno le date dei corsi di quest’anno!!!

Per chi volesse già una piccola anteprima saremo a Sestri Levante l’8-9 Marzo per un corso base di enduro-gravity….

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Jack

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