Come anticipato nella precedente puntata sulla guida attiva (LINK) oggi analizziamo i due stili di guida principali che troviamo nei rider professionisti. Qui parliamo puramente di discesa perché per quanto riguarda la salita c’è poco da fare; bisogna spingere e cercare una linea che spesso è l’unica fattibile… inutile pensare a tante interpretazioni, giù di gamba, tecnica e dinamismo sulla bici e si sale.
In discesa invece la cosa cambia. L’interpretazione di un percorso è fondamentale, la gestione di un passaggio ostico o di una linea più o meno redditizia o sicura è decisamente un argomento su cui spendere qualche parola. Avete mai notato come lo stesso passaggio, fatto da due rider diversi, possa sembrare facilissimo o quasi impossibile? Avete mai fatto caso che alcuni rider sembrano senza peso e saltellano da una parte all’altra del sentiero in ogni situazione mentre altri, dietro a questi e andando alla medesima velocità, utilizzano linee diverse e più dirette inglobando qualsiasi tipo di ostacolo si trovino davanti?
Non c’è un giusto e uno sbagliato, sono stili diversi. Penso che le definizioni “saltatori” e “spianatori” siano intuitive e definiscano al meglio quale tipologia di riding vogliamo identificare.
Saltatori
Ovviamente chi saltella non lo fa a caso. Come uno stambecco in montagna non mette gli zoccoli a caso nella roccia, anche chi ama saltellare da una pietra all’altra o evitare con un bunny hop una serie di ostacoli deve sempre aver preso perfettamente le “misure”. Con il termine misure intendiamo una serie di variabili che vanno dal tipo di bici utilizzata, al sentiero, alla velocità di approccio e alle proprie capacità fisiche e tecniche. Per fare un esempio pratico e intuitivo immaginiamoci di arrivare da un sentiero molto liscio e incontrare un letto di radici umide lungo un paio di metri (una bici e mezzo a spanne). Dopo questo letto di radici leggermente in discesa troviamo 3 o 4 metri di sentiero liscio e poi una curva secca a destra.
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Il gioco del saltatore sarà ovviamente quello di ollare completamente le radici per frenare poi nella zona pulita ed entrare in curva. Per farlo ovviamente do per scontato che il gesto del bunny hop venga fatto perfettamente e senza problemi, di istinto insomma. Vediamo come le variabili entrano in gioco. Nella prima situazione che possiamo valutare troviamo che sto affrontando questo sentiero per divertimento e non mi interessa il tempo. Sono in giro con la mia fedele FRONT da enduro, sella bassa e ruote abbastanza scorrevoli ma con poca impronta e quindi con una frenata buona ma non ottima. Il fatto che sia con una front mi fa subito pensare che non avrò problemi a saltare in alto e in lungo poiché non ci sarà la sospensione posteriore ad assorbirmi parte della spinta del bunny hop. Anche l’idea che le gomme non abbiano questo potere frenante mi fa pensare che sia meglio affrontare l’ostacolo con una velocità sufficiente a passare il mio letto di radici ma che non mi metta in crisi nella staccata. Infine, e molto importante, non ho il cronometro a mettermi il fiato sul collo. Decido quindi di rallentare al punto giusto per poter ollare con decisione e sicurezza, di frenare con tranquillità e di fare un bel passaggio pulito e stiloso. Stesso passaggio in gara con la mia bici da DH. Ovviamente ho una biammortizzata sotto il sedere, e che biammortizzata!
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Molto più pesante della mia front e con una abbondante escursione al posteriore, non mi permetterà di essere così efficace nel bunny hop. Dall’altra però le gomme con sezione generosa mi permetteranno una frenata spaventosa, così come le sospensioni che mi aiuteranno molto a poter anticipare la frenata in fase di atterraggio. Infine sono in gara e quindi il cronometro conta e devo concentrarmi sulla staccata e sulla curva per non perdere tempo prezioso. Ecco che a questo punto salterò sempre le radici, ma nel farlo entrerò molto più forte in ingresso e sarò molto meno incisivo nel bunny hop. In questo modo sorvolerò le radici a pochi cm evitando di perdere così tempo prezioso. Inoltre atterrando avrò gran pressione sulle gomme che mi permetteranno di frenare nonostante la velocità di ingresso in staccata sia decisamente più alta che nell’esempio precedente. E con una full da all mountain – enduro mentre sto provando i percorsi su cui farò poi una gara? Ecco una situazione “via di mezzo” e come tale richiederà una soluzione analoga. Potrò quindi saltare un po’ più in alto che con la dh ma senza esagerare con la velocità di ingresso come accadeva con la front, cercando una giusta via di mezzo nella quale mi senta sicuro e in cui riesca ad avere un piccolo margine di miglioramento da utilizzare poi in gara. Insomma come vedete il “saltatore” non ha una sola scelta, ne ha tante che dipendono da variabili più o meno legate al contesto ma comunque ugualmente importanti. L’esempio appena discusso descrive però una singola situazione. Il “saltatore” utilizzerà la sua tecnica anche in altre zone del percorso, e lo farà sempre traendone un vantaggio. Ad esempio e ci immaginiamo una pietraia possiamo vedere come molte pietre (non tutte ovviamente!!!), possano essere utilizzate come piccole rampe, e altre come atterraggi. Ecco che un tratto di pietraia super scassato diventa subito una linea ritmica e non più la zona spacca braccia che tutti odiano.
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Ovviamente per quanto riguarda le linee e la convenienza di questo tipo di guida bisogna valutare da situazione a situazione, da rider a rider. Se io so che in quel punto della pietraia, dove vedo una bella pietra liscia che può aiutarmi a saltare una zona di roccioni acuminati, arrivo a quella tale velocità che, con le mie capacità, mi permette di saltare e raggiungere un’altra pietra da usare come atterraggio in discesa proprio sulla mia linea prescelta, sarò ben contento di effettuare questa manovra e la farò con tranquillità. Magari un altro rider riesce ad arrivare nello stesso punto della pietraia, e a prendere la medesima pietra liscia molto più veloce. Magari tecnicamente è più bravo di me nel saltare e quindi non atterrerà dove atterravo io, ma sceglierà un altro atterraggio qualche metro più avanti che gli permetterà di mantenere la linea che per lui, per le sue capacità e per la velocità a cui arriva, appare decisamente migliore. Saltare, in particolare nelle zone tecniche, ha il grande PRO di poter evitare zone o ostacoli brutti, inoltre, se fatto a modo, permette di sfruttare al massimo il terreno accelerando anche in zone davvero scassate ma, magari, ugualmente ritmiche. Il Contro è che se si sbaglia si paga caro. Cadute, rotture di pezzi (magari la ruota post arrivata corta e sbattuta sulla pietra scelta come atterraggio), ritmo che si spezza completamente lasciandoci ad alta velocità in zone magari spaccate e su una linea dove non vorremmo trovarci, ecc ecc.
Spianatori
L’altra tipologia di rider adotta la tecnica che in inglese viene definita “pick and destroy”. Scegli la tua linea e distruggi tutto quello che c’è in mezzo. In pratica l’idea di base è quella di scegliere la linea migliore a prescindere, nei limiti del possibile, da ciò che incontriamo. Pietre, radici, buche, dossi… Tutti elementi che andremo ad assorbire con le sospensioni della bici e soprattutto con i nostri arti, le sospensioni migliori che abbiamo. Questo tipo di guida è fatta di anticipi, di colpo d’occhio e tempismo. Immaginiamo il medesimo letto di radici utilizzato per la spiegazione precedente.
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Il gioco, questa volta, non è più quello di saltare l’ostacolo, ma di passarci sopra cercando di patire il meno possibile. Per prima cosa in ingresso dovrò valutare il fatto che con questa tecnica, anche se rimango attivo sulla bici e minimizzo l’effetto, avrò un rallentamento indotto dall’urto ripetuto delle ruote sulle creste delle radici e in generale su tutte le zone del terreno “in rilievo”. Dovrò quindi valutare un ingresso sul letto di radici che mi permetta di uscirne alla velocità giusta per impostare la frenata. Dovrò anche qui valutare con che bici sono e quali sono le mie mire. Con una Dh magari sentirò a malapena le radici più grosse e riuscirò a tenere una linea retta senza perdere quasi velocità, con un frontino da xc o enduro avrò invece il posteriore che impatta violentemente e che mi richiede un gran lavoro di gambe, avrò un rallentamento più marcato e dovrò mettere in conto un fase di assestamento prima della frenata per evitare di dover iniziare a staccare con il posteriore ancora a zonzo o senza grip.
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Allo stesso modo la preparazione fisica e tecnica mi darà informazioni sulla velocità a cui devo affrontare la zona, se sono a fine discesa e ho le gambe di legno per via dello sforzo probabilmente mi converrà rallentare più che se fossi ad inizio discesa con gambe e braccia fresce. Di nuovo tutte queste variabili vanno ad affollare la testa del rider che dovrò valutare d’istinto e scegliere la velocità giusta e sicura d’ingresso. Come già accennato per questo tipo di guida sono fondamentali anche gli anticipi, il tempismo e la coordinazione. Se io vado ad anticipare quella che sarà la risposta della bicicletta, se io mi aspetterò cioè che la ruota anteriore impatterà la tale pietra in quell’istante e so di non dover avere gran grip in quell’istante, potrò alleggerire un attimo l’anteriore per farlo passare più agevolmente, andando nuovamente a caricarlo subito dopo. In questo modo la perdita di velocità sarà minore e il controllo/grip subito dopo l’ostacolo sarà maggiore poiché la ruota non verrà alzata eccessivamente dall’urto. Si parla di coordinazione perché quello che facciamo con l’anteriore (braccia) dobbiamo farlo al momento giusto anche col posteriore (gambe), rendendo la manovra decisamente difficile da un punto di vista di gestione del movimento. I PRO in questo tipico di approccio stanno nel fatto che in quasi tutti i passaggi (copiabili) si minimizzano i rischi e che chi non ama staccarsi da terra può comunque trovare una tecnica abbastanza efficace. I CONTRO sono invece che non tutti i passaggi possono essere fatti, dove non riesco a copiare devo saltare, trovandomi magari in difficoltà. Questa tecnica risulta inoltre meno redditizia in termini di velocità in molte zone (specialmente quelle più ritmiche e artificiali) rispetto alla prima.
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Ingrediente segreto: che tipo di rider sei?
Premesso che le considerazioni di cui sopra valgono solo per chi ha una guida attiva (altrimenti la tipologia è “passivo”) come riconoscersi o identificarsi in queste due categorie? Molto semplice, avete confidenza con l’aria e sollevarvi in ogni situazione e condizione non vi crea un blocco mentale ma anzi vi sembra la cosa più naturale del mondo? Siete probabilmente saltatori. Pur di non staccare le ruote da terra assorbireste anche l’amico che vi è caduto davanti e che dovete scavalcare per l’inerzia? Siete probabilmente Spianatori! Un consiglio, non forzatevi ne’ in un senso ne’ nell’altro, il vecchio detto del “chi nasce quadrato non può morire tondo” vale anche qui. Ovviamente potremo allenarci per alimentare le doti di assorbimento o di controllo della fase aerea per non avere lacune, ma l’impostazione mentale di base dipende dalla persona e non può e non deve essere variata con la forza!
Ricordo anche oggi che mi potrete trovare all’EXPOBICI di padova nell’area esterna delle esibizioni. Parteciperò alle dimostrazioni di freestyle con gli altri ragazzi del TEAM 360 Degrees. Venite a trovarci numerosi, noi siamo già qui ad allestire da ieri per potervi offrire uno spettacolo indimenticabile!!!
Orari Show Area esterna pad. 10
Sab/Dom 11-13-16-18
Lun 11-14-16
Ricordo inoltre che ci sono ancora posti nei corsi di fine settembre (Val Brembana) e inizio Ottobre (Agordo), nonchè nei POWER WEEK END di questo inverno in giro per l’Italia
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