[RCM] Uso delle protezioni: capitolo 3

Eccoci finalmente alla puntata più importante della mini serie sull’uso delle protezioni ( puntate N°1 e N°2 ).

Oggi parliamo di due protezioni che non dovrebbero mai mancare, nemmeno per andare a prendere il pane, casco e occhiali.

Testa e occhi sono due parti molto delicate ed importanti. Un impatto violento con il terreno può provocare facilmente una perdita di conoscenza o un blackout momentaneo. Mi è capitato abbastanza spesso, purtroppo, di vedere rider a terra ko, altri cercare di rialzarsi barcollando, altri messi peggio che stavano per ingoiare la lingua (reazione possibile quando si subisce un trauma cranico forte) o muoversi involontariamente per reazioni nervose (tipo epilessia). Non sono scene belle e in tutti i casi erano la conseguenza di forti traumi cranici. Io stesso purtroppo sono stato vittima un paio di volte di traumi che mi hanno messo ko o mi hanno tolto la memoria dell’accaduto o la percezione spaziotemporale (Non sapevo che periodo dell’anno fosse o dove fossi quel giorno). Altre volte è capitato che ragazzi mi telefonassero circa 15-20 volte in due giorni chiedendo ogni volta la medesima cosa perché ogni tot si “resettavano”.

 

La mia intenzione non è quella di fare terrorismo psicologico, è solo quella di sensibilizzare sul fatto che finché le cose vanno bene siamo tutti felici, ma quando le cose vanno male possono andare davvero male ed è meglio prevenire che curare.

Ho inserito anche occhiali e mascherine nelle protezioni necessarie. Per molti infatti la protezione agli occhi serve per evitare la lacrimazione mentre si va forte, vedremo che in realtà non è proprio così e che questi elementi sono spesso sottostimati in quanto ad importanza.
Partiamo proprio di qui.

 

Occhiali e mascherine.

Gli occhiali sono un classico del ciclismo, anche su strada o nella passeggiata dei merenderos domenicali vediamo che l’occhiale viene associato proprio alla possibilità di vedere senza il sopraggiungere di lacrime ed evitando fastidiosi moscerini negli occhi. In realtà nella mtb l’occhiale ha una funzione più ampia. Sicuramente nei boschi o in generale in fuoristrada ad impattare contro gli occhi non sono solo aria e piccoli insetti ma anche rami, elementi vari del bosco quali foglie, spine ecc e terra, fango e sassi provenienti dalla ruota anteriore. Già solo per questo vediamo quanto siano fondamentali come accessorio, anche perché la visibilità è tutto per poter anticipare al meglio i passaggi e gli ostacoli che ci troviamo davanti , soprattutto ad alta velocità.

Perfetto allora, tutti con gli occhiali a goccia alla top gun e via a pedalare belli stilosi. Non è così semplice. Se questo concetto può valere per i soliti merenderos della domenica vediamo come non valga per chi pratica off road. I motivi di base sono due.

Per prima cosa le velocità in mtb sono spesso molto basse, soprattutto in salita sul tecnico dove la visibilità è importantissima. In giornate fredde o abbiamo degli occhiali di qualità e con un buon sistema anti appannamento o ci troviamo a brancolare nella nebbia, inoltre anche se li togliamo e li incastriamo nel casco (come spesso accade) o li agganciamo al petto, li mettiamo in tasca, possiamo fare cosa vogliamo ma saranno sempre vicino al nostro corpo che emana calore e tenderanno ad appannarsi. Occhiali di qualità hanno trattamenti sulle lenti che evitano il più possibile l’appannamento e che provvedono a velocizzare il processo di spannamento.

Secondo, ma non per importanza, anzi, in mtb capita più spesso che in altre discipline di cadere, occhiali non idonei diventano vere e proprie armi. Immaginatevi un occhiale non sportivo con lenti in vetro o plastica dura che, in una caduta, esplodono in mille pezzettini… allo stesso modo immaginatevi una struttura dell’occhiale super rigida che preveda stanghette rigide in metallo o peggio cerniere delle stanghette sporgenti. Pensate in caso di caduta se pressate sulla pelle e sulle tempie che danni possono fare. Per questo motivo gli occhiali sportivi hanno un certo tipo di struttura, di stabilità, di lenti. Con alcuni caschi aperti è possibile, e in molti lo consigliano, mettere gli occhiali fuori dai laccetti di chiusura in modo che siano liberi di andarsene in caso di caduta.

Con tanti caschi invece gli occhiali andranno messi necessariamente all’interno di tali laccetti. Non c’è un meglio o un peggio, dipende dalla caduta. Stiamo cadendo nei rovi o nel sottobosco? Sarebbe molto meglio che gli occhiali rimanessero addosso per pararci da spine, rami, foglie, altri impatti possibili. Stiamo dando una facciata sul terreno liscio, forse sarebbe meglio che gli occhiali se ne andassero e lasciassero al casco il compito di assorbire l’urto senza creare punti di pressione strani (anche vero che gli occhiali saltano via dopo l’urto quindi la facciata presumibilmente la prendo comunque con gli occhiali addosso, almeno la prima!). Personalmente uso occhiali di qualità e li tengo all’interno dei laccetti.

risulta evidente la differenza tra occhiali sportivi e occhiali casual. Inoltre anche le diverse tonalità di lenti sono ben visibili in questa foto.

Alcuni occhiali sono dotati anche di sistemi per prevenire il fenomeno del sudore che cola negli occhi. Ben venga come ogni idea furba ma diciamo che se dovessi scegliere tra occhiali con lenti buone o con sistema anti sudore sceglierei i primi. Se poi posso avere entrambi meglio!

Mascherine. Usate ormai praticamente da tutti in discesa e freeride sono spesso bistrattate come accessori esagerati. In realtà la protezione che offrono grazie alle loro lenti larghe in plastica è qualcosa di fondamentale in caso di caduta violenta. A proposito di urti violenti non ho dubbi nel dire che la mascherina mi ha salvato la vita. In una caduta ad alta velocità ho cappottato in avanti (over the bar) e ho preso in pieno volto un tronco che usciva da terra, purtroppo non per lungo ma proprio la parte tagliata (più spezzata che tagliata). Naso distrutto e vari problemi a seguire… ma senza mascherina (che ha riportato i danni che vedete in foto e ha assorbito gran parte dell’impatto prima, l’ha deviato poi, non credo che sarei qui a raccontarvi di come affrontare salite e discese o almeno non sarei qui con entrambi gli occhi funzionanti (visto che il naso, se deve deviare un corpo che vi arriva verso la faccia, lo devi a destra o a sinistra, quindi su occhio/zigomo destro o sinistro).

A parte questa parentesi di super terrorismo psicologico spesso non ci si accorge dell’importanza di un componente finché non ci si sbatte, è proprio il caso di dire, il naso. Esistono anche mascherine con paranaso integrato, vivamente consigliate. Importantissimo inoltre è valutare sempre l’acquisto di maschere di qualità e con “doppia lente”. Oltre a prevenire l’appannamento in modo decisamente migliore è una protezione extra. La struttura della mascherina inoltre protegge in parte anche le tempie grazie alla plastica morbida con cui è costruita. Ci sono solo vantaggi nell’indossarla in discesa.

Si indossa ovviamente con la fascia elastica fuori dal casco (integrale o aperto che sia, gli attuali caschi aperti da enduro hanno forme apposite che permettono di indossarle senza problemi di interferenze in alette o sistemi di ventilazione) e facendo ben attenzione che la spugna si posi su zigomi, naso e fronte. Spesso capita di vedere spugna che sfiora le palpebre inferiori o maschere appoggiate sulla punta del naso.

Ci sono lenti di varie tonalità sia per occhiali che per mascherine, importante anche qui andare su prodotti di qualità e possibilmente avere almeno 2-3 scelte di gradazione, molto scuro per campo aperto, medio per giornate soleggiate e sottobosco, trasparente o meglio giallo/arancione per giornate con poca luce o la sera.

Per chi ha problemi di vista il mio consiglio è di usare lenti a contatto morbide, magari quelle giornaliere. Se possibile è la situazione certamente più sicura. Al secondo posto (ma davvero dispendiosa) farsi costruire lenti con le apposite gradazioni ma sempre sportive. Anche per le mascherine ci sono strutture da inserire all’interno della stessa su cui montare le lenti, la trovo una soluzione anche valida ma certamente meno performante e sicura delle lenti a contatto.

Vietato, vietatissimo utilizzare gli occhiali da vista di “tutti i giorni” sia al posto di quelli sportivi che incastrati in modo più o meno sicuro sotto la maschera.

XC: ovviamente si parla di occhiali e non mascherine perché qui la parte di discesa è spesso minoritaria rispetto a quella di piano e salita. Importante la possibilità di scegliere al meglio la gradazione delle lenti in base ai sentieri che stiamo andando a fare.

Enduro: LA MASCHERINA!!!! portatela nello zaino, appesa alla sella, al manubrio al telaio.. dove volete. Pesa si e no 30 grammi e sicuramente non vi da fastidio né vi occupa spazio. La svolta per le discese impiccate e tecniche tipiche dell’all mountain enduro.

Gravity: Qui nemmeno valuto l’idea di avere occhiali. Solo mascherine e mi raccomando la doppia lente.

Freestyle: Come al solito questa disciplina esula un po’ dagli standard. Per dirt e slope style in particolare la mascherina è un accessorio utile per via delle velocità raggiunte, della polvere ecc. In street/park possiamo anche non usarla perché le velocità sono minori e come al solito si cade sul liscio e non ci sono rami o altro nei quali possiamo incappare.

Casco

In realtà sarebbe meglio dire caschi. Per semplicità andiamo a valutare le quattro categorie più grosse che troviamo in ambito caschi. Caschetti aperti super leggeri, caschi aperti con protezione per la nuca, caschi a scodella, caschi integrali (in quest’ultima sezione valuteremo anche i caschi con mentoniera rimuovibile o fittizia).

Ci tengo a precisare una cosa prima di iniziare. Abbiamo visto ad inizio topic perché questa protezione è così fondamentale. Non lesinate su questo componente, mai. Sconsiglio di comprare caschi usati a meno che non siano davvero “nuovi”, magari usati una volta e dati via per errata taglia o simili. Consiglio inoltre sempre, prima di prendere un casco di provarlo. Sulla carta può essere il casco con la forma e la misura perfetta ma la testa di ciascuno di noi ha forma diversa, ha protuberanze, raggi di curvatura diversi in vari punti e un casco che calza perfettamente ad una persona può risultare scomodo ad un’altra, così come la taglia che cambia drasticamente in base all’azienda che produce il casco (anche coi numeri, a sensazione un 58 di un produttore può essere molto diverso da un 58 di un altro). Per prima cosa nella scelta di un casco dovremo comunque andare a misurare la circonferenza della nostra testa (zona fronte-nuca), metro da sarto o filo con misurazione rettilinea a posteriori sono entrambi metodi validi. L’importante è sapere dove ci posizionamo, testoni, normoteste o testine??

Questo ci aiuterà ad aiutarci da subito sulla taglia più giusta. Come detto però provate sempre il casco, e provate sempre anche una taglia in più o in meno… un po’ come quando scegliete le scarpe e vi fate portare il mezzo numero in più o in meno per vedere se si riesce ad affinare il feeling.

La visiera, tra i super leggeri alcuni l’hanno altri no. Ovviamente non serve solo per il sole (anche perché a quel punto dovrebbe essere decisamente più lunga d come la troviamo sulla stragrande maggioranza dei caschi) ma per evitare che rami e frasche ci arrivino negli occhi quindi per un uso fuoristrada ben venga!

Le prime due categorie hanno struttura abbastanza simile, spesso però i caschi super leggeri hanno una struttura alta dietro, derivante dai caschi da strada, in cui è favorita l’areazione e in cui la nuca rimane del tutto scoperta. Al contrario i caschetti con la nuca coperta risultano spesso più caldi (non sempre) e meno areodinamici, oltre che ovviamente più pesanti per via del materiale in più presente. Ciò che accomuna invece questi due tipi di casco è la calzata. Abbiamo infatti varie regolazioni fondamentali, oltre ovviamente alla taglia che deve essere esatta. Normalmente abbiamo una regolazione che agisce proprio sulla circonferenza della testa tramite tiranti in plastica morbidi ma non elastici. Tale regolazione può essere a rotella o tramite sistemi a scorrimento (confronto in foto) e va ad agire stringendo la testa all’interno della calotta. Un buon sistema permette al casco di rimanere in posizione senza ulteriori ausili anche girandosi a testa in giù o scuotendo la testa da una parte e dall’altra.

Veniamo alle regolazione dei cinghietti laterali, regolazioni che accomunano i primi due tipi di casco citati e anche i caschetti a scodella. Per prima cosa dovremo andare a posizionare i blocchi laterali che uniscono il cinghietto anteriore e posteriore su ogni lato in modo che si incastrino sotto il lobo dell’orecchio. Nel farlo dovremo ovviamente valutare che il casco sia centrale sulla nostra testa e non eccessivamente avanti/indietro o a destra/sinistra.

Proprio in base a come regoleremo questi blocchi avremo una stabilità migliore del casco in caso di urti con rami o simili. Il casco verrà infatti riportato in posizione automaticamente, sempre che l’abbia persa.

Sappiamo che i blocchi laterali uniscono i due cinghietti che arrivano dalle tempie e dalla parte laterale della nuca in un unico cinghietto (o meglio sempre due cinghietti ma appaiati), è fondamentale regolare singolarmente ogni cinghia e non andare a coppie. Troppe volte ho visto cinghie posteriori molli perchè la regolazione veniva fatta senza disaccoppiare le due fasce provenienti dal casco. Col casco in testa e i blocchi sotto le orecchie entrambe le cinghie devono essere tese.

Fatta anche questa operazione andiamo a stringere infine la clip sotto il mento. L’ideale è far sì che la fascetta sfiori la gola. Non avremo così fastidi nei movimenti e nella respirazione ma sarà pronta a tenere in sede il casco in caso di urto.

Per quanto riguarda invece la regolazione sulla calotta cranica dei caschi a scodella normalmente non è presente (su alcuni sì). Dove presente funziona come spiegato poc’anzi.

Gli integrali hanno regole a se. Non sono granchè regolabili, l’unica cosa che possiamo fare per adattarli alla nostra testa/faccia è spessorare o cambiare le imbottiture interne vicino alle zone di pressione. Con i caschi integrali normalmente vengono fornite delle mezzalune in spugna, proprio quelli sono gli spessori da inserire tra calotta e imbottitura. Possiamo andare a spessorare anche con altri sistemi se abbiamo bisogno di spessori maggiori (funzionale è l’adesivo isolante per infissi poiché ha una consistenza ottima, è facilmente modellabile in quanto a spessori e forme e viene venduto di vari spessori).

Come e se spessorare è forse la parte più difficile della regolazione di un casco.

Partiamo prima dal capire se un casco integrale è giusto o no per noi. Per prima cosa un casco “full face” non deve entrare in testa come un tappo su una penna. Non dico che dobbiamo strapparci le orecchie o che a casco calzato ci si debba trovare con le guance compresse e la bocca a pesce… diciamo però che più il casco stringe (da nuovo, poi col tempo normalmente cedono leggermente) migliore sarà la calzata. Ovviamente parliamo di una pressione non fastidiosa su testa e faccia, ma percepibile.

Quello che non deve accadere è che il casco possa muoversi lateralmente, o su e giù. Un buon test è provare a infilare un dito all’altezza della guancia da sotto. Dobbiamo fare fatica a farlo entrare.

Un’altra cosa fondamentale è che l’integrale va calzato in modo tale che la parte superiore che copre la fronte sia appunto sulla fronte, appena sopra le sopracciglia. Vi accorgerete che così facendo il mento viene coperto anche nella parte bassa. Troppe volte vediamo rider con il mento scoperto e la fronte pure. La mentoniera protegge il mento, non tutta la faccia (su caschi di derivazione motociclistica la mentoniera davanti è molto alta e spesso va a coprire quasi fino al naso). Le mascherine sono progettate per entrare nella zona vuota del casco in modo perfetto o quasi, se noi mettiamo il casco troppo verso l’alto ci accorgiamo di avere la spugna inferiore della mascherina troppo vicina agli occhi, meno visibilità e fastidio. Viceversa se il casco è al posto giusto non avremo problemi di interferenza e comodità. Su alcuni caschi integrali la zona per la maschera è davvero risicata e con maschere voluminose possiamo non avere una perfetta aderenza della stessa alla faccia. Grave, molto meglio la situazione opposta in cui la maschera ha più spazio per muoversi (ce la dovrebbe avere sempre) poiché la mascherina deve essere solidale alla faccia e non al casco.

uesto modo avremo un’opposizione a quel movimento del casco e dovremmo riuscire a renderlo più saldo.

Un’altra cosa che il casco integrale non deve avere sono punti di pressione fastidiosi. In quel caso di nuovo vediamo se riusciamo a spessorare leggermente intorno a quella zona per creare una pressione più omogenea o, se siamo in fase di acquisto valutiamo l’idea di cambiare modello, marca. Proviamo altri prodotti anche se magari esteticamente ci piacciono meno perché girare con un casco bello è meglio che fermarsi a metà giornata con un casco stupendo e il mal di testa.

Un’altro problema che capita spesso è quello di vedere caschi integrali con la mentoniera che quasi tocca il viso. In questo caso probabilmente la misura è piccola o l’imbottitura posteriore è eccessiva. Andate ad agire proprio su quella assottigliandola o valutate un altro modello se in fase di acquisto.

I caschi con la mentoniera staccabile, così come quelli con mentoniera fittizia (cioè senza supporto per le guance e mentoniera spessa un dito che copre giusto da urti sul liscio, quei caschi che sembrano insomma usciti da uno slalom speciale sugli sci) sono vivamente sconsigliati. Dal mio punto di vista la comodità non è tanto lontana da quella di un integrale e la protezione non molto distante da quella di un casco aperto (anche se ovviamente le campagne pubblicitarie cercano di convincervi della cosa opposta, comodo come un aperto, protettivo come un integrale). Le mentoniere di quelli componibili sono spesso molto meno rigide di una mentoniera da integrale e il fatto che non ci sia imbottitura sulle guance fa sì che in caso di urto di faccia il casco abbia la possibilità di muoversi e arrivare con la mentoniera (plastica) a contatto col viso. Meglio della terra o delle pietre direte voi. Sì ma peggio di un integrale vero. Ricordate la storia del sentirsi sicuri quando non lo siamo. Ecco questi caschi fanno proprio questo scherzo. Uno crede di avere un integrale e scende come se non ci fosse un domani, poi quando va per terra non ha proprio un integrale, ma una via di mezzo. Con il caschetto aperto invece le velocità si riducono e la sicurezza percepita diminuisce. Come sempre prevenire è meglio che curare, in questo caso la prevenzione è mentale.

 

Attenzione, con questo non voglio dire che i caschi con mentoniera staccabile o fine siano da buttare. Chi li utilizza considerandoli come caschetti aperti (e quindi senza prendersi troppi rischi) ha solo benefici dal loro utilizzo, il mio vuole solo essere un monito sul fatto che non siano veri e propri integrali e che quindi non vadano considerati in questo modo.

Vediamo un elenco di errori.

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XC: Caschetto aperto ovviamente, meglio se con nuca coperta. Ormai anche i materiali studiati per l’all mountain hanno raggiunto un peso e una areazione davvero buona quindi perché lesinare su un po’ di protezione in più?

 

Enduro: Aperto per la salita, integrale per la discesa. In gara è obbligatorio, a meno che non si debbano affrontare giri montani da mille mila metri di dislivello nei quali il chilo in più/meno nello zaino rappresenta un vero problema appendete l’integrale allo zaino o considerate sempre che in discesa dovrete andare molto più tranquilli.

 

Gravity: Integrale bello grosso e cazzuto. Punto.

 

Freestyle: Molti usano scodelle nel dirt, diciamo che un’integrale non guasterebbe, non da fastidio in nessun trick e nello slope style è ormai la prassi. In street c’è la moda di usare il cappellino come protezione… mettetevi almeno la scodella che basta un 180 sbagliato per dare una bella zuccata.

 

Ingrediente segreto: Ma io ho sempre fatto così e mi sono sempre trovato bene.

Verissimo!!!!! Finchè non si va in terra va sempre tutto bene. Si potrebbe girare anche in mutande e sentire la brezza nei capelli senza casco. Peccato che non sempre tutto vada bene e spesso, come già anticipato nel topic, prevenire è meglio che curare. Vi siete sempre trovati bene con un sistema che, a rigor di logica è poco sicuro (vedi occhiali da vista di tutti i giorni al posto di occhiali appositi sportivi, uso di caschi irrisori per fare discese impervie, uso di caschi più larghi per poter mettere accessori come bandane o sottocaschi ecc), ebbene è il momento di PROVARE. Provate a cambiare abitudine, e datevi un tempo di adattamento relativamente lungo (1 mese- 7/8 uscite) perché a posteriori vi renderete conto di essere più sicuri e, come spesso accade, ne sono sicuro, non tornerete indietro.

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Jack

 

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