Buon anno a tutti.

Abbiamo iniziato a vedere come affrontare i rettilinei fatti di gobbe. Dico iniziato perchè ci torneremo per vedere altre due tecniche fondamentali quali il manual e il bunny hop per saltare da una gobba all’altra. Ad ogni modo oggi vedremo le curve, i raccordi che ovviamente devono esserci per passare da un rettilineo all’altro.

Divideremo per prima cosa le curve in due tipologie, quelle con gobba in ingresso e uscita e quelle senza.

Inoltre per chi non li ricordasse invito a leggere questi due topic (Paraboliche e cambio di direzione) poiché molti concetti presenti lì non verranno ripetuti e saranno considerati come assodati.

Per prima cosa facciamo un discorso generale sull’argomento curva e su come deve essere affrontata.

Diciamo sempre che dobbiamo privilegiare l’uscita di curva, ebbene in PT questo concetto viene esasperato poiché un ingresso in curva sbagliato significa perdere tutta la velocità acquisita con fatica fino a quel momento, significa perdere il ritmo e soprattutto significa dover ripartire a pompare da capo partendo quasi da fermi. Insomma il pumptrack non perdona, ed è proprio questo che lo rende così utile ai fini dell’allenamento tecnico.

Sappiamo che le curve in pumptrack sono paraboliche, dovremo sfruttare questo fatto a nostro favore. Dividiamo due casi, nel primo stiamo entrando in curva a bassa velocità, nel secondo la velocità è sostenuta. Ormai, se avete letto i due precedenti episodi sapete che la velocità è un parametro importante per la scelta della tecnica da utilizzare e che va rapportata ai raggi di curvatura delle varie strutture. Le curve non sono da meno. Quella che può essere una velocità alta per una curva (con raggio di curva stretto) può essere bassissima per un altra (con raggio di curvatura molto più ampio). Anche qui valutiamo ogni curva in base alle nostre capacità e alla nostra personale velocità limite.

In questo caso non è tanto la tecnica di curva che varia, quanto la linea da adottare.

In caso di bassa velocità dovremo cercare di raggiungere la zona centrale della parabolica fin dall’inizio della curva e rimanere lì. Lasciare scorrere la bici e farle prendere velocità con i metodi che vedremo a breve. La curva comunque risulterà morbida e potremo lavorare molto in fase di spinta senza curarci di grip o velocità di esecuzione poiché avremo ampi margini di sicurezza.

Ad alta velocità invece avremo due scelte, la prima è di frenare prima della curva (o, ad un livello più avanzato invertire il “pompaggio” e usare le gobbe per rallentare senza comunque farci sparare in aria), per raggiungere una velocità minore in cui usare la prima linea spiegata, la seconda è creare una linea di curva più spigolosa. In pratica dovremo entrare interni in ingresso curva e puntare alla parte più alta della parabolica nella prima parte. Arrivati all’apice avremo rallentato parecchio per la salita (del resto stiamo salendo su una parabolica) ma, da un punto di vista fisico,avremo immagazzinato un sacco di energia potenziale. Starà quindi a noi “spigolare”, ovvero girare velocissimamente per puntare già all’uscita della curva e sfruttare quindi la discesa offertaci dalla sponda per riprendere subito la velocità persa e anche aumentarla.  

Ovviamente questa seconda linea prevede una tecnica più avanzata e difficile e un livello di coordinazione molto alto. Del resto per curvare in modo così repentino avremo bisogno di preparare la “spigolata” estendendoci prima, in fase di salita verso l’apice della curva, accucciarci un istante mentre curviamo in cima alla parabolica, per poi riestenderci subito e spingere sul terreno per guadagnare nuovamente velocità. Ovviamente gambe e braccia in tempi leggermente diversi (prima le braccia ovviamente) poiché mentre l’anteriore sta scendendo il posteriore starà ancora girando in cima alla nostra parabolica. Insomma come potete intuire ci va un po’ di pratica.

Ad ogni modo tra poche righe andremo ad analizzare il movimento appena accennato poiché è proprio questo che contraddistingue le curve in pump track e ci fa guadagnare velocità.

Ancora un appunto su queste due linee spiegate. Su curve fino ai 90° riusciamo ad utilizzare al meglio queste due tecniche, più ci avviciniamo ai 180° più diventa difficile utilizzare la seconda, il motivo è che ovviamente la spigolata dovrà essere fatta su una curva più stretta e non solo. Immaginiamoci una curva a 180° con un raggio di 3 metri. Una curva del genere può essere fatta ad alta velocità con tranquillità, ipotizzare di spigolarla significa però tagliare la linea “normale” parecchio, molto più di quel metro che può essere la larghezza del pumptrack, insomma, se parliamo di pump in terra significa passare sull’erba… se parliamo di altri materiali significa non passare nel vuoto. Inoltre maggiore sarà il raggio di curvatura e maggiore potrà essere la velocità di ingresso. Maggiore sarà la velocità di ingresso maggiore sarà la quota da raggiungere necessaria per spigolare. In pratica per curve ampie (già 3 metri di raggio possono considerarsi così) consideriamo una velocità limite una velocità tale che non ci basterà la “solita” parabolica alta un metro, ma ci servirà praticamente un wall ride, un qualcosa alto 2-2.5 metri su cui salire, girare di botto, e riscendere. Insomma, se volete imparare a spigolare le curve fatelo su quelle tra 0 e 90 gradi, poi pian piano potrete spingervi sempre di più su curve più chiuse.

 

Curva senza gobba ingresso/uscita

Queste curve sono un classico dei pumptrack “base”. Chi inizia nella costruzione non si avventura in curve con gobbe in ingresso o in uscita poiché sarà più difficile creare i raccordi. In realtà abbiamo già detto che proprio quel tipo di curve funzionano molto meglio. Ad ogni modo queste curve sono più facili per i neofiti poiché non costringono ad un movimento rapido per preparare la gobba successiva, ma lasciano più tempo al rider per raddrizzarsi e prepararsi.

Abbiamo già parlato della velocità di ingresso. Ora la spiegazione dei movimenti verrà fatta spiegando quale movimento ci fa prendere velocità. Questa si applica sia alla tecnica di conduzione che a quella di spigolamento. Semplicemente nel secondo caso il tutto dovrà essere più rapido e la coordinazione sarà molto più difficile.

In ingresso curva dobbiamo estenderci e alzare le spalle, in questo modo la bici si alleggerirà e sarà più facile inserirla in curva, ma soprattutto avremo “guadagnato” del carico per la fase di curva. Non appena inizieremo ad inserire in curva andremo infatti a scendere col corpo e ad accucciarci. Abbiamo già spiegato nel precedente articolo che non è il movimento dell’accucciamento che crea la spinta, ma l’arresto di questo movimento. Quindi mentre ci incliniamo in curva andiamo ad accucciarci in modo tale che raggiunta la piega massima il movimento di accucciamento si arresti e il carico sulle nostre ruote sia massimo. Ricordiamo che carico massimo significa grip massimo. Ricordiamo inoltre che il grip rischiamo di perderlo nel momento in cui raggiungiamo l’apice dell’inclinazione, non prima poiché, proprio come l’accucciamento prima stiamo solo assecondando un movimento e non abbiamo grosse forze in gioco.

A questo punto siamo entrati in curva e siamo accucciati, schiacciati contro la nostra bici con gambe e braccia piegate. Questa posizione rimarrà inalterata per tutta la durata della curva. Se stiamo conducendo quindi dovremo rimanere in posizione qualche istante, se stiamo spigolando invece il tutto durerà un attimo.

Quando vediamo l’uscita di curva parte la spinta. Abbiamo gli arti piegati quindi abbiamo tutta l’escursione da sfruttare. Ecco quindi che quando vediamo l’uscita di curva inizieremo a raddrizzarci. Mi raccomando di farlo ancora in parabolica e non già fuori perché, finita la parabolica non avremo più appoggio e qui siamo proprio nella fase critica. Iniziamo dunque a raddrizzarci per prendere la linea della prossima serie di gobbe. In questa fase i nostri arti andranno a spingere, quindi ad estendersi, per farci guadagnare velocità. Come al solito partono le braccia e subito dopo le gambe. Per capire le tempistiche immaginatevi di fare una linea sul pump (o fatela realmente colorata), quando l’anteriore passa dalla linea iniziano a spingere le braccia, quando passa il posteriore iniziano a spingere le gambe.

Durante queste spinte è molto facile perdere il giusto bilanciamento ant-post, mi raccomando che dovremo sempre mantenere una posizione centrale per essere pronti a cosa viene dopo. A questo punto, una volta estesi avremo guadagnato velocità e saremo dritti rispetto alla linea delle gobbe. Avendo ancora dello spazio prima delle gobbe, e cioè tutta la parte finale della curve che noi andremo a tagliare leggermente avendo chiuso la curva ancora sulla parabolica, potremo rimetterci in posizione per assorbire la salita della prima gobba e saremo pronti per continuare il nostro giro.

    

Curva con gobbe ingresso/uscita

Queste curve sono decisamente migliori da un punto di vista funzionale.

Come anticipato infatti le transizioni finali sono i punti critici della curva perchè stiamo finendo di raddrizzarci e la sponda finisce, o meglio finisce la sua inclinazione. Un piccolo errore di tempismo o di linea e ci troviamo ancora piegati ad appoggio finito.

Con queste curve invece siamo costretti ad anticipare tutti i movimenti poiché dovremo già essere pronti a salire e sfruttare la gobba in uscita di curva. Anche quella in ingresso aiuta perché offre uno spunto per migliorarsi sul ritmo e, anch’essa, non permette di andare a iniziare la curva o entrare in piega nel momento sbagliato.      

Per affrontare questo ostacolo non dobbiamo fare altro che legare i due movimenti che abbiamo visto nella puntata precedente e in questa. L’unica differenza sostanziale sta nella gobba di entrata che non va “pompata” per prendere velocità, ma va solo sfruttata per raggiungere la velocità giusta (quindi nel caso può essere usata anche per rallentare) e per aiutarsi ad entrare in curva. Preparate la gobba pre curva salendo più del normale con le spalle e col sedere durante la salita (movimento opposto a quello normale per prendere velocità sulle gobbe, del resto abbiamo detto che questa ci serve ad altro). Passato l’apice della gobba scendete come per accucciarvi e andate contestualmente ad inclinarvi durante la discesa. L’ingresso in curva è fatto e ora non rimane altro che la percorrenza e l’uscita. Per quanto riguarda la percorrenza ne abbiamo già parlato, anche qui vale sia la conduzione che la spigolata. Per quanto riguarda l’uscita, in cui è posizionata una gobba, ecco cosa fare. A questo punto si ritorna a voler pompare le gobbe, e quindi valgono, in quanto a movimenti, quelli spiegati nella scorsa puntata. Il problema è che noi arriviamo inclinati, e non dritti.

Nel caso volessimo fare bunny hop non c’è problema, ricordiamoci solo che dobbiamo raddrizzarci in aria. Come al solito è la testa a comandare e ci basterà guardare nella direzione desiderata e raddrizzare le spalle e il gioco è fatto. Se invece vogliamo assecondare ricordiamoci di chiudere la curva coi metodi spiegati poc’anzi prima della gobba in modo da arrivare sulla salita già estesi e pronti ad assorbirla.

 

 

Ingrediente segreto. Non abbiate paura delle paraboliche.

Le cadute più frequenti in pumptrack si hanno perché i rider non abituati hanno timore di salire sulle sponde. Stanno nella parte bassa con il peso verso l’esterno e scivolano giù. Se ci troviamo davanti a vere e proprie paraboliche non abbiate timore di buttarvi dentro “anima e core”, non c’è possibilità di scivolare finché le ruote stanno sul tracciato!

 

 

Stiamo Finendo di programmare le nuove date dei corsi in modo da essere pronti a darvi un quadro generale già per fine mese…. anche il cartello con gli sponsor è in fase di aggiornamento per dei cambiamenti che vedrete a breve.

intanto vi invitami come di consueto a seguirci anche sulla pagina FB

Jack e Yari

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