Per la quarta prova di Coppa del Mondo DH, l’unica extra-europea tra le cinque previste in calendario, l’entourage “gravity” è approdata a Mont-Sainte-Anne, nello stato francofono del Quebec, in Canada.
Tracciato di 2.99 km con 510 metri di dislivello negativo, parzialmente rinnovato nella prima parte a causa delle copiose precipitazioni invernali che hanno provocato smottamenti e modifiche ai pendii. Tuttavia si è dimostrato un percorso estremamente veloce, da interpretare con tecnica e grande abilità decisionale, con medie orarie elevatissime, situazione nella quale è fondamentale scegliere le traiettorie migliori in tempi rapidi.
Il forte temporale di giovedi pomeriggio ha parzialmente allentato il fondo, che però, grazie al vento e al sole di sabato, per le gare domenicali è risultato ottimamente compatto e filante, con una buona aderenza anche nel tratto boschivo, dove ovviamente solo sassi e radici potevano destare qualche preoccupazione, benché fossero umidi e scivolosi solo in alcuni piccoli tratti. Ben più rischioso il settore prativo, costellato di pietre celate dal manto erboso.
Coreografica la lunga e sinuosa pedana di partenza, spettacolari le rampe artificiali per i due jump in prossimità del traguardo, sulle quali i rider potevano effettuare numeri acrobatici che deliziavano il numeroso pubblico presente.
Segnaliamo il 5° posto del nostro Gianluca Vernassa e il 15° di Francesco Colombo nella gara riservata agli Junior Men.
La cronaca delle gare attraverso le performance dei protagonisti, con le donne che, come sempre, hanno aperto per prime la contesa.
12) Rachel Atherton (GBR) (GT Factory Racing): giornataccia. Cade una prima volta appena entrata nel bosco, poi assaggia gli indigesti lastroni della rock section, dove perde una marea di tempo. E con due gare di Coppa ancora in programma, i 60 punti di vantaggio in classifica sulla Ragot potrebbero non bastare qualora incappasse in un altro passo falso.
8) Micayla Gatto (CAN): ultima in qualifica (20esima) a causa di una foratura, l’atleta di casa scende per prima e non tradisce la fiducia del proprio pubblico, conquistando un buon ottavo posto sul suolo amico e rimanendo sulla “hot seat” fino alla discesa dell’ottava concorrente, la britannica Tahnee Seagrave (Fmd Racing / Intense Cycles).
6) Morgane Charre (FRA) (MS Mondraker Team): sesta in prova e sesta in gara, la campionessa del Mondo in carica pasticcia un po’ troppo nella rock section, dove rischia anche la caduta.
3) Floriane Pugin (FRA) (Gstaad-Scott): la piccolo transalpina conferma la posizione ottenuta in qualifica con una manche di spessore, priva di sbavature. Le è mancata un po’ di velocità nei tratti tecnici per tentare di scalare il podio.
2) Manon Carpenter (GBR) (Madison Saracen Downhill Team): sempre consistente ma eternamente seconda, la britannica non commette praticamente errori, ma la sua azione un po’ legnosa nel settore roccioso le impedisce di agguantare la vittoria, proprio nel giorno in cui la sua rivale diretta Rachel Atherton incappa in una clamorosa, inaspettata “giornata no”.
1) Emmeline Ragot (FRA) (Lapierre Gravity Republic): gara da incorniciare. Si prende la vittoria, entrambi gli intertempi più rapidi e la velocità oraria più elevata (63 km/h). Estremamente fluida e veloce in ogni settore, scrive una bella pagina nel manuale del perfetto downhiller, con l’eccezione dei due salti finali, che preferisce evitare passando lateralmente.
16) Lorenzo Suding (ITA) (GT / 360 Degrees): 26esimo in qualifica, scende al meglio delle proprie possibilità. Un ottimo risultato su una pista difficile e impegnativa per l’alta velocità.
7) Brendan Fairclough (GBR) (Gstaad-Scott): partito con il 17esimo tempo in prova, sfodera una manche da sballo quando la pista è ancora asciutta e veloce. Cambia due volte posto sulla “hot seat”, sulla quale rimane per parecchio tempo prima di salutare i compagni.
6) Danny Hart (GBR) (Giant Factory Off-Road Team): il secondo miglior tempo in qualifica faceva ben sperare il folletto inglese. La pioggia gli bagna le polveri necessarie per l’arrembaggio.
5) Aaron Gwin (USA) (Specialized Racing DH): torna a respirare l‘aria dei quartieri alti, lui che qui aveva vinto nel 2011 e 2012. Non è ancora il Gwin mattatore dell’anno scorso, ma fa vedere buone cose sulla via del miglioramento.
4) Greg Minnaar (RSA) (Santa Cruz Syndicate): in attesa dei Worlds a casa sua, tra poco più di due settimane, il buon Greg consolida il terzo posto nella classifica generale di Coppa. Non sarà facile vincerla, ma lui è uno che ci prova sempre.
3) Samuel Hill (AUS) (Chain Reaction Cycles.Com / Nukeproof): il cambio di casacca gli ha giovato parecchio. Sempre più consistente e pericoloso gara dopo gara, ha ormai ritrovato lo smalto di due stagioni or sono.
2) Gee Atherton (GBR) (GT Factory Racing): ciò che Giove toglie alla sorella Rachel, dona poi a Gee. Soltanto 18esimo in qualifica, causa una caduta in velocità con sbucciatura di ginocchio e tibia, Gee sciorina una tecnica invidiabile unita alla consueta velocità. Si accomoda sul gradino più alto del trono e ringrazia Giove Pluvio quando innaffia i suoi avversari più pericolosi. Quando si prepara ormai a festeggiare, taglia il traguardo Steve Smith, che gli spegne il sorriso.
1) Steve Smith (CAN) (Devinci Global Racing): il pubblico è tutto per il “local hero” canadese, e lui ricambia il tifo assordante con una prova volitiva. Rischia un po’ negli spazi aperti, con il terreno reso scivoloso dall’acquazzone che ha colpito la discesa dell’ultima dozzina di atleti, ma se le cava benissimo e fa andare di traverso a Gee Atherton l’ultimo sorso di Red Bull.
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