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Quattro settimane dopo la frizzante apertura a Pietermaritzburg (RSA), la World Cup XC ha fatto tappa in uno dei templi sacri del Cross Country, vale a dire la tipica, graziosa cittadina di Houffalize – che ha ospitato per la 19esima volta la gara iridata – in un Paese, il Belgio, dove il ciclismo più che uno sport è una religione, praticata e diffusa in tutte le sue forme, e il mountain biking non è certo figlio di un Dio minore, discriminazione presente invece in tante altre nazioni, Italia inclusa.
Che una gara ciclistica sia considerata da quelle parti un’occasione di festa lo testimonia l’evento spalmato su tre giorni di competizioni, a partire dall’XC Eliminator del venerdi sera, cui seguivano le gare XC delle categorie Junior e Under23 il sabato e il piatto forte delle gare Elite la domenica.
Venerdi – XC Eliminator
Su un tracciato della lunghezza di 542 metri, privo di porzioni pianeggianti poiché ricavato quasi totalmente sulle pendici della collina di Sertomont, si sono sfidate 33 donne e 81 uomini, con manche selettive di quattro rider per volta e criterio di merito identico al 4X (accedono al turno successivo i primi due rider di ogni batteria).
Tra le donne si è rivista una combattiva Eva Lechner (Pro Team Colnago Südtirol), con una 29er, seconda ma in grado di contendere la vittoria fino all’ultima curva a una scatenata Annie Last (Team Milka Brentjens), giovane atleta britannica in sella però a un bici 26” Boardman, suo sponsor personale.
In gara anche Tracy Moseley, stella inglese della Downhill mondiale, qui terza nella finalina di consolazione, e l’olandese Anneke Beerten, compagna di team di Annie Last, ma subito uscita di scena nella manche iniziale.
Prova maschile disertata invece dai grossi calibri del Cross Country mondiale, probabilmente più attenti a preservare l’integrità fisica in vista dell’impegnativa prova domenicale. Il nostro Marco Aurelio Fontana (Team Cannondale Factory Racing), che quando si tratta di fare “a sportellate” è sempre in prima linea, non è riuscito a qualificarsi nella propria batteria a causa di un problema tecnico alla catena. La vittoria, come da previsioni, è andata all’esplosivo ed esperto americano Brian Lopes, quattro Coppe Mondiali nella specialità 4X, che dopo avere dominato tutte le heat ha avuto vita facile tra i carneadi giunti in finale, l’austriaco Daniel Federspiel, il tedesco Simon Gegenheimer e lo svizzero Severin Disch.
Qui il report con la replica video delle gare, le classifiche e la fotogallery.
Sabato – Under 23
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Sabato si sono corse le prove XC delle categorie Under 23, impegnate sul nuovo percorso di 5.1 km con un dislivello positivo di 178 metri, concentrato però in poco più di 2 km di ardue salite. Diversamente dal tracciato ormai storico, quello attuale è notevolmente diverso, dipanandosi in una sorta di ottovolante boschivo ricavato sulla collina di Sertomont, anche se sono rimasti settori antologici come la Fosse d’Outh e l’Arsenal. Una sola zona, peraltro al coperto, per i rifornimenti e l’assistenza meccanica. Benché la temperatura fosse piuttosto fredda, i suoli insolitamente asciuttissimi hanno favorito la vivacità delle competizioni.
Alle ore 11.30 hanno aperto le ostilità le Women U23, in una gara incerta e tirata fino all’ultimo. Dopo i quattro giri previsti, oltre alla fase di lancio, l’ucraina Yana Belomoyna (Team Bi&Esse Infotre Protek) aveva la meglio per soli 13” sulla russa Ekaterina Anoshina (Team Protek), che precedeva di una decina di secondi l’australiana Rebecca Henderson. Decima piazza per la nostra Serena Calvetti (Torpado Surfing Shop).
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Nel primo pomeriggio, alle ore 14, la gara dei 108 atleti Men U23. Riflettori puntati sul leader della generale, l’austriaco Alexander Gehbauer, insidiato dal tricolore Gerhard Kerschbaumer (Team TX Active-Bianchi). Dopo un primo lap al comando, chiuso con un vantaggio di 14” sugli inseguitori, Kerschbaumer è un po’ calato alla distanza, concludendo al quarto posto i sei giri previsti. Prestazione indiscutibilmente ben intonata per il ceco Ondrej Cink (Merida Biking Team), solitario fuggitivo già dopo il secondo passaggio. Tremendamente regolare l’austriaco Gehbauer, secondo sul traguardo finale a 21”, che consolidava in tal modo la propria posizione in vetta alla classifica di Coppa. Molto bravo il nostro Nicholas Pettinà (GS Corpo Forestale), settimo.
Domenica – Elite Women
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Alle 11.30 lo start della massima competizione femminile, con una temperatura di appena 1°C ma clima ancora asciutto. Per loro quattro tornate più il giro di lancio di circa 4.2 km, al termine del quale si mettevano in evidenza la francese Julie Bresset (Team BH-SR Suntour), le due canadesi Catharine Pendrel (Luna Pro Team) ed Emily Batty (Team Subaru Trek), la ceca Katerina Nash (Luna Pro Team), la slovena Blaza Klemencic (Felt Oetztal X-Bionic Team), la tedesca Sabine Spitz (Sabine Spitz Haibike Team), la graziosa francese Pauline Ferrand Prevot (Rabobank Giant Offroad Team), tutte racchiuse nello spazio temporale di dieci secondi. La nostra Eva Lechner (Team Colnago Südtirol), partita con il pettorale N.26, transitava in decima posizione. Delle atlete qui citate, solo la Pendrel, la Bresset e la Spitz erano in sella a mtb da 26”. Le altre optavano per le 29er.
Nel corso della prima tornata, il cast perdeva una delle protagoniste. Risucchio di catena per la Nash, che era costretta a proseguire a piedi fino alla “tech-zone”, dove i meccanici avevano un bel daffare per districare il groviglio metallico venutosi a creare. Stante il tempo perso, la ceca decideva per il ritiro.
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Al termine del primo giro le protagoniste erano all’incirca le medesime, alle quali si aggiungevano i pericolosi innesti della polacca Maja Wloszczowska (Team CCC Polkowice) con la 29er e della russa Irina Kalentieva (Topeak Ergon Racing Team), agile su una minuscola 26”. Lechner ottava in rimonta.
Nelle prime battute del secondo lap, la Pendrel agganciava la Bresset, che evidentemente stava pagando il proprio forcing iniziale. Chiusura del giro con la Pendrel, la Bresset a 16”, la rientrante Wloszczowska a 1’05” che si portava a ruota la Klemencic e la bionda Ferrand Prevot, quindi un’ottima Eva Lechner e la Kalentieva a 1’34”, Emily Batty – non proprio impeccabile nel governare la 29er in discesa – e la svizzera Katrin Leumann (Ghost Factory Racing Team) a 1’47”.
La terza tornata vedeva aumentare i distacchi tra le atlete, con la Bresset a 36”, la Wloszczowska, la Ferrand Prevot e la Klemencic a 1’42”, la Kalentieva a 2’02”, la Lechner a 2’11” e la Batty a 2’17”. Da notare che la bolzanina si era impuntata con l’anteriore contro i materassi di protezione di una curva in discesa e la Batty, nel medesimo punto, precedeva a piedi, mentre la Kalentieva guidava in scioltezza stando in sella.
Nell’ultimo giro si cristallizzavano le prime sei posizioni, mentre la Lechner incappava in una caduta che la privava della sella, inconveniente che la faceva scivolare in decima posizione finale. Settima Emily Batty, ottava l’esperta e mai doma norvegese Gunn Rita Dahle (Multivan Merida Biking Team), nona la tedesca Adelheid Morath (Felt Oetztal X-Bionic Team).
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Vittoria autoritaria dunque per Catharine Pendrel, mai seriamente impensierita dalla comunque ottima Julie Bresset, tornata sotto i riflettori dopo la prova interlocutoria di Pietermaritzburg. Terza la consistente Wloszczowska, che scambia così il gradino del podio sudafricano con la Pendrel, andando a occupare la leadership provvisoria in Coppa assieme alla canadese. Sul podio due 26” e la 29er della Wlosczowska, a ribadire che pregi e difetti stanno nel manico più che nel mezzo utilizzato.
Domenica – Elite Men
Qui la replica della gara maschile
La competizione più attesa, quella degli Elite Men, partiva puntuale alle ore 14, con tutti i protagonisti al via. Chi in cerca di conferme, chi di riscatto. E con cinque giri più il lancio, tutto era possibile.
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Alla conclusione del giro di lancio si schierava al comando con la sua Scott 27.5” l’elvetico Nino Schurter (Scott-Swisspower MTB Racing Team), seguito a 5” dal ceco Jaroslav Kulhavy (Team Specialized Factory) con la full 29er, dal tedesco Manuel Fumic (Team Cannondale Factory) con la Flash 29er e dal francese Julien Absalon (Orbea Racing Team) fedele alla propria 26”. Quattro secondi più indietro il sudafricano Burry Stander (Team Specialized Factory) con la 29er, il nostro Marco Aurelio Fontana (Team Cannondale Factory) con la Flash 29er, e l’elvetico Ralph Naef (Multivan Merida Biking Team) con una 26”.
Nel corso del primo lap si assisteva al forcing in tandem di Schurter e Absalon, oltre che alla veemente e beneaugurante rimonta del nostro Fontana, terzo a 8” dal duo di testa, mentre Kulhavy iniziava a perdere terreno, apparendo incapace di reggere il ritmo dei primi. Schurter intanto disegnava linee assassine in discesa, mostrando tecnica e velocità degne di un navigato downhiller.
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Al secondo passaggio, Schurter e Absalon a braccetto, con il primo che si avvantaggiava in discesa e il francese che lo riprendeva nei tratti più pedalabili. Straordinario Fontana, che staccato di 20” ne metteva altrettanti tra lui e Stander, tallonato da Fumic. Più indietro il redivivo Florian Vogel, team-mate di Schuter e anch’esso in gara con una 27.5”. Kulhavy proseguiva nella danza del gambero e si faceva raggiungere anche dal francese Stéphane Tempier (Team TX Active-Bianchi).
Nel terzo giro succedeva pochissimo, Fontana teneva botta ai due fenomeni davanti, mentre al nono posto a 1’34” si affacciava il francese Jean-Cristophe Peraud, tuttora professionista su strada ma a caccia di punti offroad per una eventuale convocazione olimpica nel Cross Country.
Nel quarto passaggio Fontana perdeva una manciata di secondi da Schurter e Absalon, ma ne guadagnava una dozzina sugli inseguitori.
Al quinto e ultimo giro si scatenava la furia di Absalon, che passava nettamente Schurter in salita e lo staccava poi in discesa, con una progressione straordinaria che non trovava replica da parte dell’elvetico, evidentemente a corto di energie dopo quattro tornate condotte a ritmo siderale.
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Sotto la bandiera a scacchi finale transitavano quindi Absalon, un provato Schurter a 38”, un immenso Marco Aurelio Fontana, terzo ma primo degli umani, a 1’03”, Burry Stander a 1.20” e Manuel Fumic a 1’34”.
La classifica generale di Coppa sorride ancora a Schurter, vincitore in Sud Africa, ma Absalon non è certo lì per recitare il ruolo di sparring-partner. Così il francese dopo avere tagliato il traguardo: “Sono contentissimo della mia prestazione, è sempre emozionante vincere qui a Houffalize, il pubblico è straordinario. Fin dallo start avevo deciso di attaccare all’inizio del quinto giro, è andata bene perché Schurter è sempre un avversario molto difficile da battere”.
Qui la classifica della gara XC maschile
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