Quando viene presentato un nuovo componente o un nuovo telaio, una delle principali caratteristiche che vengono sempre sottolineate è la maggior rigidità rispetto ai modelli precedenti. Il nuovo telaio è il 15% più rigidito, il nuovo manubrio è più rigido del vecchio modello.
La ricerca della rigidità ha comportato anche delle variazioni degli standard. Sono stati introdotti i perni passanti, sono stati incrementati i diametri di reggisella e manubri, il tutto per ridurre al minimo le flessioni, ma è veramente la strada giusta? Siamo così sicuri che rigido sia meglio?
La rigidità o per meglio dire la rigidezza può essere definita come “la capacità che ha un corpo di opporsi alla deformazione elastica provocata da una forza applicata. In generale si dovrebbe usare il termine rigidezza quando si parla di una struttura, di rigidità quando si parla di un materiale”.
Una barra di metallo appoggiata su due cunei viene caricata con un peso al centro. La barra si piegherà sotto il carico è la misura del suo abbassamento determina la sua rigidità. Una barra più rigida si piega meno, una più flessibile si piega di più.
La rigidità di un componente dipende da due fattori:
Insomma il progettista scegliendo materiale e forma della sezione è in grado di ottenere un componente più o meno rigido a proprio piacimento.
Abbiamo capito che giocando con sezione e materiali si possono variare le caratteristiche meccaniche del componente, ma come si fa ad incrementare la rigidità? Le strade sono 3.
1) Utilizzare un materiale più rigido: la prima soluzione è di cambiare il materiale. Andando ad utilizzare un materiale più rigido (ovvero con un modulo elastico più alto) e mantenendo invariata la geometria del componente, si incrementa la rigidità. Si può utilizzare la fibra di carbonio, oppure una lega di alluminio differente.
2) Intervenire sulla forma del componente: aggiungendo dei vincoli. E’ il caso dei telai e delle forcelle con perno passante: aggiungendo un punto di fissaggio supplementare si incrementa la rigidità della struttura.
3) Intervenire sulla sezione: la terza soluzione, che è poi la più usata, consiste nell’intervenire sulla sezione. Andando a realizzare sezioni più grandi (oversize), si incrementa notevolmente la rigidità. Più il materiale è lontano dal centro, più la sezione è rigida. Inoltre una sezione più grande è anche più resistente, sopratutto a flessione e questo consente di utilizzare meno materiale ottenendo un risparmio di peso.
Ecco quindi il perchè dei manubri da 35mm, delle forcelle con steli sempre più grossi e dei telai con tubazioni enormi ma sottili come lattine.
Avere un componente rigido nel nostro sport comporta una serie di vantaggi.
Da un lato il componente rigido migliora la trasmissione di potenza. Questo vale sopratutto sulle trasmissioni, ma anche sulle ruote e sui telai: se i componenti non si deformano o si deformano poco durante la pedalata, significa che siamo in grado di trasmettere con più efficacia la forza che eroghiamo sui pedali convertendola in forza motrice. Il risultato? La pedalata è più efficiente, la bici più scattante e reattiva, soprattutto sugli scatti e sui cambi di ritmo.
Un componente rigido assicura una maggior precisione di guida. Immaginiamo di guidare in una pietraia: se la forcella, le ruote ed il telaio sono rigidi e precisi riusciremo a mettere le ruote dove vogliamo migliorando il controllo della bici.
Un componente rigido trasmette meglio le sollecitazioni dal sentiero al rider, migliorando la percezione del terreno e di quello che sta facendo la bici. Riusciremo quindi a capire subito quando le ruote perdono aderenza o grip, riuscendo ad adattare la nostra guida a seconda delle esigenze.
Se da un lato un componente rigido e preciso comporta oggettivi benefici, non bisogna dall’altro esagerare. Un eccesso di rigidità può comportare una serie di svantaggi.
Il primo svantaggio che si nota utilizzando un componente o un telaio rigido è lo scarso comfort. L’effetto di smorzamento ed assorbimento delle vibrazioni che una struttura flessibile è in grado di fornire riduce le sollecitazioni che vengono trasmesse dal terreno al rider. Immaginiamo di scendere in una pietraia con una bici super rigida: dopo pochi metri saremo stanchi. Se invece utilizziamo una bici e dei componenti più “morbidi” soffriremo meno di dolore alle braccia ed alle mani, giusto per fare esempio.
Ecco che quindi un eccesso di rigidità non sempre è vantaggioso ed ecco perchè è giusto distinguere gli ambiti di utilizzo: se in gara un manubrio o un telaio “granitici” possono comportare vantaggi in termini di trasmissione della potenza e precisione di guida, sui giri lunghi il componente rigido può essere addirittura penalizzante, portando il rider a stancarsi prima con conseguenti ripercussioni sulla guida o sulla pedalata.
Innanzitutto dobbiamo sottolineare che una sezione grossa e sottile perde duttilità. Questo significa che un eventuale cedimento da sovraccarico determina una rottura di schianto del componente, il tutto a scapito della sicurezza. Un manubrio ad esempio dovrebbe piegarsi in caso di sovraccarico (ad esempio un salto andato male), assorbendo parte dell’energia in eccesso ed evitando la rottura. Andando ad aumentare la sezione e riducendo gli spessori eccessivamente, va a finire che il nostro manubrio invece di piegarsi si spezza in caso di sovraccarico, aumentando il rischio di lesioni per il rider.
In secondo luogo non dobbiamo dimenticare una cosa: cadere fa parte del nostro sport e, volenti o nolenti, ogni tanto le nostre bici volano atterrando in mezzo a pietre, sassi e radici. Sezioni molto sottili sono molto delicate in caso di impatto contro un corpo esterno: se in alluminio o titanio tendono facilmente a bozzarsi, se in carbonio a rompersi.
Ecco che quindi la ricerca della rigidità (e della leggerezza) va a scapito della robustezza.
Quindi a sommi capi: rigido è meglio? Una risosta univoca non esiste, dipende… Sicuramente un componente rigido comporta vantaggi, soprattutto in termini di precisione di guida, ma non bisogna esagerare. Troppo rigido non va bene, un componente da mtb deve anche essere in grado di assorbire le vibrazione e parte delle sollecitazioni del terreno. Insomma, rigido è meglio, ma solo fino ad un certo punto.
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