Durante le ultime stagioni stiamo assistendo a una evoluzione della Downhill italiana, sia per quanto concerne lo sviluppo della disciplina sul territorio nazionale che per quanto riguarda i traguardi in campo internazionale. Dai risultati sempre più concreti del 5 volte Campione Italiano Lorenzo Suding, che nel 2013 entra di diritto nell’olimpo dei migliori 20 top rider mondiali, fino alle medaglie d’oro e d’argento agli Europei di Pamporovo (Bulgaria) rispettivamente per Francesco Colombo e Gianluca Vernassa, passando per la Overall di categoria Under 17 del circuito iXS European Cup vinta da Loris Revelli. Questi risultati sono frutto di impegno e dedizione sia da parte degli atleti che da parte di chi ne segue la preparazione con professionalità, passione e abnegazione.

Roberto Vernassa è senza ombra di dubbio una delle personalità della DH italiana che più si è adoperata nell’evoluzione di questa disciplina, con grande impegno, serietà e concretezza sia in ambito nazionale che internazionale. La maggior parte dei nostri lettori appassionati di DH conoscerà bene la sua storia, che è legata a doppio filo alla storia della Downhill italiana stessa.

Roberto si avvicina alla DH nel 1996, partecipando alla gara di Sanremo, sua città di residenza. La stagione successiva, grazie alle precedenti esperienze nell’organizzazione di gare motociclistiche e di XC, entra a far parte dello staff dell’evento, coinvolto dall’amico Renato Ricci, organizzatore della rinomata gara che già richiamava top rider del calibro di Vouilloz e tanti altri. Robi si entusiasma immediatamente e con l’intento di migliorare il servizio e la qualità dell’evento, si reca alla tappa di World Cup di Les Gets (Francia), per comprendere come fosse una gara ai massimi livelli di questa disciplina. Scocca la scintilla che lo fa innamorare definitivamente della DH, della tecnica di guida e della disciplina in generale.
A Les Gets partecipa anche alla prima edizione della Free Ride Classic, che per chi non la conoscesse era una sorta di evento di Enduro con risalite meccanizzate, come è tuttora il format dell’Enduro francese. Qui comprende quanto sia importante avere la possibilità di girare in bici tra amici su percorsi divertenti e alla portata di tutti, per cui con alcuni amici attrezza un furgone con un carrello per le risalite e nell’arco di 2 anni tracciano e puliscono oltre 100km di piste e percorsi in Valle Argentina. Era il 1998 e questi percorsi erano spesso frequentati per gli allenamenti dai campioni francesi che all’epoca dominavano le gare di Coppa del Mondo: Vouilloz, Barel, Amour e Camellini, ma anche alcuni giovani ragazzi della zona di Sanremo, appassionati e talentuosi. Roberto decide di dare la possibilità a questi ragazzi di seguire le orme dei loro idoli con cui spesso avevano occasione di girare sui percorsi di Sanremo. Nasce così il team Argentina Bike, una squadra formata esclusivamente da giovani atleti che negli anni a seguire si è distinta e affermata per risultati, affiatamento e professionalità, facendo incetta di titoli e podii nelle gare italiane. Dal 2008 al 2013 la squadra partecipa al circuito di Coppa del Mondo come Trade Team riconosciuto dall’UCI, con grande impegno ed entusiasmo, raccogliendo importanti esperienze e qualche bel risultato in ambito internazionale.
Da diversi anni tutti i team di World Cup più importanti e i tecnici delle più rinomate aziende del settore fanno almeno una tappa invernale da Roberto, sugli impegnativi percorsi di Sanremo, per testare i prodotti che utilizzeranno la stagione successiva in gara, ma anche per testare i prodotti che verranno commercalizzati per noi comuni mortali.
Il figlio di Roberto è cresciuto vivendo questa realtà sin da bambino, cercando di imitare le gesta dei pro rider che gravitavano nella realtà sanremese. La prima discesa sulla pista di Sanromolo la fece a circa 5/6 anni su una bici con ruote da 20″. Il suo nome è Gianluca Vernassa, ora ha 18 anni ed è un pilota del team factory canadese Devinci Global Racing.

Non sono solo le numerose esperienze di Roberto e la sua profonda conoscenza di questo sport a renderlo la persona qualificata e preparata qual’é, ma è anche la sua indole di osservatore attento ai dettagli, la sua capacità analitica e soprattutto la grande passione per questa disciplina.

Queste indiscusse doti, assieme alla sua esperienza, lo hanno condotto a Maggio 2013 al ruolo di Collaboratore Tecnico della Nazionale Italiana DH e 4X per la Federazione Ciclistica Italiana. Dopo aver seguito i successi della Nazionale Italiana agli eventi 2013, Roberto sta attuando un programma di preparazione invernale con gli atleti che aspirano a vestire la maglia azzurra per i prossimi eventi, organizzando degli stage di allenamento specifico, che coinvolgono soprattutto le giovani e giovanissime leve.

Abbiamo fatto qualche domanda a Roberto Vernassa per scoprire qualcosa in più sugli obiettivi della Nazionale Italiana DH per il 2014.

MTB-Mag: Ciao Roberto, benvenuto su MTB-Mag.

Roberto Vernassa: Ciao a tutti.

MTB-Mag:  Il 2013 è stato un anno di evoluzione per la DH italiana. Tra le numerose novità ricordiamo con piacere la tua nomina a Collaboratore Tecnico della Nazionale Italiana DH. Conoscendo la passione e il coinvolgimento che hai per questo sport, deve essere stata una grande soddisfazione ricevere questo incarico. Come hai accolto la notizia?

Roberto:  Sono stato sorpreso in un primo tempo perché qualcuno mi aveva accennato la cosa, ma poi visto che non si concretizzava ho pensato che la nomina sarebbe stata data a qualcun altro. La notizia mi è stata data a Maggio, ormai troppo avanti nella stagione per poter fare dei programmi, ma indubbiamente mi ha fatto molto piacere, sono tanti anni che opero in questo settore e quest’ incarico mi gratifica.

MTB-Mag:  Dal tuo ingresso in FCI sono già trascorsi 8 mesi, nei quali hai lavorato a stretto contatto con altre importanti personalità del settore fuoristrada. Come valuti fino a ora questa esperienza di squadra?

Roberto:  Per una persona che è sempre stata abituata a prendere decisioni senza interpellare nessuno e tanto meno renderne conto, non è facile entrare in un mondo dove tutto deve passare prima da varie segreterie e deve essere quindi preventivata con il tempo necessario, e ovviamente occorre poi darne le giuste motivazioni, ma devo anche dire che sono stato molto ben supportato sotto quest’aspetto dalla struttura tecnica federale e anche se devo ancora capire qualcosa, inizio a muovermi con più disinvoltura, quindi già quest’aspetto è stato molto positivo. Poi c’è stata l’esperienza sportiva, quella legata ai Mondiali DH e 4X e agli Europei e anche in questo caso devo dire che mi sono trovato molto bene. Mi fa piacere che tu mi faccia questa domanda perché ho modo di dirti che ho trovato un ambiente molto positivo. Hubert Pallhuber è uno “sportivo doc” e quindi con lui ci si intende benissimo, basta essere schietti e collaborativi. Mauro Centenaro ha una grandissima esperienza a gestisce l’aspetto logistico in maniera molto efficiente ma è anche un grande appassionato e fa un gran tifo durante le gare. Ci sono poi tutte le persone che collaborano con la Federazione: meccanici, massaggiatori, fisioterapisti. In tutti loro ho riscontrato una grande passione e disponibilità nei confronti di tutti gli atleti. La prima esperienza non può essere che positiva.

MTB-Mag:  Nella tua storia di team manager hai sempre seguito scrupolosamente tutti gli aspetti della preparazione dei tuoi atleti, con un occhio di riguardo alle giovani leve. Alcuni dei giovani downhillers più talentuosi che abbiamo ora in Italia li hai letteralmente cresciuti nel tuo “vivaio”, seguendoli sin da ragazzini, per non dire bambini.
Sappiamo che di recente la Federazione ha approvato un programma di allenamento, strutturato su più stage, che ti consente di radunare tutti i giovani e giovanissimi atleti più promettenti, per farli allenare insieme. Quali ritieni siano i vantaggi e quali gli obiettivi di questo programma?

Roberto:  Un punto su cui ci siamo subito stati d’accordo con Hubi (il CT Hubert Pallhuber n.d.r.) è la convinzione di dover investire sui giovani. Lui lo ha fatto con l’XCO e i risultati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti, quindi ho avuto subito il suo appoggio nel preparare un programma che è perfettamente in linea con le nostre idee.
La Dh è molto cambiata in questi anni ed è diventata uno sport “vero”, cioè uno sport dove se si vogliono ottenere dei risultati di rilievo anche in campo internazionale non si può lasciare niente al caso, dalla bici alla preparazione fisica, alla gestione degli allenamenti e delle gare. In Italia eravamo ancora un po’ legati all’idea che l’importante sia divertirsi e non sentire pressioni, ma così ormai non si va da nessuna parte. Abbiamo la fortuna di avere alcuni atleti di grande valore come Lorenzo, Marco, Francesco e Gianluca (Suding, Milivinti, Colombo e Vernassa n.d.r.) e sono loro che comunque riescono a distinguersi anche quando si corre all’estero. Lorenzo è ormai un top 20, Francesco e Gianluca sono ancora molto giovani ma hanno una grande esperienza e affiancare a loro alcuni giovani promettenti potrà far nascere un gruppo di lavoro con obiettivi per i prossimi due/tre anni. Ho già iniziato a lavorare: abbiamo fatto un primo raduno a inizio Dicembre. I convocati sono stati 4 Esordienti che passeranno Allievi nel 2014, 2 Junior, e Colombo e Vernassa che l’anno prossimo saranno Elite e che sono e saranno il punto di riferimento per i più giovani. Andremo avanti tutto l’inverno con almeno un incontro al mese. Sarebbe bello farlo più spesso ma abitiamo tutti piuttosto lontani e quasi tutti hanno scuola il sabato e questo complica l’organizzazione. Quello però che a me interessa è creare una mentalità, stare vicino ai ragazzi per trasmettergli la mia esperienza e dare un supporto anche logistico. Tecnicamente sono bravi e quindi una volta individuato dove lavorare possono anche farlo a casa e perfezionarsi, ma devono capire che per migliorare a livello internazionale ci vuole impegno e determinazione.
Il passo successivo è il calendario gare, una delle cose che ho potuto appurare in questi 7 mesi è che nessuno aveva un programma, facevano le gare come veniva e spesso sprecavano energie e denaro in gare di poco valore per un giovane che aspira a entrare nell’ambiente internazionale.
La Federazione ha approvato un programma per il 2014 che mi permetterà di portare su tutte le gare del circuito IXS European Cup 5 atleti e un meccanico. Gli atleti saranno esclusivamente Allievi e Junior, i cui nomi non sono ancora definiti e non è detto che siano fissi. Dipenderà ovviamente dai risultati, ma saranno anche determinanti l’impegno, la serietà e la costanza.

MTB-Mag:  Una delle tue doti celebri è quella di “talent scout”. Conosci tutti gli atleti nazionali (e internazionali) e le loro peculiarità di piloti. Ti andrebbe di presentarci i convocati a questi stage, fornendoci un commento su ciascuno di loro?

Roberto:  Posso fare i nomi dei convocati perché non è certo un segreto, ma come ho detto non è un gruppo definitivo. La passata stagione non ho avuto modo di venire spesso alle gare di Gravitalia e quindi mi sono basato soprattutto sulle classifiche. Non mi piace usare questo metodo perché i risultati possono venire anche grazie a fattori favorevoli e alcuni atleti, soprattutto quando sono giovani, possono avere talento anche senza risultati di rilievo. Ho dovuto comunque iniziare e ho scelto gli atleti che hanno avuto buoni riscontri non in una gara ma durante tutta la stagione.
Mirko Manazzale, Federico Monzoni, Enrico Faggioli e Andrea Bianciotto sono gli Allievi. Loris Revelli e Pozzoni Giovanni gli Junior. Poi, come dicevo prima, Colombo e Vernassa, che saranno il punto di riferimento, e spero che Lorenzo possa unirsi a noi qualche volta così anche loro due avrebbero un punto di riferimento: sarebbe un bel regalo.
Per il resto non mi sembra il caso di commentare i ragazzi, anche perché li conosco ancora troppo poco. Devo dire però che il primo impatto è stato buono: i ragazzi sono volenterosi e motivati. Ovviamente c’è da lavorare su tutto quanto, ma sono talmente giovani che hanno tutto il tempo di migliorarsi e non vedo l’ora che si confrontino con gli stranieri. Non dimentichiamo che negli ultimi tre anni per due occasioni i vincitori del Circuito Europeo IXS Under 17 sono stati due italiani: Vernassa nel 2011 e Revelli la passata stagione.

MTB-Mag:  Come strutturate le sessioni tecniche di allenamento?

Roberto:  Prima di iniziare faccio sempre un breafing per parlare di vari argomenti: tecnica di guida, set up bici, lavoro svolto nel periodo tra un raduno e l’altro. È molto importante per me perché mi aiuta a stabilire un legame e mi fa capire più a fondo i ragazzi. Poi lavoriamo in bici, vado sul tracciato per vederli, facciamo qualche esercizio particolare per migliorare la tecnica, filmiamo dei video con la helmet cam, qualche prova cronometrata e a fine corso discutiamo il tutto. Nella prossima occasione avrò il supporto di Enrico Martello, anche lui collaboratore di Pallhuber, laureato in scienze motorie e preparatore atletico, che lavora già da qualche anno con la squadra e penso sarà un valido appoggio per me e i ragazzi. Faremo anche un approfondimento teorico sulle sospensioni: Simone “Tartana” Fabbri, meccanico della FCI sui campi gara, spiegherà a grandi linee il funzionamento delle sospensioni, come sono strutturate internamente e cosa succede quando si interviene sulle varie regolazioni.

MTB-Mag:  Hai già colto qualche segnale positivo in seguito al lavoro svolto nei precedenti stage?

Roberto:  Troppo presto, ma forse l’entusiasmo.

MTB-Mag:  Il circuito UCI World Cup DH 2014 prevede molte tappe fuori dall’Europa. Questo sarà un limite per molti team italiani, che non avendo budget elevati non potranno permettersi di far partecipare i loro atleti a tutto il circuito. Pensi che tramite la Nazionale Italiana questi piloti avranno qualche ulteriore possibilità di prendere parte alle gare internazionali?

Roberto:  Non è nei nostri programmi lavorare come Nazionale sulle World Cup.

MTB-Mag:  Quali eventi riuscirete a mettere in programma per gli atleti della Nazionale, e come verranno selezionati i convocati?

Roberto:  A parte il programma presentato in precedenza, l’altro appuntamento sarà il Mondiale di Hafjell, per il quale al momento si prevedono 4 atleti. I convocati saranno selezionati in base ai risultati internazionali. È ovvio che se le possibilità di medaglia fossero lontane, entrerebbero in gioco anche altri fattori come l’età, le prospettive di miglioramento e l’impegno che vedrò negli atleti. Come dicevo prima, per me è importante la dedizione alla disciplina: non porterò mai nessuno a fare le ferie durante i Mondiali.

MTB-Mag:  Le recenti medaglie agli Europei di DH e 4X di Pamporovo (BUL) e gli ottimi risultati del Campione Italiano Lorenzo Suding nel circuito di Coppa del Mondo 2013, sono serviti a destare nuovo interesse ai “piani alti” della Federazione Ciclistica Italiana nei confronti della Downhill italiana?

Roberto:  Le medaglie sono sicuramente importanti e penso siano altrettanto importanti i programmi con degli obiettivi e la volontà di lavorare seriamente con le possibilità che ci sono. Non credo che ai “piani alti” non ci sia interesse per la nostra disciplina, anzi l’approvazione del programma 2014 evidenzia il contrario, ma è altrettanto vero che non siamo una disciplina olimpica e di questo paghiamo lo scotto. Sono però convinto che se si lavorerà con serietà ed efficienza nessuno si tirerà indietro.

MTB-Mag:  Come vedi il futuro della DH italiana nel nostro paese e nel mondo?

Roberto:  Non si può nascondere che il nostro sport è costoso, non tanto per le bici e i ricambi che comunque non scherzano, ma anche per le trasferte con lunghi viaggi e molti giorni di permanenza e se poi si va all’estero è ancora più dura. La crisi economica in cui si trova il paese non aiuta certo i team a trovare sponsor e supporter. Speriamo che cambi qualcosa perché la voglia di correre c’è, ora ci sono anche molti giovani e tutto potrebbe migliorare.
Faccio una parentesi che esce un po’ dalla domanda ma penso sia importante. Personalmente sono spesso a contatto con atleti stranieri e vedo che la realtà economica di altri paesi è migliore della nostra, ma molti atleti sono arrivati in alto con sacrificio e impegno. Non è sempre necessario avere tutto al top di gamma o avere alle spalle uno staff che si occupi di te. L’importante è voler correre e dedicare tutto se stessi per raggiungere gli obiettivi più ambiziosi possibili. Poi quando i risultati “veri” arriveranno, arriverà anche tutto il resto.
Tornado alla tua domanda, le visualizzazioni in streaming delle gare di Coppa del Mondo aumentano di stagione in stagione e hanno ormai  raggiunto numeri molto importanti. Al momento è la disciplina della Mountain Bike più seguita, anche sui campi di gara. Ci sono state alcune occasioni con dei numeri di pubblico eccezionali, impensabili fino a qualche anno fa. Molti circuiti non prendono più di 350\400 iscritti e per potersi assicurare un posto bisogna farlo nei primi giorni in cui aprono. Tutto questo messo insieme dimostra che la Dh è viva più che mai, sia in Italia che all’estero e sono molto contento che adesso una testata importante come MTB-Mag abbia una persona specializzata al suo interno, anche questo forse valorizza le mie convinzioni.

MTB-Mag:  Ciao Roberto e grazie a nome di tutti gli appassionati di DH di MTB-Mag. Buon lavoro!

Roberto:  Grazie a voi. Ciao.

 

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