Ronda Sesvenna

Solo in lontananza vedo le prime luci dell’alba, quando monto in sella e do la prima pedalata di quello che sarà un giro lungo, ma anche estremamente soddisfacente: il Ronda Sesvenna.

Sono al ponte di Calva, pochi chilometri a ovest della città più piccola d’Italia, Glorenza in val Venosta. C’è un piccolo parcheggio al termine della pista ciclabile sterrata, ma arrivare con il buio e leggere il cartello di attenzione ad eventuali furti alle auto non mi ha ispirato molta fiducia, ho parcheggiato cosi dall’altra parte della strada, presso il campo di calcio del paese. Parto e in breve arrivo al paese di Laudes, prendendo a sinistra la ciclabile per il passo di Resia. E’ una ciclabile piuttosto ripida, ma appena sorge il sole arrivo a Burgusio, dove in rapida sequenza appaiono il castello

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e il monastero benedettino di Monte Maria che domina la valle.

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Adesso si sale veramente e i tratti dove si può rifiatare non sono molti. La strada sale, sale, si passa il paese di Slingia, si continua sulla forestale con tratti ripidissimi

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e finalmente si arriva al rifugio Sesvenna che sorge presso un grazioso laghetto di montagna. Dal rifugio si avanza ancora in un bel ambiente selvaggio fino al passo Sesvenna, a quasi 2300 m di altitudine. Qui impressiona soprattutto il silenzio e la solitudine dell’ambiente severo di alta montagna. Ma quello che veramente mi impressionerà deve ancora venire. Ne ho sentito parlare e ho visto un paio di foto e lo sto aspettando con impazienza. La torbiera di alta quota finisce di colpo, ormai ho passato il confine e siamo in Svizzera, gli ultimi ciuffi d’erba svaniscono, comincia la discesa, la valle si stringe e si cinge si alte pareti rocciose.

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Il sentiero curva verso destra e improvvisamente ecco quello che aspettavo: la gola della val D’Uina. Ma non è come mi aspettavo: è molto, molto di più. Una infinita parete verticale, nella quale è stato scavato un sentiero di circa un metro e mezzo di larghezza.

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Comincio a scendere cautamente, ogni tanto c’è qualche rara protezione, ma in molti punti questa è stata spazzata via dalle frane.

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Il terreno fra l’altro, è piuttosto sdrucciolevole.

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Percorro ancora un tratto, mi giro indietro, e lo spettacolo è sempre più affascinante.

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Penso ha chi ha costruito questo sentiero scavato nella roccia, alla fatica dei militari che durante la guerra portavano fino al passo pesanti cannoni.

Ogni tanto si passa qualche stretta e bassa galleria e stare in sella è quasi un’acrobazia.

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Continuo a scendere e cerco di non guardare a sinistra, l’orrido è pauroso ed affascinante nello stesso tempo.

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Riparto, un po’ alla volta la valle si allarga e si addolcisce, il sentiero diventa forestale e velocemente si arriva ai 1100 m. del fondovalle. Siamo in Engadina, nella valle del Inn, che nasce a S. Moritz, scorre lentamente verso l’Austria, passa da Innsbruck (letteralmente ponte sull’Inn) e arriva poi in Germania dove, dopo 517 km, si getta nel bel Danubio blu.

Io invece vado dalla parte opposta e risalgo il fiume sulla bella ciclabile nel bosco fino a Scuol.

Qui ha inizio la seconda salita della giornata che mi porterà fino ai 2253 m del passo Costainas. Si sale inizialmente su asfalto, poi al bel paesino di S-Charl la strada diventa sterrata. Trovo anche  una bella fontana per dissetarmi

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Anche qui la salita alterna tratti ripidi a tratti più semplici fino alla malga Astras. La forestale finisce e continua un bel sentiero, ripido ma sempre pedalabile.

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Ormai sono fuori dal bosco e il sole picchia, ma con un ultimo sforzo raggiungo il passo.

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Mentre mi riposo mangiando un meritato panino, approfitto dell’aria calda che sale dalla valle e trasformo la genius in stenditoio per mettere ad asciugare le magliette bagnate.

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E’ ora di ripartire e mi getto sulla veloce forestale che scende vero il paese di Lü. Qui un tratto in asfalto, poi bisogna individuare il sentiero che taglia i tornanti verso sx e prosegue veloce e divertente nel bosco.

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Arrivo cosi in val Monastero, proseguo lungo la valle e arrivo quasi al confine, dove sorge il bel monastero di S. Gian.

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Passo il confine di Tubre, qui bisogna girare subito a destra e prendere la ciclabile sterrata che velocemente mi riporta fino al ponte di Calva dove ho lasciato l’auto, a 960 m.

Sono le 13, ho percorso quasi 80 km e 2500 m di dislivello, carico la bici in auto e parto verso Merano. Sono accaldato e affamato, per una bella doccia fresca dovrò aspettare un’oretta, mentre per il resto per fortuna mi sono premurato di tenere in auto un pacco di biscotti, che divoro velocemente, mentre come in un film rivedo passare le immagini della spettacolare, incredibile gola della val D’Uina.

Qui l’itinerario con possibili varianti (non chiedetemi la traccia, perché all’epoca non avevo il gps, ma in rete qualcosa si trova!)

http://www.meranobike.it/htmlit/gallerie/itinerarivari/sesvenna.htm

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