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La Beef Cake FR8 Dual Link non è per noi una novità assoluta, in quanto a dicembre dello scorso anno ci era stata data l’opportunità di un assaggio in anteprima. Un test della durata di diversi mesi è però tutt’altra storia, visto che potrebbero emergere “magagne” sfuggite ad un primo esame o che si manifestano in seguito all’utilizzo prolungato.

La FR8 protagonista di questo test di durata è in un certo senso l’evoluzione della FR SL8 2011, enduro/FR da 180 mm di travel anteriore e posteriore che l’anno scorso abbiamo spremuto per diversi mesi. La novità più importante della versione 2012 è la possibilità di settare l’escursione posteriore a 180 mm oppure a 165 mm, a tutto vantaggio della polivalenza.

Nella gamma Beef Cake 2012 è rimasto un solo modello a fregiarsi della sigla SL, vale a dire il top di gamma da 13.4 Kg (!). Tutti gli altri modelli sono identificati dalla sigla FR e caratterizzati da montaggi meno esasperati in termini di ricerca della leggerezza. Al di là delle sigle, la versione FR8 avuta in test condivide lo stesso telaio della SL e componentistica che, ruote e soprattutto pneumatici a parte, promette comunque una buona pedalabilità. Abbiamo infatti un peso dichiarato di 15.1 Kg per la taglia M anodizzata, un angolo sella sufficientemente verticale, la forcella Fox 36 Talas da 180 mm abbassabile e come ammortizzatore un Fox DHX Air dotato di ProPedal.

Con l’intento di migliorarne ulteriormente la pedalabilità, sulla bici in test abbiamo poi apportato un paio di modifiche sfruttando il configuratore, vale a dire lo strumento messo a disposizione da Rose per personalizzare a piacimento il montaggio della propria bici. In realtà la possibilità di personalizzazione offerta è più ampia, essendo possibile far montare qualsiasi componente che trovate sul sito Rose o sul catalogo cartaceo (ovviamente al netto di eventuali incompatibilità).

La modifica più importante da noi richiesta riguarda le ruote, delle DT Swiss EX 1750 in sostituzione delle FR 2050 proposte di serie. Abbiamo poi rinunciato alle gigantesche Schwalbe Muddy Mary da 2.5″ in favore di una coppia di Fat Albert da 2.4″ e fatto montare una piega Spank Spike 777 da 15 mm di rise al posto della Syncros da 740 mm/20 mm rise. Dato che la piega Spank si è rivelata incompatibile con lo stem Syncros Fric montato di serie (per “colpa” dello stem, non della piega), abbiamo però dovuto ripiegare su un più massiccio e pesante Syncros FR.

E’ interessante notare che queste modifiche determinerebbero per l’acquirente un incremento di prezzo contenuto in 115 Euro: 100 Euro le ruote e 15 Euro le coperture (gli altri componenti vengono offerti a pari prezzo).

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Analisi statica

Basterebbero poche parole per riassumere la filosofia alla base delle bici Rose: fedeltà ad un progetto valido e collaudato, massima funzionalità e pochi fronzoli estetici. La Beef Cake non sfugge a queste semplici regole, ed anche per questo motivo la FR8 potrebbe ad un primo esame visivo apparire praticamente identica alla SL8 testata lo scorso anno, dato che linea, grafica e colore sono rimasti invariati (è comunque disponibile anche una versione anodizzata “nero su nero”). Fedeltà al progetto di base non significa però fossilizzarsi, ed un esame più attento rivela una prima e sostanziale novità, vale dire il dual link grazie al quale l”escursione posteriore può essere impostata a 180 mm oppure a 165 mm. La variazione di travel si ottiene spostando il punto di ancoraggio dell’ammortizzatore al link, operazione veloce che richiede come unico attrezzo una chiave esagonale. Per effetto del rapporto di compressione più basso la pressione di esercizio del DHX è inoltre inferiore, il che permette anche ai rider più pesanti di far lavorare l’ammo senza dover caricare valori prossimi ai massimi consentiti (cosa che accadeva nella versione 2011). Da notare che le quote geometriche rimangono invariate indipendentemente dall’escursione impostata.

A proposito di geometrie, ricordiamo che il modello ricevuto lo scorso anno presentava valori che si discostavano parecchio da quelli teorici e che condizionavano nel bene e nel male il comportamento della bici. Quest’anno abbiamo rilevato quote ben più fedeli a quelle dichiarate e più “friendly” per un uso anche pedalato (le trovate a fine test). Ci riferiamo in particolare ad angolo sterzo ed altezza del movimento centrale. A proposito di quest’ultimo bisogna però fare una considerazione: il valore rilevato è sì prossimo ai 360 mm dichiarati, ma con le enormi Muddy Mary da 2.5″ i cui tasselli centrali sono oltretutto piuttosto alti. Con coperture dalle dimensioni più umane si scende abbastanza facilmente attorno a 350 mm, valore ancora accettabile ma abbastanza al limite, in particolare quando si imposta l’escursione a 180 mm di travel.

Altre novità di rilievo introdotte nel 2012 sono il perno passante DT Swiss con battuta da 142 mm  al posto del Maxle da 135 mm dello scorso anno, forcella ed ammortizzatore Fox con trattamento Kashima, un montaggio maggiormente improntato alla solidità (in particolare per quanto riguarda ruote e trasmissione) ed il deragliatore “direct mount”. Quest’ultimo limita la possibilità di inserimento del cannotto reggisella a circa 277 mm, valore che sul telaio in taglia M con il reggi da 350 mm in dotazione  è comunque più che sufficiente anche per affrontare i sentieri più ripidi e tecnici. La tripla è finalmente stata abbandonata in favore di una solida ed affidabile guarnitura FSA Gravity Light, mentre il cambio è rimasto a gabbia lunga in quanto richiesto dalle specifiche Shimano per via della rapportatura (guarnitura 24/36T su pacco pignoni 11/36T). Questo significa che il gabbia media non viene montato neppure su richiesta e che eventualmente lo dovete comprare a parte e montarvelo.

Una volta in sella la sensazione rimane quella di stare su un mezzo ottimizzato in funzione della discesa, come tutto sommato dovrebbe essere nelle aspettative di chi sceglie una bici del genere. A dare questa sensazione sono vari fattori: sospensione posteriore “plush”, bici “lunga e bassa” anche grazie alla quota di standover contenuta, angolo sterzo ben disteso, stem corto e piega sufficientemente larga (pur con l’originale da 740 mm). Positiva la scelta di adottare uno stem a rialzo zero associato ad una piega dal rise contenuto, dato che lo scorso anno avevamo trovato l’appoggio un po’ troppo alto specie sulle discese non molto ripide.

Alla bilancia la Beef Cake in test ha fatto rilevare un peso di circa 500 g inferiore al dichiarato per effetto delle ruote e dei pneumatici più leggeri. I 15.1 Kg indicati da Rose dovrebbero quindi essere un valore abbastanza veritiero, considerando che è riferito alla versione anodizzata.

 

Il dual link con i due fori di fissaggio dell’ammo. In foto è impostata l’escursione a 165 mm (foro inferiore). Variare l’escursione è semplice e veloce: si svita il bullone, lo si riposiziona e si riavvita.

A dispetto del nome la guarnitura FSA Gravity Light non è delle più leggere, ma solidità ed affidabilità sono garantite. Il tendicatena Rose è stato leggermente rinforzato e, assieme alla maggior altezza del movimento centrale, fa sì che i “riaggiustamenti” non debbano più essere così frequenti come sulla versione 2011.

 

Lo stem Syncros Fric è bello e leggero, ma a causa della particolare costruzione (in pratica la piega va “infilata”) si è dimostrato incompatibile con la piega Spank da 15 mm di rise ed abbiamo perciò montato il più pesante e massiccio FR (in foto). Attenzione se decidete di montare pieghe non Syncros!

Il routing dei cavi è interno ad eccezione di quello di comando del telescopico. Lo scorso anno la guaina del cambio tendeva a rientrare nel telaio andando a sfregare sulla scatola del movimento centrale. Sulla nuova BC il problema è stato risolto rendendola solidale a quella del deragliatore.

 

L’attacco del deragliatore di tipo “direct mount” potrà infastidire qualche purista dell’estetica, ma i vantaggi pratici nel caso si debbano fare delle regolazioni o vada smontato sono innegabili.

Allineandosi ad un trend sempre più diffuso, anche sulla Beef Cake la battuta posteriore è stata portata a 142 mm. Nuovo anche il perno passante DT Swiss e più facile il montaggio della ruota grazie alle guide assenti sulla versione 2011.

 

Sul campo

Una premessa, prima di passare alle sensazioni sul campo: in questo primo periodo di test abbiamo usato la Beef Cake quasi sempre in configurazione 165 mm di travel, dato che ci sembrava la novità più interessante ed eravamo curiosi di vedere quanto il comportamento sarebbe stato diverso da quello del modello 2011 usato per molti mesi (e che, ricordiamo, aveva 180 mm di travel posteriore). Anche in base all’analisi fatta con Linkage (grafici a fine test), è abbastanza logico supporre che settando il travel a 180 mm il comportamento della sospensione non sia troppo distante da quello del modello 2011. Cambiano però le geometrie, quindi in futuro proveremo per bene anche la configurazione 180 + 180 mm ed aggiorneremo il test di conseguenza.

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Salita scorrevole

Rispetto alla versione 2011, configurando la sospensione a 165 mm l’azione del ProPedal è più marcata e la bici si siede meno permettendo una pedalata più efficace. Il peso ragionevole ed il set ruote/pneumatici da noi richiesto (provate a pedalare per lunghe distanze delle Muddy Mary da 2.5″) danno un ulteriore aiuto, quindi la Beef Cake FR8 può essere portata in salita senza particolari patemi da chiunque abbia un allenamento decente. Ciò detto, sia a livello di geometrie che di risposta della sospensione siamo pur sempre di fronte ad una bici concepita per dare il meglio in discesa, da pedalare quindi con cadenza regolare piuttosto che “nervosamente”. La forcella abbassabile è ben apprezzata sulla Beef Cake, aiuatando a ristabilire una posizione più consona alla pedalata all’aumentare della pendenza.

 

Salita tecnica

Portare la versione 2011 in salita sul tecnico era veramente cosa ardua. Sia per i motivi già menzionati al capitolo salita scorrevole che grazie alla maggior altezza del movimento centrale, quest’anno la situazione è decisamente meno drammatica. A forcella abbassata, tuttavia, il superamento di gradoni o di asperità di una certa dimensione richiede ancora un po’ di accortezza, mentre la forcella settata a 180 mm rende la pedalata faticosa se la pendenza è marcata anche per la maggior facilità con cui il carro “insacca”. La salita tecnica rimane il frangente dove la Beef Cake soffre di più, ma ai capitoli successivi scopriremo che tutto sommato glielo si può perdonare.

 

Discesa veloce/sconnessa

Uno degli aspetti più interessanti da valutare era se e quanto le geometrie meno estreme rispetto allo scorso anno avrebbero compromesso le prestazioni della Beef Cake sulle discese “DH-style”. Il responso è stato totalmente positivo: pur con la sospensione settata a 165 mm, la bici ha perso ben poco in quanto a stabilità e sicurezza. Come è possibile? In primis grazie alle geometrie pur sempre favorevoli (angolo sterzo aperto, movimento centrale basso e buon interasse). Sia la sospensione anteriore che quella posteriore danno inoltre il loro contributo: la nuova forcella Fox Kashima è infatti più “plush” rispetto al modello 2011, mentre al retrotreno il carro è molto sensibile grazie alla regressività iniziale ma non così marcatamente progressivo nella seconda parte di travel come avveniva nella versione 2011. In soldoni ciò significa stabilità sullo sconnesso veloce ed un retrotreno che incassa senza reazioni scorbutiche tutto quel che passa sotto la ruota. Apprezzabile anche il miglior bilanciamento fra la sospensione anteriore e quella posteriore rispetto all’anno passato, in particolare nei tratti meno pendenti dove la bici mantiene un assetto più neutro.

 

Discesa scorrevole/guidata

Rispetto al modello 2011 angolo sterzo più verticale e peso maggiormente caricato sull’avantreno rendono la FR8 più facile nel guidato stretto anche per chi non è abituato ad una guida aggressiva. La facilità con cui la sospensione posteriore assorbe le asperità fa tuttavia pagare qualcosa in fase di rilancio, specie al diminuire della pendenza, motivo per cui vale la pena non lesinare sulla pressione dell’aria nel piggy in modo da ottenere una risposta della sospensione più “piena”. Torniamo per un attimo al discorso altezza movimento centrale, che nelle fasi pedalate assume una certa importanza. Come si diceva i 350 mm ottenuti con le Fat Albert da 2.4″ (coperture tutt’altro che piccole) sono un  valore limite, ma con la sospensione settata a 165 mm ed un SAG di circa il 25% la situazione è ben gestibile ed il movimento centrale basso mostra il lato positivo in termini di maneggevolezza.

Come già accennato, in particolare con il settaggio a 165 mm la curva della sospensione posteriore della FR8 è stata leggermente rivista. Pur restando un carro molto “plush”, la risposta nella prima parte di travel è ora più “piena”, mentre è stata smorzata l’estrema progressività nella seconda parte di corsa che caratterizzava la versione 2011. Il travel a disposizione è ora più sfruttabile, e su alcuni drop siamo finalmente riusciti a spingere l’O-ring al termine della corsa disponibile. Chi “va grosso” in aria non abbia comunque timori: il carro della BC rimane marcatamente progressivo ed il finecorsa è stato solamente sfiorato pur con il registro del piggy tutto aperto.

 

Discesa tecnica

Se c’è un capitolo che avrebbe quasi permesso un copia/incolla di quanto scritto a proposito della SL 2011, questo è il capitolo “Discesa tecnica”. Al pari dell’anno scorso, la BC è infatti una bici molto performante sui sentieri di tipo “vert”, una delle migliori mai provate. L’angolo sterzo leggermente più verticale non ha compromesso la sicurezza che la bici infonde sulle linee estremamente ripide e sconnesse, la quota di standover contenuta permette totale libertà di movimento ed il peso generale ancora accettabile consente di gestire la BC nel lento/trialistico senza eccessivo dispendio di energie. I 165 mm di travel posteriore in queste situazioni bastano ed avanzano, e combinati con l’aumentata altezza del movimento centrale aiutano a non limare sulle rocce in poche uscite il pur solido bash FSA. Molto bene i freni Formula The One, potenti ed instancabili anche al termine delle sezioni più ripide e continue.

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Conclusioni

La FR8 è meno “estrema” e guadagna in polivalenza ed agilità rispetto alla SL8 provata l’anno scorso. Ben bilanciata in configurazione 165 mm, resta comunque una bici per chi cerca le massime soddisfazioni in discesa ma non può o non vuole affidarsi esclusivamente alle salite meccanizzate.

 

Problemi riscontrati nel corso del test

_Rottura due forcellini del cambio

 

Il mistero dei forcellini crepati

I percorsi su cui di norma usiamo la Beef Cake non sono certo dei tavoli da biliardo, ma ciò non giustifica due forcellini crepati in un mese e mezzo di utilizzo. Abbiamo segnalato l’inconveniente a Rose e la spiegazione dataci è che effettivamente c’è stato un primo lotto di forcellini che, per problemi legati al materiale ed alla lavorazione, erano più deboli del dovuto. Quelli prodotti in seguito dovrebbero essere ok, uno ci è già stato fornito ed è attualmente montato sulla bici. Vi terremo aggiornati su eventuali sviluppi…

 

Pesi e dati geometrici rilevati

Interasse:  1172 mm

Angolo sterzo: 65.0°

Corsa anteriore:  180 mm

Corsa posteriore: 165 mm – 185 mm

Corsa/interasse ammortizzatore: 63.5 mm/222 mm

Altezza movimento centrale:  350 mm con Fat Albert 2.4″

Affondamento sella (quanti mm il reggi può essere inserito nel tubo sella): 277 mm

Peso versione in test senza pedali tg. M verniciata:  14.640 kg

Peso ruota ant completa* (con Fat Albert 2.4″):  2003 g

Peso ruota post completa* (con Fat Albert 2.4″):  2415 g

* = ruota in ordine di marcia, quindi incluse coperture, dischi e pacco pignoni. Sono esclusi i perni di fissaggio.

 

Prezzo: 2899 Euro

Prezzo della versione in test: 3014 Euro

 

Modifiche rispetto all’originale richieste tramite configuratore:

_Ruote DT Swiss EX 1750 (+ 100.0 Euro)

_Pneumatici Schwalbe Fat Albert EVO Snake Skin 2.4″ (+ 15 Euro)

_Piega Spank Spike 777 Evo Bar (+ 0.0 Euro)

_Stem Syncros FR* (+ 0.0 Euro)

* La sostituzione dello stem è stata necessaria in quanto l’originale Syncros Fric non è compatibile con la piega Spank Spike da 15 mm di rise (è invece compatibile con la versione con 5 mm di rise).

 

La Rose Beef Cake FR8 analizzata con Linkage (grafici realizzati da Zergio – cliccare l’immagine per ingrandirla)

Nel grafico delle forze sono state riportate le curve relative alla Beef Cake 2011 testata lo scorso anno e le curve relative alla BC del presente test in configurazione 165 mm e 180 mm (in realtà circa 185 mm, come risulta dal grafico stesso). Il comportamento riscontrato sul campo, vale a dire l’ottima sensibilità associata ad una progressività non più così esagerata come nel modello precedente, trova riscontro nelle curve delle pendenze: abbastanza simili nella parte iniziale, meno pendenti (quindi minor progressività) le curve 2012 all’aumentare dell’escursione. Nonostante in termini pratici ciò significhi un travel più facilmente sfruttabile, siamo pur sempre di fronte ad un carro spiccatamente progressivo nella seconda parte di travel. Regressività iniziale seguita da marcata progressività significa una sospensione molto “plush” ma comunque in grado di garantire un elevato margine di sicurezza anche in caso di urti molto violenti. In altre parole un carro concepito per “spingere a tutta” sulle discese più sconnesse ed in grado di incassare salti e drop senza violenti e stressanti finecorsa.

 

Aggiornamento 8-04-2012:

La caduta che durante la Campagna di Sardegna mi è costata la frattura di due costole ed un tot di lividi (la storia la trovate qui) ha chiesto il suo tributo anche al telaio della Beef Cake. La bici è infatti atterrata pesantemente sulle rocce (non l’ho vista, ma ho sentito il botto mentre a mia volta assaggiavo il calcare sardo) ed a pagarne le conseguenze è stato il fodero superiore destro del carro, nel punto dove si piega in prossimità del tubo sella (vedere foto sotto – cliccarle per ingrandire). Il fatto che l’impatto sia avvenuto sullo spigolo e non lateralmente ha limitato i danni permettendomi di continuare ad usare la bici senza alcun problema, ma dalle prime misure fatte il fodero sembrerebbe essersi leggermente stortato (in pratica si è accentuata la curvatura già presente).

  

Tornato sul continente, pulendo la bici ho anche trovato uno dei due cuscinetti del tendicatena grippato. Una volta sbloccato ha ripreso a funzionare perfettamente.

 

Aggiornamento 2-05-2012:

Rose ha deciso di sostituire la parte di carro danneggiata in Sardegna (sostanzialmente i foderi alti). La sostituzione è stata fatta da me e Sergio di Rose Italia prima della partenza per il Bike Festival di Riva del Garda, dove la bici è poi stata ampiamente collaudata. Si tratta di un lavoro abbastanza semplice che non richiede particolari abilità meccaniche.

Nonostante nel frattempo avessi usato la bici senza notare anomalie, una veloce misura effettuata a carro smontato ha confermato che il fodero alto destro si era leggermente stortato.

Il programma di crash replacement di Rose prevede uno sconto del 50% nel caso di danneggiamento del telaio a seguito di caduta. Il pezzo sostituito sarebbe dunque costato ad un privato 167.5 Euro (di listino costerebbe 335 Euro).

La parte di carro nuova:

 

Aggiornamento 3-05-2012:

In occasione del Bike Festival ho approfittato della presenza dello stand Formula per un controllo del freno posteriore (Formula The One), il quale aveva un comportamento “gommoso” e la leva tornava con fatica in posizione di riposo. Oltre alla sostituzione dell’olio con relativo spurgo, i tecnici Formula hanno sostituito alcuni O-ring ed un non meglio identificato “pistoncino” (geberzylinder). Purtroppo non riesco ad essere più preciso di così, dato che queste sono le spiegazioni che mi sono state date. Il costo del lavoro è stato di 25 Euro, mentre una coppia di pastiglie nuove mi è stata regalata e montata.

 

Aggiornamento 29-08-2012:

Ieri, mentre raddrizzavo il tendicatena dopo averlo stortato contro una roccia, uno dei due lati in prossimità dell’asola si è spezzato (guardate la foto per capire dove si è rotto, spiega più di mille parole).
I tendicatena Rose non brillano per solidità (è stato evidenziato più volte anche nei test), ma in genere si lasciano raddrizzare senza grossi problemi un’infinità di volte. Si vede che questo era di carattere suscettibile.
Con la rondella recuperata in fondo allo zaino visibile in foto ho comunque potuto proseguire senza problemi fino a fine giornata.

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Altre novità di rilievo non ve ne sono, eccezion fatta per un paio di raggi della ruota posteriore saltati qualche giorno fa durante una discesa. Entrambi erano ben segnati da sassate, quindi nulla di particolarmente strano.

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