Samarathon desert race, finale

Dopo la sofferenza di ieri, il mio raffreddore non è di certo migliorato, ma la tappa di oggi, con 62 km e 800 metri di dislivello, dovrebbe essere alla mia portata. Così, dopo l’ennesima sveglia all’alba, ci imbarchiamo sugli autobus che ci porteranno al punto di partenza, circa 500 metri di dislivello sopra al punto in cui ci troviamo e che segnerà anche il traguardo.

L’autobus è molto colorito.

Il meteo è perfetto, veramente desertico, non c’è una nuvola in cielo. Non fosse per una strana nebbia che mette in crisi il cocchiere che comincia a parlottare via radio con i suoi colleghi su come risolvere il problema. Le lenticchie e 54 biker come passeggeri non aiutano certo a diminuire l’umidità.

Né aiutano tutti le cianfrusaglie riposte sul cruscotto. Per fortuna siamo quasi arrivati, altrimenti la tappa avrebbe dovuto essere cancellata per troppa nebbia.

Fuori ci aspettano 4° e (rullo di tamburi) un piattone di circa 10km da fare a tutta con partenza in massa!

Per rendere le cose più difficili, sullo sterrato sono passati dei carri armati che l’hanno reso tutto pieno di gobbe in alcuni punti, ed è condito di punti sabbiosi. Io e Andrea andiamo in ricognizione durante il riscaldamento e discutiamo sul da farsi: andare in fuori giri all’inizio per stare davanti o sciallarsela dietro? La risposta potete già immaginarvela.

Quello che vedete in foto è l’altipiano che sovrasta la valle che divide Israele dalla Giordania. Per arrivarci (in valle) ci aspetta una incredibilmente spettacolare discesa in una specie di canyon che ricorda molto quelli dello Utah. Veramente meravigliosa, ma prima di arrivarci dobbiamo sudare le fatidiche sette camicie per stare con il gruppo davanti ed evitare di incrodarci alla partenza. Ce la facciamo, alla fine siamo un gruppetto di 30 che si sgrana sempre di più quando la strada comincia a salire.

Quella qui sopra è una foto di ieri, quando indossavamo le maglie di leaders della nostra categoria (verdi). Oggi siamo in giro con le maglie rosse di MTB Mag.

Alla fine della sterrata comincia un bel singletrack infinito che si arrampica su e giù per le formazioni rocciose a ridosso dello strapiombo sopra la valle, per poi scendere con alcuni tornatini in cui capiamo che tanti partecipanti sono dei missili sugli sterrati, ma non sono molto versati tecnicamente.

Finito il sentiero inizia una carrareccia piuttosto scassata e con punti sabbiosi. Vedo delle scene da panico, Andrea si infila in mezzo alla bagarre dove si prendono a sportellate sorpassandosi continuamente. Io mi stacco, e mi godo lo spettacolo. Sono da solo, non c’è nessuno né davanti né dietro e mi dico, fra me e me, che qui ci devo tornare con calma. Sul fondo del canyon c’è un piccolo fiume che forma delle pozze d’acqua in cui si può fare il bagno, non è questa la temperatura giusta (nel frattempo è salita sopra i 10°), ma sono invitanti.

Alla fine della discesa mi riaggancio ad Andrea e andiamo ad una bella andatura per raggiungere il singletrack finale, uguale a quello che abbiamo percorso ieri, ma al contrario. La gamba gira, sapendo che fra poco la gara è finita, e chiuderemo quarti di categoria a 1 min e mezzo dai terzi, 11. assoluti nella classifica finale, su un totale di 110 teams. Non male e, se non altro, la maglia di leader del primo giorno ce la portiamo a casa, insieme a quella gialla di finisher!

Qualche considerazione sulle bici: la full era la scelta migliore. Le asperità del terreno sono una vera sofferenza su una front, e ammazzano il ritmo. La full scorre meglio, ha miglior trazione e, alla fine della giornata, é anche meno stancante.

Ottime le Maxxis Ikon 2.2, sia per scorrevolezza che per tenuta e resistenza alle forature. Delle ruote Noxon Nitro in carbonio vi parlerò approfonditamente settimana prossima, il giudizio comunque è molto positivo. Anche le scarpe che indosso, una novità Shimano con suola Michelin, avranno il loro test.

Né io né Andrea abbiamo avuto un problema tecnico. Sul percorso abbiamo visto diverse persone ferme per forature o problemi tecnici, ma stavolta ci è andata bene.

Adesso siamo per strada in direzione Tel Aviv, dove dormiremo in un letto degno di tal nome e, Andrea, finalmente con delle coperte.

L’evento è organizzato molto bene, i posti sono unici, la gente molto amichevole. Il nostro verdetto è molto positivo e vi invitiamo a fare un pensierino su una visita in questi posti. Potete fare la gara nel 2018 (qui il sito) oppure organizzare un viaggio insieme ad una guida:

Yossi Pocker
972-50-402-9180
J.better.pocker@gmail.com

Il periodo migliore va fino ad aprile-maggio, l’estate è troppo calda.

Shalom!

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