Santacruz Bronson C: prime impressioni di riding

L’annuncio della Santa Cruz di aver realizzato una bici da 27,5, denominata Bronson,  ha suscitato animate discussioni e tanta curiosità. Così come è accaduto qualche anno fa con l’arrivo delle ruote da 29 pollici, anche per le bici con ruote da 27,5″/650B viene naturale chiedersi che differenze effettive ci siano con le bici “tradizionali” e voler verificare se davvero ci siano i pregi ed i difetti di cui si sente parlare.

Ho quindi colto con grande interesse la possibilità che mi ha offerto Bagnoli Bike di provare una Bronson testbike, una delle prime disponibili in Italia. Bagnoli Bike è un negozio che si trova a Castiglione della Pescaia, a pochi km da Punta Ala e dai sentieri percorsi dall’imminente prima gara dell’ Enduro World Series, ed è un centro test ufficiale Santa Cruz.

Ho provato la versione in carbonio, dotata di sospensioni Fox in versione CTD Kashima (forcella cn steli da 34) ed allestita con il gruppo XT completo con doppia 38/26 con tendicatena e “boomerang” e dischi 180/160; le ruote sono montate con cerchi WTB Frequency i23 Team e mozzi DT (PP15QR anteriore, PP12/142 posteriore); gomme Maxxis High Roller 2,40″ sia davanti che dietro. Gli appoggi sono rappresentati da una sella WTB appoggiata su un Reverb Stealth e da manubrio lowrise da 71 cm + attacco da 70mm, entrambi Truvativ.

La prova è avvenuta ovviamente nella zona di Cala Violina, ed in particolare sul percorso che ospiterà le due prove speciali finali della Superenduro Pro del 19 maggio. Si è trattato solo un assaggio, una vera e propria prova avrebbe richiesto molti più km e terreni diversi.

La prima impressione sul tratto di pianura e falsopiano che conduce ai sentieri è stata di un mezzo scorrevole, nonostante le gomme a mio parere esagerate per i terreni del sottobosco toscano, specialmente al posteriore dove l’ HighRollerII, per di più in mescola morbida, ha un surplus di tenuta e trazione che la rendono “punitiva”. Detto questo, la bici scorre bene specialmente con l’ammo settato sulla posizione Trail, nella quale c’è un ottimo assorbimento delle asperità del terreno senza ondeggiamenti od insaccamenti del carro. Ho trovato il funzionamento del CTD intuitivo e convincente, dopo qualche km di prove ho lasciato sempre il trail attivato salvo che nelle discese mentre la forcella è stata sempre in posizione aperta (descend).

In salita la bici si arrampica molto bene, con un’ondeggiamento del carro smorzato efficacemente dall’ammortizzatore in posizione Trail, mentre ad ammo libero l’ondeggiamento è presente anche se non particolarmente fastidioso. All’aumentare della pendenza qualcuno troverà utile la possiblità di indurire la compressione della forcella, io onestamente non ne ho sentito la necessità. In posizione climb la bici diviene quasi rigida, settaggio a mio parere da usare solo su asfalto o su sterrato liscio da percorrere a tutta. Avrei preferito un setup della trasmissione diverso con un 24 al posto del 26, ma come ho scritto già varie volte la scelta dei rapporti è un argomento molto personale.

In discesa mi sono trovato immediatamente a mio agio, tanto che sono bastate poche centinaia di metri per “sentire” la bici e nella seconda metà della PS mi sono praticamente dimenticato di stare guidando una bici diversa dalla mia (Reign 150). Nel veloce la bici mi è apparsa ben piantata a terra e stabile, come è lecito attendersi da una bici da 67° di sterzo e 1140 mm di passo, e con un’ottimo assorbimento sugli ostacoli presi in velocità. Anche il comportamento sul tecnico e nello stretto mi è sembrato soddisfacente, con un avantreno preciso ed una forcella che dà fiducia. A tal proposito devo riconoscere che la 34 presenta effettivamente delle differenze rispetto alla serie 32, a parità di corsa e di tipo di interfaccia con il mozzo la 34 dà una sensazione di maggiore solidità e rigidità dell’ insieme.

Per quello che può valere un’opinione frutto di tre ore di pedalata, la mia sensazione è che sia una bici ben riuscita, con una sospensione efficiente e che si lascia pedalare ed con un range di utilizzo abbastanza ampio. Unico neo, risaputo e ampiamente dibattuto, è il cartellino del prezzo, che per un esemplare come quello che ho pedalato arriva a 7.000 euro.

E veniamo alla questione delle ruote. Spero di non deludere nè i fan del nuovo formato nè i detrattori dello stesso se dico che a mio parere la questione del diametro delle ruote è marginale, nel senso che il risultato finale (come si comporta la bici, come la si pedala, come va in discesa) è il frutto di un insieme di fattori e non solo ed unicamente del formato delle ruote.
La prova della BronsonC da questo punto di vista conferma quanto avevo percepito nel testare la KHS SixFifty: il mio parere è che una qualche differenza rispetto alle ruote da 26 ci sia e che sia percepibile, ma che sia una differenza di entità relativamente piccola sia nei lati positivi che in quelil negativi. Nel caso specifico, la mia sensazione è che la Bronson scorra un po’ meglio sugli ostacoli, ma non quanto possa fare una bici con ruote da 29; per contro, non ho rilevato una significativa diminuzione dell’agilità rispetto a bici dalle quote geometriche analoghe.

Insomma, parlandone in generale, chi ha una 26 su cui si trova bene a mio modestissimo parere non ha nessuna necessità di correre a cercare una bici da 27,5: chi invece vuole/deve/sta per cambiare bici sempre a mio parere farebbe bene a valutare anche questa possibile alternativa.

Scheda della Bronson Carbon sul sito SantaCruz,

Bagnoli Bike, test center ufficiale SC

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Tags: Bronson

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