Ho finito da qualche ora il lungo della SellaRonda Hero 2015, che quest’anno ha ospitato anche i campionati del mondo Marathon. Nel titolo vedete il mio tempo. Giusto per darvi le proporzioni, il vincitore, Alban Lakata (AUT) ci ha messo 4 ore e 24 minuti. Lui è il nuovo campione del mondo, io sono arrivato 23° nella mia categoria M3, su 388 partenti. Sui 2361 partenti (lungo) ho finito 249°. Non male per uno non avvezzo alle gare come me, ma le due ore di distacco dal primo sono un abisso. Considerando poi la durezza del percorso.
Comunque, in gare di questo tipo si vivono alti e bassi. È difficile gestirsi alla perfezione, e spesso è la testa che fa brutti scherzi.
La partenza alle 7:45 non lascia molto tempo per entrare in temperatura: dopo 300 metri inizia la salita del Dantercepies: uno sterratone ripido con antigrip ovunque, cioè il ghiaino che fa scivolare la ruota posteriore quando meno te lo aspetti. Poco male, quando io o qualcuno davanti a me scende di sella faccio qualche passo volentieri per sgranchire le gambe. Scollinamento proprio dove arriva una comoda funivia (aahhh se avessi scelto l’enduro…) e giù verso la Val Badia, prima su una nuova autostrada antigrip, e poi su un sentiero antigrip pure lui.
Mi rilasso seguendo quelli davanti a me, inutile prendere rischi come fa uno del team Cicobikes, che tenta ogni scorciatoia finendo in uno scolo dell’acqua della pista da sci e poi bucando alla seconda discesa.
Corvara. Pronti via verso il Pralongià. Non uno dei miei posti preferiti per la mountain bike, perchè si gira quasi esclusivamente su sterratoni con strappi poco simpatici. Ah già, quelli c’erano anche sulla prima salita. Se non altro il panorama è bello, sempre che uno riesca ad apprezzarlo durante lo sforzo. La discesa è più bella di quanto mi aspettassi, fino al Passo Campolongo, anche se molto scorrevole e senza pezzi tecnici. Dal Campolongo in poi conosco il tracciato.
Come un vero pro (…) martedì sono arrivato in Val di Fassa, nella quiete di un bel campeggio di Campitello, e ho provato questa parte del percorso fino all’arrivo a Selva. Quindi so cosa mi aspetta. Prima un divertente sentiero fino ad Arabba, e poi la tortura con la T maiuscola, data dall’avvicinamento al soave paesino di Ornella e relativa salita assassina. Ad Arabba faccio di nuovo il pro: cambio borraccia al volo grazie al superefficiente ristoro. Mi sparo una barretta e abbasso la testa sapendo che qui ci si gioca la gara.
Per chi non lo sapesse, la cosiddetta “Ornella” è la salita che arriva sotto Porta Vescovo, ed il cui tratto centrale presenta delle pendenze proibitive sopra il 30%. Motivo per cui anche uno come Sauser monta una corona con il 32. I comuni mortali se la spingono in gran parte. La cosa positiva è che si tratta di “solo” 400 metri di dislivello, quindi in 33 minuti esatti me ne sbarazzo, un po’ pedalando, un po’ spingendo, e salgo con buon passo verso il punto più alto della gara, a 2340 metri.
Altro cambio borraccia, ingurgito un gel che mi porto in tasca e scendo verso il bel singletrack che porta al Passo Pordoi. Tecnico il giusto, mi piace e mi diverto, anche se comincia a piovigginare. Mi distraggo un attimo e sono costretto a mettere giù i piedi con un movimento inconsulto che mi provoca dei crampi istantanei ad entrambe le gambe. Risalgo in sella al volo e continuo a pedalare, facendoli sparire per il resto della gara. Per fortuna perchè é mio destino soffrire di crampi in gare lunghe come queste.
Per fortuna verso la Val di Fassa si vedono sprazzi di blu, ed una volta arrivato al passo non piove più. E cominciano i miei due minuti di gloria. Durante le mie ricognizioni dei giorni precedenti mi ero studiato per bene questa discesa, l’unica con dei tratti tecnici, e mi ero memorizzato delle linee. Reggi telescopico giù (qui la mia bici in dettaglio). RS-1 aperta, manubrione da 740mm.
Sorpasso praticamente tutti quelli che incrocio, soprattutto nella parte bassa, rocciosa e con radici, dove un addetto alla sicurezza diceva a tutti di scendere e spingere. Ma proprio lì c’era una delle mie tre linee fondamentali (erano destra-destra-giù a goccia), la imbocco e sorpasso quelli che spingono. Devo dire che non ho trovato un ingorgo che sia uno in questo tratto.
Secondo pezzo tecnico, seconda linea a destra. Goduria! Tratto finale, quello con un tronco bagnato di traverso e ripidone. Altra gente che spinge, vado di direttissima con tanto di fotografo che cercava disperatamente una cavia. Tutto perfetto! Con un sorriso sulle labbra scendo fino a Canazei praticamente da solo, mangio 1/4 di barretta e imbocco la salita del Duron. Nome est Omen, o com’era?
Le rampe ripide non sono il problema. La mia testa decide che si è rotta le balle nel lungo tratto in falsopiano, in cui mi trovo da solo con vento contrario. Ho anche finito l’acqua e cerco un ruscello vicino alla strada. Niente da fare. Stringo i denti, tento di raggiungere quelli davanti a me ma, essendo in 3, tirano di più. 200 metri di dislivello al passo. Sono in crisi, scendo e spingo in diversi punti. Speravo in un punto di rifornimento, ma niente. Discesa su sterrato e, prima dell’ultima salita al Monte Pana, non ho i miraggi ma vedo un ristoro dove faccio l’ennesimo cambio borraccia, trangugio il secondo gel della giornata e sento una mano che mi batte sulla spalla. Luca di All4Cycling! Scambiare due parole durante i 300 metri di dislivello (quasi) finali mi sblocca, pedalo agile anche se Luca poi si sfila e mi stacca.
Inizia la discesa finale su Selva, con qualche strappetto. È il famoso effetto “risucchio” da traguardo, quello che tira fuori le energie che non sapevi di avere. Passo Luca in discesa, pedalo a tutta sugli strappetti e arrivo al traguardo!
Sono un eroe? Manco per sogno. Farsi un giro in mountain bike non ha niente di eroico. È stata una bella esperienza, in una gara che meriterebbe più discese tecniche. Alla fine i metri di dislivello sono 3.900, i km 85. 10 km in meno e 100 metri di dislivello in più della Ronda Extrema del Garda, che però è molto più tosta dal punto di vista tecnico e mentale, perché non ci si può riposare in discesa. Bisogna dire che però qui in Val Gardena l’organizzazione e il contorno (alberghi, addobbi, show, ecc) sono di prima classe. Ci sanno fare, e sanno sfruttare le bellezze di un posto unico al mondo.
Un saluto a tutti gli amici del forum che ho incontrato oggi. Spero di vedervi stasera alla festa, perché dopo una sgobbata del genere non riesco a dormire, ma riesco a far casino! E massimo rispetto per chi è arrivato dopo 8/9 ore beccandosi il temporale.
Un ringraziamento particolare a Roberto Massa per il piano di allenamento. Mai stato così in forma in vita mia.
87 KM MASCHILE
1. Alban Lakata AUT 4.24.46,0
2. Christoph Sauser
3.Hector Leonardo Paez Leon COL 4.27.01,8
4. Periklis Ilias GRE 4.29.19,4
5. Damiano Ferraro
7. Samuele Porro ITA 4.31.26,8
8. Roel Tony Paulissen
10. Kristian Hynek
60 KM FEMMINILE
1. Gunn Rita Dahle-Flesjå NOR 3.34.13,6
2. Annika Langvad
3. Sabine Spitz
5. Sally Bigham
6. Yana Belomoyna
8. Christina Kollmann AUT 3.53.33,1
9. Lea Davison USA 3.55.57,0
10. Daniela Veronesi ITA 3.57.13,7
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