Sicilia C2C West Coast: considerazioni finali

Il viaggio è finito: ci si saluta, ci si scambiano le email, si recupera la valigia e si sale su un 737 stipato all’inverosimile verso casa.

A mente fredda, ma con gli occhi ancora pieni di tanto ben di Dio, è il momento per tirare le somme ed approfondire un po’, cosa che è difficile fare a tarda sera dopo aver pedalato tutto il giorno…

La prima considerazione è sulla Sicilia che abbiamo attraversato: una terra splendida e diversa, molto diversa, da come uno se la aspetta. Prima di tutto ho incontrato una terra tutt’altro che arida, anzi coperta di una vegetazione a tratti lussureggiante: dai canneti delle zone umide, ai boschi di leccio o alle pinete dei rilievi, dai campi di frumento a perdita d’occhio fino agli immensi aranceti, passando per le vigne ben curate, le enormi bougainville, gli onnipresenti mandorli e gli immancabili fichi d’india, simbolo arboreo indiscusso della regione.

L’altra caratteristica è una grande varietà degli ambienti attraversati, si passa dalle spiagge ai boschi fitti, da zone ad agricoltura intensiva alla montagna vera con panorami appenninici e quasi alpini… ed anche tecnicamente c’è di tutto, dalla stradina secondaria asfaltata al viottolo lungo il fiume, dalla mulattiera lastricata vecchia di secoli alla ferrovia dismessa. Per il viaggiatore a pedali questa varietà è una vera manna, perchè mantiene accesa la curiosità ed aiuta a vincere la fatica, il caldo, il sudore.

Certo, non ci sono solo bellezze: ci sono anche le discariche improvvisate lungo le stradine di campagna, le incredibili “particolarità” urbanistiche o l’abbandono di certe costruzioni. Ma sono brutture che non riescono a sopraffare la bellezza della natura e delle opere d’arte, anzi la fanno ancora più risaltare. Ma che comunque mettono rabbia…

Dal punto di vista tecnico la C2C è alla portata di quasi tutti, più che la lunghezza ed il dislivello in questi viaggi è importante “sapersi gestire”, i problemi non sono certo nel fare 60-70 od 80 km, quanto farli anche il giorno dopo: per questo è necessario non esagerare mai con l’andatura e prediligere un passo costante e curare l’alimentazione soprattutto a livello di reintegrazione idrica. La mia esperienza dice che è importante bere costantemente (ma senza esagerare per evitare problemi allo stomaco) e di mangiare ogni tanto un frutto maturo (pesche, albicocche, susine) che oltre a fornire energia reintegrano sali ed acqua. E’ comunque una buona idea premunirsi anche di reintegratori salini, che con temperature elevate aiutano ad evitare i crampi. La bici ideale per un viaggio del genere è una front o una full leggera da 100-120 mm con coperture scorrevoli, possibilmente tubeless per evitare le forature (tre in tre giorni, nel terzo caso ho trovato cinque fori di spine…).

L’Organizzazione fornisce un pacchetto “tutto compreso”: pernottamento a mezza pensione, packet lunch, guide, trasporto bagagli e assistenza con mezzo di appoggio, e si può scegliere tra le iniziative proposte o chiedere un tour personalizzato; è anche possibile organizzare transfer da e per gli aeroporti. I prossimi tour sono previsti per il 16-19 agosto (C2C Extreme) e per l’11-16 settembre (C2C Week): trovate l’elenco completo dei tour e tutte le informazioni sul sito www.coast2coast.it o su facebook.

Un saluto alle guide, Alessandro e Giovanni, ed a Franco che ha guidato il mezzo di appoggio e ci ha rifornito di acqua e cibo lungo tutto il percorso; un abbraccio anche a Renè, Patrick e Fabrizio, ed una menzione d’onore per quest’ultimo che a 14 anni non solo portato a termine il viaggio a dispetto di una bici non proprio all’ultima moda, ma che non si è arreso neppure dopo una caduta nella quale ha lasciato un po’ di pelle sull’ asfalto.

E come l’anno scorso, concludo con un “arrivederci”…

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