SRAM vs. Shimano: l’Eagle ha annientato il Di2?

Quando Chain Reaction Cycles ha lanciato le offerte per il Black Friday, lo scorso giovedì, sono rimasto piuttosto di stucco nel vedere il prezzo di 377 Euro, spedizione compresa, per il gruppo completo SRAM Eagle GX a 12 velocità.

Si sapeva che l’Eagle GX avesse un prezzo molto competitivo, visto che di listino viene 499 Euro. E abbiamo anche visto nel nostro test dedicato che è un prodotto molto valido. Rispetto al suo diretto concorrente, lo Shimano XT 1×11, costa circa 50 Euro in più, se si rimane su CRC.

La verità è che lo Shimano meccanico 1×11 non è il diretto concorrente dell’Eagle GX, perché ha una rapportatura più corta (11-46 al massimo).  L’antagonista è il gruppo elettronico XT Di2 con Synchro Shift, il cui solo deragliatore posteriore, al netto degli sconti costa però 240 Euro. Prendo il Di2, e non l’XT 2×11 meccanico, perché quest’ultimo necessita di due manettini, andando a creare un discreto casino sul manubrio, dove già si trova il comando remoto del reggisella telescopico.

L’ho provato a lungo, l’XT Di2 2×11, e il punto dove non mi ha convinto è stato proprio l’utilizzo di un deragliatore anteriore, perché richiede comunque una gestione della cambiata che tenga presente su quale corona si sta girando, per evitare di dover fare il cambio di corona in un momento delicato, come su una rampa tecnica, magari esposta.

A ciò si aggiunge il punto estetico: il deragliatore anteriore, nella mountain bike, è demodé, proprio a causa di gruppi come lo SRAM Eagle, e prima di lui l’XX1. L’occhio si è abituato a telai “puliti”, in cui neanche più è previsto l’attacco per questo componente che prima si pensava imprescindibile. Inoltre tanti biker trovano impareggiabile la semplicità d’uso di un monocorona. Senza parlare degli ingegneri che progettano i telai: il non dover spaccarsi la testa su tiri catena variabili, e soprattutto il maggior spazio che consente un monocorona, permette di avere carri più corti e anche cinematiche migliori.

Infine ricordiamoci che il reggisella telescopico si trova ormai su ogni bici, tranne qualche XC dei duri e puri, e il lato sinistro del manubrio sembra quasi prenotato per il suo comando remoto, e non per il comando del deragliatore anteriore di una eventuale doppia meccanica.

Insomma, da quando la famosa “coperta corta” dell’XX1 è stata allungata grazie all’Eagle, neanche i rider meno in forma hanno qualcosa da eccepire sul monocorona. Tanto è vero che, se guardiamo agli allestimenti delle nuove bici, si fa fatica a trovare una trasmissione Shimano nelle bici di alta/media gamma.

Adesso già mi vedo i commenti del tipo “Sì ma io uso uno SLX del 1964 con pacco pignoni Sunrace“. È chiaro che sulle bici vecchie il trend non sia ancora arrivato, visto che l’Eagle GX è appena uscito. Ci vorranno un paio di stagioni prima che si diffonda  bene ma, partendo dai montaggi che si vedono sulle bici 2018, sembra sia solo una questione di tempo. A meno che Shimano non se ne esca con una nuova trasmissione meccanica monocorona con lo stesso range di rapporti (500%) dell’Eagle. Di tempo, i giapponesi, ne hanno avuto tanto per controbattere al pignone da 10 denti dell’XX1, che uscì esattamente 5 anni fa, ma hanno preso la strada del 2x elettronico.

Quando Shimano presentò l’XTR Di2 ad Albstadt nel 2014, durante la coppa del mondo di XC, si parlò di “rivoluzione”, e i toni erano euforici. A vedere come i produttori di bici allestiscono i loro prodotti nel 2017 si può dire che forse la strada non era quella giusta.

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