Standard, standard e ancora standard

[ad3]

Nato come termine per definire una misura unica e univoca, che rendesse la vita più semplice sia ai produttori che ai consumatori, ormai la parola standard nel mondo della MTB è sinonimo di confusione e incertezza. Ci si è spinti troppo oltre? Nelle ultime stagioni siamo stati letteralmente bombardati da un numero spropositato di nuove misure inerenti gran parte dei componenti. Una serie infinita di standard che hanno sostituito quegli standard classici che abbiamo avuto come riferimento per parecchi anni, o addirittura per l’intera storia della MTB.



.

L’evoluzione è una caratteristica intrinseca della MTB, che è sempre stata maggiormente proiettata al futuro rispetto alla BDC, decisamente più tradizionalista. Chi segue assiduamente MTB-MAG, sa quanto siamo a favore dell’evoluzione e delle novità, quando queste portano reali benefici. Ma quanto può essere ormai sottile la linea che separa l’evoluzione tecnica di bici e componenti dalla involuzione del loro mercato dovuta a un’eccessiva frenesia che in molti casi disorienta i consumatori e li rende diffidenti e poco propensi ad acquistare nuovi prodotti? Il rischio di fiaccare il mercato invece che tenerlo vivo, è elevato.

Indubbiamente stiamo vivendo un periodo di profondo cambiamento. Il know how riguardante geometrie dei telai e sistemi di sospensione, ovvero le due caratteristiche tecniche dominanti di una MTB, è ormai arrivato a un tale livello per il quale non occorre più sperimentare. Si è iniziato quindi a lavorare con grande attenzione su altri dettagli che, nel complesso, migliorano la bici, le performance e il modo con il quale i diversi componenti si interfacciano. Tuttavia, in un periodo nel quale non solo non esiste più la suddivisione per “model year” ma si presentano prodotti nuovi in qualsiasi momento dell’anno, restare al passo con queste evoluzioni è complicato non solo per gli acquirenti ma anche per i produttori stessi, che per concentrarsi a rincorrere questi particolari, per non presentare una bici già vecchia, a volte tralasciano altri aspetti altrettanto importanti.

Evidentemente siamo in un periodo nel quale l’evoluzione di molti dettagli è ancora in fase di sperimentazione, come successo appunto per anni con geometrie e cinematismi citati poc’anzi. Visto che comunque le varie sperimentazioni in atto stanno portando a risultati molto interessanti, la speranza è che questa frenesia di nuovi standard e di nuove misure si stia indirizzando verso un periodo di risoluzione che porti alla scelta degli standard più efficaci, unici e ben definiti, che possano nuovamente definirsi tali, nel pieno significato del termine.

Prendiamo qualche esempio che ci porti a capire a che punto sia questo percorso di ridefinizione dei nuovi standard e se, come ci auguriamo, si veda già la luce in fondo al tunnel.

Diametro ruota

La prima di una lunga serie di novità che hanno stravolto il mondo della MTB per come lo conoscevamo. Probabilmente il cambiamento più importante, che ancora adesso non ha trovato quiete ma lascia che 2 diversi standard convivano, 29″ e 27.5″, altalenandosi nelle preferenze dei costruttori e dei rider, dopo aver definitivamente seppellito lo standard storico della MTB, il 26″. Pare che la sentenza tra quale dei due sia il più adatto in assoluto alla MTB sia praticamente impossibile. Sinceramente non so voi, ma io stesso non sarei in grado di dare la mia preferenza all’uno o all’altro, dato che entrambi hanno caratteristiche valide per determinati aspetti. Forse tutto sommato ha senso che esistano entrambi gli standard: una soluzione che sì, crea qualche ulteriore confusione, ma offre una bella varietà di scelta.

Larghezza pneumatici

Fat, plus, semiplus… quanti nuovi standard e definizioni hanno introdotto per indicare le dimensioni dei copertoni? Che il mercato abbia tentato in tutti i modi di farci appassionare ai “gommoni”, è un dato di fatto. Tuttavia, tranne rari casi isolati, non è una moda che ha attecchito, anzi si può dire che sia stato un fenomeno breve e poco significativo, ma in qualche modo ha creato delle sperimentazioni che hanno dato frutto a novità che ora sembrano assestarsi su misure standard. Cerchi più larghi e copertoni adeguati, anch’essi di dimensioni leggermente maggiori dei tradizionali, soprattutto in ambito XC e Trail.

Battuta mozzi

Come conseguenza delle novità nei due ambiti appena descritti, anche la battuta del mozzo posteriore è stata oggetto di vari aggiornamenti. Dal tradizionale 135mm al 142mm, ora al 148mm Boost. Una scelta dedicata a trovare maggiore rigidezza del carro, non solo per la larghezza del mozzo ma per la larghezza generale del carro stesso, maggiore luce per i copertoni, una linea catena ottimizzata e meno a rischio di interferenze con il carro. Speriamo sia quella definitiva, così che si possa definire di conseguenza anche un’unica larghezza del perno delle guarniture. In seguito è stata aggiornata anche la battuta del mozzo anteriore, che da 15×100 è diventata 15×110 e di recente è stato introdotto anche il 20×110 Boost, ovvero un classico 20×110 ma con flange più larghe, appunto Boost. Anche in questo caso, dato che ci si sta orientando verso la stessa misura come battuta, avrebbe senso orientarsi verso un’unica misura anche per quanto riguarda il diametro del perno? Probabilmente si, anche perchè un perno 20 offre certamente più rigidezza senza gravare sul peso, se non in maniera trascurabile.

Interasse ammortizzatori

Il metrico vuole essere una sostituzione a tutti gli effetti nata per semplificare e soppiantare il vecchio sistema in pollici, tuttavia, prima di poter apprezzare questa semplificazione, occorre trascorrano alcune stagioni, durante le quali si abbandonerà il sistema di interasse x corsa in pollici, ammesso che nel frattempo non intervengano nuovamente con qualche ulteriore novità.

Movimento centrale

Abbiamo importato dalla BDC un sistema più leggero e moderno quale il PressFit, nelle sue varie forme e misure, che si è rivelato inadeguato per una serie di motivi all’uso offroad. Ora i costruttori di telai stanno tornando tutti gradualmente al classico sistema filettato a passo inglese con calotte esterne. Un ritorno a un vecchio standard, che si è successivamente rivelato migliore di quello che lo ha soppiantato. La cosa bizzarra è vedere come molti brand ora indichino espressamente “threaded bottom bracket” (movimento centrale filettato) negli highlights delle specifiche, con un certo orgoglio. Comunque, se come ci auguriamo la battuta Boost 148 diventerà lo standard unico del mozzo posteriore per tutte le discipline pedalate, anche il movimento centrale avrà un unico perno, un’unica quota di linea catena e un unico sistema di cuscinetti esterni filettati. Un sogno, rispetto alla attuale situazione.

Serie sterzo

Dopo una 15ina d’anni con le serie sterzo filettate da 1 pollice, il mondo della MTB è stato rivoluzionato dalle calotte da inserire a pressione, per cannotti da 1.1/8″. Ci siamo tenuti questo nuovo standard per un’altra decina di anni, fino a che non è scoppiato il caos, che ancora non ha trovato una soluzione univoca. Tapered o coniche, integrate, semi-integrate, esterne, combinate integrate/esterne… e ciascuna con più varianti di misure che riguardano diametro e altezza. Qui non si tratta di evoluzione, ma semplicemente di mettersi d’accordo e scegliere un’unica misura per ognuna delle principali soluzioni e archiviare il caso.

[ad12]

Storia precedente

Quando l’aiuto elettrico fa felici tutti

Storia successiva

[Test] Rose Root Miller 2 29″

Gli ultimi articoli in News