Andare sulla Tofana di Roces con la MTB è di per sé un’idea particolare. Salirci tramite ferrata, invece che per la via normale, rasenta la pazzia. Videoreport.
[VIDEO=4156]Looking for Freedom – Tofana di Rozes ep.1[/VIDEO]
E’ dall’anno scorso che sogno di portare la bici su una delle cime più’ alte delle Dolomiti, nonche’ più belle, si tratta della Tofana di Rozes 3225mt.
Le Tofane sono forse il massiccio più maestoso tra tutte le montagne ma appena si entra nella conca ampezzana, su tutte spicca la Rozes, impossibile non restare ammaliati da questa parete di roccia.
Cosi’ quest’anno mi sono messo in testa di “conquistare” la vetta e provare a scendere con la mia mountainbike.
Sento l’amico Tazio (uno degli autori di Dolomiti in MTB) che anche lui come me e’ un grande amante della montagna e aspettiamo il momento giusto per tentare l’impresa.
Decidiamo per meta’ settembre e aspettiamo la chiusura dei rifugi in modo tale da incontrare pochi turisti a piedi. Sfortuna vuole che il mese di settembre e’ brutto compreso quello di ottobre dove inizia a comparire la prima neve
Convinto, per esperienza, che un po’ di neve possa esserci di aiuto per la prima parte della discesa, decidiamo ugualmente di tentare al primo weekend di sole e così’ al primo Novembre partiamo.
Mi sveglio alle 4.30 e alle 8.30 sono, con Tazio, al rif Dibona (sotto la Rozes) e diamo inizio all’avventura
Presto capiamo che l’impresa che avevamo in mente va ben oltre a quelle che avevamo già’ affrontato, sebbene entrambi siamo muniti di ottimo allenamento anche con bici in spalla alle 12.00 eravamo neanche a meta’ ferrata.
Non avevamo fatto i conti che il solo fatto di prepararci e caricare le bici sugli zaini porta via molto tempo, la galleria militare del Castelletto che normalmente ci si impiega venti minuti noi ne avremo impiegati almeno 40, l’ingombro della bici ci ha costretti a farla da accosciati e in alcuni punti a “quattro zampe” per non parlare di salire in verticale sulla parete di roccia…si sentivano le gambe incendiarsi, sicuramente tutto un altro tipo di esperienza rispetto al “classico portage”, infine l’incognita ghiaccio sulla cima e le giornate corte non ci aiutano, così’ per evitare problemi seri decidiamo, saggiamente, di tornare indietro. Dopo molta attesa per questo sogno, l’amaro in bocca per non aver raggiunto la vetta e’ tanto ma servirà’ di esperienza, ormai, per l’anno prossimo.
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