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Le cime dei Monti Sibillini sono state da sempre avvolte da un alone di mistero.
E’ nel corso del medioevo che nascono le prime grandi leggende, storie che porteranno questi monti ad essere luogo di pellegrinaggio di molti stregoni, maghi e di cavalieri erranti.
Storie radicate nell’immaginario popolare e che molto spesso si confondono tra il sacro e il profano.
La toponomastica è alquanto inquietante, come testimonia il nome di molti luoghi: Grotta delle Fate, Monte Sibilla, Lago di Pilato, Pizzo del Diavolo, Cima del Redentore, Passo Cattivo, Gole dell’Infernaccio, Grotte dei Frati, ecc.
La tradizione popolare e numerosi scritti hanno tramandato queste storie fino ai nostri giorni e ancora oggi i più anziani tra contadini e pastori credono che venti e tempeste siano scatenati dal passaggio di maghi e streghe.
Tra le molte storie, la più affascinante forse è quella della Fata Sibilla e del Guerin Meschino.
Quella del “Guerin Meschino”, leggendario cavaliere errante, è la storia di un fanciullo di nome Guerino che, ancora in fasce, fu rapito e venduto ad un mercante di Costantinopoli.
Crescendo, Guerino divenne un’abile cavaliere. Condusse e vinse molte battaglie acquistando gloria e molta fama. Ma la notorietà non lo rese felice, in quanto il suo desiderio più profondo restava sempre quello di conoscere la sua vera patria, i suoi genitori, il suo vero nome.
E fu così che a vent’anni iniziò un lungo peregrinare alla ricerca della sua vera identità.
Quando sembrava che tutte le speranze si fossero consumate, un mago gli parlò di una fata che viveva in un magico regno sui monti del centro Italia.
Il Meschino non perse tempo e, dopo un confuso viaggiare, salì sulla vetta del monte Sibilla. Raggiunse una grotta e qui incontrò la fata Sibilla che gli avrebbe dovuto svelare quel mistero che tanto lo tormentava.
Il sentiero che fu percorso dal Guerin Meschino viene generalmente identificato con il sentiero n. 11. Si tratta di un sentiero d’alta quota che dalla cresta sommitale precipita vertiginosamente sul versante Nord-ovest della Sibilla calandosi fin dentro le Gole dell’Infernaccio.
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Quella parete aveva catturato la nostra attenzione da almeno un paio di anni. Avevamo studiato quel sentiero valutando le difficoltà dei passaggi più critici. Poiché la traccia non è sempre visibile, avevamo da tempo fissato tutti i punti di riferimento necessari per la discesa.
Tutto era stato attentamente pianificato …….dovevamo solo rompere gli indugi e aspettare l’occasione giusta per tentare!
Montefortino, 02/06/2012
Dopo un inverno lunghissimo che non sembrava mai finire, finalmente il meteo annuncia due giorni di tempo stabile.
L’appuntamento è fissato per le 7.15. Si aspettano gli ultimi ritardatari con problemi di sveglia, si caricano le bici e si organizza la partenza da Rubbiano frazione di Montefortino.
Giusto il tempo di scaldare le gambe lungo i 4 km che separano Rubbiano da Isola San Biagio ed subito imbocchiamo la lunga forestale che sale fino sopra la cresta della Sibilla.
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Stiamo percorrendo uno dei tratti più suggestivi dell’intero gruppo dei Sibillini. Una strada che l’uomo ha faticosamente sottratto ai ripidi pendii della Montagna. La violenza delle ruspe ha irreparabilmente segnato il fianco della Sibilla, regina dei Sibillini, la montagna che ha dato nome all’intera catena montuosa.
Man mano che prendiamo quota gli orizzonti si allargano e i panorami sono sempre più belli:
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Rapidamente saliamo in un susseguirsi di suggestivi tornanti lungo il fianco della montagna:
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Al rifugio Sibilla (mt 1540 slm) una sosta è obbligo:
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Si tira un po’ il fiato e il gruppo si compatta prima della ripartenza
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A metà della salita cominciamo ad intravedere la “Corona” della Sibilla, la vetta della montagna “Regina”:
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Le dolomitiche sagome di Palazzo Borghese e Cima Vallelunga rimangono sempre di fronte ai nostri sguardi e ci regalano la sensazione di pedalare su altre latitudini
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Man mano che si prende quota l’ambiente diventa sempre più austero:
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Gli ultimi tornanti regalano paesaggi mozzafiato che aiutano a sopportare la fatica accumulata nella lunga salita
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L’ultimo tornante sembra non finire mai nonostante la linea del cielo sia sempre più bassa e la cresta della montagna sembra ormai essere a portata di mano
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Poi finalmente arriviamo ad una sella che a quota 2.129 divide i due versanti.
Una sosta ristoratrice ci permette di recuperare un po’ delle forze perdute in oltre 20 km di salita. Quasi quattro sono le ore che fino a questo punto sono state trascorse in sella!
Nel frattempo vediamo arrivare un simpatico gruppetto di bikers. Scambiamo amichevolmente alcune battute e, prima che ognuno riprenda la propria strada, troviamo il tempo di immortalare il momento. Il risultato è la “foto dell’amicizia” a ricordo di questo insolito gemellaggio in alta quota:
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La marcia riprende imboccando il sentiero che percorre il crinale in direzione Nord-Est.
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Maestosi sono i paesaggi che dalla cresta si aprono su entrambi gli orizzonti.
A destra, la Valle glaciale di Foce con vista sui Piani di Gardosa e sul gruppo del Vettore (2.476 slm):
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A sinistra, grandioso panorama su Pizzo Berro, sul Monte Priora e sul Balzo Rosso; mille metri più in basso distinguiamo le sorgenti del Tenna e le gole dell’infernaccio schiacciate tra le verticali pareti della Priora e della Sibilla:
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Il sentiero è in parte esposto e le folate di vento mettono a dura prova i nervi di chi tra noi soffre le vertigini.
La vetta della Sibilla è proprio come ci viene descritta nella prima edizione del romanzo del Guerin Meschino: (.…)sommità altissime, le cui punte acuminate si perdevano tra le nuvole; (….) dinanzi(…..) un sentiero sassoso, dirupato, con grandi e profonde valli (…..) e oltre a ciò terribili precipizi dei quali scorgeva il fondo”
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Qualche centinaio di metri prima della Vetta, proprio sotto la “Corona” della Regina, ci troviamo di fronte a una ripida sella rocciosa. Siamo a quota 2.130 e da qui si apre uno stretto passaggio che permette di calarci sul versante Nord della montagna. E’ l’imbocco del sentiero n° 11, il sentiero che secondo la tradizione Guerin Meschino percorse per raggiungere la fata Sibilla. Il sentiero che dalla vetta precipita vertiginosamente oltre mille metri più in basso fino alle sorgenti del Tenna.
Il sentiero dapprima scende ripido su ghiaione. Con un paio di curvoni perdiamo immediatamente un centinaio di metri di dislivello
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Poi il sentiero prosegue in direzione della spalla Nord-Ovest e perdendosi lungo i prati scende fino a quota 1.886 nei pressi dei ruderi del Casale Sibilla:
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Da Casale Sibilla il sentiero prosegue sulla destra con una serie di tornantini su parete molto ripida
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In queste situazioni la montagna pretende molto ma offre altrettanto! Chi decide di affrontarla è consapevole di essere un minuscolo puntino che si confonde nell’immensità. La montagna pretende rispetto e non tollera errori. Poi però contraccambia, regalando momenti di grande gioia e soddisfazione.
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I resti del Casale Lanza che iniziamo a scorgere dall’alto indicano la giusta direzione di marcia
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Il sentiero si perde di nuovo tra i prati d’alta quota
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Infine arriviamo in una piccola conchetta ai margini di un boschetto. Una sosta ci permette di allentare un po’ della tensione accumulata nella difficile discesa. Uno sguardo verso l’indietro ci permette di ammirare l’opera appena compiuta:
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Siamo a quota 1.570, in prossimità del Casale Lanza. Di fronte a noi il versante appena sceso. Siamo sovrastati da un grande sperone roccioso che rimane sulla destra. Sulla sinistra, ancora più in alto, la Corona della Sibilla da cui siamo partiti.
Qui la pace è assoluta…ci siamo solo noi. C’è poi la montagna, con i suoi colori, la sua tranquillità, i suoi profumi primaverili.
Rimaniamo senza parole, non c’è altro posto in cui vorremmo stare!
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Da qui la discesa prosegue all’ombra di una splendida faggeta
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Nessuno, neppure il più esigente rimarrà deluso all’interno del bosco. Un misto di veloci curvoni, terra battuta e radici fanno la gioia anche dei più esigenti!
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Usciti dal bosco l’arrivo a fondo valle è ormai imminente
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Siamo scesi a quota 1.170, in prossimità dellle sorgenti del Tenna. Siamo ormai certi di essere arrivati alle pendici della grande parete che dal basso verso l’alto ci fermiamo ad ammirare:
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Sono trascorse oltre due ore da quando abbiamo iniziato a scendere. Una grande soddisfazione accompagna questo indimenticabile momento!
Da qui il sentiero lascia il posto ad una veloce forestale:
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Proseguiamo velocemente costeggiando il torrente, una volta sulla sponda destra, una volta sulla sponda sinistra. Lo spettacolo offerto dalla natura è impareggiabile:
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L’arrivo alle “Pisciarelle” segnano l’uscita dalle Gole:
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Oramai la missione è stata compiuta….mancano solo pochi km di facile forestale per chiudere l’anello.
A questo punto la macchina fotografica è stata riposta nello zainetto: le immagini e le emozioni dei restanti momenti sono lasciati alla personale memoria di ciascuno di noi!
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