Swiss Epic, l’anello mancante

La scorsa settimana avete potuto seguire il nostro report sulla prima edizione della Swiss Epic. A grande richiesta, considerando anche quella di mia mamma, che ha smesso di preoccuparsi una volta saputo che sono tornato a casa in un pezzo (e solo allora ha guardato i video), eccovi un sunto di quello che abbiamo vissuto io e Andy.

Si va in ordine di voti. Pronti, via.

10 I sentieri del Canton Vallese

Magnifici. Lo sapevamo, ed era uno dei motivi portanti che ci hanno spinto ad iscriverci alla Swiss Epic. Non hanno deluso, anzi: considerando che abbiamo beccato la settimana con il miglior meteo di tutta l’estate, senza una goccia d’acqua, la polvere alzata dalle nostre ruote aveva un gusto accettabile.

Sentieri da leggere anche nell’ottica di una gara a tappe che, finalmente, costringe i corridori ad essere dei mountain biker e non degli stradisti in vacanza. L’anello mancante nelle competizioni. Siamo sinceri: l’enduro si vince in discesa, le granfondo in salita. La Swiss Epic Flow solo se si è bravi in tutti e due. Era ora.

Nella categoria “Epic” chi era in giro con la frontina e la sella alta, senza reggisella telescopico, se ne sarà pentito amaramente. La Swiss Epic non è il Transalp Challenge. Neanche la festa finale: ho visto solo un tizio con le calze antitrombosi!

9 Correre in due

Personalmente mi piace andare in bici da solo, con il mio ritmo, le mie pause. Mi piace anche dormire con mia moglie, ma settimana scorsa ho dovuto condividere ogni tipo di letti matrimoniali con il mio amico tedesco, per non parlare di una stanza da 600 CHF a notte (offerta da Verbier), supermoderna. Avete presente quelle dove il bagno è “aperto”, quindi potete vedere l’altro che si fa doccia, bagno, ecc? Per fortuna almeno il cesso era chiuso.

Vabé, a parte questi dettagli da coppietta in vacanza, girare con un compagno a ritmo di gara aiuta, soprattutto nei momenti più difficili, quando la testa fa le bizze e ti dice: “Basta!”. Anche perché sai bene che pure lui, la notte prima, si rivoltava nel letto ogni 5 minuti ed era sveglio alle 5, pur essendo la partenza alle 8:30. Siamo tutti umani, ma insieme si tira avanti meglio.

8 La mia Ibis Ripley

125mm dietro, 120mm davanti. Di gran lunga la bici con meno escursione di tutte quelle delle 52 squadre che hanno corso nella categoria “Flow”, la nostra. Eppure era sempre lì a combattere per le prime posizioni, che fosse in salita o in discesa. Unici problemi: una gomma tagliata e il deragliatore posteriore XX1 che aveva perso tensione, dopo 2 anni di usi ed abusi. Non per niente era con me l’ingegnere che l’ha progettato, Andy in persona, e che ne aveva uno di ricambio nella borsa. Il vecchio è già nei laboratori SRAM per capire quanta tensione avesse perso il Type 2, attendo i risultati per comunicarveli.

Per il resto la bici è una bomba, di sicuro una delle mie preferite di sempre, grazie alla sua polivalenza. Grande trazione in salita, anti squatting perfetto (non si mangia l’escursione sul ripido o pedalando), sensibilità in discesa. La ciliegina sulla torta è quella forcella supersexy che fa tanto discutere per i suoi steli rovesciati: a brevissimo il test, dopo 2 mesi di abusi.

7 L’allenamento

Non mi ero mai allenato seriamente in vita mia, cioè seguendo un piano organizzato da un preparatore. Come dicevo sopra, mi piace prendere la bici quando ne ho voglia, ed andare dove ho voglia per quanto ne ho voglia. Non è così se ci si allena. Però mi sono divertito a seguire le tabelle di Roberto Massa (qui la sua analisi), soprattutto quando ho cominciato a volare in salita, in punti dove prima facevo fatica.

Ora una salita massacrante come quella alla Capanna Tamaro riesco a tirarla senza grossi problemi con il 30×36 su una 27,5″. Se poi metto il 42, come ho fatto oggi, diventa una passeggiata turistica. Una bella sensazione. Ciò non toglie che ora sono contento di fare quello che voglio, haha.

6 Il formato Flow

Bell’idea, da migliorare. Quando i metri di dislivello in salita non sono mai giusti, se non nella quinta tappa, diventa impossibile pianificare gli attacchi e la strategia di gara. Abbiamo chiesto all’organizzazione il motivo dell’approssimazione, e ci hanno detto che avevano calcolato il dislivello usando l’apposita funzione delle “Swiss Maps”. Incredibile che il software delle altrimenti così precise cartine svizzere possa fare così cilecca.

Ottima l’organizzazione di shuttles e funivie.

Per fortuna gli “Epics” avevano i dati giusti. Con quei dislivelli mostruosi, sbagliare anche solo di 200 metri diventa una tortura.

5 I briefing

Ogni pomeriggio era obbligatorio andare ad ascoltare la descrizione della tappa del giorno successivo. Peccato che le informazioni fossero troppo poche, con la scusa di non voler rivelare il percorso in precedenza. In combinazione con il punto 6, diventava veramente difficile sapere quali e quante fossero le salite, il loro fondo, la loro difficoltà. Verso la fine della gara sono apparsi degli stralci di cartina dove, almeno, si facevano vedere i punti pericolosi quali attraversamenti di strade, cantieri, punti a spinta.

La cosa positiva è che l’organizzazione ha fatto autocritica e si ripromette di migliorare nell’edizione 2015.

4 I sorpassi

Ogni giorno ci siamo trovati decine di rider più lenti da superare in discesa, come potete vedere nel video qui sopra. Vista la differenza di velocità, alcuni sorpassi diventavano pericolosi. Qui è necessario rivedere gli ordini di partenza. È un compito difficile, visto che le categorie Flow ed Epic vanno a mischiarsi in diversi punti del percorso durante diversi momenti della giornata. Forse irresolubile.

3 I prezzi di iscrizione

3.350 CHF per squadra. Questo il pacchetto più economico per iscriversi alla Swiss Epic 2014, dormendo in camper, guidato da una terza persona inclusa nel prezzo, che comprende la gara, il campeggio e le cene.

Il nostro pacchetto, detto “Comfort”, costava 4.890 CHF per squadra, con pernottamenti e cene in alberghi a 3 stelle e shuttle inclusi.

Non sono certo prezzi popolari, ma si sa che la Svizzera è cara e che tante sono le persone che prendono parte all’organizzazione. Questo non toglie che la Swiss Epic sia una gara piuttosto elitaria, difficile da vendere fuori dai confini rossocrociati.

1 Mucche spostacartelli

Ci hanno fatto perdere la retta via durante la prima vera tappa, quando eravamo in testa. Da lì noi abbiamo anche perso il filo della gara, in termini di competizione con la squadra che poi ha vinto la Swiss Epic Flow. In Svizzera, era logico che le mucche giocassero un ruolo di primo piano, anche se non sono dipinte di viola con la scritta “Milka”.

2015: dal 14 al 19 settembre

Se avete voglia di mettervi alla prova in una gara veramente allround, queste sono le date della prossima edizione.

www.swissepic.com

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