La settimana scorsa ci siamo occupati della scelta della taglia della bici, andando ad analizzare le quote geometriche e le differenze pratiche che la scelta di una bici più grande o più piccola comporta nella guida. Abbiamo visto come l’orizzontale virtuale sia il parametro di riferimento per determinare l’effettiva lunghezza della bici, in quanto da questa misura dipende l’effettivo posizionamento in sella.

I limiti dell’orizzontale virtuale

Nell’analisi della settimana scorsa abbiamo già visto che, da sola, la misura dell’orizzontale virtuale non basta a determinare l’effettiva distanza sella-manubrio, perchè bisogna tenere anche in considerazione l’angolo sella.
A parità di orizzontale virtuale infatti, ad un’angolo sella più inclinato corrisponerà una distanza sella-manubrio maggiore e di conseguenza la posizione in sella risulta più distesa.

Questa settimana andiamo oltre, facendo un’ulteriore considerazione: l’orizzontale virtuale ci dice con una buona approssimazione quale sarà la distanza sella manubrio, quindi se la nostra posizione in pedalata è più o meno distesa, ma nulla ci dice sulla posizione in discesa.

Quando scendiamo infatti guidiamo sempre in piedi, che importanza ha quindi la posizione della sella? Per quanto ci riguarda la sella potrebbe anche essere due metri più indietro rispetto al nostro corpo, tanto non la usiamo in questa situazione. Ecco che quindi servono altri parametri per poter valutare la “lunghezza” di una bici in fase di discesa.

Reach e stack

Su di una mountain bike ci sono tre punti di contatto tra rider e bicicletta: i pedali, la sella ed il manubrio. Visto che in discesa si guida in piedi, la sella viene esclusa e rimangono solo pedalimanubrio.
Viene quindi da se che, se calcoliamo le distanze tra i nostri due punti di appoggio, avremo delle misure che ci danno degli ottimi parametri di riferimenti per valutare il comportamento della nostra bicicletta in discesa. Ecco perchè sono stati introdotti due nuovi parametri geometrici: il reach e lo stack.

Partiamo con le definizioni:

  • Il reach è la misura, rilevata su di un piano orizzontale e quindi parallelo al terreno, della distanza tra l’asse del cannotto sterzo e la verticale del movimento centrale. La misura si prende prendendo come riferimento la calotta superiore della serie sterzo.
  • Lo stack è la misura della distanza tra l’asse del movimento centrale e la zona di appoggio della calotta superiore della serie sterzo.

A livello pratico insomma possiamo dire che il reach misura quanto è lunga la bici, ovvero quanto è avanzato lo sterzo rispetto ai pedali. Lo stack invece misura quanto è alto l’avantreno, ovvero quanto è alto lo sterzo rispetto ai pedali.

Effetti pratici

Ora che abbiamo capito che cosa sono, cerchiamo di capire anche quali sono gli effetti pratici che la variazione di questi parametri geometrici determina nella guida.

L’effetto pratico di un reach maggiore, è quello di una bici più lunga. Il manubrio, a parità di stem, risulta traslato in avanti e quindi ci vincola ad una posizione più distesa. Il busto si porta in avanti e di conseguenza in basso poichè ci dobbiamo distendere maggiormente per raggiungere il manubrio.

Anche la ruota davanti si troverà per forza più avanzata e di conseguenza, a parità di altri parametri geometrici come angolo di sterzo, altezza forcella e lunghezza carro, la bici risulterà con un passo più lungo.

Il risultato? Tra un passo più lungo ed una posizione di guida più distesa, la bici con reach maggiore risulterà tendenzialmente più stabile sul veloce, ma meno maneggevole ed agile in curva. Gli stessi effetti dell’avere una bici con orizzontale virtuale più lungo.

Se invece andiamo ad aumentare lo stack, l’effetto sarà quello di avere un manubrio più alto. Il busto, essendo il manubrio più in alto, risulterà più verticale e la posizione di guida sarà sempre più seduta mano a mano che lo stack aumenta.

L’effetto pratico sarà quello di avere un’avantreno più alto e di conseguenza una posizione più seduta e meno aggressiva. In curva dovremo caricare maggiormente la ruota anteriore schiacciandoci sul manubrio, sul ripido in compenso avremo meno tendenza a ribaltarci grazie ad un baricentro più arretrato.

Personalmente ritengo che la misura di stack abbia un’importanza piuttosto secondaria: al pari dell’altezza piantone sella, lo stack conta fino ad un certo punto perchè, aggiungendo o togliendo spessori sotto lo stem oppure cambiando il rise del manubrio, è estremamente facile modificare l’altezza dell’avantreno.

Orizzontale virtuale o reach?

Quindi alla fine, che cosa dobbiamo considerare quando dobbiamo valutare la taglia di una bici? Dobbiamo basarci sulla lunghezza del’orizzontale o sulla lunghezza del reach?

La risoposta è: entrambe. La lunghezza dell’orizzontale virtuale ci fornisce un’idea della posizione in pedalata, la misura del reach ci fornisce un’idea più precisa della posizione che andremo ad assumere durante la guida in discesa. Le due misure non sono per forza correlate, ma se si prende in considerazione l’angolo sella, si comprende bene che tra orizzontale virtuale, angolo sella e reach c’è una stretta correlazione.

Come già anticipato settimana scorsa non è quindi sbagliato valutare l’orizzontale virtuale come misura della bici, soprattutto tenendo in considerazione l’angolo sella. Il reach fornisce un valore più “fruibile”, di immediata lettura, ma non ci dice nulla sulla posizione in pedalata. Alla fine insomma, quando si valutano le quote geometriche di un telaio non si può far riferimento ad un solo parametro, ma bisogna fare una valutazione delle geometrie nel complesso, in modo da considerare le varie interconnessioni tra i diversi parametri. Solo in questo modo si riesce ad avere un’idea precisa delle caratteristiche di una bici, solo in questo modo si riesce a capire qual’è la bici più adatta alle proprie esigenze.

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