I più affezionati al Mag ricorderanno il test di una Ritchey Swiss Cross, due anni orsono. Il motivo per cui non vi proponiamo molte prove di questa tipologia di bici è semplice, e cioé che nessuno della redazione abita in una zona dove si possa girare in gravel senza stravolgerne la natura. Ci vogliono sterratoni, per lo più pianeggianti, per poter godersi la velocità e la sicurezza di una gravel: il meglio dei due mondi, quello MTB e quello stradistico, si manifesta solo in derminate condizioni.
Il fato vuole che ogni tanto io mi ritrova nella pianura che più pianura non si può, cioé a Jesolo, non lontano da Venezia. Per non impazzire di noia, visto che non sono una lucertola che sta al sole 12 ore al giorno, mi metto ad esplorare gli argini dei vari fiumi (Piave e Sile) e canali della laguna. Con mio grande stupore, sono venuto a sapere che la ciclabile del Sile, da Treviso a Jesolo, è cosa fatta, e che l’ultimo pezzetto è stato inaugurato ad aprile 2017. Si tratta degli 8 km che separano Portegrandi a Caposile, pericolosissimi se fatti sulla statale, magnifici se percorsi sulla nuova tratta aperta solo alle bici. Tanto per rendervi l’idea, ecco di cosa parlo:
A sinistra la laguna, con il campanile di San Marco in lontananza, a destra il corso del Sile. Anche per una capra di montagna come me, un paesaggio del genere ha il suo fascino.
Così, stamattina sono partito da Jesolo e ho percorso i pochi km asfaltati di tutto il giro, cioé quelli che portano a Jesolo Paese e poi, sulla destra orografica del Sile, fino alla Torre del Caigo, da dove inizia lo sterrato segnalato. Vi servirà sapere che sui circa 120km sono “salito” per 70m di dislivello in tutto, dovuti più che altro ai ponti per i cambiamenti di sponda.
Il bello della zona lagunare, oltre ai suoi paesaggi, sta anche nella sua storia. Se pensate che fino a 100 anni fa questa regione era una palude molto vasta in cui regnava la malaria, e che la guerra ha fatto disastri sul Piave, costringendo gran parte della popolazione a scappare (fra cui i miei nonni paterni), capirete che ci troviamo di fronte ad un semi miracolo chiamato bonifica. Prima della Grande Guerra, infatti, si era iniziato con i lavori di bonifica, resi purtroppo vani dall’opera di distruzione degli Austriaci in ritirata. Subito dopo la fine dei combattimenti, si è ripreso a lavorare, e le tante case con nomi quali “Florida” o “Vittoria”, ne sono la testimonianza. Se vi interessa saperne di più, cliccate qui.
Una gravel è il mezzo adatto, qui, per il semplice fatto che si può andare veloci senza faticare a causa di gomme poco scorrevoli, aerodinamica disastrosa, e sospensioni mangia-energia. La GT Grade in test ha un telaio in carbonio, gruppo Ultegra con guarnitura Compact e freni a disco, manubrio con presa bassa larga, e un set di ruote richiesto da me perché latticizzabili. Si tratta delle Stans Radler con gomme Clement Strada da 32mm. Il sentiero sul Piave, che tanto mi attizza se fatto a manetta, ha tanta vegetazione con spine che bucarono molte volte le gomme della Swiss Cross due anni fa. Quest’anno, dopo due settimane di riding, non ho ancora forato una volta.
Il profilo delle gomme è minimalista, ma lo trovo un ottimo compromesso per poter girare su terreni facili come questi, visto che scorrono che è un piacere.
La Grade, a livello di assorbimento delle vibrazioni, mi è piaciuta molto, ma penso che questo sia dovuto più che altro proprio alle gomme, gonfiate a 3 atmosfere. Ho così una buona trazione e un mezzo relativamente comodo. Non avrei lesinato sulla nastratura del manubrio, e l’avrei preferita con inserti in gel, sia per renderlo più indipendente alle vibrazioni, sia per dargli più “massa” e quindi comodità. Segnalo che ho sempre girato senza guanti.
Non più al passo dei tempi è il QR posteriore, mentre all’anteriore troviamo un perno passante da 15mm. È cambiato molto anche in questo campo, visto che gli standard sono 12mm davanti e dietro. Non è tanto questione di rigidità, visto che la Grade è un buon compromesso fra rigido e comodo, quanto di compatibilità con le ruote che escono sul mercato adesso.
La posizione in sella è comoda, il dislivello con il manubrio non è esagerato, ma è più votato alla guidabilità sullo sconnesso. Anche su lunghe percorrenze, come il giro di oggi, mi sono trovato a mio agio. A proposito dell’itinerario, è piuttosto facile da trovare perché è sufficiente seguire il Sile, ricordandosi di cambiare sponda presso Quarto d’Altino (segnalata male, infatti ho sbagliato) e poi presso Treviso. Più ci si avvicina al capoluogo di provincia e più la vegetazione diventa lussureggiante, fino ad arrivare al bel lungofiiume della città. Qui non potevo farmi scappare Via Giuseppe Toniolo. Erano anni che volevo andarci, ed oggi l’ho trovata!
Raggiunto l’obbiettivo, era giunta l’ora della merenda, così mi sono fatto un salutare panino formaggio e soppressa, innaffiato da una Coca Cola gelata. Pagherò per questa mia voglia, infatti ho percorso gli ultimi 25 km finali controvento e con una sete atroce, a causa del salame veneto. Di fontane neanche l’ombra, le uniche che ho trovato erano a Treviso.
Per concludere, devo dire che mi sono divertito molto con la GT Grade. In particolare nei tratti da fare a tutta, con il cuore in gola, mi è piaciuta molto la sua manovrabilità e la sua relativa calma grazie al set di gomme/ruote latticizzate, scorrevoli ma con buona trazione grazie alle pressioni basse. Sui percorsi lunghi è sufficiente comoda per pedalare senza scendere di sella con il maldischiena, una nastratura più generosa sul manubrio non sarebbe comunque male.
GT Grade
Ciclabile Treviso-Jesolo
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