[Test] Ammortizzatore Bos Kirk

Eccoci al quarto ammortizzatore da enduro in prova sulla Santacruz Bronson, dopo il Fox Float X, il Rock Shox Monarch Plus e il Cane Creek Double Barrel Air CS. Questa volta si tratta del Kirk della francese Bos. È un ammortizzatore ad aria con piggy back, regolazione della compressione alle alte velocità (pomello rosso) e alle basse velocità (pomello grigio), regolazione del ritorno e una leva per attivare quello che Bos chiama ” intelligent pedaling optimizer”, una sorta di piattaforma stabile per diminuire il bobbing. Il suo peso, nella configurazione da 200x57mm, è di 370 grammi, senza boccole.

Il setup

Il sito di Bos dispone di due manuali, uno per un veloce set up, e uno più dettagliato che contiene anche le istruzioni per la manutenzione. Non si può sbagliare a fare il setup se si seguono i passi indicati da Bos. Di base, si immette l’aria nel Kirk a seconda del proprio peso, si bilanciano le camere d’aria con una procedura che prevede di premere l’ammo nei suoi primi 11mm di corsa per ben 15 volte, sedendosi lentamente sulla bici e rilasciandola altrettanto lentamente, e si parte dalla posizione di partenza per le regolazioni della compressione e del ritorno. Questa è di 15 click dal tutto chiuso per la compressione alle basse velocità, 12 click per quella alle alte, e 12 click per il ritorno. Bos consiglia un sag del 30-35%. Noi l’abbiamo lasciato fra i 25% e il 30% per evitare che la bici si affossasse troppo in salita.

Segnaliamo che Bos ha un tuning specifico per ogni cinematica e che, prima di riceverlo per il test, l’importatore italiano DSC l’aveva preparato per la Bronson.

Le due regolazioni della compressione sono pensate per essere girate con le dita, operazione però piuttosto faticosa perché i pomelli sono piuttosto duri. È possibile comunque girarli con una brugola. Ricordiamo che per velocità della compressione si intende la velocità di affondamento/riestensione della sospensione, non di quella del biker. Qui trovate un articolo sull’argomento.

In salita

In questo frangente un ammo dovrebbe assicurare la maggior trazione possibile, quando ci si muove fuoristrada. Con il Kirk, grazie alla levetta posta sul piggy back, si può chiudere la compressione alle basse velocità per eliminare l’effetto di bobbing. Al di là di questo, non viene toccata l’idraulica, che lavora come al solito. L’eventuale bobbing viene diminuito, anche se l’effetto non è così marcato come sul Fox Float X. Se vi ricordate, anche il CK Double Barrel Air CS ha una leva che prevede la chiusura della compressione alle basse velocità, che viene però unita all’aumento del ritorno. Se paragoniamo i due sistemi, quello del CK ci è sembrato più efficiente su terreni tecnici perché, andando a toccare il ritorno, rendeva il posteriore meno nervoso quando il terreno diventa ostico in salita.

Ciò non toglie che la fenomenale sensibilità del Kirk si lascia apprezzare anche nella trazione su sentieri tecnici in salita, anche se si può avere l’impressione che si mangi un po’ di energia del rider.

In discesa

Il Kirk è una macchina da guerra. Dopo un breve rodaggio il Bos mostra tutte le sue qualità: una sensibilità brutale unita ad una fluidità unica in questa fascia di prodotto. Se lo paragoniamo al Cane Creek DB Air CS, il Bos non solo è dotato di una sensibilità molto simile, ma risulta più “vivace” in quelle situazioni, come in uscita di curva o nei rilanci, dove tutta la potenza data dalla velocità o dalle gambe del biker vengono scaricate sul carro posteriore. In pratica il Kirk è molto “sostenuto”, per usare un termine che spesso trova spazio nelle nostre recensioni delle forcelle.

Queste sensazioni sono state confermate anche da Davide Sottocornola, con cui abbiamo fatto una comparativa fra tutti e quattro i suddetti ammortizzatori (online a breve). Abbiamo aperto entrambe le compressioni, tenendo un sag del 25%, e siamo riusciti ad usare tutta la corsa senza bottom out di rilievo. La ruota posteriore è letteralmente incollata al terreno. Entrare in una pietraia o in un tratto scassato diventa quasi un piacere, sempre se all’anteriore si ha una forcella dalle caratteristiche simili.

Non sembra un ammortizzatore ad aria. Non ha nulla da che invidiare dai cugini a molla, anzi, grazie al suo facile settaggio e fine tuning è sicuramente da prediligere per poterlo preparare alle esigenze specifiche del rider o del percorso.

Il Kirk è progressivo nella parte finale della corsa, progressività che può essere aumentata o diminuita inserendo degli spacer all’interno della camera d’aria, in maniera del tutto simile al DB Air CS. Va però detto che fra i due ci sono 150 grammi di peso di differenza. In assoluto sono pochi, in relazione ai due ammo stiamo però parlando del 40% di peso in più a sfavore del DB, senza parlare della voluminosità di quest’ultimo.

Ci fermiamo qui con i paragoni, di cui parleremo approfonditamente durante la comparativa. In quell’ambito affronteremo anche il tema del surriscaldamento dei 4 ammo. Confrontandoli si riescono, infatti, ad avere dei dati più intelligibili.

Conclusioni

Sensibilità, fluidità ed efficacia delle regolazioni sono i punti di forza del Bos Kirk, il tutto insieme ad un peso veramente contenuto. In salita la chiusura della compressione alla basse velocità dà una mano a diminuire il bobbing per quelle cinematiche che ne sono soggette, non è però una piattaforma stabile che potrebbe dare una mano su lunghe salite asfaltate. Un prodotto che ci sentiamo di consigliare a tutti gli amanti delle discese a manetta o tecniche. La vostra ruota posteriore rimarrà incollata al terreno come quella di una bici da DH.

Prezzo: 720 Euro
Distributore per l’Italia: DSC

Bos

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Tags: boskirk

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