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FOX Racing Shox ha recentemente introdotto nel proprio catalogo molte novità. Per quanto riguarda gli ammortizzatori per il settore gravity, è passata da un sistema a circuito singolo a due circuiti separati per la frenatura in compressione e in ritorno. Inoltre ha lavorato molto di ricerca e sviluppo per costruire un ammortizzatore ad aria che sia veramente competitivo. Tutti sforzi che hanno portato frutti, come la vittoria della coppa del mondo 2015 da parte di Aaron Gwin con l’ammortizzatore FOX DH ad aria. In Agosto ne abbiamo montato uno sulla nostra Gambler ed ora, dopo 6 mesi di abusi, è ora di raccontarvi tutto quello che abbiamo scoperto su questo prodotto.
• Misure disponibili : 7.875 x 2, 7.875 x 2.25, 8.5 x 2.5, 8.75 x 2.75, 9.5 x 3, 10.5 x 3.5
• Regolazioni : Compressione alle basse velocità, compressione alle alte velocità, estensione alle basse velocità, estensione alle alte velocità, pressione della camera positiva, volume della camera positiva (con riduttori).
• Pistone rivestito Kashima.
• Camera High Volume EVOL
• Peso: circa 500 grammi, a seconda del numero dei riduttori e dell’interasse.
• Prezzo: 825 Euro
Se siete dei buoni osservatori ed avete fatto attenzione alle sospensioni gravity negli ultimi anni, vi sarà bastato dare un’occhiata a questo nuovo Fox per capire che è stato disegnato da zero. Da dove cominciare quindi? Forse la prima cosa che si nota è quanto sia grosso. Il nuovo manicotto EVOL ha un volume d’aria enorme. In effetti è talmente grande che noi abbiamo usato 11 dei 12 riduttori che è possibile montare. In parte abbiamo fatto questa scelta perché la sospensione della nostra bici è piuttosto lineare, ma torneremo più avanti su questo punto. La seconda cosa che si nota sono i pomelli delle regolazioni sul piggyback. Compressione e ritorno possono essere regolati separatamente per basse e alte velocità usando delle chiavi a brugola da 3mm e 6mm rispettivamente.
Per capire un po’ meglio quali erano gli obiettivi che Fox voleva ottenere con il Float X2 e con la sua controparte a molla (il DHX2) può essere utile leggere la nostra intervista con Bill Brown (in inglese), ingegnere capo di Fox. In breve, Fox ha deciso di mandare in pensione l’RC4 ed adottare un disegno a doppio cilindro o, come lo chiamano loro, un ammo con olio ricircolante.
Questo video spiega in maniera chiarissima il funzionamento di un Float X2/DHX2
L’idea di Fox era quella di abbassare le pressioni in gioco all’interno dell’ammortizzatore, migliorare il tempo di risposta del sistema e di non solo ridurla, ma eliminare proprio l’isteresi. Tutti fattori che portano ad una frenatura più controllata e ad un minor rischio di guasti.
Per quanto riguarda l’elemento elastico, notiamo che Fox offre il DHX2 con una molla leggera in acciaio. Con tutto il rispetto per il DHX2, noi eravamo molto più curiosi di provare il nuovo ammortizzatore ad aria, quindi ecco i dettagli. Il manicotto può essere rimosso semplicemente girandolo e tirando, senza usare attrezzi (ovviamente dopo aver svuotato la camera positiva). A seconda dell’interasse dell’ammortizzatore, vi possono essere montati fino a 12 riduttori di volume, degli anelli neri come quelli che vedete sotto. Modificando il volume dell’aria della camera positiva con questi riduttori, si varia la progressività della sospensione. Detto in poche parole, usando tanti riduttori l’ammortizzatore sarà progressivo e quindi più leggero e sensibile nella parta iniziale della corsa ma con una risposta più rigida verso la fine dell’escursione e maggior supporto nella parte centrale. Usando meno riduttori, a parità di sag avrete un ammortizzatore più lineare, quindi un po’ più sostenuto nella parte iniziale della corsa ma anche più suscettibile ai finecorsa.
Bene, fatta questa introduzione tecnica, veniamo a noi e a come abbiamo settato l’ammortizzatore per le nostre imprese gravity.
• 187 PSI
• 11 riduttori di volume
• High Speed Compression : 14 click
• Low Speed Compression : 12
• High Speed Rebound : 14
• Low Speed Rebound : 21
*click contati dal tutto chiuso.
Ritirato l’ammortizzatore da Fox, erano presenti già 8 riduttori, come ci era stato consigliato da Fox stessa. E a dirla tutta, faticavamo a credere che ci consigliassero di usarne così tanti come setting di partenza. Il tutto è accaduto poco prima dei Crankworx di Whistler e dopo un primo giro nel park, la bici ci era sembrata fiacca, “staccata” dal sentiero. Fortuna ha voluto però che avessimo l’opportunità di fare due chiacchiere a riguardo con Brendan Fairclough ed il suo meccanico Big Ben. Il nostro test rider pesa quanto Brendog e malgrado non si avvicini alle sue capacità di biker, riesce a spingere una bici da DH abbastanza forte. Ad ogni modo, Big Ben ci ha settato il Float X2 come quello di Brendan, così che potessimo toccare con mano la differenza tra un settaggio per i clienti normali e quello di un professionista. Detta in due parole, era esattamente il setup che speravamo di ottenere. Anche se continua a sembrare strana la necessità di usare 11 riduttori, ripetiamo che il manicotto EVOL è veramente ma veramente grande. La nostra Scott Gambler ha una curva di sospensione abbastanza lineare ed adotta l’interasse più grande tra gli standard disponibili, quindi tutto considerato l’uso di tutti quei riduttori ha senso.
Ciò che rende gli ammortizzatori X2 così unici è l’ampiezza delle possibilità di regolazione, così grande che una gran parte dei pro racer di Fox usa gli stessi ammortizzatori che usano i clienti ed i comuni mortali. Detto questo, non c’è dubbio che i pro usino settaggi molto diversi. Consideranta l’enorme possibilità di regolazioni diverse, è necessario un lavoro paziente e rigoroso di appunti, esperimenti e prove per trovare l’impostazione giusta. I setting di partenza consigliati da Fox sono ottimi, ma se vi piace e ne siete in grado, sicuramente avrete il vostro da fare per trovare l’impostazione perfetta. Insomma, non è uno di quegli ammortizzatori che una volta montati sulla bici sono pronti all’uso.
Per concludere, diciamo anche che il fatto che gli ammortizzatori X2 abbiamo delle possibilità di regolazione così ampie non significa che non possano essere settati diversamente dai rider che vogliono aprirli e metterci mano. Sono infatti tra gli ammortizzatori più semplici di tutti su cui lavorare e montare una shim stack personalizzata. Il tappo dell’aria in cima al serbatoio ha un attrezzo che permette di togliere le stack di compressione e ritorno. Ulteriori informazioni su come regolare gli ammortizzatori X2 nella già citata intervista a Bill Brown.
Bene, abbiamo parlato di tecnica a sufficienza. Adesso volete sapere come va veramente il Float X2. Sarà il primo ammortizzatore ad aria sensibile come uno a molla? Non proprio, ma di certo è il miglior ammortizzatore ad aria che abbiamo mai usato per DH. È infinitamente regolabile, sensibilissimo, non ci sono attriti ed è molto costante su discese lunghe. La curva di compressione si può variare a piacere ed è proprio questo uno dei maggiori vantaggi degli elementi elastici ad aria rispetto a quelli a molla.
Detto questo, dobbiamo dire che non c’è molta progressività nella parte idraulica/della frenatura. Anche se da un lato ci sono dei vantaggi come le basse pressioni, da qualche punto di vista questo può essere visto come un compromesso. È un po’ difficile da spiegare, ma vedetela in questo modo: se un rider riuscisse ad ottenere la perfetta progressione, supporto e resistenza al finecorsa dal solo elemento elastico a molla, non ci sarebbe motivo di perfezionare in continuazione la parte idraulica.
Dal momento che la piattaforma X2 ricircola l’olio, ne sposta molto poco e lavora a pressioni basse, resiste meglio al surriscaldamento e quindi sulle lunghe discese, ma non sviluppa una gran resistenza ai finecorsa. Di conseguenza deve affidarsi alla parte aria. Noi non crediamo molto nei sistemi che si affidano pesantemente alla frenatura dell’olio per gestire la resistenza ai finecorsa, e comunque non è questo il caso del Float X2 che, al contrario, sfrutta le curve di compressione modificabili a piacere: ecco perché noi abbiamo scelto di usare 11 riduttori di volume.
È questo il motivo per cui così tanti tra gli atleti Fox di coppa del mondo che usano bici lineari preferiscono tendenzialmente usare il Floax X2 piuttosto che il DHX2. Per fare due esempi potremmo citare Aaron Gwin e Brendan Fairclough. I circuiti idraulici nel Float X2 e nel DHX2 sono praticamente gli stessi, ma l’elemento elastico ad aria del Float X2 può essere regolato in modo da offrire molta più progressività a metà e fine della corsa.
Per sintetizzare quanto abbiamo detto fino a qui, dobbiamo dire che il Float X2 è il miglior ammortizzatore ad aria che abbiamo mai usato. Di gran lunga. Si comporta alla perfezione su discese lunghe ed il suo funzionamento risulta in una tenuta ben sopra la media. Intendiamoci, se cercate il meglio del meglio in termini di tenuta e sensibilità, gli ammortizzatori a molla sono ancora la scelta da fare, ma il Float X2 è, tra quelli ad aria, l’ammo che ci si avvicina di più. Ha vinto la coppa del mondo l’anno scorso ed è il primo ammortizzatore ad aria a raggiungere un traguardo simile nella storia delle competizioni DH. E anche se ad usarlo era un atleta dalle doti straordinarie, questa vittoria testimonia la qualità di questo prodotto.
Questo ammortizzatore è disponibile con interassi adatti anche a bici da escursione media o da enduro, ma prima di usarlo per giri senza risalite meccanizzate preferiremmo aspettare che vi venga implementato un bloccaggio. Il risparmio di peso e le possibilità di regolazione rendono il Float X2 molto attrattivo agli occhi dei rider a cui piace mettere le mani in pasta e che girano su sentieri molto diversi tra di loro senza tirarsi indietro quando c’è da andare in bikepark. Ad ogni modo, questo ammortizzatore richiede un rider dotato di pazienza ed attenzione, visto che è facile perdersi tra i setting. Non che sia difficile da regolare, ma bisogna prendere appunti ed essere ben coscienti di quello che si fa. In poche parole, se c’è un ammortizzatore ad aria in grado di fare la corte agli amanti della molla, quell’ammortizzatore è il Float X2.
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