[Test] Ammortizzatore PUSH Industries ELEVENSIX

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Lo scorso Dicembre, quando i sentieri della California stavano ormai cominciando a dare quel grip che lasciava sperare in un inverno memorabile, siamo andati da Push per chiedere di provare l’ammortizzatore Elevensix. In quel periodo stavamo girando con la nostra  Evil Insurgent, fino a quel momento usando esclusivamente il RockShox Monarch Plus Debonair standard del quale, dobbiamo dire, non abbiamo avuto nulla da eccepire (e tantomeno sulla bici, del resto). Ma considerando l’anima aggressiva della bici, eravamo curiosi di provare come si sarebbe comportata con un ammortizzatore a molla. Al momento in cui ci è stato spedito, l’Elevensix era l’unico ammortizzatore a molla con un bloccaggio. Anche se bisogna dire che definirlo semplicemente “bloccaggio” non gli rende giustizia, e qui sotto vi spieghiamo perchè.



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La prima domanda che viene da farsi è come sia nato questo ammortizzatore. Per qual motivo Push si è impegnata nella produzione di un ammortizzatore custom a molla da 1200 dollari, fatto con sole parti made in USA? Per cominciare bisogna tenere in conto il fatto che Push si occupa di personalizzare (e fare manutenzione) su ammortizzatori, principalmente Fox, fin da quando è nata. Quindi si tratta di un’azienda che si è sempre mossa nel campo delle sospensioni personalizzate. Ad un certo punto però il proprietario Darren Murphy ha deciso di mettere assieme tutto quello che aveva imparato per costruire un ammortizzatore nuovo, incredibilmente avanzato.

Ci si potrebbe chiedere perchè molla anzichè aria. Il motivo è semplice: in fin dei conti, a costo di un aggravio di peso tutto sommato non enorme, l’ammortizzatore a molla offre prestazioni migliori, soprattutto grazie alla migliore resistenza al surriscaldamento che va di pari passo con i minori attriti delle tenute. Miglior tenuta e miglior costanza del funzionamento sono solo due dei vantaggi di un ammortizzatore a molla.

Dettagli

  • Completamente costruiti in Colorado a partire dai migliori materiali di origine USA.
  • Ogni ammortizzatore è assemblato a mano, spurgato sottovuoto e testato. Costruito su specifiche diverse per ogni biker basate su peso, stile di guida e telaio su cui sarà montato.
  • Il sistema a doppia valvola (brevetto depositato) offre due comportamenti completamente diversi tra i quali si può commutare al volo con una levetta.
  • Aghi a profilo parabolico per le valvole delle frenature a bazza velocità. Permettono regolazioni più graduali (vedi grafici in basso).
  • Regolazioni esterne senza bisogno di attrezzi per ritorno a basse velocità, compressione ad alte velocità, compressione alle basse velocità.
  • Molla ultraleggera HyperCo disponibile con incrementi di 25lb/in. La tecnologia Optimum Body diameter elimina deviazioni della molla ed usura del corpo dell’ammortizzatore.
  • Serbatoio di olio e azoto ad alto volume per eliminare il fade.
  • Costruito usando fluidi per ammortizzatori Maxima.
  • Sede ottimizzata per il gommino di finecorsa e per la molla.

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Sono tantissime le caratteristiche interessanti dell’Elevensix, alcune delle quali sono novità assolute. Qui trovate tutti i dettagli per approfondire ogni aspetto di questo ammortizzatore. Cominciamo dalle parti esterne più semplici. Push usa una molla in lega che non è leggera come quelle di titanio, ma sicuramente molto più di quelle in acciaio che si trovano di primo montaggio sugli ammortizzatori Fox, RockShox ecc. Ma ciò che rende questa molla speciale non è tanto il peso quanto la forma. Ha incrementi di 25 libbre/pollice con accuratezza di 2 lb/in: non ci si troverà mai nella condizione di dover scegliere tra due molle sapendo che la durezza giusta sarebbe quella nel mezzo. Push si avvale di HyperCo (un’azienda statunitense) per personalizzare le proprie molle e per dar loro una forma tale che non sfreghino sul corpo dell’ammortizzatore.  Da un lato, il collarino inferiore stringe la molla con minime tolleranze tenendola ferma per evitare che sfreghi, mentre dall’altro la molla poggia su cuscinetti polimerici (in rosso nell’immagine sotto) che le permettono di ruotare liberamente mentre viene compressa. Il risultato è una grande linearità nella curva di compressione della molla ed un’ottima sensibilità ai piccoli urti. Il collarino superiore della molla può essere anche stretto con una chiave a brugola da 2mm.

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Il nostro Elevensix, in parte smontato.

Perfino il gommino del fondocorsa è disponibile in diverse densità per meglio adattarsi a peso e stile di guida del biker oltre alla cinematica del telaio. Ad esempio, un telaio con uno schema di sospensione lineare richiederà un gommino più grande e denso mentre per una sospensione più progressiva sarà sufficiente un bumper più morbido e piccolo. Se da un lato si tratta di una caratteristica che nessun altro al mondo offre, è ancora roba di poco conto rispetto a tutto quanto concerne il funzionamento interno dell’Elevensix. Un’ultima nota sul gommino finecorsa va fatta per dire che è contenuto in una boccola che gli impedisce di deformarsi completamente nei fondocorsa. Per chiudere i dettagli sui componenti esterni, notiamo che nemmeno l’hardware è lasciato al caso. Le boccole di fissaggio al telaio consistono in un sistema a 5 pezzi, a doppia tenuta, dove assi anodizzati scorrono su boccole polimeriche su spacer sigillati.

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Ma cominciamo a guardare nel cuore dell’ammortizzatore: il sistema dual valve distingue l’Elevensix da tutti gli altri ammortizzatori in commercio. Come dicevamo prima, non è esattamente un bloccaggio, si tratta di un sistema molto più avanzato. La leva in verità permette di commutare tra due valvole di frenatura in compressione completamente diverse, scegliendo quindi in quale delle due l’olio scorra. Localizzate sopra il serbatoio ad alto volume di olio e azoto, entrambe le valvole hanno 16 click per la frenatura in compressione a bassa velocità e 20 click per l’alta velocità. Le regolazioni sono indipendenti.

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L’aspetto più affascinante di questo ammortizzatore è che le due valvole possono essere regolate indipendentemente per due setup diversi. Supponiamo di trovarci a Whistler con una bici sola. Una valvola può essere impostata per un funzionamento leggermente più morbido per dare il massimo della tenuta sui sentieri ripidi e tecnici. Ma quando si finisce su un trail pieno di salti? Bene, in tal caso ci si può affidare alla seconda valvola, che sarà stata impostata per un setup che dia maggior supporto. A questo punto non resta che girare la levetta e la bici smetterà di affondare sui salti e negli atterraggi. Volendo si può anche chiedere ai tecnici Push di settare la seconda valvola in modo che funzioni come un bloccaggio, o comunque un setting da salita. Meglio ancora, ci si possono appuntare setting diversi per usare quello necessario in ogni occasione: che si debba saltare, pedalare in salita o altro. I click sono chiari e facili da contare ed i pomelli sono sigillati, non temono quindi gli elementi.

Quando ordinerete il vostro ammortizzatore, vi verranno chiesti alcuni dettagli: altezza, peso, livello di esperienza/abilità ecc. Nello stesso  modulo, potrete specificare come volete che l’ammortizzatore e le valvole siano regolati. I tecnici di Push personalizzeranno l’Elevensix per voi e la vostra bici. È qui che si comincia a capire il motivo del prezzo di 1200$.

Prime impressioni

La prima cosa che salta all’occhio quando si prende in mano l’Elevensix è che per quanto sia ingombrante, non è pesante. Pesa meno di una libbra (454g, ndt) in più rispetto ad un ammortizzatore ad aria medio. In secondo luogo non si può non apprezzare la cura con cui è costruito, non avevamo mai visto nulla di simile. C’è un sacco di studio per tenere basso il peso, un lavoro per cui ci è sicuramente voluto tempo, e come si sa, il tempo è denaro.

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L’ammortizzatore è arrivato assieme a degli appunti su come è stato regolato in fabbrica. Per il nostro tester da 84 kg si è usata una molla da 550lb/in. Inizialmente ci è sembrato perfetto a parte il ritorno, che a giudicare dalle prove “da parcheggio” sembrava un po’ lento, quindi abbiamo ridotto leggermente la frenatura. Hmmm…

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Dato che Push regola ogni ammortizzatore su misura per il rider, il ritorno può risultare molto più raffinato. Come mai? Perchè a differenza delle case più grandi, che devono costruire ammortizzatori che vadano bene dai piccoletti da 55kg ai gorilla da 120kg, Push regola gli ElevenSix per biker compresi entro 7kg da un certo peso. E guardando i grafici qui sopra, potrete rendervi conto da solo di quanto il loro sistema a spillo parabolico dia una variazione graduale da un click al successivo.

Prova sul campo

Come dicevamo sopra, abbiamo tolto un po’ di frenatura in ritorno prima di provare l’ammortizzatore seriamente sui sentieri. E ci siamo accorti che in verità vada usato un po’ più frenato di quanto ci si aspetterebbe. Non riuscivamo a capire perché con meno frenatura in ritorno la sospensione sembrasse non riestendersi bene. Per il secondo giro abbiamo rimesso la frenatura come era stata impostata in fabbrica. E, guarda un po’, era proprio l’impostazione perfetta. Ecco il perché: la regolazione del ritorno regola il circuito delle basse velocità, dove l’olio passa attraverso un’apertura. Quando si rallenta il ritorno, l’olio fa più fatica a passare attraverso questa apertura e comincia a passare attraverso il circuito dell’alta velocità. Il circuito dell’alta velocità è un pistone che permette un flusso maggiore, attraverso 3 aperture più grandi e regolato da delle lamelle e quindi è più adatto a gestire urti in rapida successione senza che la sospensione collassi a finecorsa. Detta in parole semplici, ciò che abbiamo notato è che l’ammortizzatore andava al meglio con le impostazioni con cui ci è stato spedito.

Una volta superati i nostri preconcetti siamo rimasti veramente impressionati. Semplicemente non possiamo descrivere a parole quanto l’Elevensix vada bene. Capiamo bene che, col prezzo che ha, non ci si aspetti altro che la perfezione, ma proprio non riusciamo a dire quanto le nostre aspettative siano state superate. Questo ammortizzatore è in grado di trasformare completamente una bici. La cosa più impressionante è quanto controllo in più riesca a dare, in tutte le situazioni che possano capitare, e soprattutto in quelle in cui ce n’è più bisogno.

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Non ci saremmo mai aspettati che l’Elevensix (e tantomeno qualunque altro ammortizzatore a molla) sarebbe andato meglio di un ammortizzatore ad aria in salita.  A seconda di quanta esperienza abbiate con bici da trail/AM con ammortizzatori ad aria, probabilmente avrete notato che, mettendo l’ammortizzatore nella rispettiva modalità da salita, la bici diventi un po’ brusca e tenda a rimbalzare. Spesso in salita si va meglio con la modalità intermedia “da trail”, semplicemente perché si ha più tenuta, almeno sulle salite tecniche.

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In salita l’Elevensix è estremamente stabile, ma riesce comunque a copiare bene il terreno con la parte iniziale dell’escursione. Non solo dà una buona tenuta, ma, dato che l’ammortizzatore deve la sua stabilità alla frenatura in compressione alle basse velocità quando è “bloccato”, si apre facilmente sugli urti bruschi. Quando si usa la “modalità salita” dell’ammortizzatore, l’olio viene fatto circolare attraverso la valvola che ha la frenatura in compressione a basse velocità quasi completamente chiusa, ma quella delle alte velocità è relativamente aperta, quindi può reagire agli urti. Essendo chiuse le basse velocità invece, l’ammortizzatore non oscilla a causa di spostamenti di peso, pedalata ecc…

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In discesa l’Elevensix non teme confronti. La nostra bici è d’un tratto diventata più facile da controllare e più maneggevole. Questo ammortizzatore gestisce gli urti violenti meglio di qualunque altro abbiamo mai provato, e dopo uno di questi non rimbalza, segno che la frenatura in ritorno ad alte velocità funziona alla grande. Sul ciottolato grosso, le gomme sono incollate al fondo. È scorrevole e sembra avere infinita escursione, ma quando ci si butta in curva la bici non affonda. E potremmo continuare, ma basta dire che questo è di gran lunga il migliore ammortizzatore che abbiamo mai provato: veramente trasforma la bici.

Ma insomma com’è possibile che l’Elevensix sia così eccezionale? Se usiamo tutti questi superlativi, sarà il caso di giustificarli, no? Bisogna dire che, a differenza della maggior parte dei concorrenti, quando Push sviluppa un setup custom per una determinata bici, se la procura fisicamente, ci monta un ammortizzatore e comincia a lavorarci. Non è come avere semplicemente un insieme di configurazioni con shim stack diverse e un gruppo di internal floating piston a profondità diverse. Push fa un passo in più e usa tutta una serie di pistoni che ammettono una varietà di flussi.

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Dopo 9 mesi di abusi, l’ammortizzatore funziona ancora come quando era nuovo. Non ci sono giochi alle boccole, tutte le guarnizioni sono in ottimo stato e anche l’olio non dà segno di degrado. Considerando che si tratta di un ammortizzatore a molla, richiede anche meno manutenzione di quelli ad aria. In Push ci hanno raccontato di aver aperto un ammortizzatore che era stato usato intensamente per un anno circa, e l’olio aveva esattamente lo stesso colore di quello nuovo. Impressionante.

Conclusioni

Siamo arrivati al punto in cui si stabilisce se un prodotto sia valido o meno, ed il criterio è per la maggior parte dei biker il rapporti qualità/prezzo. Nel caso di Push, l’Elevensix è l’ammortizzatore più caro sul mercato , ma è anche il migliore, non c’è paragone. Uno dei motivi è sicuramente il fatto che sia regolato specificamente per il singolo biker e la sua bici. Però un grosso contributo è dato dalle innovazioni che Push ha introdotto in questo prodotto, quindi non pasta comprare un Vivid o un X2 e mandarlo a TFTuned, Mojo, o nemmeno a Push per ottenere le stesse prestazioni.

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È possibile giustificare un prezzo come quello dell’ElevenSix? Per la maggior parte dei consumatori, è comprensibilmente fuori questione. Ma c’è un altro aspetto da considerare: Push offre conversioni complete a 150-250$ (a seconda di quanti siano i componenti da cambiare): significa che se ad esempio compraste un ElevenSix per la vostra Santa Cruz Nomad, e l’anno dopo decideste di passare ad una Yeti SB-6, potrete spedire l’ammortizzatore e loro ve lo ricostruiscono, cambiando anche tutte le parti soggette ad usura.

Quindi in fin dei conti, l’ammortizzatore migliore in commercio è il più costoso, ma è anche un investimento sicuro e personalizzato, pensato e costruito per durare.

www.pushindustries.com

Traduzione di David Roilo

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