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In questo test è protagonista una delle principali novità 2017. Parliamo della Bianchi Methanol CV 9.1, ossia la versione top di gamma con gruppo meccanico.
Una bici con tante novità: nuovo il telaio in carbonio CounterVail per le cui caratteristiche vi rimandiamo all’articolo di presentazione, nuova Fox 32 Factory con trattamento Kashima che già avevamo presentato e testato in versione 27.5, così come nuovo il gruppo SRAM, l’XX1 Eagle a 12V anche questo da noi testato in anteprima, per un insieme di novità che montate sulla stessa bici sono tanta carne al fuoco.
Completano l’allestimento i freni i Formula R1 racing con dischi Formula a sei fori da 180mm l’anteriore e 160 il posteriore, trittico tutto FSA K-force Carbon con manubrio da 700 mm, attacco manubrio da 90 mm +/-12°, reggisella di diametro da 27.2 e sella San Marco Aspide FX Carbon (121 grammi).
Le ruote sono delle DT Swiss Spline One xr 1501 con mozzi boost, dotate di copertoni Kenda Honey Badger dal peso di 650 gr. l’uno e una sezione di 2.05 anche questi da noi testati tempo fa. Peso delle ruote pari rispettivamente a 720 gr. e 840 gr. per un totale di 1560 gr.. Ottimo per delle ruote Factory da 29.
Peso rilevato della bici in test in taglia L, senza pedali: 8.940 kg.
Abbiamo testato la Methanol CV 9.1 in diverse location, fra le montagne dell’Abruzzo e le Dolomiti venete, usandola anche in 3 gare, una delle quali lunga (oltre 4h), impegnativa, con salite e discese lunghe e varie come conformazione del terreno, e altre 2 gare più brevi, tipiche delle xc (una filante e veloce, una molto lenta tecnica e tortuosa) oltre ad ovviamente altre uscite dedicate alla focalizzazione della resa vari particolari. In gara si ha la risposta del mezzo in condizioni estreme. Una bici del genere, è pensata, prodotta, assemblata e venduta per gareggiare ed è dunque la gara il vero banco di prova.
Avendo testato la precedente versione della Methanol front, anche quella con forcella Fox e con sostanzialmente le medesime ruote, (la trasmissione conta molto poco ai fini del comportamento di guida della bici) e ci siamo fatti un’idea piuttosto precisa di come il nuovo telaio possa essere diverso dal precedente.
Riassumeremmo questa differenza con una parola: abissale.
La precedente versione era di fatto il passo d’esordio di Bianchi nel campo delle 29” ed evidenziava quelle caratteristiche che l’esperienza di questi anni ha indotto i produttori, non solo Bianchi, ad adottare soluzioni telaistiche diverse e sicuramente più efficienti che in passato. Mozzo boost maggiorato da 148 mm, perno passante (la precedente Methanol aveva ancora il QR), foderi più corti (429 contro 437 mm), angolo di sterzo lievemente inferiore (71 contro 71.5, ma solo in taglia L e XL) e tecnologia CounterVail (esclusiva Bianchi) rendono la Methanol CV 9.1 un bici molto più rigida, guidabile e maneggevole della precedente versione, risultando al contempo non eccessivamente sensibile alle sconnessioni, molto in controtendenza rispetto ad altre bici testate.
In salita sul liscio è molto efficiente al pari di molte altre bici del genere, ma è sullo sconnesso che risulta molto più stabile e pedalabile, non dando quella fastidiosa sensazione di scalciare e perdere di aderenza in continuazione, scomponendo la pedalata e rendendola irregolare. Un bel vantaggio in termini di comfort e di efficienza soprattutto alla distanza, quando si è più stanchi. L’altra faccia della medaglia è forse un minimo di reattività minore rispetto ad altre bici xc. Reattività che, se come spesso accade, vuol dire miglior prontezza nei rilanci repentini, ma scarsa guidabilità sullo sconnesso, diventa più un handicap che un vantaggio in termini cronometrici specie in gare più lunghe.
Se in salita e sullo sconnesso daremmo i meriti della resa al nuovo telaio, in discesa è la Fox 32 in versione Boost che fa veramente una gran differenza. La maniera in cui copia le asperità del terreno, progressiva, fluida e mai brusca, la precisione che dona alla guida e la rigidità leggermente inferiore solo alla RS-1, ne fanno forse la miglior forcella da xc mai provata per ammortizzazione e guidabilità.
Rispetto alla precedente versione, da bloccata, l’affondamento è praticamente nullo, anche in piedi sui pedali. Era, questa, una caratteristica leggermente fastidiosa, che ora avviene solo in caso di sollecitazioni consistenti ed improvvise dal basso, per salvaguardarne l’idraulica.
Il comando a distanza è comodo da azionare, un gradino al di sotto forse dello One Loc di casa Rock Shock che è più secco e preciso nella pressione delle due leve. Forse per una questione di peso, è fatto, anche internamente, quasi tutto in plastica e lascia qualche perplessità circa la durevolezza, tanto che dopo un mese la leva grande di blocco ha cominciato a girare a vuoto. Aprendolo successivamente vi era un pezzettino di plastica rotto. Non è detto che non fosse un caso o solo un pezzo difettoso, ma la sensazione di non grande resistenza resta. 15/20 gr. in più di materiali anche metallici sulle parti più soggette a sforzo, non sarebbero probabilmente mal spesi su una bici da gara e con una forcella di questo valore.
Sullo stretto e guidato è ottimo il manubrio da 700 mm, leggermente più corto di molte altre bici del genere. Nei tratti veloci e sconnessi in discesa toglie invece quel po’ di stabilità nella guida che una piega più larga assicura, anche in considerazione di un angolo di sterzo di 71° che in salita è sicuramente un pregio per la posizione più efficiente di pedalata, ma in discesa rende la guida comunque più impegnativa per la tendenza allo spostamento del baricentro e dunque del peso caricato sull’anteriore.
Ci è stata spiegata proprio da Bianchi la scelta in tal senso. Ritengono, non del tutto a torto, che su bici di così alta gamma (su cui non a caso montano come in questo caso anche attacchi con angolo negativo -12°, in luogo del +/- 6° montato su bici intermedie) il tempo passato in salita e dunque la vera differenza in gara, siano molto maggiori e debba essere privilegiata appunto la salita con geometrie e distribuzioni dei pesi ottimali per questo frangente, lasciando un po’ più al manico il far la differenza in discesa, ove le situazioni in cui le geometrie rendono la bici più impegnativa, sono in definitiva residuali. Volendo facilitare maggiormente la discesa per gusti o tipi di percorsi maggiormente praticati (poco pendenti magari in salita e più impegnativi in discesa) sarebbe più ragionevole puntale su una full da xc piuttosto di snaturare una front. Una spiegazione che su una bici di così alta gamma, totalmente race oriented, ci pare piuttosto coerente.
Rimane da parlare dell’ultima novità della Methanol CV 9.1. La trasmissione Eagle XX1 a 12v. Il pacco pignoni appare quell’uovo di Colombo che allunga la coperta e che era forse l’unico vero limite dell’XX1 a 11v. Il pignone 50 rende alla portata di gambe anche meno allenate la gestione della corona davanti del 32 (così come montata su questa bici) così rendendo anche il rapporto 32-10 sufficiente nei tratti veloci. Il 50 è talmente agile che probabilmente anche una corona da 34 sarebbe ben gestibile, almeno da chi fa gare con una certa continuità ed è quindi mediamente allenato.
C’è da dire che col 32 la pedalata forse è anche troppo agile e il salto col penultimo pignone da 42, oltre a sentirsi quasi quanto il cambio di corona nelle doppie anteriori, rende l’uso del 50 veramente sensato solo per tratti molto impegnativi per pendenza e/o lunghezza, ma che sono piuttosto rari e brevi per giustificarlo appieno. In ogni caso, quando sorge la necessità di maggiore agilità dal 42, le prime pedalate dopo la cambiata sono quasi sempre troppo agili. E’ un dubbio che al momento rimane, ma forse un 48 in luogo di un 50, se abbinato al 32, non perderebbe granché in termini di fruizione nei tratti più impegnativi, rendendo meno fastidioso il salto di denti. Col 34 o addirittura col 36, il 50 resta verosimilmente quanto mai opportuno.
In termini di funzionamento, l’Eagle è assolutamente perfetto, mantiene molto bene la regolazione nel tempo (una dote in cui Sram è stata a volte un po’ al di sotto di Shimano), è secco, preciso e non presenta nessun problema nemmeno nella cambiata sottosforzo dal 42 al 50. Catena sempre ben in tensione, nessun saltellamento e soprattutto mai una caduta della catena dalla corona.
La sella San Marco Aspide Carbon FX, pur molto leggera (121 gr.), specie per un montaggio di serie, è piuttosto comoda e appare anche abbastanza solida, almeno a giudicare da qualche colpo improvviso subito da sotto senza alleggerire il peso del corpo.
La Bianchi Methanol CV 9.1 è una bici montata al top, ruote a parte, comunque eccellenti per peso e ottime come rigidità. Non è dunque una sorpresa poterla promuovere su tutta la linea. Il nuovo carbonio usato sul telaio, il Countervail, si sente moltissimo soprattutto in salita, perché rende la bici più stabile e pedalabile sullo sconnesso. La rapportatura dello SRAM Eagle 1×12 allunga la coperta sia in salita che in discesa, ed è indubbiamente un vantaggio rispetto all’1×11. Per questi motivi (e per la nuova Fox 32) abbiamo apprezzato la Methanol CV tanto nelle gare brevi e nervose, quanto nelle gare lunghe.
Nelle discese molto lunghe e impegnative, tutte da guidare, la Methanol resta abbastanza impegnativa, ma in quei frangenti solo una full sarebbe una soluzione migliore.
Prezzo bici completa: 6.590 Euro.
Prezzo telaio: 2.690 Euro.
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