[Test] Cannondale Jekyll MX

A distanza di più di un anno e mezzo dal test della Jekyll HI-MOD 2, torniamo ad occuparci di una bici della famiglia Jekyll e precisamente della Jekyll MX, la versione più “muscolosa” di questa all mountain di casa Cannondale.

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Sui gusti non si discute e qualcuno potrebbe dissentire. Durante tutta la durata del test non abbiamo tuttavia incontrato nessuno che, complice l’aggressiva colorazione e la cura dei dettagli estetici, non sia stato colpito dalla Jekyll MX. E non parliamo solamente di bikers!

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Rispetto alle versioni più light, la MX adotta un montaggio che è in generale più orientato alla discesa, forcella da 160 mm di travel con steli da 36 mm di diametro in primis.

A proposito di montaggi e propensioni d’uso, è interessante notare come la gamma Jekyll 2013 sia stata intelligentemente studiata in modo da soddisfare al meglio tutte le possibili esigenze. Lo stesso telaio è infatti disponibile sia in versione carbonio che alluminio, ma soprattutto con forcelle che, a seconda dei modelli, possono avere un travel fisso di 160 mm con steli da 36 mm, travel variabile 160/120 mm con steli da 34 mm, oppure 150 mm fissi o variabili 150/120 mm con steli da 32 mm. C’è veramente di che sbizzarrirsi!

In questo test vi diremo come va secondo noi la Jekyll MX, ma i confronti con la HI-MOD 2 testata nel 2011 saranno molto numerosi per una serie di ragioni:

_il “cuore” della bici, vale a dire telaio e relativo sistema ammortizzante proprietario, sono rimasti sostanzialmente invariati. Avere come riferimento la stessa bici provata in una diversa configurazione permette quindi una valutazione abbastanza precisa

_trovandosi la versione HI-MOD 2, con il suo montaggio leggero e forcella da 150 mm abbassabile, all’estremo opposto della MX, è ragionevole attendersi dalle altre versioni un comportamento “intermedio”, sia in salita che in discesa (chiaramente al netto delle differenze di peso dovute al montaggio più o meno pregiato)

_alcuni possessori di Jekyll degli anni passati, o comunque montate con forcelle da 150 mm, potrebbero valutare un upgrade verso una maggior escursione anteriore (informatevi sulle condizioni di garanzia, in tal caso!)

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Analisi statica

Ciò che balza immediatamente all’occhio sulla Jekyll MX è l’ammortizzatore Fox DYAD RT2 con il suo funzionamento in estensione (in pratica l’ammo si estende al comprimersi della sospensione posteriore, contrariamente a quanto avviene con gli ammortizzatori “normali”) e la possibilità di lavorare con due diversi valori di travel impostabili da remoto tramite comando al manubrio. Per quanto riguarda i vantaggi offerti da questa soluzione e maggiori delucidazioni sia sul DYAD RT2 che sul telaio della Jekyll, vi rimandiamo al già citato test della HI-MOD 2.

Per la MX Cannondale ha scelto di utilizzare il telaio in versione alluminio. Se si tratti di una scelta strategica legata ad una questione di costi, e quindi di collocazione sul mercato, o se ritengono che questo materiale offra maggiori garanzie in previsione di un uso discesistico più spinto non lo sappiamo. Dovendo scommettere punteremmo sulla prima…

Il montaggio è di livello medio-alto, affidabile ed in generale adeguato per un utilizzo discretamente gravoso anche in discesa. In particolare abbiamo apprezzato la presenza di serie del reggisella telescopico (sulla HI-MOD 2 ci aveva lasciati perplessi la mancanza di questo componente) e di un efficace guidacatena con bash abbinato al cambio XT Shadow dotato di frizione. Tutte soluzioni che inevitabilmente alzano il peso finale (oltre un kilo e mezzo superiore a quello della HI-MOD 2 2011), ma indispensabili su una all mountain che strizza l’occhio all’enduro e che potenzialmente trova campo di utilizzo anche in competizioni di tipo enduro o marathon discesistiche.  Decisamente apprezzata anche l’adozione di ruote e pneumatici di casa WTB “tubeless ready”, anche se questi ultimi probabilmente non soddisferanno chi ama coperture 2-ply o comunque particolarmente robuste.

Ma veniamo al componente che più di tutti cambia l’anima di questa MX rispetto alle versioni con forcelle da 150 mm. Parliamo ovviamente della forcella Fox Float 36 R, che non solo garantisce un plus di 10 mm di travel ed un avantreno più rigido e preciso, ma determina anche una variazione delle geometrie che risultano ovviamente più distese (i valori da noi misurati li trovate a fine test). Da notare che sul sito Cannondale sono riportate le stesse geometrie rilevate a suo tempo sulla HI-MOD 2, quindi riferite alla Jekyll montata con forcelle da 150 mm.

Ancora due parole sulla forcella per dire che la Float R ha un’ottima fluidità di funzionamento ed una curva di progressione a nostro giudizio molto valida, ma il travel è fisso e soprattutto permette la sola regolazione del ritorno, aspetto che in determinati frangenti ci ha dato qualche fastidio.

Ed ora l’unica nota stonata evidente, per fortuna rimediabile con relativa poca spesa: ha senso uno stem da 80 mm su una bici come la MX? Secondo noi no, visto che oltretutto presenta un certo valore di rise che, abbinato alla forcella da 160 mm ed ai quasi 15 mm di spessore del tappo della serie sterzo (!), contribuisce ad alzare più del necessario l’avantreno. Uno stem più corto e dal rise zero porterebbe secondo noi solamente vantaggi in discesa e svantaggi pressochè nulli in salita, dato che sul ripido il rise nullo compenserebbe gli inconvenienti che si potrebbero manifestare a causa della posizione di guida più raccolta. Chiudiamo dicendo che fra i comandi cambio e top tube vi è una discreta luce, il che permetterebbe di abbassare la piega senza incorrere in pericolosi contatti fra questi due elementi in caso di violenta rotazione della piega oltre i 90°.

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Come di consuetudine in casa Cannondale, la Jekyll monta forcelle con cannotto da 1.5″. Difficile stabilire se l’incremento di rigidità rispetto al ben più diffuso (e quindi “comodo” in caso di sostituzione della forcella) sterzo conico possa fare la differenza, ma sulla MX ha in ogni caso più senso che non sulle versioni con forcelle con steli da 32 mm!

Lo stem da 80 mm è l’unico componente che non ci ha proprio convinti e che cambieremmo con uno di misura e rise inferiore. Notare anche il tappo della serie sterzo, che con quasi 15 mm di spessore contribuisce non poco ad alzare l’anteriore.

Per nostro gusto, corporatura ed abitudine personale avremmo preferito anche una piega un paio di cm più larga, ma non ci sentiamo di definire inadeguata quella da 740 mm montata di serie

Una solida ed ampia protezione in materiale plastico protegge la parte inferiore del tubo obliquo. I cavi del cambio e del deragliatore passano però esternamente ad essa e sono potenzialmente esposti ai colpi provenienti dalle pietre sollevate dalla ruota anteriore.

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La Jekyll MX mantiene le funzionalità garantite dall’ammortizzatore DYAD RT2, quindi travel variabile 90/150 mm comandato da remoto con tutti i vantaggi che ne conseguono.

L’avevamo già scritto nel test della Jekyll HI-MOD 2 del 2011 ma vale la pena ripeterlo: la “complessità” di questo ammortizzatore è tutta al suo interno, mentre la taratura non ha nulla di particolarmente complicato. Abbiate però l’accortezza di rispettare la corrispondenza di valori indicati per le due camere, pena una perdita di sensibilità oppure il rischio che l’ammo si “mangi” qualche mm di corsa, a seconda che si esageri con la pressione nella camera positiva o negativa.

Per quanto concerne le pressioni suggerite in base al peso confermiamo quanto scrivemmo nel test della  HI-MOD 2: noi ci siamo trovati bene con i valori indicati per rider un po’ più pesanti, ma come con qualsiasi altro ammortizzatore e schema è una questione di gusti ed esigenze (chi viaggia con un SAG del 20%, chi del 25%, chi del 30% etc. etc.).

Il DYAD consente la sola taratura della velocità di ritorno, che però può essere tarata separatamente  per l’escursione a 90 mm ed a 150 mm tramite i due registri rossi che si trovano sulla testa dell’ammo. I registri sono facilmente accessibili anche a bici in movimento. Sempre a proposito della velocità di ritorno, abbiamo notato una marcata differenza fra il comportamento prima di cominciare la discesa e durante la discesa stessa, quando l’ammortizzatore comincia a scaldarsi. Si tratta di un comportamento che in una certa misura hanno tutti gli ammortizzatori e che le temperature del periodo potrebbero aver accentuato, ma con il DYAD ci è parso più marcato del solito. Nulla di grave, basta tenerne conto e non farsi ingannare ad ammo freddo aprendo troppo il ritorno, pena trovarsi con la sospensione posteriore che vi spara in aria quando il DYAD comincia a lavorare a regime.

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Sia all’anteriore che al posteriore la MX si affida a coperture di casa WTB: sarà che il disegno del battistrada è quasi identico a quello del Muddy Mary che usiamo molto frequentemente, sta di fatto che con la WTB Vigilante da 2.3″ montata anteriormente (in foto) abbiamo da subito trovato un ottimo feeling. Nessun particolare problema neppure con la Moto montata al posteriore, anche se la tenuta in frenata non ci è parsa mostruosa. Nonostante coperture e ruote “tubeless ready”, la bici è arrivata montata con camere d’aria (piuttosto ciurline). Se la bici fosse nostra non ci penseremmo un secondo a fare la conversione, in particolare al posteriore dove la possibilità di scendere un po’ di pressione non potrebbe che giovare in termini di trazione, tenuta in frenata e comfort.

Sul guidacatena MRP 2X si sentono pareri contrastanti, soprattutto per quanto concerne la solidità. Nonostante diversi incontri ravvicinati con le rocce sulle discese più tecniche, quello montato sulla Jekyll in test non ha mai dato segni di cedimento. Nessun problema neppure di caduta catena, compito facilitato dal cambio Shimano XT dotato di frizione.

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Escursione posteriore e reggi telescopico comandabili da remoto rendono la MX una saetta sui tracciati con numerosi saliscendi. Il comando del Reverb non può però essere avvicinato alla manopola più di quanto si vede in foto, il che lo rende un po’ scomodo per chi ha le mani piccole oppure (come il sottoscritto) guida tenendole in posizione molto esterna.

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Salita

Impostata l’escursione posteriore a 90 mm, la Jekyll è pronta a partire. Nonostante il grande aiuto dato dalla sospensione posteriore, che in virtù dell’escursione ridotta non insacca e bobba pochissimo, sulle salite scorrevoli il maggior peso rispetto alla HI-MOD 2 (e le coperture meno scorrevoli?) si fa sentire. L’anteriore è inoltre un po’ alto e non consente una posizione molto redditizia alla pedalata, ma come abbiamo detto si tratta di un inconveniente al quale si può parzialmente ovviare con poca spesa. Non c’è invece rimedio al bobbing della Float, dato che la forcella non dispone nè di blocco nè di registri della frenatura in compressione. Il fenomeno è particolarmente evidente in fuorisella e stride con l’ottima risposta del carro, che dal canto suo si dimostra rigido e reattivo. In definitiva non si può dire che la MX salga male sui fondi scorrevoli, ma è indubbio che perde parecchio rispetto alla HI-MOD 2 avvicinandosi più alle performance di una bici da enduro che a quelle di una leggera all mountain.

Sul tecnico la musica cambia, e la possibilità di salire con l’escursione ridotta da veramente quel qualcosa in più rispetto alla maggior parte delle bici di pari categoria. Con la MX si annullano infatti gli inconvenienti legati alle abbondanti escursioni posteriori, a maggior ragione quando abbinate a movimenti centrali bassi. Ritroviamo quindi i vantaggi già rilevati a suo tempo con la HI-MOD 2: la bici non insacca, è reattiva, non ci sono fastidiosi fenomeni di pedal kickback ed è possibile pedalare anche sui fondi più sconnessi senza il timore di pericolosi contatti dei pedali con il terreno. La rapportatura è inoltre adeguata anche per un utilizzo non race, quindi per giri pedalati con salite lunghe ed impegnative, anche se in abbinamento al pacco pignoni da 11-36 poteva tranquillamente starci un padellino da 24T al posto del 22T. A causa della discreta altezza da terra del movimento centrale (circa 357 mm) e dello scarso abbassamento della sella con il travel impostato a 90 mm, le ripartenze in condizioni difficili possono risulrtare un po’ ostiche. Il reggi telescopico risolve però tutto: si abbassa quel tanto che basta per poter ripartire in sicurezza e si rialza quando la pedalata è stabilizzata. Pur dovendo fare il conto con il peso maggiore, la differenza di comportamento rispetto alla HI-MOD 2 è dunque molto meno marcata rispetto alla salita scorrevole, anche se ancora una volta avremmo preferito l’avantreno più basso per una maggior governabilità sulle pendenze al limite.

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Discesa

Se avete letto il test della HI-MOD 2, avrete notato che l’ambito dove ci aveva meno convinti erano le discese particolarmente rotte e/o tecniche. Eravamo quindi particolarmente curiosi di provare la MX proprio in queste situazioni, e dobbiamo ammettere che le prestazioni sono migliorate oltre le nostre aspettative. La MX sembra quasi un’altra bici rispetto alla HI-MOD 2, permettendo una guida molto più precisa, aggressiva e sicura anche sui fondi ripidi e sconnessi. Sia chiaro, le caratteristiche della Jekyll ed in particolare della sospensione posteriore restano invariate e non si tratta della bici ideale per entrare a tuono nelle pietraie con la speranza che faccia tutto lei. In particolare sullo sconnesso richiede infatti una guida attiva per essere ben sfruttata, soprattutto a livello di gambe. In compenso, anche grazie a delle geometrie ben equilibrate ed all’angolo sterzo non troppo disteso, regala prontezza nei cambi linea ed in generale quando serve reattività.

Nel guidato la MX non tradisce le già ottime impressioni avute a suo tempo con la HI-MOD 2, perdendo poco o niente in termini di prontezza e rispondendo benissimo in fase di rilancio. Eventuali tratti pedalati, o addirittura in salita come spesso capita in certe competizioni, possono essere affrontati a tutta non solo grazie all’ottima risposta del carro, ma anche grazie ai comandi del reggisella telescopico e della sospensione posteriore velocemente azionabili senza staccare le mani dal manubrio.  Bene anche la progressività della sospensione posteriore, dato che non abbiamo mai percepito violenti finecorsa (dire se e con quale frequenza ne abbiamo presi di lievi è dura, dato che su questo genere di ammortizzatori non è possibile piazzare il classico O-ring che registra la massima escursione utilizzata).

La Fox 36 Float lavora benissimo sullo sconnesso veloce grazie ad un’ottima sensibilità e fluidità di funzionamento. Bene anche l’assorbimento dei grossi urti grazie ad una deguata progressività, ma sul ripido si fa talvolta desiderare una maggior frenatura in compressione; regolazione che, come abbiamo detto, non è disponibile.

Nelle discese in stile “vert”, altro ambito dove la MX si è dimostrata nettamente più valida e sicura della HI-MOD 2, questa caratteristica della forcella ci ha effettivamente dato qualche fastidio di troppo al quale abbiamo rimediato nell’unico modo possibile, vale a dire aumentando la pressione dell’aria fino a valori di gran lunga superiori a quelli suggeriti per il nostro peso (settaggio che, in virtù della scarsa frenatura in compressione, non ci è dispiaciuto nemmeno sui tracciati più ripidi anche se meno tecnici).

Ottimi i freni Shimano XT Trail, che oltre a non aver dato alcun problema si sono rivelati modulabili, potenti al punto giusto ed instancabili nonostante il disco anteriore di “soli” 180 mm di diametro.

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Conclusioni

La MX ha fatto emergere la “camaleonticità” del progetto Jekyll, bici che a seconda del montaggio può essere una leggera e reattiva all mountain quanto un mezzo che, in quanto a prestazioni discesistiche, tiene testa a molte enduro da 160 + 160 mm “nativi”. Rispetto a queste ultime richiede una guida un po’ più attiva, ma si è ampiamente ripagati in termini di reattività e soprattutto di risposta in fase di rilancio.

Attitudine d’uso

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Inconvenienti riscontrati nel corso del test

_Allentamento di due raggi della ruota posteriore

_Il batticatena in materiale plastico sul fodero superiore del carro tendeva a staccarsi già a bici nuova. Abbiamo rimediato fissandolo con due fascette da elettricista

Prezzo: 3.999,- Euro

Pesi e dati geometrici rilevati

Interasse: 1160 mm

Angolo sterzo: 67.0°

Corsa anteriore: 160 mm

Corsa posteriore (valore dichiarato): 150 mm

Interasse/corsa ammortizzatore: 155x?? mm

Altezza movimento centrale: 357 mm

Affondamento sella (quanti mm il reggi può essere inserito nel tubo sella): >350 mm

Peso tg. L senza pedali:  14.300 kg

Peso ruota ant completa*:  1960 g

Peso ruota post completa*:  2355 g

* = ruota in ordine di marcia, quindi incluse coperture, dischi e pacco pignoni. Sono esclusi i perni di fissaggio.

cannondale.com

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