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Oggetto di questo test è la fat bike di casa Canyon, la Dude.
Il telaio, interamente in carbonio e del peso di 1550 g., è predisposto di perno passante da 120 mm e lunghezza del carro variabile predisposta per accogliere pneumatici da 4” o da 4.8”, potendo spostare ancora più indietro ruota e freno, sfruttando gli appositi fori e supporti presenti.
E’ dotato di forcella sempre in carbonio, la Rude CF, espressamente studiata per questo telaio. Serie sterzo Cane Creek 40. Il movimento centrale è e.Thirteen Pressfit. Cambio posteriore, cassetta e leve del cambio sono Sram X01 11v. Corona da 28, perfetta per spingere la Dude sulle salite ripide, una 30 sarebbe stata troppo grande.
I freni montati sono gli ormai collaudati Sram Guide RS a 4 pistoncini, con dischi da 180 e 160mm.
Il set di ruote è della DT Swiss BR 2250 larghezza cerchio 80 mm, non tubless ready. Le coperture sono le nuove Schwalbe Jumbo Jim, miscela PaceStar, tripla carcassa 127 EPI larghezza: 4.8″, non tubeless. Canyon per il 2016 monta le 4” sulle front e le 4.8” sulle fat rigide, per avere un maggior effetto ammortizzante.
Attacco manubrio Canyon V12 60 mm, manubrio Canyon H23 Rise CF 760 mm, manopole Ergon GE1 Slim, sella Fizik Tundra 2 MG e reggisella Canyon S30 VCLS CF.
Il telaio è predisposto anche per un passaggio cavi interno, che può essere utile per un eventuale upgrade di un reggisella telescopico. I dettagli sono molto curati, come in altre Canyon è presente la “Impact Protection Unit” appena dietro l’attacco manubrio, che evita, in caso di caduta, la rotazione completa del manubrio ed il conseguente rischio d’impatto delle leve sul telaio. Sono installati adesivi protettivi sia nei punti di contatto di passacavi e guaine, sia vicino al disco posteriore. Le taglie disponibili sono tre, S, M e L. Il peso rilevato è di 12.3 kg senza pedali.
Set di ruote è della DT Swiss BR 2250 larghezza cerchio 80 mm,
Cambio posteriore, cassetta e leve del cambio sono Sram X01 11v. Corona da 28,
Freni Sram Guide RS, dischi 180 e 160
Attacco manubrio Canyon V12 60 mm,
Manubrio Canyon H23 Rise CF 760 mm,
Serie sterzo Cane Creek 40.
Movimento centrale e.thirteen Pressfit,
Manopole Ergon GE1 Slim,
Sella Fizik Tundra 2 MG
Reggisella Canyon S30 VCLS CF.
Coperture Schwalbe Jumbo Jim, miscela PaceStar, tripla carcassa 127 EPI larghezza: 4.8”
Taglia telaio S M L
Tubo verticale 390 445 490
Tubo superiore 569 605 642
Tubo sterzo 95 120 145
Angolo tubo sterzo 68,5°
E Angolo tubo verticale 74°
F Foderi posteriori orizzontali 439/455
G Interasse 1104/1120
H Stack 605 628 652
I Reach 395 425 455
J Altezza mediana tubo superiore 761 781 781
K Diff. Movimento centrale/linea catena 60
Distanziale 25
Lunghezza Attacco manubrio 60
Larghezza manubrio 760
Lunghezza pedivella 170 175 175
Diametro reggisella 30,9
Lunghezza reggisella 410
Ruota radius con copertoncini inclusi 373
Dimensione ruote 26″
Escursione forcella 100mm.
Il set up di una fat rigida è, come potete immaginare, immediato. Niente regolazioni del sag, niente regolazioni della velocità o del ritorno, basta gonfiare le gomme (o sgonfiarle) e partire.
Ricordo, a questo punto, che regolare la pressione è la variabile più importante in una fat bike, per aver maggior impronta a terra e sfruttare un effetto di ammortizzazione dei piccoli urti. Per raggiungere la massima efficacia della bici, le gomme vanno regolate a seconda dei terreni che si incontrano: dure su asfalto, diciamo intorno a 1.0 bar, a seconda del peso del biker, un po’ più sgonfie su sentieri e strade sconnesse (0.6-0.8 bar) e molto sgonfie su sentieri tecnici, su sabbia e sulla neve (0.3-0.5 bar). Si avrà cosi la massima resa sia in salita che in discesa, avendo la sensazione di trovarsi a guidare una rigida in salita e una full in discesa. Naturalmente queste pressioni variano in base al peso del biker, alla grandezza delle gomme (da 3.8” a 5” c’è una bella differenza!) e se sono tubeless o con camera. Con queste ultime, infatti, bisogna tenere la pressione leggermene più alta per non correre il rischio di pizzicare. Con il tempo e l’esperienza, e specialmente su certi tipi di percorsi, si riesce anche a trovare una pressione media che rende la fat confortevole in tutte le situazioni.
Dopo le prime giornate di prove, volendo provare la Dude anche con la forcella ammortizzata, ho montato la mia forcella RS Bluto da 100 mm al posto della rigida Rude. Ho potuto cosi provare le differenze di comportamento fra rigida e front.
Diciamo subito che la salita è il punto forte di questa Dude. l’insieme di telaio in carbonio, cerchi, gomme e allestimento la rende particolarmente rigida e molto reattiva ai comandi del biker. La buona pedalabilità in salita è garantita anche geometricamente dall’angolo del seat-tube di 74 gradi. Su salita asfaltata o sterrata scorrevole, con le gomme gonfiate a dovere, la Dude fa valere la sua leggerezza che, volendo, potrebbe essere anche aumentata latticizzando le camere. E’ reattiva, risponde subito ad una qualsiasi variazione di velocità imposta dal biker. Ricordo che è una bici completamente rigida e perciò si comporta diversamente rispetto a qualsiasi altra bici che abbia delle sospensioni, front o full che siano.
Mi hanno stupito molto anche le gomme, solitamente le 4.8 sono più lente e impacciate, invece queste Jumbo Jim sono piuttosto scorrevoli, merito della disposizione dei tasselli e del fatto che questi non siano particolarmente pronunciati.
La prestazione delle fat leggere in salita mi ha sempre stupito. Mi sono chiesto anche io il perché e ho scoperto che una ruota più pesante e/o più grande non ha bisogno di più energia per “avanzare”: ha bisogno di più energia per accelerare. Una volta accelerata, ad andatura costante non cambia nulla tra ruota “pesante” e “leggera”, poichè l’inerzia ha effetto solo quando cambia la velocità (accelerazione/decelerazione). Complessivamente serve più energia, ma gran parte di questa energia può essere “recuperata” sotto altra forma, ad esempio la maggiore inerzia che torna utile per superare gli ostacoli: è per questo che per sfruttare appieno una fat bike occorre imparare a lasciarla scorrere e a guidare in modo meno nervoso, senza continue frenate ed accelerazioni che sprecano energia. Ad andatura costante le maggiori masse rotanti non hanno alcuna influenza (ce l’hanno solo in accelerazione). Ed in salita conta principalmente la massa complessiva, non come è distribuita.
Certo entra in gioco anche la maggiore impronta a terra, ma su terreni scorrevoli, tenendo le coperture ben gonfie, è facile notare come la gomma scorra solo sugli stretti tasselli centrali e non certo sui 10 centimetri di larghezza che l’ impronta della gomma può avere quando è sgonfia a 0.2 bar.
Ero perciò molto curioso di paragonare la Beargrese carbon, ormai da due anni il top delle fat cosiddette “race”, con la Dude, e devo dire che quest’ultima non sfigura per niente, avendo un comportamento molto simile alla Salsa, sia come geometrie e sia sul campo.
La Dude si comporta molto bene anche su salita tecnica, avendo infatti l’avantreno molto leggero per l’ottima e leggera forcella rigida in carbonio, con un minimo movimento del corpo all’indietro si alleggerisce facilmente la ruota anteriore e si passano senza problemi gli ostacoli. Aiutati anche dal grande grip delle ruote da 4.8”, che naturalmente ho dovuto debitamente sgonfiare a 0.6 bar (per il mio peso di 70 kg scarsi), in modo che le gomme si adattino al terreno e non rimbalzino.
Ho fatto anche una prova su un sentiero non tecnico ma ripidissimo, con un ultimo tratto dove mai ero riuscito a passare con bici “normali”. Pedalata dopo pedalata, al limite dell’equilibro, sono riuscito a salire fino in cima senza dover scendere, merito della bici leggera e rigida, ma specialmente dell’enorme grip delle grandi gomme in queste situazioni.
In discesa, e specialmente nelle curve veloci, la Dude ha una stabilità ineguagliabile, avendo una superficie di contatto molto estesa data dalla deformazione delle gomme.
Certo, come per tutte le fat, è inevitabile in curva un effetto “deriva”, nel senso che la bici sembra partire per la tangente, che si nota maggiormente più si sgonfiano le gomme. Per minimizzare questo effetto, bisogna impostare correttamente la curva, con il bacino verso l’esterno e guardando con il corpo verso l’interno della curva, e inclinare il più possibile la bici verso l’interno della curva. Se ancora non basta, si può usare un’impostazione mista da strada, ovverosia inclinando corpo e testa ancora di più verso il basso e l’interno della curva. Naturalmente sto parlando di curve veloci e terreno con buon grip. Una cosa molto importante è, naturalmente, la pressione delle gomme. La Dude mi ha dato la netta sensazione di avere un effetto deriva ridotto rispetto ad altre fat bike, forse merito anche delle coperture Schwalbe Jumbo Jim.
Nei sentieri stretti da guidare, l’insieme cerchi–raggi–mozzi particolarmente rigido, le gomme Jumbo Jim e la forcella rigida infondono sicurezza e consentono una guida veramente precisa.
In discesa tecnica invece la Dude, essendo rigida, mostra tutti i suoi limiti. Intendiamoci, non limiti di doversi fermare davanti a qualche ostacolo, perché le grosse gomme, debitamente sgonfiate, scendono e si aggrappano dappertutto, ma limiti di velocità sicuramente: bisogna rallentare e scendere con calma. Se si vuole aumentare un po’ la velocità, bisogna adottare uno stile di guida molto attivo, ammortizzare molto con gambe e braccia e in ogni caso si arriverà alla fine della discesa con braccia e polsi molto sollecitati.
Il manubrio da 76 è forse per me leggermente largo, io sono abituato da 72, però devo dire che aiuta molto la guida della fat in curva. I freni Sram Guide fanno ottimamente il loro dovere.
Sulla neve non c’è bisogno di dire molto, con le gomme da 4.8 la Dude ha un’ottima presa, anche se vista la scarsità di neve di quest’anno, ho potuto testarla solo su neve sparata dai cannoni e su neve crostosa. In questi casi il grip è stato ottimo.
La Dude montata con la forcella RS Bluto pesa circa un kg in più della rigida e, come si può immaginare, rovescia le prestazioni della Dude, ovverosia meglio in discesa che in salita. In salita la fat resta comunque pedalabile, visto che il peso per una fat front è sicuramente ottimo. La differenza si sente sulla salita tecnica, quando bisogna alzare l’anteriore per superare un ostacolo, qui il maggior peso della Bluto fa si che bisogna sforzarsi un po’ di più per progredire. Niente comunque di preoccupante.
In discesa invece, sui sentieri flow la Bluto non serve, anzi con la rigida si guida con una precisione maggiore. Il discorso cambia sul sentiero tecnico, dove la forcella rigida soffre naturalmente la velocità. Con la front si può invece scendere più morbidi e veloci, anche grazie grazie al buon angolo sterzo di 68.5°, sempre sgonfiando però le gomme, perche la Bluto è una forcella particolare. E’ molto lineare, piuttosto dura, niente a che spartire con le classiche forcelle burrose. Ma questo ha una logica, al primo piccolo urto non deve entrare in funzione, al contrario devono lavorare le gomme, che perciò devono essere sgonfie al punto giusto. Poi, con ostacoli più grossi, entra in funzione anche la forcella da 100 mm. Ovverosia prima 30mm di gomma, poi 100 mm e poi ancora 20 mm di gomma, in totale abbiamo 150 mm di ammortizzazione. Che non funzionano come quelli di una normale forcella, visto che i 50 mm della gomma non hanno ritorno e perciò rimbalzano di più, bisogna imparare a guidare la fat con un po’ più di calma e lavorando con tutto il corpo.
Calma che viene comunque compensata dal fatto che le linee in discesa sono completamente diverse da una bici con le ruote normali, qui bisogna pensare differente, si può tirare dritto sopra a tutto grazie alle grandi gomme. Nonostante le dimensioni delle gomme si è dimostrata molto agile anche sullo stretto dove c’è bisogno di usare il nose-press, anche grazie al carro piuttosto corto, permettendomi di completare un sentiero che quasi mai ero riuscito a fare anche con altre bici, sia fat che normali.
Nel complesso la Canyon Dude CF 9.0 unlimited si è rivelata un’ottima bici, sia per il telaio che per i componenti, offerta ad un buon rapporto prezzo/qualità, 2699 € per il 2016.
I “pezzi forti” sono sicuramente rappresentati dal telaio in carbonio di ottima fattura e con angoli azzeccati e dalle ruote con cerchi molto leggeri e performanti, nonostante siano in alluminio e non carbonio. Questa è una fat veramente polivalente (non lo sono tutte), si può usare infatti tutto l’anno e su tutti i terreni. Ho voluto perciò provarla anche su asfalto, che è sicuramente l’ultimo tipo di fondo che viene in mente usando una fat bike. Eppure mi sono fatto più di 100 km su ciclabile asfaltata, dopo aver opportunamente gonfiato per bene le gomme, e la bici scorre sui pochi millimetri dei tasselli centrali senza nessun problema. Logico, non è il suo campo, ma se occorre fare un rientro su ciclabile dopo aver fatto una bella gita in montagna, si può fare senza patemi.
E’ una bici perciò adatta agli escursionisti che vivono questo sport senza la necessità di gareggiare, pedalando con calma ma dappertutto, sia in salita che in discesa.
Insomma, le fat sono cambiate, se fino a due anni fa l’ambito di utilizzo ideale era neve e sabbia, adesso le fat come la Dude sono state progettate con altri angoli e altri pesi, proprio per essere utilizzate in tutti gli ambiti. Se preferite i trail guidati e flow, tipo Livigno per intenderci, allora la rigida è perfetta per voi, se invece i vostri sentieri preferiti sono quelli molto tecnici e scassati, l’ambito in cui la Unlimited soffre di più, allora prendete la Dude EX o SL con Bluto!
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