La Canyon Grail è una bici da gravel tra le più riconoscibili sul mercato grazie al manubrio a “doppio ponte” che la caratterizza nel design e tecnicamente. Il telaio di questa versione è in carbonio e si posiziona nel mezzo tra la Grail in alluminio più economica e la Grail CF SLX il cui telaio pesa circa 200gr in meno della versione SL.
Le altre caratteristiche tecniche sono identiche, dalla geometria, al movimento centrale (PF86), ai perni dei freni 12×140 e 12x100mm con attacco Flatmount, che ormai sono lo standard. Forcella, manubrio e reggisella sono esattamente gli stessi.
Questa versione 8.0 è montata con la trasmissione SRAM eTap AXS. In particolare il montaggio prevede la guarnitura Force 1X 42 denti e deragliatore posteriore X01 Eagle AXS con cassetta dodici pignoni 10-50. Al posto del deragliatore anteriore (comunque montabile, anche con cavo) si trova un chain catcher della stessa Canyon. I comandi e freni a disco sono i Force eTap AXS HRD. Rotori da 160mm sia anteriore che posteriore.
Come ruote troviamo le DT Swiss G1800 Spline db con attacco Centerlock per i dischi, gommate con un copertone che è ubiquo nei primi montaggi gravel, ovvero lo Schwalbe G-One Bite 40 mm.
Il componente più caratterizzante della Grail (carbonio) è il manubrio integrato, denominato da Canyon CP07 Gravelcockpit CF. Si tratta di un componente interamente in carbonio con due manubri sovrapposti, ma sfalsati. Questo consente di mantenere in presa alta una posizione decisamente eretta della schiena e comoda ad esempio su lunghi pezzi in piano, con oltrettutto la parte centrale del manubrio, piatta e sottile, molto flessibile, in modo da flettere su buche ed avvallamenti. Più avanzata e allungata la presa bassa, dando ottimo controllo ad esempio in discesa. L’attacco manubrio è integrato al tutto. Questo manubrio si fissa molto agevolmente tramite due viti torx poste sul retro dell’attacco manubrio (quindi occorre ruotarlo di lato per fare l’operazione) andando a spingere un cuneo interno. Una soluzione in voga da qualche anno in particolare per i reggisella.
Il doppio manubrio ha due viti nella parte frontale anteriore per poter montare un attacco per GPS di tipo “a cucchiaio”, ovvero quelli col gambo molto lungo tipicamente installati sui manubri integrati delle bici aero. La forma piatta e larga di entrambe i manubri complica invece il montaggio nel caso si utilizzino le basette con elastici, o per il montaggio di altri accessori, come le luci.
Il reggisella, denominato S15 VCLS 2.0 CF, è un classico di Canyon, ed è quello “sdoppiato” prodotto dalla Ergon, che consente di avere un minimo di movimento tra le due parti di cui è composto il gambo, facendo flettere la sella in avanti o indietro. Reggisella che si fissa tramite una singola vite torx nella parte posteriore del tubo piantone.
La sella è una Fizik Aliante R5. Una sella molto adatta all’endurance, con una forma rialzata nella parte posteriore che consente ottimo appoggio. Personalmente è la mia sella per le randonnée, quindi un modello che apprezzo praticolarmente.
Il peso della bici, nella taglia XL in prova è di 8.96kg.
Come si può notare il telaio è realizzato molto bene, con soluzioni ben pensate come i passaggi cavi molto razionali, un eccellente dente di cane regolabile, ottime finiture, a cominciare dalla vernice. E con soluzioni “coraggiose” ed innovative come il doppio manubrio, che poi evidentemente caratterizza molto la Grail dal punto di vista estetico (e quindi può piacere o meno), ma che è una soluzione pensata per offrire veramente qualcosa in più dal punto di vista tecnico.
Sul campo
Il montaggio della Grail si basa sulla trasmissione SRAM AXS con monocorona, due solide ruote DT Swiss e i copertoni Schwalbe. La scelta di un montaggio con gruppo wireless strizza l’occhio agli amanti della tecnologia e delle novità. Va detto che funziona molto bene. Durante il test non abbiamo mai avuto problemi, impuntamenti, sfregamenti o altro. La batteria è stata caricata appena tirata fuori la bici dallo scatolone e dopo 1 mese dà ancora luce verde. I freni sono i classici SRAM idraulici, quindi potenti ed aggressivi, con la tendenza a fischiare da bagnati, ma veramente difficili da mettere in crisi anche in lunghe discese ripide.
Le ruote non sono leggerissime, ma in compenso si sono rivelate molto robuste anche dopo utilizzo su sentieri sassosi e radici.
Gli Schwalbe G-One da 40mm vengono consegnati montati con camera d’aria, ma li abbiamo latticizzati ed utilizzati tubeless subito. Per utilizzo gravel ci pare veramente la soluzione migliore, in quanto poterli utilizzare anche solo ad un 1bar di meno rispetto che con le camere fa molta differenza in termini di comfort e grip sullo sterrato. Su asfalto li ho trovati discreti. La sezione abbondante da 40mm (1,5″) e la piccola tassellatura si fa sentire, in particolare in giri lunghi. Tassellatura che non è nemmeno il massimo su superfici viscide come radici o sassi. Il loro meglio lo danno proprio su ghiaia compatta, o anche fango, dove la buona sezione “galleggia” bene, e la piccola tassellatura evacua bene il fango.
Il reggisella ed in generale il telaio rendono la bici abbastanza comoda posteriormente, ma entro certi limiti. La parte maggiore della comodità è demandata alle coperture.
Personalmente non trovo il doppio manubrio particolarmente attraente dal punto di vista estetico, ma devo dire che è una bella pensata. In presa bassa consente ottima guidabilità e sicurezza nella guida fuori strada e su sentieri, mentre la presa sul “ponte superiore” è veramente perfetta per lunghi trasferimenti in piano su asfalto, durante i quali in questo modo consente una posizione molto comoda, raccolta e rilassata per braccia, polsi e schiena. La parte centrale flette un po’, ma si avverte solamente su grossi avallamenti o buche.
Il profilo alare dei due manubri complica un po’ le cose nel caso si vogliano montare delle luci. Unico neo direi che è lo spessore del manubrio nel punto di collegamento tra quello superiore e inferiore, ovvero la parte che resta nell’incavo tra pollice e mano in presa bassa: è piuttosto spesso come diametro ed alla lunga affatica la mano. Ovviamente questo dipende anche dalle dimensioni della mani e dal fatto che l’ho utilizzata sempre con guanti invernali che aggiungono ulteriore spessore. Ad ogni modo è un neo relativo perché la presa bassa non è certamente una posizione che si adotta per periodi lunghissimi.
Il manubrio doppio consente quindi di avere una bici con una “doppia geometria” che rende la Grail veramente polivalente, anche per lunghi giri su asfalto ad esempio. Il passo lungo aiuta anche in questo frangente ad avere una bici stabile, non nervosa e poco faticosa sulla distanza.
Prezzo: 3599€
Ironia a parte è comunque bello vedere soluzioni specifiche alternative