Ruote da 29″, oppure da 27.5″ con geometrie più distese e magari un travel leggermente maggiorato? Se per le discipline più “pedalatorie” e per quelle gravity-oriented la maggior parte dei produttori sembra aver trovato la risposta ed i trend sono abbastanza consolidati, non altrettanto si può dire per quel “mondo di mezzo” che è il trail/all mountain, dove talvolta sono le stesse case a proporre la doppia soluzione all’interno della propria gamma. Solo una questione di tempo perchè uno dei due formati si affermi definitivamente? Difficile dirlo, ma questa è di fatto la situazione attuale. Dopo la recente comparativa Speci Enduro 29″ vs. 650b, eccoci quindi ad una nuova “sfida in famiglia”, questa volta fra due trail/all mountain di casa Canyon: Spectral 29″ vs. Spectral 27.5″.
Non trattandosi di un test convenzionale non ci dilungheremo più di tanto nell’analisi dei dettagli e dei montaggi, anche perchè questi ultimi non trovano corrispondenza in alcun modello della linea Canyon 2015. Gli allestimenti che più si avvicinano a quelli delle due bici da noi testate li troviamo in ogni caso sulla AL 8.0 per quanto riguarda la versione 27.5″, mentre sulla 29″ vanno cercati sulla AL 8.9. Nonostante la non totale corrispondenza dei montaggi, le due bici adottano il medesimo set ruote (DT Swiss XM1501 Spline), coperture e sospensioni corrispondenti a quelle dei modelli ufficiali, nonchè rapportature equivalenti e pieghe di pari misura a quelle teoricamente previste (740 mm). Tirando le somme, si può dire che la comparativa è avvenuta nelle migliori condizioni di parità immaginabili, visto che anche il peso totale è praticamente identico e non raggiunge i 13 kg. Sul peso delle ruote complete bisogna invece spendere due parole: in configurazione originale la differenza era poco marcata, con addirittura una settantina di grammi di vantaggio per la posteriore della 29″. Il risultato era ottenuto grazie ad una diversa copertura, che durante il test verrà però sostituita da una più pesante. Ma torneremo più dettagliatamente sull’argomento…
Entrambe le bici adottano un giunto Horst e, se non fosse per il diametro delle ruote e la diversa inclinazione dei tubi sella, visivamente sono la quasi fotocopia una dell’altra.
In generale la cura costruttiva e dei dettagli è molto buona ed i montaggi sono adeguati, anche se delle forcelle dalla struttura più robusta non avrebbero stonato (infatti le troviamo sugli allestimenti superiori). Entrambe le bici in test erano montate tubeless ed entrambe con doppia corona, ma correttamente con un diverso numero di denti: 38/24 sulla 27.5″, 36/22 sulla 29″.
Montando in sella si notano subito due cose: che l’anteriore della 29″ è più alto e che la posizione sulla 27.5″ è più raccolta. La seconda potrebbe apparire strana, visto il valore dichiarato di TT superiore ed uno stem 10 mm più lungo (70 mm), ma la spiegazione sta nel tubo sella di circa 5° più verticale (si parla ovviamente del valore “reale”, non dell’effettivo indicato nella tabella delle geo). Si tratta quindi di una “anomalia” che verrà percepita in misura proporzionale al valore di fuorisella, nel nostro caso piuttosto elevato. Comune denominatore è comunque la sensazione di stare su taglie un po’ risicate, tanto che ad un certo punto ci è persino venuto il dubbio che non corrispondessero a quanto ci era stato detto (L) ed abbiamo verificato metro alla mano. Una volta in piedi sui pedali, quindi svincolati dalla posizione della sella e tipicamente in discesa, il maggiore valore di reach della 27.5″ annulla la sensazione di una posizione più raccolta. L’interasse rilevato è molto simile (circa 5 mm più lunga la 27.5″, il valore di 1188 mm in tabella è errato), mentre differenze più rilevanti si hanno a livello di chainstay ed angolo sterzo, parametri da tenere in considerazione per spiegare la diversa indole delle due bici. L’altezza del movimento centrale è praticamente identica: 335 mm la 27.5″ (il valore riportato in tabella non è quello del bb drop, ma è l’altezza effettiva), un paio di mm in più per la 29″.
Vista la lunghezza contenuta del seat tube in rapporto alla taglia, sarebbe stato apprezzabile avere il telescopico da 150 mm di travel anzichè quello da 125 mm presente su entrambe le bici.
Pesi delle bici senza pedali (tg.L) – ruote complete di pneumatici, dischi e pacco pignoni
Ad andatura costante e registro CTD in posizione Climb il bobbing è praticamente impercettibile su entrambe. La posizione in sella, come detto meno “costretta”, è un punto a favore della 29″. Un vantaggio forse più tangibile è poi dato dalla Continental X-King montata al posteriore, più scorrevole della Mountain King che troviamo sulla 27.5″. La somma di questi due fattori spiega secondo noi le prestazioni leggermente superiori riscontrate pedalando la 29″. Sostituendo la copertura posteriore con una più aggressiva e pesante (al prossimo capitolo i dettagli), le prestazioni diventano equiparabili ed addirittura sembrano volgere a favore della 27.5″ quando la pendenza diventa sostenuta, situazione nella quale il peso delle ruote assume maggiore rilievo. Anche nei rilanci è la 27.5″ ad essere più reattiva, nonostante pedalando in fuorisella la sospensione posteriore affondi maggiormente.
In quanto a trazione le migliori prestazioni ce le attendevamo dalla 29″, cosa che inizialmente non abbiamo riscontrato. Imputando il comportamento non esaltante allo scarso grip della Continental X-King, l’abbiamo sostituita con una Bontrager SE4 Team Issue 2.3″. Se la minore scorrevolezza ed i 300 g in più hanno praticamente annullato il vantaggio sulle salite scorrevoli, in quanto a trazione le ruote più grandi si sono prese la rivincita.
Ancor più che la trazione, a decretare la vittoria della 29″ è tuttavia la direzionalità dell’anteriore, più “piantato a terra” di quello della 27.5″. La sospensione posteriore di quest’ultima tende inoltre ad insaccare maggiormente nel superamento degli ostacoli, i più grossi dei quali vanno superati con più slancio e quindi con un’andatura più irregolare e faticosa. La 29″ è perciò più agevole da condurre sia nel tortuoso, dove tiene meglio la linea impostata, che nel superamento dei tratti sconnessi dove permette un’andatura più costante. La minore direzionalità della 27.5″ spiega probabilmente la presenza della forcella abbassabile, mentre sulla 29″ troviamo la Float a corsa fissa. Notare che su entrambe le bici abbiamo lasciato 10 mm di spacer sotto lo stem, ma mentre sulla 29″ era montato con rise positivo, sulla 27.5″ era montato con rise negativo!
Nel guidato la 29″ richiede un iniziale adattamento ed una posizione leggermente più aggressiva ed avanzata, pena trovarsi in ritardo di linea nelle curve. Nonostante la 27.5″ sia più intuitiva sin dai primi approcci, una volta prese le misure il divario fra le due bici non è tuttavia abissale. Dove diventa più faticoso tenere il passo della 27.5″ è invece nelle situazioni che richiedono una guida attiva, tipo cambi di direzione repentini, cambi di pendenza su cui “pompare” o saltini naturali. Qui per la 29″ c’è poco da fare: la 27.5″ risponde più prontamente agli input, alzare l’avantreno è più semplice e la guida è più divertente. Settate le sospensioni a pari valore percentuale di sag, il posteriore della 27.5″ è inoltre più plush ed assorbe meglio gli ostacoli di piccola e media entità. La ruota da 29″ compensa in parte la maggiore pigrizia della sospensione, ma il comfort di marcia resta leggermente inferiore. Ad accomunare le due bici è invece la risposta un po’ vuota nella parte centrale del travel, la quale tende a “mangiarsi” gli input del pilota nelle situazioni in cui si desidererebbe la massima reattività (curve in appoggio, ollate ecc.). Sarebbe interessante provare le versioni superiori, montate con diversi ammortizzatori, per capire fino a che punto il comportamento è da attribuire a questi ultimi e quanto dipenda invece dalla curva delle sospensioni.
Parlando di forcelle, mentre a bici ferma la migliore fluidità della Float è evidente, in condizioni di reale utilizzo la cosa non si fa notare più di tanto. La risposta elastica di entrambe ripete invece il copione visto al posteriore, quindi poco sostenute su una discreta parte della corsa. Vale anche qui quanto detto sopra, e cioè che le versioni superiori sono montate con forcelle diverse che dovrebbero garantire un comportamento più vivace.
Nel nostro caso l’unica soluzione per ottenere maggiore reattività è stata ridurre il sag, visto che la mancanza di un controllo della compressione non permette di mettere una pezza con l’idraulica.
Sullo sconnesso sarebbe lecito attendersi un maggior nervosismo da parte della 27.5″, che però compensa efficacemente con le geometrie più distese, il carro più plush ed i 10 mm in più di escursione. Entrambe le bici si comportano comunque bene anche settate con valori di sag contenuti, non hanno reazioni nervose e restano sufficientemente stabili quando la velocità sale. La Fox 32 è tuttavia abbastanza al limite in questo genere di situazioni, in particolare sulla 27.5″ dove paga la maggiore lunghezza e non può contare sull’aiuto del diametro ruota. Nessuna delle due bici ama gli urti di una certa entità quali drop o salti con atterraggi non perfetti, situazioni nelle quali il finecorsa viene raggiunto senza troppa difficoltà. Va però fatto un distinguo: mentre sulla 27.5″ il più delle volte ce ne siamo resi conto solamente controllando l’o-ring posto sullo stelo dell’ammo, sulla 29″ arriva spesso in modo più brusco. Vista la tipologia di bici ci può stare, ma una progressività più marcata non guasterebbe, permettendo inoltre di incrementare i valori di sag senza penalizzare la reattività.
Alle velocità più ridotte, fino ad arrivare alle situazioni trialistiche, le ruotone danno una certa sicurezza psicologica trasmettendo la sensazione di poter scavalcare con maggiore facilità gli ostacoli. All’atto pratico non abbiamo tuttavia riscontrato grosse differenze prestazionali fra le due bici, probabilmente grazie agli stessi fattori che vengono in aiuto della 27.5″ sullo sconnesso. Da sfatare il mito delle 29″ che non girano nello stretto, a maggior ragione quando per girare serve il nosepress. Nosepress che con la 29″ viene pure più facile.
Sicuramente a chi affronta spesso salite tecniche, essendo l’ambito dove più nettamente è emersa una reale differenza fra le due bici. In seconda battuta a chi non ha una guida molto attiva e preferisce confidare nelle doti di scavalcamento delle ruote più grandi.
I vantaggi rispetto alla 29″ sono emersi nella discesa guidata, dove la bici è più reattiva ed asseconda meglio gli input del pilota. E’ quindi consigliabile a chi ha una guida attiva, cerca una bici più giocosa e sulla salite tecnica è disposto a perdere qualcosa rispetto alla sorella con le ruote più grandi.
Come avrete capito se avete letto sin qui, è abbastanza difficile se non impossibile indicare una vincitrice. Salita tecnica a parte, dove la superiorità della 29″ ci è parsa evidente, nelle altre situazioni le prestazioni sono infatti equiparabili. Lo stile di guida ideale per ottimizzare la resa delle due bici è però diverso, e questo è secondo noi il vero punto cruciale da tenere in considerazione dovendo fare una scelta.
Indipendentemente dal diametro ruota, vogliamo rimarcare la poliedricità di questa tipologia di bici, in grado di affrontare situazioni discretamente impegnative tanto in salita quanto in discesa. Un vero peccato che spesso vengano snobbate in favore di mezzi più specialistici, ma inevitabilmente anche più penalizzanti al di fuori del loro ambito ottimale di utilizzo.
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