Novità 2014, la Spectral AL è la proposta di Canyon per l’all mountain disponibile sia con ruote da 29″ che da 27.5″. Nel primo caso il travel posteriore è di 130 mm, mentre nel secondo sale a 140 mm.
In questo test ci occuperemo della versione 7.0 con ruote da 27.5″, una delle sei disponibili con quel formato ruota per un range di prezzo che va dai 1999 Euro della 6.0 ai 3499 Euro della 9.0 SL.
Come intuibile non ci troviamo di fronte al solito top di gamma dal prezzo esorbitante, ed infatti il costo della 7.0 è di 2199 Euro.
Snodo principale del carro, archetto di collegamento dei foderi inferiori e deragliatore creano un’area piuttosto “affollata” dove fango e sporcizia varia si accumulano con una certa facilità (sul deragliatore in particolare). Nonostante le numerose uscite in condizioni di bagnato, la cosa non ci ha tuttavia procurato problemi dal punto di vista funzionale.
Al pari degli altri modelli della casa tedesca (Strive a parte), la sospensione posteriore si affida ad un classico e collaudato giunto Horst gestito da un ammortizzatore Fox Float CTD con camera Low Volume. Anteriormente troviamo invece una Fox 32 CTD da 140 mm della serie Talas, quindi abbassabile a 120 mm. Non appartenendo alla serie Factory di Fox, nessuna delle due unità beneficia della finitura Kashima Coat.
Che la Spectral è un progetto molto recente non traspare solamente dall’estetica al passo con i tempi, ma anche dalle soluzioni funzionali: tubo sterzo conico, predisposizione per il cavo del reggi telescopico di tipo stealth, protezioni plastiche integrate nei foderi, attacco freno posteriore di tipo post mount, perno passante posteriore “Through Axle” da 142 x 12 mm esclusivo per Canyon e routing interno dei cavi (eccezion fatta per quello del freno posteriore, fortunatamente).
Manca però il supporto ISCG, il che rende problematico montare un eventuale tendicatena piuttosto che un bash (non applicabile sulla guarnitura doppia Shimano XT). Magari saranno esigenze sentite da pochi, vista la tipologia di bici, ma vorrebbe comunque dire maggior flessibilità a fronte di un modesto incremento di peso. In compenso sarà contento chi ancora usa la vecchia e cara borraccia, dato che nella classica posizione nella parte superiore dell’obliquo sono presenti gli attacchi per il portaborraccia.
Sempre apprezzata – e per nulla scontata in questa fascia di prezzo – la presenza del reggisella telescopico. In questo caso il collaudato ed affidabile Reverb di RS in versione Stealth.
Le manopole GA1 di Ergon saranno ergonomicamente ben studiate, costose, di ottima fattura e tutto quel che si vuole, ma sono durate un’uscita prima di essere sostituite con quelle che vedete in foto. Questione di gusti…
Geometricamente la Spectral non riserva particolari sorprese, con quote che in generale poco si discostano da quelle che possono essere considerate medie per questa tipologia di bici. Merita comunque di essere segnalata la quota di chainsty di 430 mm, non un record ma in ogni caso fra le più contenute, e la bassa quota di standover.
Grazie ai generosi 74.5° di angolazione del seat tube, la distribuzione dei pesi resta ben centrata anche con elevati valori di fuorisella. Per lo stesso motivo la posizione è piuttosto raccolta nonostante la quota di top tube nella norma e lo stem da 70 mm….o quanto meno più raccolta di quella che si ottiene su bici con simili quote geometriche. La bici ci è arrivata con 15 mm di spessori sotto lo stem, i quali determinavano un’altezza della piega un po’ elevata per i nostri gusti. Al termine della prima uscita abbiamo tolto 10 mm trovandoci maggiormente a nostro agio.
Alla bilancia la Spectral ha fatto registrare 13.3 kg (Canyon dichiara 13.0 kg non specificando in che taglia). Non sarà un peso record, ma considerando prezzo e montaggio (fra cui reggi telescopico e coperture non “finte”) non c’è di che lamentarsi.
La prima valutazione che viene da fare quando si pedala una full su un fondo scorrevole è la stabilità del carro sotto l’influsso della pedalata. Da questo punto di vista la Spectral non impressiona particolarmente, o per dirlo più esplicitamente è affetta da bobbing. Il fenomeno non è esasperato, ma in compenso è difficilmente annullabile anche pedalando in modo molto composto e “rotondo”.
Fortunatamente il registro CTD trae d’impaccio, anche se l’effetto ottenuto sulle due sospensioni posizionandolo su “climb” è parecchio diverso: mentre la forcella è praticamente bloccata, la frenatura dell’ammortizzatore è di gran lunga più blanda, ed in fuorisella piuttosto che con certe rapportature e cadenza di pedalata la sospensione continua ad accusare delle piccole oscillazioni. Un comportamento più omogeneo, magari più simile a quello della forcella, sarebbe auspicabile.
Stabilito che la scarsa efficacia del registro CTD infastidisce solamente nelle situazioni citate, dobbiamo ammettere che mantenendo delle andature regolari la Spectral si è rivelata piacevole da pedalare e meno faticosa di quanto ci saremmo attesi anche sulle lunghe distanze. Da questo punto di vista il comportamento è esattamente quello auspicabile per una all mountain, non pensata per gli scatti sui pedali, ma piuttosto per essere in grado di portarci in cima senza sfiancarci anche quando i metri di dislivello ed i km da coprire sono molti.
Il comportamento della Spectral sul ripido è molto buono sia per quanto riguarda la trazione che la direzionalità dell’anteriore, tanto che la necessità di abbassare la forcella è relegata alle situazioni più estreme.
Se sui fondi scorrevoli il comportamento è stato al di sopra delle aspettative, sul tecnico siamo stati ulteriormente sorpresi in positivo. La Spectral è agilissima e l’avantreno mantiene le linee impostate anche nei tornanti stretti e ripidi. La trazione è ottima, e nonostante il movimento centrale non sia particolarmente alto i contatti dei pedali con il terreno non sono troppo frequenti. Anche sui fondi sconessi è perciò possibile mantenere una pedalata abbastanza continua, più redditizia e meno stancante di una fatta di continui rilanci.
La Spectral non è tuttavia esente da pedal kickback. Nulla di drammatico, ma sui rapporti più corti occorre un po’ di attenzione quando la ruota posteriore impatta gli ostacoli determinando la compressione della sospensione. Questo è un buon motivo per lasciare il registro CTD del Float in posizione “climb” anche sui fondi molto tecnici: essendo la frenatura come abbiamo visto non molto marcata, la bici mantiene un assetto favorevole senza che si paghi troppo in termini di trazione e comfort.
Sin dai primi metri si resta colpiti da quanto la Spectral sia facile ed intuitiva da condurre. La posizione è infatti ben bilanciata e non è richiesto alcun particolare accorgimento per sfruttare al meglio il mezzo. Sorprendente è anche l’agilità e facilità con cui permette di cavarsi d’impiccio sui sentieri più tortuosi. La classica bici che “gira in un fazzoletto”.
Condurre la Spectral sui sentieri guidati di media difficoltà è uno spasso che si vorrebbe non finisse mai: maneggevole, “morbida” e meno stancante di quanto il peso farebbe ipotizzare.
Salendo con la velocità è invece richiesta un po’ più di attenzione, specie sui fondi rotti. Diciamo che nella classica sfida “agilità vs. stabilità” è la prima a prevalere. Vista la facilità con cui la Spectral si lascia manovrare, forse mezzo grado in meno sull’angolo sterzo potrebbe leggermente riequilibrare le prestazioni.
Qualche limite emerge anche sul ripido sconnesso, dove non sempre l’anteriore tiene le linee con precisione ed un maggior sostegno da parte della forcella permetterebbe una guida più aggressiva. Peccato, perchè il carro incassa molto bene anche i grossi urti ed il retrotreno non ha mai reazioni scomposte. Fatto salvo che le prestazioni discesistiche generali sono in linea con quanto ci si può attendere da una all mountain, una forcella della serie 34 (o comparabile) darebbe probabilmente tangibili vantaggi quando il gioco si fa duro. Quei due cm in più sulla piega ed in meno sullo stem sarebbero poi la ciliegina sulla torta che faciliterebbe ulteriormente la vita. Segnaliamo comunque che Canyon propone anche un allestimento con un montaggio maggiormente votato alla discesa ed identificato dalla sigla 9.0 EX.
Ad una buona all mountain è richiesto di cavarsela un po’ dappertutto, motivo per cui abbiamo provato per bene la Spectral anche su discese particolarmente lente e tecniche. Confermando in un certo senso quanto rilevato nelle altre situazioni discesistiche, le soddisfazioni maggiori le abbiamo avute nei passaggi più tortuosi, dove la bici gira con facilità disarmante, ruote a terra o nosepress che sia. Nei passaggi al limite per pendenza e sconnessione torna a farsi desiderare un po’ più di precisione e sostegno all’anteriore, ma tutto sommato la Spectral se la cava piuttosto bene anche in questo genere di situazioni.
Dovessimo suddividere il mondo delle sospensioni posteriori fra reattive e comfortevoli, quella della Spectral sarebbe nel secondo gruppo. Il carro è infatti molto sensibile e la corsa ben sfruttabile, tanto che praticamente al termine di ogni giro ci siamo trovati con il fatidico O-ring prossimo ai 51 mm di travel dell’ammo. Non è mancato neppure qualche finecorsa, ma sempre abbastanza “soft”. A differenza di altri carri con queste caratteristiche, e probabilmente anche grazie all’ammortizzatore con camera low volume, la ben calibrata progressività finale preserva quindi telaio ed ammortizzatore da eccessivi stress anche in caso di utilizzi un po’ “spinti”.
Da questo punto di vista la Spectral non teme andature o terreni che strizzano l’occhio all’enduro, fermi restando i limiti evidenziati per quanto riguarda l’avantreno.
Ogni medaglia ha però il suo rovescio. Nel caso della Spectral, l’ottimo comfort fa pagare qualcosa in termini di risposta nei rilanci e di reattività quando si “pompa” la bici. Ridurre il sag o posizionare il CTD sulla posizione Trail è d’aiuto, ovviamante pagando qualcosa sul fronte del comfort. Alla fine è la solita coperta da tirare da una parte piuttosto che dall’altra in base a stile di guida e tipo di percorso. Per quanto ci riguarda, il giusto equilibrio fra sensibilità, reattività e resistenza al finecorsa l’abbiamo trovato con un sag un pelo inferiore al 20% ottenuto caricando il Float con 220 psi ca.
Per finire, un paio di note riguardanti freni e coperture: gli Elixir 5 ci hanno ben impressionati per potenza e resistenza a fatica. Ad un certo punto del test la corsa delle leve è però diventata irregolare, in particolare quella del freno posteriore. In compenso è andata migliorando la modulabilità, che soprattutto all’anteriore non ci aveva entusiasmati in un primo momento.
Le Continental Mountain King si sono rivelate delle eccellenti coperture non solamente sull’asciutto, ma anche sui fondi viscidi spesso incontrati durante il periodo di test (non so se avete presente che inverno ha fatto sulle Alpi…). Il limite l’abbiamo trovato solamente in presenza di fango vero e proprio, dove la tassellatura tende ad intasarsi. Sarà un caso, ma fra le altre cose c’è da segnalare che non abbiamo mai forato una volta!
Curata nei dettagli, ottima in salita, in grado di cavarsela in ogni situazione in discesa: queste, in estrema sintesi, le maggiori doti di questa azzeccata all mountain di Canyon. Maneggevole ed intuitiva quanto una trail bike, se cercate un mezzo che strizzi l’occhio all’enduro preventivate la sostituzione di qualche componente.
Interasse: 1173 mm
Angolo sterzo: 67°
Corsa anteriore: 140 mm
Corsa posteriore (valore dichiarato): 140 mm
Interasse/corsa ammortizzatore: 190 x 51 mm
Altezza movimento centrale: 337 mm
Peso senza pedali: 13.3 kg
Peso ruota ant completa*: 2025 g
Peso ruota post completa*: 2480 g
* = ruota in ordine di marcia, quindi incluse coperture, dischi e pacco pignoni. Sono esclusi i perni di fissaggio.
Prezzo: 2199 €
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