[Test] Casco MET Echo

15

Autore:  Francesco Mazza

A fine giugno vi abbiamo presentato la gamma MET Echo, l’ultimo prodotto del brand valtellinese che si configura come un prodotto entry level dal prezzo concorrenziale ma che è in realtà dotato di caratteristiche che lo pongono allo stesso livello di alcuni caschi commercializzati a cifre decisamente superiori. Lo abbiamo messo alla prova per diverse settimane per comprendere sul campo l’effettiva qualità di questo casco che sulla carta risulta interessante e ben concepito.



.

L’Echo riprende nell’estetica le linee dell’ormai famoso Roam, il top di gamma della linea MET dedicato alle discipline dal trail all’enduro, con una parte posteriore ampia che scende a proteggere anche la regione occipitale del cranio. Il design è più semplice ma non per questo impersonale e una vasta gamma di colorazioni permette di scegliere quello più adatto alle proprie esigenze estetiche. La costruzione della calotta interna è in EPS, ricoperta da una calotta esterna in policarbonato realizzata con la tecnologia in-mould utilizzata per i caschi di alta gamma, con la quale lo strato esterno viene co-iniettato nello stesso stampo a formare un unico pezzo con la calotta interna.

La calotta esterna ricopre in parte il bordo della calotta interna in EPS, su tutto il profilo e sul contorno delle prese d’aria, per garantire maggiore protezione e durabilità al casco ed evitare quelle fastidiose ammaccature e abrasioni che il casco può riportare quando lo si appoggia o trasporta. Sui caschi di alta gamma come il Roam la protezione del bordo è totale ma ovviamente, per ragioni di costi, questa soluzione non viene applicata normalmente su di un casco di questa fascia di prezzo, quindi la parziale copertura dell’Echo è da considerarsi un plus interessante rispetto alla concorrenza.

Il MET Echo è dotato in totale di 14 prese d’aria. Tre feritoie frontali, delle quali due di dimensioni generose, con l’aiuto della conformazione della visiera introducono l’aria all’interno del casco dove viene convogliata verso la parte posteriore tramite appositi canali realizzati all’interno della calotta in EPS. Altre due prese d’aria sono collocate nella parte superiore del casco. Il funzionamento è assolutamente efficace per quanto riguarda la zona frontale e superiore del capo mentre la ventilazione nella zona delle tempie si è rivelata spesso insufficiente, soprattutto nelle giornate più calde delle scorse settimane.

Alle prese d’aria frontali corrispondono ben nove feritoie posteriori che si occupano di gestire efficacemente il flusso d’aria in uscita, convogliandolo all’esterno del casco. Al centro della parte posteriore del casco troviamo anche il punto di ancoraggio dei lacci posteriori, marchiata con il logo MET. Uno scalino che corre lungo tutta la parte posteriore aiuta a mantenere in sede la fascia elastica di un’eventuale maschera.

La visiera è realizzata in materiale sufficientemente morbido e flessibile da piegarsi in caso di urti per preservare la visiera stessa e per dissipare parte dell’energia dell’urto evitando che si trasferisca al capo o al collo. L’aggancio della visiera è fisso quindi non è possibile regolarne l’inclinazione. Nel punto in cui si aggancia al casco nasconde il fissaggio dei lacci anteriori, per un’estetica più pulita e lineare. Per lo stesso motivo MET ha realizzato un’apposito strato di materiale che nasconde gli antiestetici segni dell’estrusione dei pin di fissaggio della visiera. Questo fornisce un impatto visivo più solido e curato che lo eleva per qualità estetica rispetto a un qualunque casco di fascia medio bassa ma anche rispetto ad alcuni caschi di alta gamma della concorrenza.

Le cinghiette sono realizzate in materiale morbido e robusto, fissati al casco attraverso la calotta e congiunti tra loro tramite un attacco a Y regolabile che si blocca tramite clip a pressione. Le cinghiette vengono allacciate tramite classica fibbia a sgancio rapido in plastica di buona fattura e la parte eccedente della cinghietta è trattenuta da un anello in gomma.

Le imbottiture interne sono di fattura più semplice rispetto a quelle del Roam ma decisamente robuste e confortevoli, removibili e lavabili a mano. Il pad imbottito della zona frontale è compatibile con l’accessorio Dualgel Front Pad di MET. Due lunghi pad imbottiti percorrono longitudinalmente la calotta interna mentre un altro pad dall’imbottitura più sottile, perfettamente sagomato per seguirne la forma, copre l’appoggio della zona occipitale garantendo ulteriore comfort al casco Echo. Il bordo inferiore della calotta nella zona frontale ha delle scanalature in grado di convogliare la ventilazione verso gli occhiali o la maschera, limitando il rischio di appanamento.

Il sistema di chiusura dell’Echo cinge la testa a 360 gradi ed è regolabile tramite la classica rotella che permette di stringere o rilasciare il sistema a ogni click in base al verso in cui la si ruota. Si tratta di una rotella meno evoluta rispetto a quella del Roam, dall’estetica più semplice e meno ricercata ma dal funzionamento comunque affidabile e preciso che non ha mai mostrato incertezze durante il test.

Così come per i caschi di alta gamma della linea MET, anche per il nuovo Echo è disponibile come accessorio la luce posteriore da applicare a incastro sulla rotella di regolazione del casco e che consente di azionarla anche quando installata. Essendo la rotella dell’Echo differente da quella del Roam, utilizza il modello di luce DUO Light, più semplice rispetto alla top di gamma, il cui funzionamento è a batteria intercambiabile invece che a ricarica USB. La batteria garantisce energia ai tre led ad alta intensità della DUO Light per circa un’ora e mezza consecutiva di funzionamento. Con la pressione del dito al centro del dispositivo, la luce si accende, con una nuova pressione si passa alla funzione lampeggiante mentre premendo nuovamente la si spegne. Da notare che la parte posteriore dell’Echo è dotata di una banda riflettente per aumentare la visibilità su strada, soprattutto nel caso in cui la luce opzionale non sia installata.

In azione

Prima di parlare della calzabilità del MET Echo va fatta una precisazione circa la taglia. La circonferenza della mia testa è di 57cm per cui sono esattamente a cavallo tra le due taglie. Avendo utilizzato il Roam in taglia M ho richiesto anche l’Echo in taglia S/M ma si è rivelato piccolo, quindi consiglio a chi si trova a cavallo tra le due taglie, probabilmente anche con 56,5cm di circonferenza, di orientarsi verso la taglia M/L, con la quale mi sono trovato perfettamente a mio agio. Il casco copre adeguatamente fronte, tempie e regione occipitale. Le imbottiture sono ben posizionate e molto confortevoli, inoltre asciugano piuttosto rapidamente. Le cinghiette robuste ma al contempo molto morbide contribuiscono al comfort, una volta trovata la giusta posizione con la chiusura a Y regolabile, sistema che non ho mai digerito bene e al quale preferisco la Y fissa.

Il sistema che cinge la testa a 360 gradi è simile a quello utilizzato sul Roam ma a differenza di quest’ultimo la parte anteriore è maggiormente solidale alla calotta interna e quindi il piacevole effetto “flottante” tipico del sistema a 360° è parzialmente ridotto, ma comunque efficace, infatti il casco non si muove nemmeno nei tratti molto sconnessi. L’appoggio della regione occipitale non è regolabile in altezza ma i collegamenti flessibili offrono comunque un ampio range di movimento che permette di adattarne al meglio la posizione in base alla conformazione della propria testa. Inoltre il pad imbottito di cui è dotato, accessorio per nulla banale, lo rende ulteriormente comodo. La ventilazione è molto buona, eccetto per la zona delle tempie, come anticipato, dove si sente maggiormente la sudorazione durante le giornate più calde. Il senso di protezione è paragonabile a un buon casco di alta gamma.

Conclusioni

MET propone un casco entry level con un design e delle feature che si pongono allo stesso livello di alcuni caschi della concorrenza che vengono venduti pressoché al doppio del prezzo di listino dell’Echo. L’attenzione ai dettagli in equilibrio con la gestione dei costi di produzione si rivela vincente e ne fanno un casco esteticamente gradevole, robusto e confortevole.

Colorazioni

Il MET Echo è proposto in sette colorazioni differenti.

Pesi
Taglia S/M (52/57cm):  280g dichiarati / 282g verificati
Taglia M/L (57/60cm):  300g dichiarati / 304g verificati

Prezzi
Casco Echo: €60,00
Luce DUO Light: €9,00

MET Helmets

Commenti

  1. albatros_la:
    A dire il vero penso pesi praticamente uguale al Roam. Come dicevo, non è più nuovissimo: oggi un casco di pari categoria immagino pesi un po' meno, ma parliamo di pochi grammi (cose ininfluenti).
    Però non capisco cosa centri il peso con le critiche che ho espresso.
    Niente, ti ho quotato per sbaglio.
  2. gancio:
    Mi piacciono i prodotti MET ma è possibile avere un casco che copra tutta la scatola cranica?Dietro è almeno tre dita troppo corto.
    Copre tutto il cranio nella regione occipitale. Più lungo significherebbe coprire la nuca (collo) e non più il cranio. 3 dita tra l'altro sono circa 6cm e se fosse addirittura 6cm più lungo te lo pianteresti nelle vertebre cervicali in caso di caduta con iperestensione del collo... altro che proteggere!
    Perfettamente d'accordo ma l'osso occipitale finisce di solito all'altezza del lobo inferiore delle orecchie,quindi credo comunque che sia ben lontano dall'atlante.
  3. gancio:
    Perfettamente d'accordo ma l'osso occipitale finisce di solito all'altezza del lobo inferiore delle orecchie,quindi credo comunque che sia ben lontano dall'atlante.
    Non so se debba essere uno "standard" fisionomico ma nel mio caso non è così... a me il casco copre esattamente la regione occipitale ma se ti basi genericamente sull'altezza del lobo dell'orecchio hai un riferimento falsato perché i lobi delle mie orecchie terminano alcuni centimetri più in basso del bordo inferiore delle ossa occipitali.
    Grazie per la risposta proverò appena avrò occasione il casco dato che i MET mi calzano molto bene.
Storia precedente

[Bike Check] La GT Fury di Tyler McCaul per la Rampage

Storia successiva

[Video] La nuova montagna della Rampage

Gli ultimi articoli in Test

La MTB dell’anno 2024

Qual è la mountain bike dell’anno 2024? Dopo tante elucubrazioni, ecco la nostra preferita. Attenzione: c’è…

[Test] Grin One

Qualche settimana fa ci è arrivata una mountain bike da un nuovo marchio tedesco: la Grin…