Lo scorso giugno Smith Optics ha presentato al pubblico il casco Mainline, il primo integrale mai prodotto dal brand statunitense già conosciuto per l’ampia gamma di caschi open face, maschere e occhiali. Il Mainline è un casco integrale dedicato prevalentemente all’enduro grazie al peso contenuto e all’abbondante aerazione ma, per merito della certificazione da DH, si configura come un casco adatto a tutti gli utilizzi gravity. L’ho messo alla prova per diversi mesi, sia con il clima estivo che con il recente clima freddo.
Dettagli
- Materiali: EPS in mold + Koroyd
- Sistema di protezione MIPS
- Certificazioni: CPSC CE EN 178 / ASTM F1952
- Taglie disponibili: S (51-55) / M (55-59) / L (59-62)
- Tre kit di imbottiture di diverso spessore per ogni taglia
- Tre colorazioni disponibili
- Peso dichiarato: 770g in taglia M
- Peso verificato: 784g in taglia M con imbottiture sottili
- Prezzo di listino: €300
Già dal primo sguardo si nota che il Mainline ha dimensioni e forme riconducibili più a un integrale da DH che a un integrale da enduro. Lo spessore della calotta, la copertura della zona occipitale e soprattutto la mentoniera, sono decisamente più massicci della media di questi ultimi, tradizionalmente piuttosto snelli e minimalisti. Smith ha invece optato per un casco che, seppure leggero, non antepone il risultato della bilancia al livello di protezione.
La calotta del Mainline è realizzata in EPS in-mold, ovvero il metodo di costruzione che generalmente viene adottato per i caschetti open face poiché fornisce i migliori risultati in termini di leggerezza e robustezza, con una calotta di polistirene espanso (EPS) stampata direttamente all’interno di una sottile calotta esterna in policarbonato, alla quale viene quindi saldata in modo permanente. La calotta in EPS viene ulteriormente irrobustita grazie agli inserti in Koroyd, tecnologia largamente presente sui caschi della gamma Smith. Il Koroyd è una struttura realizzata con cannucce di polimero estruso saldate tra loro fianco a fianco per creare dei pannelli capaci di assorbire gli impatti restando leggeri e consentendo il flusso dell’aria.
La mentoniera è invece realizzata con una struttura particolarmente massiccia, capace di assorbire gli impatti in caso di facciate violente, deformandosi quanto basta per evitare che l’energia dell’impatto si trasferisca interamente alla testa e soprattutto al collo, ma anche sufficientemente robusta per evitare che si possa sfondare, vanificando così la sua funzione di protezione del viso. Provando a comprimere a mano la mentoniera, frontalmente e lateralmente, si percepisce chiaramente la solidità della struttura e la sensazione di protezione che ne deriva.
Smith ha curato molto la ventilazione e i flussi di aerazione del casco dato che, rispettandone la destinazione d’uso enduro, il Mainline è un integrale concepito per essere calzato anche durante la salita e quindi necessita di una ventilazione ottimale. Otto porte di ingresso per l’aria, di cui cinque sulla mentoniera, consentono all’aria fresca di entrare e di spingere all’esterno, tramite ben tredici porte di uscita, l’aria calda e umida che si genera con il sudore all’interno del casco. Alcune di queste porte di uscita hanno dimensioni veramente generose.
Quattro di queste porte di uscita tuttavia sono ricavate esattamente in corrispondenza della parte posteriore della sede per la fascia elastica della maschera, sede che circonda tutto il casco e consente di collocare facilmente la maschera nel modo corretto per essere stabile e con la giusta inclinazione. Il risultato è che la fascia va a coprire buona parte dell’ampiezza di queste porte di uscita, ostruendo significativamente il passaggio dell’aria. Va sottolineato che per il test ho utilizzato una maschera Smith Squad XL che ha una fascia abbondantemente più alta della media, con 51mm contro i 43mm della maggior parte delle maschere, quindi con una maschera “standard” tale ostruzione viene parzialmente ridotta.
A proposito di maschera, Smith ha realizzato due canali di ventilazione aggiuntivi, denominati AirEvac, che convogliano l’aria proprio in prossimità delle prese d’aria superiori della maschera, per migliorarne l’aerazione e ridurre al minimo il rischio di appannamento della lente. Sull’arco frontale del casco, in corrispondenza appunto del sistema AirEvac, la calotta in EPS è protetta da un inserto in policarbonato che protegge il polistirene dal possibile attrito o dagli urti contro la montatura della maschera durante il riding.
Ad aggiungersi alle varie tecnologie e accorgimenti per la protezione della testa, troviamo il sistema MIPS, la cui funzione di protezione del cervello dalla trasmissione delle forze rotazionali trasmesse dagli impatti al casco è ormai decisamente nota, quindi non credo sia necessario dilungarmi in ulteriori approfondimenti. Smith ha scelto di adottare la versione “base” del MIPS, meno evoluta ma non necessariamente meno efficace, sicuramente più leggera e meno ingombrante.
Sulla calottina del MIPS sono fissate tramite velcro le imbottiture per la testa, realizzate in spugna foderata di tessuto X-Static mentre le imbottiture per le guance e per la nuca, fissate direttamente alla calotta tramite bottoni a clip, così come i rivestimenti delle cinghie di allacciatura, sono rivestiti in tessuto XT2. Entrambi i tessuti hanno proprietà antibatteriche e quindi antiodore. Nella confezione di acquisto del casco sono presenti delle imbottiture di ricambio di differente spessore per poter adattare al meglio la vestibilità per ogni taglia. Le imbottiture per la testa e quella per la nuca sono disponibili in due differenti spessori mentre quelle per le guance, come vedete dalla foto seguente, hanno tre differenti opzioni di spessore, con una notevole differenza tra ciascuna.
La visiera è rigida e robusta ma sufficientemente flessibile da consentire di non disintegrarsi alla prima caduta e/o di non trasformare l’impatto in una rotazione cervicale. Il fissaggio al casco avviene per mezzo di tre viti, una centrale in plastica e due laterali, realizzate in alluminio anodizzato nero, veramente molto curate e ben fatte, con una rondella integrata sempre in alluminio ma anodizzato grigio che ne incornicia la testa e consente il movimento della visiera senza che incida sul serraggio delle viti. Un ulteriore kit di tre viti è fornito come ricambio nella confezione di acquisto del casco. Il range di regolazione della visiera non è molto ampio ma è perfettamente centrato sulle posizioni effettivamente necessarie.
A conferma di quanto già detto in merito alla solidità del Mainline e alla sua costruzione paragonabile a quella di un vero integrale da discesa, l’allacciatura è dotata di sistema a doppia D con robusta cinghia per la regolazione millimetrica. Anche se non offre la possibilità di essere allacciato e slacciato con una sola mano e, anche se può darsi che non sia super intuitivo per chi non ha dimestichezza con i caschi integrali, resta indubbiamente il sistema di allacciatura più sicuro per un casco full face nonché il più semplice da regolare. Un bottone a clip consente infine di fissare la cinghia in eccesso una volta allacciato.
In azione
Sinceramente ho avuto un po’ di difficoltà iniziali con la vestibilità del Mainline dato che da principio l’ho trovato poco confortevole e leggermente stretto sul viso. Ho provato diverse combinazioni di imbottiture fino a trovare quella più adatta a me e mi sono meravigliato di aver dovuto optare per i ricambi più sottili di guance e nuca nonostante abbia un viso magro ed esattamente al centro della taglia M con 57cm di circonferenza della testa. Questo significa che, chi ha una combinazione di un viso più pieno del mio e con un paio di cm di circonferenza della testa in più, farebbe fatica a trovarsi a suo agio in una taglia M. In ogni caso, con le imbottiture giuste e dopo un po’ di uscite di rodaggio, il casco ha iniziato a diventare veramente molto comodo e confortevole e le imbottiture, nonostante siano minimali, sono collocate nei punti giusti.
La ventilazione è molto buona, probabilmente non la migliore nel segmento degli integrali leggeri da enduro, ma comunque ottima per un casco integrale così protettivo. L’allacciatura a doppio D è realizzata molto bene e le cinghie con relativi rivestimenti sono molto comode. Il casco resta allacciato in modo saldo e sicuro senza perdere la regolazione, anzi, a volte si fa anche un po’ fatica a slacciarlo a causa degli spigoli poco smussati degli anelli a D. L’insieme delle imbottiture e dell’allacciatura rendono il Mainline eccezionalmente stabile sulla testa durante la guida, anche nei tratti molto sconnessi. Il MIPS, sfregando contro il Koroyd, risulta un po’ rumoroso. Il casco stesso, in generale, tende a far rimbombare i suoni più di altri caschi integrali, ma è un dettaglio a cui ho prestato attenzione più da fermo che durante il riding. La finitura esterna è un po’ delicata quindi attenzione a dove appoggiate il casco e armatevi di pazienza per rimuovere il fango dal Koroyd quando girate sul bagnato.
Conclusioni
Al netto di alcuni piccoli difetti che ho sottolineato nel test, perdonabili essendo il primo modello di casco integrale mai prodotto da Smith, il Mainline è realizzato con molta cura per i dettagli e offre un’ottima qualità ma soprattutto un pregevole livello di protezione e di sicurezza che ritengo superiore alla media dei caschi da enduro e realmente equiparabile a un buon casco da DH.
Per quanto riguarda invece la fascia elastica che copre le prese d'aria dietro la nuca, credo che non sia un problema perchè la maschera durante la salita la si può mettere da parte e in discesa anche se la ventilazione è ridotta, ce ne sono di prese che mantangono freschi.
Davvero ma davvero bello. Lo prenderei oggi stesso ma 300€...non è che sono tanti rapportati alla qualità, attualmente è meglio di no.
Aggiunto nella lista dei desideri.
Grazie Frenk per la descrizione dettagliata ;-)
Lato imbottiture e "calzabilità" non ho trovato alcuno dei problemi riscontrati in recensione, sono una TG M e con le imbottiture medie il casco è perfetto e bloccato sulla testa come se ci fosse il cricchetto da stringere (cosa che avevo ad es. sul Endura MT500 ma che cmq non permetteva il livello di stabilità e calzata comoda e perfetta che ha lo Smith, senza cricchetto). Lato calore, in estate nelle peggiori giornate, si, devo dire che nelle pedalate più calde (quelle che non riesci a fare in quota ma quelle che sei costretto a fare a basse altitudini) viene voglia di toglierlo ma questo accade 1 mese o 2 all'anno...il resto delle stagioni sono tutte affrontabili con casco in testa in pedalata.
I rimbombi di cui si parla, non li ho ancora notati. La cinghia a D inoltre non è di quelle che ti sega il pomo d'Adamo o ti strozza, certo non è easy come il Fidlok drll' Endura ma io personalmente preferisco star tranquillo con la cinghia a D.
L'assorbimento del sudore è eccezionale anche d'estate la fronte non gocciola.
Ti senti davvero comodo e protetto. Io lo ricomprerei.