[Test] Casco Specialized Prevail II

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Il Prevail nasce come casco da strada, ma alle Olimpiadi l’avrete sicuramente visto in testa ad atleti come Kulhavy e Peter Sagan durante la prova MTB. A noi è stato presentato e consegnato in quel di Roubaix, per la presentazione di una bici da corsa, ma da quel momento è stato usato praticamente durante tutti i giri in mountain bike da giugno ad oggi.



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Rispetto al precedente modello, il nuovo Prevail ha una forma più compatta, con un design più aerodinamico, anche se non è questo lo scopo ultimo per qui è stato progettato.  Grande attenzione è stata infatti riposta sulla ventilazione.

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Il casco mantiene l’apertura frontale del suo predecessore, a cui si abbinano le aperture sulla nuca che servono a far uscire l’aria calda, come degli specie di “scarichi”.

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Il sistema di regolazione è il “Mindset”, già usato da Specialized su altri caschi, e permette sia di stringere il casco che di regolarlo in altezza in 5 diverse posizioni. L’imbottitura è stata pensata per portare il sudore dalla fronte verso le tempie, evitando così che questi cada sugli occhi od occhiali.

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Un altro fattore su cui Specialized ha lavorato è la rumorosità del Prevail II, minore rispetto alla concorrenza. Con questo si intende che il rumore del vento è stato diminuito il più possibile, anche se qui poi la tensione dei lacci gioca un fattore fondamentale.

Rimanendo in tema di lacci, questi non hanno la regolazione per lo spazio sotto le orecchie, dato che la distanza è fissa.

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Sul campo

Come anticipato, abbiamo avuto modo di provare a fondo il Prevail II, che ci ha convinto innanzitutto per la sua forma, molto lontana da quella di “una scodella sulla testa” come spesso capita con i caschi. Per fare un paragone con il vecchio modello, ecco a destra un ciclista non al passo coi tempi, e a sinistra uno che se ne intende, con il Prevail II sulla testa .

Pavé con Tom Boonen 42

La calzata è molto comoda: dopo molte ore in sella non ho potuto constatare fastidiosi punti di contatto. La regolazione del laccetto sotto il mento è facile anche quando si è in sella, perché è fattibile anche con una sola mano.

A livello di areazione è stato fatto un ottimo lavoro, ed è questo il motivo per cui l’ho usato così tanto in mountain bike. Anche durante la canicola estiva la sudorazione è rimasta nei limiti. Certo, su lunghe salite alpine non c’è casco che regga: le basse velocità, lo sforzo ed il sole a picco fanno pagare pegno, ma la cosa che ho notato, rispetto ad altri caschi usati in precedenza, è la minore quantità di sudore che cade dalla fronte quando si “strizza” il casco contro la testa (proprio per far colare il sudore prima che cada sugli occhiali o sugli occhi).

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La rotellina posteriore è delle dimensioni “giuste”, cioè semplice da girare anche con i guanti o le mani sudate, e la sua zigrinatura permette una scalatura precisa per trovare la pressione che si desidera.

A livello di protezione, il Prevail II è certificato CE. Abbiamo comunque fatto un test sul campo, per fortuna non con la nostra testa ma con quella di un collega tedesco. Cadendo a 30 km/h sul pavé del Carrefour (vicino a Roubaix) il casco si è rotto, ma il ciclista è rimasto integro.

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Se proprio si vuole parlare di aerodinamicità, quello che mi ha fatto andare più veloce è stato l’autografo di Tom Boonen sul casco.

Peso rilevato: 202 grammi
Prezzo
: 259 Euro
Disponibile da subito in 3 taglie (M quella in prova) e diverse colorazioni, sia nella versione uomini che in quella femminile.

Specialized.com

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